Dopo il secco no alla discarica nell’ex Cirio da parte dell’intero consiglio comunale di Sezze, interviene sulla vicenda il consigliere regionale del PD Salvatore La Penna. Ricondiamo che tra i quattro siti industriali dismessi su cui potrebbe ricadere la scelta della Regione Lazio c’è Sezze Scalo, insieme all’ex oleificio Paoil lungo l’Appia nel Comune di Cisterna, ai 44 mq di terreno a Sermoneta Scalo e all’agglomerato industriale di Pontinia presso il Comune di Latina.
Consigliere La Penna come valuta la discussione ed il deliberato comunale di Sezze sul no al sito Ex Cirio?
“Reputo positivo il dibattito di prospettiva sull’impiantistica pubblica, la multipolarità degli impianti, una equa distribuzione territoriale, il lavoro sull’innovazione tecnologica che si sta sviluppando nella nostra provincia. Nelle prossime settimane andrà in aula il piano regionale dei rifiuti che garantirà più certezze a tutti i territori, pianificando l’autosufficienza degli ambiti territoriali per uscire dalla logica dell’emergenza ed entrare in quella della circolarità. Lo smaltimento e il trattamento dei rifiuti è una urgenza ed una necessità che, se affrontata male, determina drammatiche emergenze, ma se trattata con lungimiranza può anche assumere connotazioni circolari e virtuose. È positivo e necessario il fatto che i territori e i consigli comunali, come quello di Sezze, vengano coinvolti e partecipino alla discussione esprimendo il proprio parere, al netto della ricognizione eseguita dai consorzi industriali sui siti dismessi”.
Bisogna andarci con i piedi di piombo e valutare ogni possibile alternativa! Non crede?
“La collocazione e l’individuazione dei siti dismessi passano attraverso valutazioni urbanistiche, distanza dai centri abitati, tipologia del sito e delle attività produttive circostanti. La discussione in consiglio comunale mi sembra che abbia centrato questi temi e in tal senso la mozione abbia avuto le giuste premesse. Resta, però, necessario stralciare ed anticipare l’individuazione di un sito della discarica di servizio per la frazione residua secca, che abbia caratteristiche idonee”.
Non c'è più tempo da perdere, il Pd di Sezze rilanci la sua azione
Scritto da Vincenzo Mattei
La segreteria del partito ha di recente confermato la volontà di arrivare al più presto a una Conferenza Programmatica. Non ho né il compito né la pretesa di indicare la linea politica e le azioni da mettere in atto. Avverto però il dovere di offrire un modesto contributo, agendo da apripista per una riflessione che mi auguro coinvolga tutti gli iscritti e i simpatizzanti. Sento innanzitutto il dovere di dare una scossa e mettere fine a una prolungata inattività, dovuta in parte al difficile periodo che stiamo attraversando. Il virus, che ha impestato il mondo intero seminando ovunque migliaia di vittime, ci ha privato della vita di tanti cittadini e soprattutto dei più deboli e indifesi, ma anche del bene più prezioso che abbiamo: la libertà di muoverci e di relazionarci con gli altri. Una privazione che ha causato paura, solitudine, sofferenze incalcolabili a noi che siamo "animali sociali" per eccellenza. Il virus, però, ha dimostrato anche che l'intervento pubblico dello Stato resta fondamentale per la tutela della nostra salute e per lo sviluppo dell'economia. La crisi pandemica ha dimostrato a tutti, anche ai liberisti e sovranisti più incalliti, che gli ideali di libertà e di uguaglianza sono interconnessi e interdipendenti e non sono affatto dei ferri vecchi. E' questo il momento, allora, della politica per riprendere in mano le redini della società. Quando indietreggia la politica vince la Destra, vince l'egoismo e la diseguaglianza, si alzano i muri e si demoliscono i ponti. Dobbiamo ricostruire un tessuto sociale sperimentando forme nuove di partecipazione attraverso il protagonismo delle nuove generazioni e dei mezzi che la tecnologia ci mette a disposizione. Il Governo Nazionale e l'Amministrazione comunale di Sezze hanno svolto un buon lavoro nella fase 1 e 2 del coronavirus. Non dobbiamo fermarci! Il PD ha la vocazione di governare i processi in corso e di risolvere i