“A seguito della richiesta inoltrata dal Comune di Sezze, grazie al lavoro di segnalazione e progettazione da parte della Giunta Di Raimo e dell’Amministrazione Comunale, la Regione Lazio, nell’ambito e nelle finalità dei finanziamenti straordinari ed urgenti previsti dalla Legge Regionale 14/2008, ha stanziato un contributo straordinario pari ad € 389.000,00 per interventi urgenti per la sicurezza statica dell'IC Caio Valerio Flacco. Un risultato molto importante su un plesso scolastico nevralgico per Sezze Scalo e l’intera pianura, che ha bisogno di interventi urgenti di messa in sicurezza. La sicurezza delle bambine e dei bambini prima di tutto”. Il consigliere regionale Salvatore La Penna, con queste parole, annuncia l’importante somma finanziata dall’Ente regionale, somma che permetterà di mettere in sicurezza un plesso scolastico diventato pericoloso per le molteplici criticità strutturali. Si spera adesso che ci sia celerità negli interventi in modo tale che gli alunni possano riprendere le attività a settembre senza disagi e soprattutto in piena sicurezza. La Penna ringrazia l’amministrazione comunale di Sezze che “ha segnalato con puntualità la necessità e l’urgenza dell’intervento e ha lavorato alla risoluzione del problema”. Un ringraziamento, inoltre, per il lavoro svolto "per dare molteplici risposte in termini di sicurezza al nostro territorio all’Assessorato Regionale ai Lavori Pubblici guidato da Mauro Alessandri".
Lunedì prossimo alle ore 17 si torna in aula consigliare in occasione della seduta del question time. Il sindaco o chi per lui dovrà rispondere ai tanti quesiti sollevati dalle minoranze. Sia il gruppo consiliare di Sezze Bene Comune che il gruppo Biancoleone hanno presentato delle interrogazioni interessanti. Ad esempio Rita Palombi e Eleonora Contento di SBC si chiedono quanti siano gli impianti, le antenne e i ripetitori presenti sul territorio comunale e a quanto ammonta il canone corrisposto dal Comune di Sezze. “L’amministrazione comunale – scrivono –non ha mai adottato un piano per le antenne e si continuano ad installare ripetitori senza una appropriata pianificazione”. Altro tema legato a disagi e disservizi quello della gestione idrica. SBC si chiede a tal proposito che fine abbiano fatto gli interventi annunciati dal Comune di Sezze, quali sono gli atti prodotti da Acqualtina Spa e qual è il piano di investimento di questa società per il nostro territorio. Anche il Biancoleone ha presentato diverse interrogazioni relative ai lavori del nuovo depuratore, alla vicenda del cimitero di Sezze, al Prg e altro ancora. Ci aspettiamo quindi un QT utile per capire lo stato dell’arte di alcune annose problematiche e vicende setine, la città si aspetta risposte concrete nei luoghi deputati per questo e non allusioni e post social ridicoli.
Quasi una settimana senza il conferimento dell'indifferenziato e con il totale abbandono dei rifiuti per strada e nei vicoli del centro storico e nella periferia. Una situazione fuori controllo e vergognosa, senza precedenti, dove il rischio per l'igiene pubblica è altissimo, dove la promiscuità dei rifiuti ed il caldo eccessivo sta generando caos, disagi e degrado mai registrato a Sezze. Unica risposta da parte dell'amministrazione comunale di Sezze un avviso pubblico, in formato A4, quasi illeggibile per chi passa in auto, affisso sui muri della città a casaccio. Un avviso firmato dal sindaco di Sezze Sergio Di Raimo e dal presidente della SPL Giovanni Rosella, nel quale si invitano, giustamente, i cittadini ad avere un atteggiamento responsabile e collaborativo a causa del protrarsi della chiusura dell'impianto Rida Ambiente. Nulla di più, nessun controllo, nessuna sanzione. Come dire... noi abbiamo fatto la nostra parte adesso dovete vedervela voi con gli incivili. Una città lasciata alla sporcizia, in balìa del pericolo, con bambini che sono costretti a fare la gincana tra organico, buste varie e ratti in giro per la città, un paese gonfio e saturo di odori nauseabondi in ogni angolo del centro storico. Per non parlare della situazione nelle campagne e nella pianura di Sezze, dove le discariche a cielo aperto sono improvvisamente aumentate. Dove è la politica? E' impegnata sul fronte della sicurezza nei quartieri? In quella della lotta alla droga e alla criminalità? Nei disagi e del disservizio della gestione idrica? Nella messa in sicurezza di strutture pubbliche? Non sembra così. Sembra impegnata e concentrata su altro, magari a rispondere sui social e commentare discorsi di lana caprina.
