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Giovedì, 17 Settembre 2020 18:21

Referendum: perché sì

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Voglio ribadire convintamente il mio Sì al Referendum sul taglio del numero dei parlamentari per le motivazioni già precedentemente espresse. Innanzitutto per coerenza e lealtà con il voto espresso dal Parlamento a stragrande maggioranza (I deputati e i senatori non erano mica ubriachi o minacciati con la pistola!). Successivamente per il rispetto che nutro per la decisione assunta dalla Direzione del PD, partito in cui milito. (Non conta più il rispetto della maggioranza e l'autodisciplina? Liberi tutti?) Allora, ciò che mi spinge nuovamente a confermare il mio Sì al referendum (nel massimo rispetto di chi è per il NO), sono le ragioni seguenti:

1) non è vero che il taglio del numero dei parlamentari è di matrice M5S. Già nel lontano 2008, il Centrosinistra, lo propose a nome dell’on. Zanda e dell'on. Finocchiaro (capigruppo, rispettivamente del Senato e della Camera dei Deputati);

2) non è vero che si tratta di una resa o subalternità al M5S ma del rispetto del patto di Governo giallo-rosso. Il NO esprime l'avversione di chi non sopporta l'esistenza del M5S; un odio ingiustificato e deviante dal momento che i Grillini, volenti o nolenti, sono parte essenziale del Parlamento e del Governo;

3) non è vero che si tratta di uno sgarbo alla Costituzione, dal momento che la Carta Costituzionale non prevede in alcun modo l'attuale numero degli eletti. Con la vittoria del Sì la rappresentazione parlamentare non sarebbe poca: si tratta di 600 eletti (400 deputati e 200 senatori) che sarebbero distribuiti equamente in tutto il territorio nazionale. Ci vogliamo aggiungere anche circa 100 parlamentari europei e 900 consiglieri regionali? Numeri in linea, dunque, con tutti gli altri Paesi europei ed extra-europei. Semmai il problema vero non sta nella quantità ma nella qualità, nella competenza e nell'impegno degli eletti: ma questo dipende da tutti noi elettori. Certo: è vero e doloroso (!) che qualcuno perderà la poltrona!

Se vince il No è fuori dubbio che ogni tentativo di Riforma si blocca e tutto resta immutato come avviene sistematicamente in Italia da oltre 30 anni. Se invece vince il Sì, come io auspico, comunque si sarà obbligati a produrre una riforma elettorale e regolamentare, come sta scritto nel Patto di governo giallo-rosso. Non si tratta di un referendum-calderone, come quello voluto da Renzi. Si chiede agli elettori di esprimersi solo su un punto per poi procedere, in maniera progressiva e costituzionale, a una Riforma più moderna e complessiva. Un passo alla volta! È questa la regola del Riformismo! O no? Ecco perché voto Sì.

 

Salta la commissione consiliare lavori pubblici convocata per oggi pomeriggio dal presidente Francesca Barbati in merito allo stato dei lavori in corso presso l’Istituto Valerio Flacco di Sezze Scalo. La commissione consiliare convocata con atto formale e pubblicata sull’albo del Comune di Sezze era con sopralluogo “in loco”. Presenti i consiglieri comunali membri della commissione, tra cui Di Palma, Roscioli, Palombi, Moraldo, Uscimenti, il vice sindaco Di Prospero e i responsabili del Comune di Sezze. Dopo una breve discussione nell’area prospiciente il cantiere, la presidente Barbati però ha deciso di sciogliere i lavori, forse perché in quel luogo la commissione non poteva essere pubblica così come è previsto dal regolamento comunale. Anche perché nel documento ufficiale di convocazione non vi erano state riportate alcune prescrizioni né divieti per esterni né tanto meno per la stampa locale. Resta il fatto che la commissione è stata annullata. Nei prossimi giorni nel verbale leggeremo il perché. Fuori i cancelli i genitori degli alunni in attesa di capire a che punto sono i lavori.