drammatici problemi che il covid-19 ha evidenziato e che possono esplodere da un momento all'altro. Per quanto riguarda la nostra città di Sezze, abbiamo il dovere di conservarne il modello architettonico ridisegnando e adeguando il modello urbanistico attraverso una opera profonda e vasta di ristrutturazione e ammodernamento. I servizi sociali e scolastici vanno ripensati alla luce dei nuovi bisogni educativi e formativi dei ragazzi. Occorre un piano di sviluppo della agricoltura e dell'ambiente, del commercio e dell'artigianato. Si deve salvaguardare la storia e il suo modello della città, ma ammodernarla attraverso le norme sismiche e l'efficientemente energetico, con una cura architettonica particolare dei vicoli, delle piazze, dell'arredo cittadino. Sezze è una realtà policentrica e ciò ci obbliga alla cura di tutte le "zone " di Suso e dello Scalo che non sono e non devono sentirsi periferia. Le Grandi Opere rimaste nel cassetto (Anfiteatro, Monastero delle Clarisse, Palazzo Pitti, Parcheggi), devono essere riattivate e trasformate in progetti concreti. Con la collaborazione e la compartecipazione dei privati, avvalendosi dei finanziamenti regionali e nazionali. Il pubblico da solo non basta. Occorre, infine, un innalzamento del livello della partecipazione e della discussione politica e amministrativa che coinvolga tutta la città. Non c'è più tempo da perdere!
È ancora buio quando strade e vicoli della nostra città cominciano ad animarsi di passi frettolosi e voci. Lo squillo di un telefono, una risata trattenuta, frammenti di conversazioni rompono il silenzio. Il nuovo giorno già inizia per alcuni, sebbene il sole sia lontano dal fare capolino all’orizzonte. I punti di incontro della manodopera a giornata si popolano di una umanità composita per provenienza ed età, stranieri e italiani non fa differenza, babele di lingue, identiche speranze. In spalla zaini e borse con abiti da lavoro e qualcosa da mangiare, puntuali si presentano all’orario stabilito. Sanno che anche i minuti sono importanti, possono segnare il labile confine tra un’opportunità colta e una perduta, tra una giornata di lavoro e una manciata di euro come salario e una trascorsa inabissati nel rammarico di un guadagno sfumato. Alla spicciolata arrivano pulmini e furgoni. Qualcuno sale anche dai portelloni posteriori, sistemandosi nei bagagliai. Pochi minuti e sono in marcia verso campi e cantieri della zona e di Roma. Dal tardo pomeriggio fino a sera la scena si ripete. Una processione di donne e uomini, sporchi e stravolti dalla fatica, fa ritorno. E domani si ricomincia.
Di buon mattino e all’imbrunire imbattersi in biciclette cigolanti lungo le strade che delimitano con precisione geometrica i campi coltivati della nostra pianura, è la normalità. Indiani, persone di colore, nordafricani, italiani, romeni improvvisamente spuntano alla guida di trabiccoli spesso vecchi, malandati e rugginosi. Pochi indossano giubbini rifrangenti. Accade che qualcuno rimanga sull’asfalto: morti che per lo più non fanno notizia.
È il mercato quotidiano delle braccia.
Sarebbe sbagliato e superficiale accumunare tutti in un indistinto, ma lavoro nero e caporalato sono realtà presenti anche nel nostro territorio. Fingiamo di non vedere e sapere, ma non possiamo cancellare una realtà pericolosa per quanti prestano la propria attività senza tutele, esposti a rischi anche gravi per la salute e la stessa vita, discriminatoria socialmente perché accentua la distanza tra quanti accumulano fortune sottraendole alla collettività e quanti sono costretti a vendere l’unico bene a loro disposizione, la forza lavoro, in cambio di miseri salari. Il problema investe tutti i settori anche se maggiormente edilizia e agricoltura, nelle quali il lavoro nero si combina frequentemente con il caporalato, un reclutamento e un impiego della manodopera che umilia la dignità dei lavoratori, viola i contratti e le regole del mercato, penalizza gli imprenditori rispettosi della legge che ricorrono ad assunzioni regolari, rispettano l’orario di lavoro e garantiscono l’operatività di tutte le misure di sicurezza a tutela dei propri dipendenti.