Un uomo di 43 anni è stato trovato morto poco fa a Sezze scalo nel piazzale di un noto negozio in pieno centro, in piazza delle Regioni. Sul posto i sanitari del 118 e i carabinieri della locale stazione. Sulle cause della morte sono in corso accertamenti da parte delle autorità preposte.
La politica al vetriolo che inquina la città
Scritto da Alessandro Mattei
Chi ricopre un ruolo istituzionale non dovrebbe cavalcare l’onda del malcontento per inquinare ulteriormente le acque del dialogo e della democrazia. Chi rappresenta il cittadino e la città, al contrario, dovrebbe, per senso di responsabilità, tentarle tutte per arginare fenomeni di esasperazione e indignazione generale dovute solo ed esclusivamente ad una serie di fallimenti e a un susseguirsi di gaffe istituzionali e politiche senza precedenti. Condannare la pubblica opinione è condannare comunque se stessi perché siamo tutti parte di un insieme che si chiama comunità. Offendere e denigrare pubblicamente gruppi di genitori che temono per la sicurezza dei loro bimbi è sintomo di debolezza e scarsa sensibilità, condannare liberi cittadini che denunciano reati o procedimenti sbagliati dimostra scarso attaccamento al bene comune, ignorare problemi evidenti e rischi per la pubblica sicurezza è traccia di mancanza di coraggio e rettitudine, avvalorare tesi sbagliate confutandole ad arte significa essere compiacenti di un sistema che tarderà a venire a galla ma che presto mostrerà tutte le sue lacune e vizi, portandosi dietro tutti, nessuno escluso. I toni politici in questi giorni sono esacerbati da commenti sui social gratuiti e da uno strumento che se serve per colpire qualcuno o qualcosa è efficace, se invece diventa specchio rotto delle mie brame è da ostacolare con ogni mezzo e censura. Stiamo assistendo ad un periodo di veleni senza precedenti, o almeno nell’era digitale, dove la clava utilizzata è la stessa forza ottenuta del consenso avuto dai cittadini. Una stagione al vetriolo che sconfessa il ritmo asmatico di un governuccio alle ultime battute, disperato perché fallimentare e senza un obiettivo raggiunto. Siamo alle solite, siamo alle offese personali, ai ricatti e alle becere maniere dettate dalla disperazione di chi ha in canna le ultime cartucce. Non ci saranno veli ma solo contezza dei disastri lasciati e delle parole, tante parole, al vento. Sono veleni che non lasceranno le nostre acque così facilmente.
Tra le riflessioni che ho scritto in passato sul mio paese, ecco riemergere un articolo che fu pubblicato nell’ormai lontano luglio 2007 nella rubrica “Sezzese” del Portale fotografico setino, sito web gestito da Ignazio Romano.
La ritengo ancora attuale. Cercavo di dire che nel giorno dei Santi Patroni, Sezze, che in passato si fermava – non era permesso neanche impastare e cuocere il pane nei forni molti anni fa, erano chiusi gli uffici pubblici e le attività commerciali, mio padre non andava in campagna e si vestiva elegante – per consentire a tutti di partecipare alle liturgie religiose (si facevano le Prime Comunioni e le Cresime a Santa Maria e c’era la processione con la Statua di San Carlo e il busto argenteo di S. Lidano, accompagnati dalla Banda di Sezze e da tutti i parroci delle altre parrocchie) e alla festa laica, con giochi ed animazione per bambini e musica popolare, anche con cantanti di grido, all’Anfiteatro oltre agli immancabili fuochi d’artificio finali.
Dovremmo tutti fermarci un po’ a riflettere su cos’è diventata oggi la giornata del 2 luglio per noi sezzesi del 2020 e cosa potrebbe essere se noi cittadini fossimo più coesi e com’è in altri paesi, anche vicini al nostro, in cui veramente tutti si fermano un po’ per riunirsi e dare un segnale vivo e vero di comunità.