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L'atto pubblico di convocazione della commissione 

 

 

 

 

“Siamo tutti scioccati di quanto è accaduto a Willy Monteiro Duarte, il ragazzo ucciso con pugni e calci da un branco di ragazzi violenti che praticano il cosiddetto MMA- Mix Martial Arts,  un’ arte che praticano gli agenti di polizia o carabinieri. Dispiace riscontrare l’uso improprio del termine “arti marziali” associato alla tragedia recentemente avvenuta. Le “arti marziali” insegnano la difesa del debole mai l’accanimento sul nemico a terra, insegnano il rispetto e la tolleranza. L’unico vero esperto di arti marziali, l’unico che ne ha portato avanti l’insegnamento è stato semmai Willy: chiunque avesse avuto la minima conoscenza di quello che sono le vere arti marziali, sarebbe intervenuto al suo fianco”. Kevin Reiter e Enrico Siddera, 1 Dan e 2 Dan della ASD Wa Shito Ryu di Sezze, sono ancora sconvolti di quanto accaduto. Per questa ed altre ragioni vogliono spiegare, non giustificare, la differenza tra l’arte del Karate e quella che invece è solo pura violenza. “ Il karate  - affermano - non è un’ arte marziale violenta come molte persone credono. È proprio il contrario al bullismo, che da anni affligge i giovani in tutti i paesi. L'associazione Wa Shito Ryu (della linea di Ogasahara rappresentata in Italia dal M° Iwasa Sei 8° Dan e dal M° Ietsune 7° Dan in Giappone) di Sezze, con il presidente e M° Annarose Gschwändler 6° Dan, ci insegna che il karate non si utilizzerà mai come attacco ma si utilizzerà solamente come autodifesa. L ’educazione è un passaggio obbligato, ma indispensabile, e i giovani possono approfittare di un’occasione unica nel suo genere, ricchissima di contenuti essenziali per diventare persone nel significato più profondo del termine. I bambini possono trovare nel maestro un punto di riferimento rassicurante, un modello da imitare, che dà loro gli strumenti per rapportarsi correttamente con gli altri e per prendere coscienza delle proprie potenzialità. Il saluto – aggiungono -  è il primo e forse il più importante di questi strumenti, esso permette di entrare in un clima di grande tensione emotiva; la concentrazione è un obiettivo che si può ottenere attraverso la corretta interpretazione del saluto, seguono poi obbiettivi importanti quali l ’atteggiamento di attenzione, rispetto, disponibilità, sicurezza e coscienza dei propri mezzi. L ’equilibrio psicofisico è certamente un obbiettivo a lungo termine, ma segnali positivi possono essere constatati in bambini con problemi di socializzazione e facilmente verificabili nelle fasi di gioco. Ormai perfino i più scettici hanno intuito che il karate assume importanza terapeutica per quanto riguarda l’orientamento positivo della carica aggressiva sia in eccesso che in difetto. Il principio fondamentale è basato sul concetto di controllo, il quale ha la sua radice nell’atteggiamento di rispetto a sua volta acquisito con una corretta interpretazione del saluto. Il controllo è uno degli aspetti educativi più importanti del karate e ha ragione di essere in base al criteri della massima efficacia o colpo definitivo”.  Per la ASD Wa Shito Ryu di Sezze, come per altre scuole di Karate, “esprimere tutta la potenza delle tecniche non è assolutamente interpretabile come dimostrazione di violenza, ma come studio razionale di tutte le potenzialità dell’individuo che ha come traguardo l ’autocontrollo ed equilibrio psicofisico”. È fondamentale far capire ai nostri ragazzi  - concludono Reiter e Siddera - che i difetti in un ambito potrebbero non essere un vincolo, le persone che hanno difficoltà motorie, intellettive o di qualsiasi genere probabilmente si stanno solamente esprimendo in un contesto che non è per loro "confidente". Lo scherno e il bullismo da parte di una persona verso un’altra rischia di inibire la ricerca del proprio talento. Perché erroneamente a quanto si pensa, la difesa non significa rispondere con le mani, non significa rispondere con la violenza, ma, al contrario, consiste nel cambiare strada o nel non farsi trovare alla stessa ora nel solito posto consapevoli di quello che si fa. Il Karate è utile sia ai bambini più insicuri, in quanto insegnano fiducia nelle proprie capacità, sia ai più vivaci, poiché insegnano a controllare la propria aggressività e ad educare gli impulsi motori”.

 

Tra le interrogazioni presentate per il prossimo question time di particolare interesse è quella del gruppo consiliare Biancoleone di Sezze. I consiglieri comunali Serafino Di Palma, Paride Martella e Giovanni Moraldo hanno protocollato, infatti, una interrogazione che riguarda la movida setina e gli assembramenti notturni nel centro storico di Sezze.  Un fenomeno questo legato anche a  quello del decoro urbano e dei disagi creati dai motorini smarmittati denunciato da altre forze politiche (vedi articolo in basso). Nella interrogazione i consiglieri di minoranza ritengono urgente sollecitare ulteriormente il sindaco di Sezze “sulla incresciosa situazione della movida nel centro storico di Sezze”. E dei “disagi che essa crea di notte tra l’altro ripetutamente denunciati da molti cittadini”. Per Biancoleone “a nulla sono servite le proteste degli abitanti del centro sto5rico, costretti a sopportare il rumore e gli schiamazzi notturni  e i bisogni fatti per strada – scrivono Di Palma, Moraldo e Martella – a questo si aggiungono le discussioni e alterchi tra i cittadini che hanno alzato il gomito”.  Molto importante anche il tema degli assembramenti  “e di quei cittadini che non rispettano minimamente le nome anti covid”. I consiglieri ritengono “che questa situazione non sia più tollerabile e chiedono una riunione di tutti i gruppi consiliari per affrontare la tematica del controllo del centro storico nelle ore notturne da parte delle forze dell’ordine”.