Il controllo del territorio e la repressione di qualsivoglia illegalità devono essere costanti e stringenti, non estemporanei e sporadici. Tuttavia si tratta di strumenti da soli insufficienti. Occorre combattere le cause che generano lavoro nero e caporalato per garantire legalità e tutela dei diritti. La normativa va riformata non in maniera estemporanea e demagogica, ma invertendo l’orientamento consolidatasi da tempo all’esclusione della rilevanza pubblica e alla progressiva precarizzazione dei rapporti di lavoro, che ha finito per fare di alcuni contratti flessibili e atipici l’anticamera dell’irregolarità e della legalizzazione del caporalato. Non si tratta di escludere i contratti a tempo, stagionali, legati a situazioni economico aziendali contingenti, ma di non assolutizzarli, di non esentarli dalle irrinunciabili tutele per i lavoratori, di non farne delle scorciatoie per evitare le assunzioni regolari e l’applicazione dei contratti nazionali di categoria. Tante forme di collaborazione, tante partite IVA sappiamo benissimo sono di fatto rapporti di lavoro subordinato mascherati. La normativa va semplificata per impedire cavillosità e interpretazioni pretestuose finalizzate a sottrarsi a obblighi e responsabilità verso i lavoratori, vanno rafforzate le garanzie e ridotto sensibilmente il costo del lavoro per aumentare produttività e retribuzioni. Al contempo è necessario investire in formazione, ricerca scientifica e tecnologica per aumentare la qualità dei prodotti e battere la concorrenza degli altri paesi.
Il governo dei flussi migratori è l’altro ambito fondamentale su cui intervenire per mettere fine allo sfruttamento della manodopera straniera, che in alcuni casi rasenta lo schiavismo. Infatti a fronte di politiche formalmente restrittive, invero tali solo sul piano propagandistico, sulla spinta dei movimenti populisti e per la paura di perdere consensi, in questi anni la scelta è stata il non governo del fenomeno immigratorio e la tolleranza silenziosa per gli ingressi irregolari grazie o alla mancata adozione o al ritardo nell’emissione dei decreti sui flussi in entrata e sull’impiego della forza lavoro proveniente da altri paesi. La presa di posizione ideologica sulle frontiere chiuse, oltre che irrealistica e irrealizzabile, ha finito per favorire l’illegalità e l’impiego senza contratto di manodopera a copertura di fabbisogni di lavoro precari, a bassa qualificazione, pesanti, pericolosi, poco pagati e penalizzati socialmente. Tra gli immigrati in Italia il passaggio dalla condizione di irregolarità è considerato un’esperienza normale, talvolta lunga, di sicuro difficile ma attraversabile. Dobbiamo prendere atto dell’irreversibilità del fenomeno migratorio, dell’impossibilità di richiuderci in una fortezza inespugnabile, della necessità che abbiamo dei lavoratori stranieri per coprire il fabbisogno di manodopera soprattutto in determinati settori e di disciplinare gli ingressi in modo rigoroso e con senso di umanità, al fine di garantire legalità e sicurezza. Solo così taglieremo alla radice la mala pianta dello sfruttamento, della schiavizzazione, della concorrenza sleale, del lavoro nero e sottopagato, sconfiggeremo emarginazione ed esclusione sociale ed eviteremo di far cadere tanti entrati irregolarmente nel nostro paese nella rete della criminalità organizzata e non.
La complessità dei problemi richiede riflessione, studio e l’individuazione di risposte adeguate ed efficaci sia da parte di quanti hanno incarichi politici e amministrativi, sia da parte di noi cittadini che non dobbiamo farci sedurre da proposte semplicistiche, irrealizzabili, non risolutive e per giunta deleterie in quanto inutilmente fomentatrici di odio sociale e rancori.