Perché a Sezze la festa dei Santi Patroni è diventata con gli anni una “festicciola minore”, superata in fasti ed importanza da altri eventi localistici e organizzati da privati? Qualche domanda dovremmo farcela tutti, se davvero siamo ancora, come sembrerebbe, devoti a S. Carlo e a San Lidano, foss’anche solo per ragioni intime che ognuno tiene per sé.
La ripropongo oggi, in occasione della festa dei Santi Patroni di Sezze 2020 in tempo di Coronavirus, che per le note ragioni legate alle esigenze di sanità pubblica sarà ancora di più limitata praticamente a soli eventi per lo più liturgici, con il Vescovo presente alla S. Messa solenne.
*****
“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti” – (Cesare Pavese - La luna e i falò).
Il 2 luglio
Durante gli anni in cui ho abitato lontano da Sezze, questi versi di Pavese mi hanno sempre aiutato a sentirmi ancora sezzese, ed a non intaccare in alcun modo quel legame speciale che ognuno di noi ha con il luogo in cui è nato. In questo periodo di migrazioni continue e di precarietà residenziale, oltre che di individualismo esasperato, il valore di sentirsi positivamente e radicalmente incastonato in una ben precisa realtà geografica potrebbe essere percepito come disvalore, come qualcosa di demodée e senza alcuna prospettiva futura. Vivere nello stesso paese è invece, e comunque, una ricchezza per tutti; sia quelli che ci sono nati, sia coloro che vi hanno trovato momentanea residenza.
Non basta questo però per sentirci veramente…una comunità. C’è bisogno di qualcosa di più, un valore aggiunto, per unire di fatto tante e diverse realtà individuali.
A mio parere, oltre al dialetto ed alle tradizioni folkloristico-gastronomiche, quel che unisce veramente le persone di una comunità è la condivisione della memoria storica e la prospettiva di continuare ad essere unita.
Ogni anno ci sono varie ricorrenze che ci riportano a giornate speciali del nostro passato, quelle tipicamente sezzesi: la Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo e la Sagra del Carciofo sono da anni imprescindibilmente legate alla storia del nostro paese. Ma sono altre le date che, secondo me, rappresentano il valore aggiunto di Sezze.
Una di queste è il 28 maggio. Non può dirsi sezzese chi non conosce empaticamente Luigi Di Rosa. Appartenere ad una comunità è fondamentalmente sentirsi parte di un tutto, soprattutto con quanti, familiari ed abitanti dell’epoca, hanno sofferto per un’aggressione come quella che ebbe luogo a Sezze il 28 maggio 1976.
L’altra data è il 2 luglio. In questa data, al di là dei propri convincimenti religiosi, i Santi Patroni Lidano e Carlo rappresentano il segno tangibile di una comunità che continua a sentirsi viva. Anche per chi vive il 2 luglio con sensibilità extra-religiosa, i “Due sezzesi” (uno acquisito, l’altro di nascita) sono, e possono continuare ad essere simbolicamente la “bandiera laica” del paese.
Non per niente a Sezze il 2 Luglio è un giorno festivo.
Festa lo è non solo per quelli che, più devotamente, considerando i due Santi il proprio tramite privilegiato verso il Dio cattolico, seguono anche le celebrazioni liturgiche. È festa per tutto il paese. Dovrebbe esser festa per tutta Sezze.
Da qualche anno invece, mancano, a mio avviso, i segni tipici e tangibili di una vera festa, quella fatta di persone, suoni, colori e sapori inconfondibili, quella che dovrebbe riuscire a coinvolgere veramente tutto il paese. Il 2 luglio potrebbe essere l’occasione per far prevalere l’idea di unità e di valore sociale condiviso; il giorno ideale per invogliarci tutti a mettere da parte le diversità individuali, le differenti colorazioni politiche, le storiche conflittualità sociali oltre agli antipatici e mai sopiti personalismi. Sarebbe bello che l’anno prossimo, in occasione dei festeggiamenti dei SS. Patroni, si deponessero finalmente “le armi” - come avveniva nell’antica Grecia durante i giochi Olimpici – e tutta la comunità si ritrovasse unita in una sola festa, della durata di più giorni, in cui, oltre allo spazio per la doverosa memoria religiosa, ci fosse lo spunto per mettere insieme il meglio delle risorse della comunità. La sfida sarebbe quella di provare a regalare ai cittadini qualche giornata serena all’insegna del divertimento e dello spettacolo, per rifondare, visto che ce n’è tanto bisogno, la nostra più sana appartenenza al paese.