https://www.lanotiziacondivisa.it/index.php/attualita/item/808-moto-e-motorini-smarmittati-le-notti-insonni-setine

 

 

I consiglieri di Biancoleone

Dei motorini e moto rumorose non se ne può più veramente. In piena notte, anche a Sezze e nelle periferie, il dopo movida è spesso caratterizzato dal fenomeno dei motori smarmittati. Sono tante le segnalazioni dei cittadini sia per il centro storico che per i centri periferici della città, a partire da Sezze Scalo. Ciclomotori e moto di grossa cilindrata che passano e spassano in ogni ora per le strade del paese, dando fastidio e facendo diventare insonne le notti setine. E’ anche capitato che durante manifestazioni e incontri culturali tenuti all’aperto, i promotori abbiano dovuto pazientare e attendere la fine dei passaggi rumorosi dei motorini prima di riprendere il filo del discorso. Insomma dopo cena le strade della città si trasformano in circuiti rumorosi e pericolosi. Le consigliere comunali di Sezze Bene Comune, Rita Palombi ed Eleonora Contento, proprio oggi presenteranno una interrogazione rivolta al sindaco di Sezze. “Molti cittadini residenti in diverse zone del paese – scrivono -  lamentano della presenza di motorini con dubbie marmitte e che in qualsiasi ora della notte danno vita a rumori insopportabili. Alle sottoscritte Consigliere è capitato personalmente di assistere a scene di acrobazie su motorini con impennate su una ruota e questo in prima serata al centro del paese. Diverso tempo fa  - aggiungono -era nato un comitato spontaneo nel centro storico per rappresentare il disagio legato alla musica ad alto volume legato alle serate di movida setina. Chiediamo all'amministrazione comunale se sia dotata di un Piano Comunale di Classificazione acustica, se esistono controlli per verificare la regolarità di tutti i motorini di dubbia omologazione che girano in molte zone del paese e cosa intende fare questa amministrazione per far fronte all'inquinamento acustico ed ambientale lamentato da tantissimi cittadini”. Ovviamente non basta e non serve una ordinanza sindacale pilatesca se non si dà la possibilità agli agenti della Polizia Locale di intervenire e controllare i motorini. Oggi gli agenti possono solo verificare gli aspetti amministrativi dei ciclomotori, e cioè se essi siano in regola con le assicurazioni e con la revisione del veicolo. Per tutto il resto non possono fare nulla.

Domenica, 13 Settembre 2020 06:29

Rappresentati meglio, non meno

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“Quando si vuole diminuire l’importanza di un organo rappresentativo s’incomincia sempre col limitarne il numero dei componenti, oltre che le funzioni” (Umberto Terracini – Presidente dell’Assemblea Costituente).

È ormai da diversi lustri che i politici italiani sono ossessionati dall’insana e temeraria ambizione di cambiare la Costituzione e passare alla storia come i novelli padri della Patria. Riscrivere le regole del gioco è un virus che prende e consuma quanti hanno la ventura di ricoprire incarichi nelle istituzioni democratiche, disegnate con paziente e ponderata scienza dall’Assemblea Costituente. Dissertano di riforme costituzionali e meccanismi elettorali, sfornano progetti fantasiosi e stravolgenti l’intero assetto del nostro ordinamento, a volte si accontentano di ritocchi a macchia di leopardo, non meno deformanti e azzardati, funzionali a perseguire interessi contingenti e settoriali.

Partiti e movimenti, in crisi di identità e in affanno valoriale, anziché preoccuparsi di rifondare e ridefinire se stessi attraverso idealità forti e progettualità di ampio respiro, rincorrono gli istinti anticasta e tentano di nascondere le proprie contraddizioni e carenze dietro una vuota predicazione riformatrice, facendo credere che per ottenere la palingenesi della politica occorra cambiare la Costituzione.