Quella di ieri pomeriggio è stata sicuramente una seduta consiliare importante per diversi aspetti e posizioni prese. Sulla onnipresente e vergognosa crisi idrica nella periferia della città l’assise cittadina si è impegnata a recarsi con una delegazione presso la sede di Acqualatina per affrontare di petto il rispetto del piano di investimenti del 2018. Il consigliere Armando Uscimenti giustamente ha riferito in aula delle verità drammatiche in cui versano molte famiglie di Sezze costrette ad elemosinare - come ogni estate - un goccio di acqua durante tutta la giornata. Il consigliere Giovanni Bernasconi, sostenuto anche da Serafino Di Palma, alla mediazione soft del Sindaco Di Raimo, ha suggerito anche una diffida contro la Concessionaria, forte questa di una chiusura di bilancio in attivo di 9 milioni di euro dei quali però Sezze non avrebbe visto un centesimo di investimenti come deciso nella conferenza dei sindaci. L’incontro si terrà venerdì prossimo, vedremo come andrà a finire.
Il consiglio comunale ha poi affrontato il discorso dell’immondizia. A sorpresa in apertura di audizione, il presidente della SPL Rosella ha annunciato un salto di quasi 20 punti percentuali della raccolta differenziata a Sezze con giubilo facciale del primo cittadino. Per Rosella il conferimento dei rifiuti a Giugno sarebbe passato dal 19 al 38 %. Dati ancora ufficiosi ovviamente perché i documenti e i dati saranno ufficializzati solo a fine anno. Per il momento rallegriamoci di questo salto e di un 35% (circa 60% di copertura territoriale) che anche se mediocre rispetto alla media regionale del 50% è pur sempre un dato incoraggiante. Tra le soluzioni proposte dal Presidente della SPL la riduzione ad un solo giorno per l’indifferenziato per “obbligare” i residenti a conferire meglio e una nuova campagna di sensibilizzazione. Nessun riferimento o accenno agli irregolari e agli affitti in nero e a tutti coloro che quotidianamente non rispettano il regolamento e vanificano il lavoro certosino dei residenti virtuosi e civili.
Infine, altro passaggio importante della seduta di ieri, quello relativo all’approvazione con voto unanime dell'ordine del giorno su proposta delle minoranze, grazie alla quale il consiglio comunale impegna il Sindaco Sergio Di Raimo e la Giunta ad intervenire per far sospendere immediatamente ogni possibile proposta tesa a considerare fattibile la localizzazione di una discarica nel complesso industriale della ex Cirio sito in Via Murillo. Il testo si riferisce alla individuazione dei siti provinciali per lo stoccaggio dei rifiuti. Complesso industriale dismesso Ex Cirio“, sito dismesso sul quale potrebbe ricadere la scelta della Regione per collocare una discarica. I consiglieri di opposizione Palombi, Contento, Di Palma, Martella, Bernasconi e Moraldo nel testo della mozione hanno sottolineato aspetti importanti , e cioè “che il complesso industriale tra l’altro, non risulta essere di proprietà pubblica; che il territorio confinante con l’area suddetta è caratterizzato da coltivazioni agricole, vicino ad un centro commerciale e l’impatto ambientale sarebbe devastante per la comunità del vicino centro abitato di Sezze Scalo”.
Speriamo di aver dato delle giuste informazioni ai cittadini al netto delle allusioni social di fare solo disinformazione, piovute da chi dovrebbe tutelare il diritto sacrosanto all’informazione. Per repliche o smentite il nostro quotidiano on line (chiamato Blog da qualcuno pensando di delegittimarlo) è come sempre a disposizione.