Ognuno sarebbe libero di partecipare attivamente e di assistere o no agli eventi. Ma in quei giorni la festa del paese dovrebbe essere una, solo una, seppur diversificata in più eventi.
Non ci dovrebbe essere spazio per fughe individuali. Ci sarebbe bisogno che tutti noi rinunciassimo al nostro orticello privato, solo per un giorno, per fare spazio a tanti altri sezzesi e partecipare tutti, nuovi e vecchi nel nome del paese che ci unisce, alla sfida di condividere almeno qualche giornata di festa vera.
Potrebbe essere un modo originale per re-interpretare il “Setia plena bonis…”
Entro pochi giorni termineranno i lavori di messa in sicurezza del solaio d'ingresso dell’edificio scolastico Caio Valerio Flacco. Molto probabilmente l’istituto scolastico di via Bari a Sezze Scalo per l’inizio del nuovo anno scolastico sarà pronto per ospitare in massima sicurezza gli alunni della frazione di pianura di Sezze. Il sindaco di Sezze, Sergio Di Raimo, questa volta è ottimista, spera vivamente che questa triste pagina setina sia chiusa e che la struttura torni ad essere funzionale e soprattutto sicura per i bambini. “Gli uffici comunali si stanno dedicando in modo continuo agli atti amministrativi necessari e propedeutici alla partenza dei lavori – afferma Di Raimo raggiunto telefonicamente - Io utilizzerò tutte le prerogative che la nuova legge mi concede come sindaco commissario per l’edilizia scolastica abbreviando così i tempi di realizzazione dell'intervento. Non dovrebbero esserci problemi per il normale rientro dei bambini a settembre. Nel frattempo si stanno concludendo i lavori di messa in sicurezza del solaio di ingresso che per tanto tempo è rimasto inutilizzato. Inoltre il pressing che ho fatto personalmente alla Regione Lazio grazie a Claudio Moscardelli e Salvatore La Penna – ha aggiunto Di Raimo - ci farà assegnare a breve contributi regionali con destinazione specifica sul plesso di via Bari e ci libererà somme di bilancio che riutilizzeremo sulle scuole”. Nel consiglio comunale del 27 maggio scorso il primo cittadino aveva annunciato una svolta per la Flacco, e cioè che la rinegoziazione dei mutui approvata dalla Giunta comunale avrebbe consentito un risparmio, solo per il 2020, di circa 650 mila euro, somme importanti che sarebbero state destinate alla messa in sicurezza del Plesso scolastico. Insomma qualcosa dal 27 maggio si è concretizzato grazie alla parola presa e mantenuta dall'amministrazione comunale e anche grazie alla incessante pressione delle opposizioni, a partire dal consigliere comunale di Biancoleone Serafino Di Palma.
Il sindaco di Sezze
Non c’è niente da fare. Non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. Nonostante l’avviso e la richiesta da parte dell’amministrazione comunale di Sezze di astenersi nel conferire i rifiuti indifferenziati per i giorni 29, 30 e 1 luglio, a causa della temporanea chiusura della Rida Ambiente, diversi residenti hanno fatto orecchie da mercante e come spesso accade, già da sabato scorso, hanno abbandonato rifiuti di ogni tipo nelle strade, nei vicoli e in ogni area possibile ed inimmaginabile della città, con il risultato di trasformare molti quartieri in discariche a cielo aperto con odori nauseabondi e con rischi igienici elevati. Passeggiare ieri per il centro storico era come imbattersi in una gara ad ostacoli, con buste di organico, indifferenziato e altro materiale da conferire gettato nei lati delle stradine. Una indecorosa situazione e un affronto verso quei residenti (tanti) che hanno rispettato le richieste del Comune di Sezze e si sono impegnati e hanno collaborato tenendosi dentro casa i rifiuti indifferenziati. Insomma siamo alle solite, con chi rispetta l’ambiente e le regole e con chi se ne frega degli altri, con chi paga i tributi e con chi resta invisibile perché abusivo e in nero sul lavoro e per i contratti di locazione. Tanto non correranno alcun rischio, nessuno li beccherà sul fatto, nessuno denuncerà l’accaduto. Siamo allo sbando, servono controlli e sanzioni elevate. Le chiacchiere stanno a zero.