Sull’onda della retorica populista e della necessità di ridurre i costi della politica, il Parlamento ha approvato in doppia lettura una riforma della Costituzione per cui i deputati sono ridotti da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Prima dell’approvazione di questa legge costituzionale avevamo un deputato ogni 96.000 abitanti e un senatore ogni 188.000, ora il rapporto è di un deputato ogni 151.000 abitanti e un senatore ogni 302.000. Se l’obiettivo era rimediare alla disaffezione dei cittadini verso la politica e riavvicinarli alle istituzioni, la scelta va nella direzione opposta perchè aumenta la distanza e deresponsabilizza gli eletti rispetto alla domanda di adeguata rappresentanza. Sostenere che ridurre deputati e senatori rende più efficiente il Parlamento, senza riformare competenze e procedimenti che ne regolano l’attività, è surreale. La capacità di Camera e Senato di rispondere alle esigenze del Paese dipende dalla qualità degli eletti, dalla capacità di cogliere domande e bisogni dei cittadini e di rielaborare quanto raccolto per perseguire il bene comune, concetto questo che è il grande assente del dibattito politico, non dal numero dei componenti.

La riduzione di deputati e senatori potrebbe portare ad un innalzamento della caratura politica, culturale ed etica dei candidati, spingendo le forze politiche a proporre agli elettori i migliori e i più competenti, ma questo risultato non è affatto garantito. In un tempo in cui la politica si raccoglie intorno a figure carismatiche, polarizzanti e catalizzatrici di consensi, i cui nomi campeggiano nei simboli elettorali e a volte li oscurano e rimpiazzano, l’effetto potrebbe essere esattamente opposto. Il rischio è che vengano scelte non persone autorevoli e indipendenti, ma quanti assicurano fedeltà al capo, sono meno propensi a staccarsi dalle indicazioni ricevute e approvano tutto quanto viene loro detto, facendo venir meno la funzione rappresentativa del Parlamento, riducendolo a guscio vuoto e favorendo l’affermarsi di una oligarchia autoreferenziale.

La riforma ha un effetto distorsivo sulla rappresentanza dei territori, alcuni dei quali o resteranno privi di propri eletti o saranno sottorappresentati alla Camera e soprattutto al Senato e parti consistenti del corpo elettorale, che votano i partiti minori, verranno escluse dalla possibilità di entrare in Parlamento in palese violazione dei principi costituzionali e democratici: le minoranze sono una ricchezza indispensabile per la democrazia e non possono essere cancellate. La richiesta di alcuni partiti di approvare subito una nuova legge elettorale proporzionale per ovviare a tali distorsioni, non solo conferma l’erroneità di una riforma che causa evidenti squilibri costituzionali, ma soprattutto costituisce una scorciatoia inadeguata e sbagliata perché le garanzie devono essere inserite nella Costituzione, ancor più che quella elettorale è una legge ordinaria, modificabile senza maggioranze qualificate e perennemente in balìa degli interessi contingenti delle forze politiche al momento prevalenti.

Rilevante è poi la questione dei 58 delegati regionali che partecipano all’elezione del Presidente della Repubblica che, se i parlamentari divenissero 600 anziché quasi 1000, acquisterebbero un peso determinante nella scelta della massima carica dello Stato, soprattutto considerato che non sono eletti dai cittadini.               

L’argomento più forte a sostegno della riforma è la riduzione dei costi della politica. Il risparmio è invero assai inferiore ai proclami sbandierati, poca cosa rispetto al mare della spesa pubblica, ai fiumi carsici degli sprechi di un’amministrazione inefficiente e cavillosa, che sovente pone ostacoli ed è opaca nel rapporto con i cittadini. “Se una Nazione spende un miliardo in più per avere buone leggi, non si può dire che la spesa sia eccessiva, specie se le leggi saranno veramente buone ed anche se si consideri l’ammontare complessivo del bilancio in corso” (Umberto Terracini). Inoltre rappresentanza e democrazia non sono costi ma valori irrinunciabili! Comunque se il tema è quello della spesa perché non tagliare le retribuzioni, i privilegi e i benefici anziché il numero dei parlamentari?   

Nella discussione che ha accompagnato l’approvazione ed ora caratterizza la campagna referendaria, peraltro defilata e in sordina, c’è tanto populismo, una ostilità evidente contro la democrazia rappresentativa e un grande assente: la consapevolezza che la Costituzione non è un assemblaggio casuale ma un sistema armonico di norme. La nostra è poi una democrazia parlamentare. Se cambia anche un solo tassello senza regolare gli altri si determinano squilibri tra i poteri dello Stato, mi mina la natura stessa del nostro ordinamento costituzionale, si mettono a rischio diritti e libertà e il disastro è assicurato.