Poca acqua nei rubinetti quando sei fortunato, incuria e abbandono, nessuna politica sociale di integrazione, controlli sporadici, disservizi, isolamento. Nel corso degli anni in molti quartieri periferici della città è cresciuta la consapevolezza tra i residenti che le favolette sono ben diverse dalla realtà; è maturata la consapevolezza che in questi luoghi la politica è assente, non esiste, ma si ripresenta puntualmente alla scadenza dei mandati elettorali. Sono quartieri che continuano a crescere solo numericamente e per questo utili per essere solo ed esclusivamente un serbatoio di voti, spugna da spremere in campagna elettorale. Il candidato o i candidati di quartieri da qui attingono facilmente per ottenere voti e consenso elettorale. Tante le promesse elettorali, gli impegni verbali presi con gli elettori, impegni e promesse che purtroppo restano tali. Se i disservizi e i disagi sono già evidenti nel centro della città, nella periferia di Sezze si amplificano e si disperdono perché non raccolti da nessuno. Quartieri popolosi come Casali, Quarto La Macchia, Crocemoschitto, Foresta e Fontanelle sono quartieri diventati ancora di più invisibili, quartieri fantasma. Qui la politica passeggia in passerella solo in vista delle elezioni amministrative. I problemi cronici peggiorano, si incancreniscono, e a questi se ne aggiungono sempre altri nonostante l’impegno e il buon senso dei residenti. La politica latita, le risposte non arrivano, i servizi sono carenti, il disinteresse è totale. In questi giorni di caldo afoso molte zone stanno soffrendo disservizi legati alla scarsità di acqua nelle abitazioni, ai disagi dell’impiantistica obsoleta, all’indecorosa condizione in cui versa il verde pubblico, problema dei rifiuti urbani e igiene. Sarebbe interessante rispolverare i programmi elettorali e leggere quali erano le buone intenzione tanto sbandierate nei comizi. Basterebbe poco per rendere tranquilli i cittadini, pochi fatti ma certi, in una parola concretezza.
"Il nuovo depuratore realizzato con soldi interamente pubblici 6 mesi fa veniva affidato e consegnato ad Acqualatina la quale applicherà una tariffa di 0,6817 a metro cubo per le abitazione e di 1,9324 per le attività commerciali. Noi costruiamo e Acqualatina riscuote”. Il portavoce del comitato Acqua Pubblica di Sezze Paolo Di Capua riprende così l’iniziativa per la cosiddetta azione di “scorporazione e compensazione” nel pieno rispetto delle delibera di Giunta del 3 agosto del 2007. “Invitiamo tutti gli utenti con la depurazione in fattura – leggiamo nella nuova locandina del comitato – a scorporare l’importo per compensare la costruzione dell’impianto di depurazione e collettore emissario. Il gestore Acqualatina se vorrà rimodulare la tariffa potrà applicare sulla depurazione solo gli utenti di Sezze la tariffa di 0,2844 fino a marzo 2025”. Per Di Capua queste somme serviranno a coprire i costi fissi, come energia e funzionamento dell’impianto. “Invitiamo l’amministrazione comunale – chiude Di Capua – a tutelare l’interesse del cittadino utente e qualora non avesse ancora sottoscritto un protocollo d’intesa specifico con Acqualatina la sollecitiamo a farlo. In questi anni ogni utente è stato spremuto e ha contribuito con 586 euro alla realizzazione dell’opera”.
“A seguito della richiesta inoltrata dal Comune di Sezze, grazie al lavoro di segnalazione e progettazione da parte della Giunta Di Raimo e dell’Amministrazione Comunale, la Regione Lazio, nell’ambito e nelle finalità dei finanziamenti straordinari ed urgenti previsti dalla Legge Regionale 14/2008, ha stanziato un contributo straordinario pari ad € 389.000,00 per interventi urgenti per la sicurezza statica dell'IC Caio Valerio Flacco. Un risultato molto importante su un plesso scolastico nevralgico per Sezze Scalo e l’intera pianura, che ha bisogno di interventi urgenti di messa in sicurezza. La sicurezza delle bambine e dei bambini prima di tutto”. Il consigliere regionale Salvatore La Penna, con queste parole, annuncia l’importante somma finanziata dall’Ente regionale, somma che permetterà di mettere in sicurezza un plesso scolastico diventato pericoloso per le molteplici criticità strutturali. Si spera adesso che ci sia celerità negli interventi in modo tale che gli alunni possano riprendere le attività a settembre senza disagi e soprattutto in piena sicurezza. La Penna ringrazia l’amministrazione comunale di Sezze che “ha segnalato con puntualità la necessità e l’urgenza dell’intervento e ha lavorato alla risoluzione del problema”. Un ringraziamento, inoltre, per il lavoro svolto "per dare molteplici risposte in termini di sicurezza al nostro territorio all’Assessorato Regionale ai Lavori Pubblici guidato da Mauro Alessandri".