Altro...
Ecco le linee guida per iniziare il nuovo anno scolastico
Scritto da Vincenzo Mattei
Finalmente si è trovato l'accordo tra lo Stato e le Regioni. Sono state, così, emanate le Linee guida per la riapertura dell'anno scolastico 2020/21. Il 14 Settembre tutte le scuole italiane riapriranno i battenti, anche se il 1 settembre inizierà il recupero dei ragazzi che non hanno raggiunto la sufficienza alla fine dell'anno scolastico appena concluso. Queste, di seguito e in breve, le decisioni più importanti assunte.
- Si riparte in presenza e, solo quando è necessario, con la didattica a distanza (DAD).
- Diventa obbligatorio il distanziamento fisico per almeno un (1) metro fra le rime buccali (le bocche) degli alunni.
- Le mascherine saranno indossate, solo se è necessario, per le scuole secondarie di secondo grado,
- I professori e il personale ATA saranno sottoposti al tampone.
- Per evitare le classi-pollaio di 28/30 alunni, non si potranno superare 20 alunni per classe, con la rimodulazione in gruppi di studenti in base ai loro interessi e livelli di apprendimento.
- Sono previsti turni differenziati e scaglionati sia in ingresso che in uscita dalla scuola, a seconda dei gradi scolastici.
- Si potranno svolgere le lezioni in spazi alternativi (palestra, biblioteca, museo e altri locali messi a disposizione dal Comune).
- Il governo ha stanziato un altro miliardo di euro in aggiunta al miliardo e mezzo già assegnato in precedenza.
E' stato messo a punto un "cruscotto" informatico, uno strumento tecnologico che consentirà ad ogni Comune e ad ogni scuola di individuare le priorità di interventi di edilizia scolastica. Si prevede che molti istituti scolastici dovranno riorganizzare e recuperare gli spazi esistenti per rimodulare le classi troppo numerose. Sarà possibile disporre di un maggior numero di insegnanti e di bidelli (circa 50 mila in più) che saranno assunti a tempo determinato. L'organizzazione didattica viene affidata interamente ad ogni singola scuola e in particolare al Dirigente scolastico che dovrà garantire a tutti gli alunni di conseguire i livelli essenziali di prestazione(LEP). In base al principio della Autonomia ogni scuola ha il dovere di elaborare un Piano di studi sulla base delle esigenze e dei bisogni educativi dei ragazzi e del territorio in cui essi vivono. La scuola si deve far carico della situazione di partenza di ogni singolo alunno e deve calibrare l'intervento educativo e formativo affinché nessuno resti indietro e si senta escluso. L'epidemia del covid-19 ha evidenziato l'importanza insostituibile della scuola. Se ne sono accorti tutti, anche i più scettici e diffidenti. Senza scuola non c'è sviluppo e crescita civile e sociale. Senza scuola non c'è comunità. Una sfida gigantesca e innovativa che ci riguarda tutti: presidi, insegnanti, alunni e genitori. Occorre rimboccarsi le maniche e far presto e bene. Sezze sarà ancora una volta all'altezza della situazione? Lo speriamo fermamente!
Riceviamo e pubblichiamo una nuova lettera del Comitato Belvedere inviata questa mattina al geometra Vincenzo Borrelli, al Comandante della PL Lidano Caldarozzi e alla segretaria comunale Clorinda Storelli.
________________
Abbiamo assistito attentamente alla diretta Facebook dell’ultimo Consiglio Comunale del 10 giugno u.s., in particolare alla discussione sul punto dell’o.d.g. relativo al cantiere del Belvedere. Abbiamo ascoltato l’intervento a sorpresa del Sindaco in apertura, che ha subito proposto una variante al progetto originario con l’eliminazione del basamento e il posizionamento della statua a livello del terreno, Santo tra gli uomini. Su questa proposta e sull’intero iter dei lavori privati al Belvedere (e sul dono-non dono della statua alla comunità) sono intervenuti diversi consiglieri comunali, sia di maggioranza che di minoranza, abbiamo ascoltato tutti gli interventi con attenzione, nessun assessore si è espresso.