Il referendum del 20 e 21 settembre 2020 non richiede la necessità del quorum del 50% più uno dei votanti. Decideranno di confermare o respingere la riforma costituzionale i cittadini che eserciteranno il proprio diritto di voto.

Partecipare è perciò indispensabile e dire no è difendere la Costituzione.   

Via libera del direttivo e della segreteria del Pd di Sezze all’ingresso in Giunta del consigliere comunale Armando Uscimenti. La riunione dei dem terminata poco fa ha accettato la proposta del sindaco di Sezze Sergio Di Raimo di nominare assessore Uscimenti e permettere così al primo dei non eletti Paolo Rizzo di rientrare in aula consiliare dopo 3 anni. Molto probabilmente Uscimenti andrà ai servizi sociali, assessorato ricoperto fino a pochi giorni fa dal dimissionario Andrea Campoli. Uscimenti, uomo molto vicino al sindaco, andrà a rafforzare così la sua corrente, nonostante non provenga dalla margherita come Paolo Rizzo. Nei prossimi giorni l’ingresso in Giunta dell’ex capogruppo sarà ufficializzato, mentre per quanto concerne Rizzo sarà l’occasione forse per ricucire qualche strappo politico avuto subito dopo le elezioni con il sindaco e con la corrente vicina al presidente Pd Claudio Moscardelli. Uscimenti si era proposto come assessore già lo scorso anno in fase di rimpasto ma la sua proposta era stata bocciata, per tutta risposta presentò le dimissioni da capogruppo del Pd, poi ritirate. Si spera che per la Giunta Di Raimo sia la fine di un balletto che dura ormai da oltre un anno e che possa concludere il suo mandato senza altri scossoni. 

 

 

 

 

Le attività scolastiche prenderanno il via il 24 settembre e non il 14, vale per Sezze e per gli altri comuni della Provincia di Latina. Poco fa dopo una riunione con tutti i sindaci della Provincia la decisione e l'ordinanza firmata anche dal sindaco di Sezze Sergio Di Raimo. "Si comunica che, a seguito di un incontro con i Sindaci della provincia di Latina avutosi nel pomeriggio di oggi - si legge nella nota comunale -  il sindaco di Sezze, linea con l'orientamento generale espresso nell'incontro e viste le diverse valide motivazioni, ha firmato l'ordinanza di differimento inizio attività didattica al 24 settembre 2020". 

 

 

 

La Giunta comunale di Sezze, presieduta dal sindaco Sergio Di Raimo, ha deliberato nei giorni scorsi un atto di indirizzo per l’autorizzazione alla stipula di una compravendita di beni immobili di proprietà dell’istituto diocesano per il sostentamento del Clero di Latina. In sostanza il Comune di Sezze acquisterà per 20 mila euro una porzione di fabbricati annessi alla chiesa Madonna della Pace a Sezze e una superficie di terreno adiacente Piazza delle Regioni a Sezze Scalo, per 16 mila euro, dove oggi insiste una area verde abbandonata e già al centro di polemiche per il taglio indiscriminato degli alberi (febbraio 2019) ma individuata dell’amministrazione comunale per la realizzazione di un parcheggio. Il Comune di Sezze ha già versato degli anticipi di 13 e 15 mila euro e per liquidare l’acquisto resta una somma inferiore agli 8 mila euro precedentemente stabiliti, per via di incertezze circa la titolarità del clero di alcune particelle. Insomma le carte per la definitiva compravendita sono pronte. E' probabile che l’acquisto definitivo del terreno a Sezze Scalo da parte dell’Ente comunale sia un atto che permetterà al Comune di Sezze di avviare e accelerare  l’iter di realizzazione del parcheggio che ha fatto molto discutere per la sua "utilità" . Al contrario, invece, sarebbe più saggio realizzare una piccola piazza come ce ne sono in altri centri, considerato che a Sezze Scalo non esiste un punto di ritrovo per i residenti ma solo una strada che taglia in due un centro abitato che negli anni è diventato una piccola città. I parcheggi invece servono a Sezze, per il suo centro storico, per il rilancio del turismo e per mille altri motivi.

 

Il Comune di Sezze in una nota pubblicata questa mattina annuncia che  "l'amministrazione comunale intende chiudere la SR vecchia 156, in entrambe le direzioni di marcia, al fine di effettuare tutte le operazioni di bonifica e pulizia dell'area". Qui "verrà messa una sbarra con lucchetto e le persone che devono raggiungere le proprie abitazioni, o i propri terreni, avranno copia della chiave. La riapertura sarà preceduta dall'installazione di telecamere in più punti al fine di individuare eventuali reati di abbandono rifiuti".

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