Lunedì prossimo alle ore 17 si torna in aula consigliare in occasione della seduta del question time. Il sindaco o chi per lui dovrà rispondere ai tanti quesiti sollevati dalle minoranze. Sia il gruppo consiliare di Sezze Bene Comune che il gruppo Biancoleone hanno presentato delle interrogazioni interessanti. Ad esempio Rita Palombi e Eleonora Contento di SBC si chiedono quanti siano gli impianti, le antenne e i ripetitori presenti sul territorio comunale e a quanto ammonta il canone corrisposto dal Comune di Sezze. “L’amministrazione comunale – scrivono –non ha mai adottato un piano per le antenne e si continuano ad installare ripetitori senza una appropriata pianificazione”. Altro tema legato a disagi e disservizi quello della gestione idrica. SBC si chiede a tal proposito che fine abbiano fatto gli interventi annunciati dal Comune di Sezze, quali sono gli atti prodotti da Acqualtina Spa e qual è il piano di investimento di questa società per il nostro territorio. Anche il Biancoleone ha presentato diverse interrogazioni relative ai lavori del nuovo depuratore, alla vicenda del cimitero di Sezze, al Prg e altro ancora. Ci aspettiamo quindi un QT utile per capire lo stato dell’arte di alcune annose problematiche e vicende setine, la città si aspetta risposte concrete nei luoghi deputati per questo e non allusioni e post social ridicoli.
Quasi una settimana senza il conferimento dell'indifferenziato e con il totale abbandono dei rifiuti per strada e nei vicoli del centro storico e nella periferia. Una situazione fuori controllo e vergognosa, senza precedenti, dove il rischio per l'igiene pubblica è altissimo, dove la promiscuità dei rifiuti ed il caldo eccessivo sta generando caos, disagi e degrado mai registrato a Sezze. Unica risposta da parte dell'amministrazione comunale di Sezze un avviso pubblico, in formato A4, quasi illeggibile per chi passa in auto, affisso sui muri della città a casaccio. Un avviso firmato dal sindaco di Sezze Sergio Di Raimo e dal presidente della SPL Giovanni Rosella, nel quale si invitano, giustamente, i cittadini ad avere un atteggiamento responsabile e collaborativo a causa del protrarsi della chiusura dell'impianto Rida Ambiente. Nulla di più, nessun controllo, nessuna sanzione. Come dire... noi abbiamo fatto la nostra parte adesso dovete vedervela voi con gli incivili. Una città lasciata alla sporcizia, in balìa del pericolo, con bambini che sono costretti a fare la gincana tra organico, buste varie e ratti in giro per la città, un paese gonfio e saturo di odori nauseabondi in ogni angolo del centro storico. Per non parlare della situazione nelle campagne e nella pianura di Sezze, dove le discariche a cielo aperto sono improvvisamente aumentate. Dove è la politica? E' impegnata sul fronte della sicurezza nei quartieri? In quella della lotta alla droga e alla criminalità? Nei disagi e del disservizio della gestione idrica? Nella messa in sicurezza di strutture pubbliche? Non sembra così. Sembra impegnata e concentrata su altro, magari a rispondere sui social e commentare discorsi di lana caprina.
Altro...
Un uomo di 43 anni è stato trovato morto poco fa a Sezze scalo nel piazzale di un noto negozio in pieno centro, in piazza delle Regioni. Sul posto i sanitari del 118 e i carabinieri della locale stazione. Sulle cause della morte sono in corso accertamenti da parte delle autorità preposte.