Dopo una sospensione del Consiglio richiesta dai consiglieri di maggioranza, ecco un‘altra sorpresa: il Sindaco ha comunicato di aver raggiunto un accordo di massima con la sua maggioranza consiliare, ma non sul progetto o sulla variante da lui proposta, ma su un’altra ipotesi di posizionamento della statua, che però non è stata resa pubblica. A quel punto, dopo varie proteste della minoranza, in conclusione dei lavori è stato votato (ed approvato dalla maggioranza) il ritiro della proposta di delibera preparata dagli Uffici comunali competenti. Non neghiamo una certa soddisfazione nel prendere atto che l’ipotesi di percorso risolutiva dell’annosa questione sia stata ritenuta improponibile anche dal Consiglio comunale. Anzi, cogliamo l’occasione per ringraziare i consiglieri che pubblicamente hanno espresso disapprovazione e perplessità sulla proposta di delibera, facendola di fatto ritirare, bocciando così definitivamente il progetto statua al Belvedere.
All’indomani, il Sindaco Di Raimo, sul suo profilo FB personale, ha tenuto a far sapere il suo pensiero: “Ieri pomeriggio in consiglio comunale, al di là dei momenti un po’ aspri e dei naturali e legittimi giochetti di alcuni, gli amministratori di questo comune hanno dimostrato di sapersi confrontare e di avere a cuore il rispetto del paese, del territorio, dei cittadini e della loro cultura. Con o senza statua, al centro o a sinistra, con piedistallo o senza, la piazzetta del belvedere va restituita al paese e senza perdere ulteriore tempo. Sono aperto a tutte le soluzioni purché si faccia presto”. Finalmente, meglio tardi che mai! “La piazzetta del belvedere va restituita al paese e senza perdere ulteriore tempo”, ci fa piacere che ora lo pensi e lo scriva anche il Sindaco, lo stesso che aveva sempre sostenuto a spada tratta il progetto originario, anche di fronte a tutte le obiezioni e le criticità sollevate sull’intera vicenda. Adesso siamo in molti a ritenere che la priorità irrinunciabile è il ripristino del Belvedere e la conseguente restituzione del luogo e della Piazza alla comunità tutta, magari con la contemporanea creazione dell’area a parcheggio vietato o limitato. Ora ci aspettiamo coerenza, non è più l’ora dei giochini e dei tatticismi della politica, entrino in campo i tecnici. Il Belvedere - questo ci sembra sia uscito dal Consiglio - non è il luogo idoneo per posizionare la statua; si pensi pure a un sito alternativo, nel rispetto delle leggi vigenti, sempre che la statua sia stata acquisita al patrimonio pubblico.
Spettabili funzionari tecnici e dirigenti, questo Comitato si aspetta adesso che l’Amministrazione comunale si adoperi al più presto e senza tentennamenti, tenuto conto della “bocciatura” formale della proposta di delibera in Consiglio, affinché il desiderio del Sindaco, lo stesso di questo Comitato e di gran parte della città, sia finalmente assicurato con ogni mezzo legale consentito. Belvedere libero!! Il cantiere privato, dopo ormai 20 giorni dal Consiglio e circa 400 dall’inizio lavori, è ancora nello stesso posto, sempre più inguardabile, immobile a deturpare l’area e limitare la visuale.
Come cittadini auto-costituitisi in Comitato Belvedere a difesa dell’integrità di quel bene pubblico storico, Vi chiediamo, per quanto di rispettiva competenza, professionalità, responsabilità e dovere ai sensi delle normative vigenti, di intervenire urgentemente con i necessari e non più rimandabili provvedimenti, affinché tutta l’area pubblica del Murodellatèra torni libera e fruibile, restituita finalmente ai cittadini e turisti che vorranno tornare a godere di quell’inimitabile affaccio sulla Pianura Pontina.
A sera, quando il trambusto disordinato e chiassoso delle auto inizia a scemare, senza tuttavia cessare di ghermire la mia città tra i suoi artigli di rovente acciaio cromato, amo immergermi nel suo cuore antico, tra le sue decarcie (quartieri) e le sue porte, nel dedalo di strade e vicoli, in dialetto strette, termine non soltanto indicante gli spazi ristretti tra le case, costruite con sapienza antica, abbracciate l’una all’altra in un equilibrio di forze e contrappesi e in uno sforzo di reciproco sostegno, ma soprattutto evocativo di relazioni trascendenti il materiale, di prossimità fisiche e di destini.