La politica al vetriolo che inquina la città
Scritto da Alessandro Mattei
Chi ricopre un ruolo istituzionale non dovrebbe cavalcare l’onda del malcontento per inquinare ulteriormente le acque del dialogo e della democrazia. Chi rappresenta il cittadino e la città, al contrario, dovrebbe, per senso di responsabilità, tentarle tutte per arginare fenomeni di esasperazione e indignazione generale dovute solo ed esclusivamente ad una serie di fallimenti e a un susseguirsi di gaffe istituzionali e politiche senza precedenti. Condannare la pubblica opinione è condannare comunque se stessi perché siamo tutti parte di un insieme che si chiama comunità. Offendere e denigrare pubblicamente gruppi di genitori che temono per la sicurezza dei loro bimbi è sintomo di debolezza e scarsa sensibilità, condannare liberi cittadini che denunciano reati o procedimenti sbagliati dimostra scarso attaccamento al bene comune, ignorare problemi evidenti e rischi per la pubblica sicurezza è traccia di mancanza di coraggio e rettitudine, avvalorare tesi sbagliate confutandole ad arte significa essere compiacenti di un sistema che tarderà a venire a galla ma che presto mostrerà tutte le sue lacune e vizi, portandosi dietro tutti, nessuno escluso. I toni politici in questi giorni sono esacerbati da commenti sui social gratuiti e da uno strumento che se serve per colpire qualcuno o qualcosa è efficace, se invece diventa specchio rotto delle mie brame è da ostacolare con ogni mezzo e censura. Stiamo assistendo ad un periodo di veleni senza precedenti, o almeno nell’era digitale, dove la clava utilizzata è la stessa forza ottenuta del consenso avuto dai cittadini. Una stagione al vetriolo che sconfessa il ritmo asmatico di un governuccio alle ultime battute, disperato perché fallimentare e senza un obiettivo raggiunto. Siamo alle solite, siamo alle offese personali, ai ricatti e alle becere maniere dettate dalla disperazione di chi ha in canna le ultime cartucce. Non ci saranno veli ma solo contezza dei disastri lasciati e delle parole, tante parole, al vento. Sono veleni che non lasceranno le nostre acque così facilmente.
Tra le riflessioni che ho scritto in passato sul mio paese, ecco riemergere un articolo che fu pubblicato nell’ormai lontano luglio 2007 nella rubrica “Sezzese” del Portale fotografico setino, sito web gestito da Ignazio Romano.
La ritengo ancora attuale. Cercavo di dire che nel giorno dei Santi Patroni, Sezze, che in passato si fermava – non era permesso neanche impastare e cuocere il pane nei forni molti anni fa, erano chiusi gli uffici pubblici e le attività commerciali, mio padre non andava in campagna e si vestiva elegante – per consentire a tutti di partecipare alle liturgie religiose (si facevano le Prime Comunioni e le Cresime a Santa Maria e c’era la processione con la Statua di San Carlo e il busto argenteo di S. Lidano, accompagnati dalla Banda di Sezze e da tutti i parroci delle altre parrocchie) e alla festa laica, con giochi ed animazione per bambini e musica popolare, anche con cantanti di grido, all’Anfiteatro oltre agli immancabili fuochi d’artificio finali.
Dovremmo tutti fermarci un po’ a riflettere su cos’è diventata oggi la giornata del 2 luglio per noi sezzesi del 2020 e cosa potrebbe essere se noi cittadini fossimo più coesi e com’è in altri paesi, anche vicini al nostro, in cui veramente tutti si fermano un po’ per riunirsi e dare un segnale vivo e vero di comunità.
Perché a Sezze la festa dei Santi Patroni è diventata con gli anni una “festicciola minore”, superata in fasti ed importanza da altri eventi localistici e organizzati da privati? Qualche domanda dovremmo farcela tutti, se davvero siamo ancora, come sembrerebbe, devoti a S. Carlo e a San Lidano, foss’anche solo per ragioni intime che ognuno tiene per sé.
La ripropongo oggi, in occasione della festa dei Santi Patroni di Sezze 2020 in tempo di Coronavirus, che per le note ragioni legate alle esigenze di sanità pubblica sarà ancora di più limitata praticamente a soli eventi per lo più liturgici, con il Vescovo presente alla S. Messa solenne.
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“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” – (Cesare Pavese - La luna e i falò).