Strade e strette del centro storico fanno parte del mio passato e del mio presente, sono il luogo della mia fanciullezza e della mia maturità, sono memoria di amicizie sbocciate e divenute tanto forti da superare la prova erosiva ed inesorabile del tempo, di volti amati che la sorte matrigna, connaturata alla nostra irrimediabile precarietà, ha sottratto cinica e indifferente alla rete degli affetti, di giochi condivisi concretizzazione di stimolanti fantasie e creatività, di palloni da calcio rincorsi instancabilmente e implacabilmente squarciati da lame crudeli in scatti d’ira delle contrariate vittime dei nostri tiri, esplodenti ardori giovanili, e dei nostri lazzi scanzonati, di storie raccontate traboccanti dettagli affascinanti sempre mutevoli, esperienze vissute ma anche leggende credute per ingenuità, di tenerezze e sorrisi disegnati su volti stanchi e scavati da fatiche e dolori, di primi palpiti del cuore, rivelazione di quel sentimento imprevedibile e incontrollabile chiamato amore.
Ogni angolo, ogni slargo, ogni uscio, tanti ora tristemente condannati all’incuria, all’impietoso assalto di erbe infestanti e all’abbandono, ogni singola pietra trasudano storie intime e non solo, traguardi inseguiti e riscatti conseguiti, sconfitte rovinose e caparbietà nel rialzarsi. Non sono soltanto luoghi fisici, possiedono dimensione affettiva e richiedono di essere custoditi non con l’immobilismo stolto, la staticità fine a se stessa, la sublimata fissità incapace di cogliere che tutto muta anche restando apparentemente uguale,cambiando occhio e sentimento di chi osserva, ma attraverso l’apertura al nuovo che non cancella e deturpa, li rende territorio del vivere presente e armonico delle persone, non di egocentrica e solitaria affermazione personale.
Sezze, la mia città, dolcemente adagiata sui primi contrafforti dei Monti Lepini da cui è possibile ammirare tramonti ardenti e l’infinito orizzonte che si tuffa nel mare, possiede luoghi di bellezza indomita che le ingiurie del tempo hanno segnato e le scriteriate insensibilità delle persone hanno sfregiato, grazie anche all’indifferente complicità di quanti avrebbero potuto e dovuto impedire simili affronti, senza nonostante tutto riuscire a cancellarla.
Gli occhi del cuore fanno scorgere l’oltre, penetrare le profondità, vedere quanto ai sensi sfugge. La bellezza non è solo percezione soggettiva, è realtà tangibile, è armoniosità di forme, è epifania di idee, razionalità, sentimenti, valori, abilità e talenti tradotti in spazi, luoghi, monumenti, opere, costruzioni umili e nobili. Tuttavia la bellezza per essere riconosciuta e ammirata richiede l’elevazione dello sguardo oltre le bassure, il non lasciarsi affogare nell’incalzante contingente, sempre uguale e anestetizzante, il ritagliarsi scampoli di tempo per nutrire l’anima.
Procedendo a passi lenti l’accorto viandante si imbatte nelle vestigia possenti delle mura poligonali, testimonianza di una città antica, secondo la leggenda fondata da Ercole, nelle piazze di elegante e rigorosa semplicità, nei palazzi dalle facciate lineari e raffinate, nelle fontane divenute simboli, nelle chiese solenni e riccamente decorate o dall’architettura austera come la cattedrale gotico-cistercense, eretta in pietra nuda, elemento essenziale di costruzione, decorazione ed esaltazione spirituale, nei monasteri e conventi, quasi tutti tristemente abbandonati, che raccontano una sedimentazione importante di ordini religiosi, custodi di cultura e spiritualità, nei musei scrigni preziosi di tradizioni ludiche, di cultura contadina, di reperti di una civiltà che parte dalla preistoria e giunge ai giorni nostri, di opere d’arte sacre e profane di rara bellezza, come quanto rimane, dopo il furto ignobile del 1976, del capolavoro più visionario di Orazio Borgianni, La vergine che consegna il Bambino a San Francesco. Grandi assenti sono un castello e l’ergersi contrapposto sulla stessa piazza dei simboli dei due poteri contendenti il dominio su cose e persone, temporale e religioso, il palazzo del governo e la cattedrale. Una singolarità certo non unica, che racconta una città refrattaria, eccetto per breve tempo, al dominio di signori e feudatari e libero comune in scarsa simpatia alla Camera Apostolica per amore di libertà e autodeterminazione. Tra le sue mura millenarie hanno avuto natali personaggi nobili ed illustri: i poeti latini Caio Titinio e Valerio Flacco, lo scultore del 1400 Paolo Taccone detto Paolo Romano, San Carlo grande mistico, il Cardinale Pietro Marcellino Corradini, giurista raffinato, due volte elevato al Soglio Pontificio e due volte escluso per il veto dei monarchi europei, il pittore Giuseppe Turchi e altri ancora di cui è impossibile redigere un esaustivo elenco.