Il 2 luglio
Durante gli anni in cui ho abitato lontano da Sezze, questi versi di Pavese mi hanno sempre aiutato a sentirmi ancora sezzese, ed a non intaccare in alcun modo quel legame speciale che ognuno di noi ha con il luogo in cui è nato. In questo periodo di migrazioni continue e di precarietà residenziale, oltre che di individualismo esasperato, il valore di sentirsi positivamente e radicalmente incastonato in una ben precisa realtà geografica potrebbe essere percepito come disvalore, come qualcosa di demodée e senza alcuna prospettiva futura. Vivere nello stesso paese è invece, e comunque, una ricchezza per tutti; sia quelli che ci sono nati, sia coloro che vi hanno trovato momentanea residenza.
Non basta questo però per sentirci veramente…una comunità. C’è bisogno di qualcosa di più, un valore aggiunto, per unire di fatto tante e diverse realtà individuali.
A mio parere, oltre al dialetto ed alle tradizioni folkloristico-gastronomiche, quel che unisce veramente le persone di una comunità è la condivisione della memoria storica e la prospettiva di continuare ad essere unita.
Ogni anno ci sono varie ricorrenze che ci riportano a giornate speciali del nostro passato, quelle tipicamente sezzesi: la Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo e la Sagra del Carciofo sono da anni imprescindibilmente legate alla storia del nostro paese. Ma sono altre le date che, secondo me, rappresentano il valore aggiunto di Sezze.
Una di queste è il 28 maggio. Non può dirsi sezzese chi non conosce empaticamente Luigi Di Rosa. Appartenere ad una comunità è fondamentalmente sentirsi parte di un tutto, soprattutto con quanti, familiari ed abitanti dell’epoca, hanno sofferto per un’aggressione come quella che ebbe luogo a Sezze il 28 maggio 1976.
L’altra data è il 2 luglio. In questa data, al di là dei propri convincimenti religiosi, i Santi Patroni Lidano e Carlo rappresentano il segno tangibile di una comunità che continua a sentirsi viva. Anche per chi vive il 2 luglio con sensibilità extra-religiosa, i “Due sezzesi” (uno acquisito, l’altro di nascita) sono, e possono continuare ad essere simbolicamente la “bandiera laica” del paese.
Non per niente a Sezze il 2 Luglio è un giorno festivo.
Festa lo è non solo per quelli che, più devotamente, considerando i due Santi il proprio tramite privilegiato verso il Dio cattolico, seguono anche le celebrazioni liturgiche. È festa per tutto il paese. Dovrebbe esser festa per tutta Sezze.
Da qualche anno invece, mancano, a mio avviso, i segni tipici e tangibili di una vera festa, quella fatta di persone, suoni, colori e sapori inconfondibili, quella che dovrebbe riuscire a coinvolgere veramente tutto il paese. Il 2 luglio potrebbe essere l’occasione per far prevalere l’idea di unità e di valore sociale condiviso; il giorno ideale per invogliarci tutti a mettere da parte le diversità individuali, le differenti colorazioni politiche, le storiche conflittualità sociali oltre agli antipatici e mai sopiti personalismi. Sarebbe bello che l’anno prossimo, in occasione dei festeggiamenti dei SS. Patroni, si deponessero finalmente “le armi” - come avveniva nell’antica Grecia durante i giochi Olimpici – e tutta la comunità si ritrovasse unita in una sola festa, della durata di più giorni, in cui, oltre allo spazio per la doverosa memoria religiosa, ci fosse lo spunto per mettere insieme il meglio delle risorse della comunità. La sfida sarebbe quella di provare a regalare ai cittadini qualche giornata serena all’insegna del divertimento e dello spettacolo, per rifondare, visto che ce n’è tanto bisogno, la nostra più sana appartenenza al paese.
Ognuno sarebbe libero di partecipare attivamente e di assistere o no agli eventi. Ma in quei giorni la festa del paese dovrebbe essere una, solo una, seppur diversificata in più eventi.
Non ci dovrebbe essere spazio per fughe individuali. Ci sarebbe bisogno che tutti noi rinunciassimo al nostro orticello privato, solo per un giorno, per fare spazio a tanti altri sezzesi e partecipare tutti, nuovi e vecchi nel nome del paese che ci unisce, alla sfida di condividere almeno qualche giornata di festa vera.
Potrebbe essere un modo originale per re-interpretare il “Setia plena bonis…”