Il tempo delle parole è tramontato, il litanico snocciolare auspici e promesse è come le foglie morte che il vento in autunno strappa dai rami degli alberi e disperde nell’ignoto e nell’irraggiungibile. Urgono l’audacia d’opporsi ad un declino per nulla inesorabile, atti d’amore che siano mani tese pronte a raccogliere l’invocazione muta di una città che chiede di risollevarsi, progettualità innovative libere da interessi di bottega e di piccolo cabotaggio, la disponibilità a scrivere insieme pagine di futuro.
Unirsi al coro dei professionisti dello scontento e della lamentazione è comodo, ma è esercizio inutile, sterile e dannoso. L’amore, anche quello per la propria città, non è perorazione di principio, ampollosità verbali e astrattezza, restare inerti in attesa dell’agire altrui, ma concretezza di atti e determinazioni, a partire da noi stessi, dall’apparente inutilità dei gesti quotidiani, gocce nel mare indispensabili per innescare cambiamenti duraturi.
“Vogliamo restituire dignità al nostro centro storico, partendo dalla chiusura delle maggiori piazze durante l'estate per renderle vivibili senza soste selvagge”. Il sindaco di Sezze, Sergio Di Raimo, si riferisce alle ultime deliberazioni di Giunta comunale approvate nei giorni scorsi. Il primo cittadino, di concerto con gli uffici comunali, ha lavorato per mettere a punto un primo piano di isole pedonali per il centro storico, sperimentando in qualche modo quella che sarà poi la ZTL per il cuore del paese. Già da oggi Piazza dei Leoni sarà chiusa a partire dalle ore 9 fino alle 20 per i giorni infrasettimanali e fino all’una di notte per il venerdì, sabato e domenica. Il sindaco fa sapere che in questi giorni stanno lavorando anche per trovare una celere soluzione per Piazza De Magistris, cosicché da via Roma fino a San Pietro i cittadini potranno vivere e godersi il centro storico durante l’estate setina. Per tutti i commercianti della zona del centro storico sono già stati concessi gratuitamente spazi e suolo pubblico per ampliare all’esterno le loro attività. “Siamo andati incontro alle esigenze dei cittadini e dei commercianti – ha aggiunto Di Raimo – vogliamo che il nostro centro storico torni ad essere il cuore pulsante della nostra città e centro di aggregazione e attrazione turistica”. La decisione di chiudere le Piazze alle auto è indubbiamente un atto politico giusto che rappresenta una intenzione positiva per rilanciare le attività ed il centro storico durante la stagione estiva. Liberare tutte le Piazze della città dalle auto e dai cantieri, vuol dire restituire spazi ai cittadini. Se è vero che il problema dei parcheggi esiste, e che andrebbero trovate soluzioni alternative, come ad esempio l’idea di una circonvallazione con parcheggi che da porta Pascibella arrivi fino a Porta Romana, è altrettanto vero che fuori dal centro storico esistono già degli spazi pubblici dove parcheggiare: Vallicella e Anfiteatro, giusto per citarne due. Non si capisce poi perché non è un problema quando un sezzese va a Sermoneta ed è costretto a parcheggiare in terreni scoscesi e nelle fratte per poi risalire su in paese, mentre lo diventa a Sezze se deve parcheggiare fuori porta. Ricordiamoci infine che durante le maggiori manifestazioni culturali la città è capace di ospitare 50 mila persone con un centro storico chiuso al traffico. Insomma l’erba del vicino resta sempre più verde.