Ai tempi del Coronavirus anche la Chiesa, giustamente, non vuole perdere quella necessaria comunione con i fedeli. Le campane della Cattedrale in questi giorni molto particolari non hanno smesso di suonare, ed è stato per tutti un segno di continuità e di vicinanza. Adesso il Parroco della Cattedrale Santa Maria di Sezze, Padre Damiano si è organizzato per promuovere ogni giorno alle ore 18 un momento di preghiera con dirette facebook (profilo Cattedrale di Sezze) e con l’ausilio di altoparlanti. Già questa mattina Padre Damiano e Padre Tommaso hanno pregato in diretta e dato la benedizione nella III domenica di Quaresima su facebook, iniziativa molto gradita dai fedeli di Sezze. Da questa sera, quindi, flash-mob dai balconi del quartiere e diretta su internet, tutti insieme a pregare il Rosario. Ecco le parole del nostro Parroco Padre Damiano: “In questi momenti in cui ci sembra di essere soli, ricordiamoci delle parole del Salmo “Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele” (Sal 121,4): chiediamo a Dio per mezzo della sua Immacolata Madre che assista tutti coloro che, malati, medici e infermieri, vittime con i loro familiari, sono impegnati in questa lotta e che salvi la nostra città, il nostro Paese e il mondo intero da questa epidemia. Per questo, da questa sera ci riuniremo tutti insieme per pregare il Rosario, ma non potendoci riunire fisicamente lo faremo con un flash-mob: sui balconi alle 18.00 eleveremo le nostre preghiere al Cielo”.
La Cattedrale di Santa Maria di Sezze
Viviamo l’esperienza del tempo rallentato, dilatato, che ha smesso di inseguirci in modo forsennato, in una corsa a perdifiato verso un altrove e un ulteriore inafferrabili e in fondo imprecisabili. Siamo immersi in una dimensione del vivere che ci lascia lo spazio e l’opportunità di assaporare lo scorrere di ogni singolo istante, di farlo nostro profondamente e autenticamente, di sperimentarne irripetibilità ed essenzialità, al contempo accorgendoci di quanti istanti unici abbiamo perso per distrazione, per superficialità o perché presi da mille affanni.
Viviamo l’esperienza degli spazi angusti, delle mura amiche delle nostre case che avvertiamo soffocanti, opprimenti. Confinati in casa, ci aggiriamo da una stanza all’altra all’inseguimento di un soffio di quella desiderata libertà che questa prigionia forzata sembra sottrarci goccia a goccia, in un distillato lento, amaro e duro da trangugiare. Tuttavia se ci fermiamo un istante percepiamo che proprio quelle mura, invalicabili e ostili, raccolgono le nostre storie, raccontano l’ordinarietà delle nostre vite, i piccoli gesti carichi di amore, le presenze di familiari e amici date per scontate al punto da non coglierne più la potenza arricchente, l’asprezza di conflitti, piccoli e grandi, a motivo di inquietudini e nervosismi che il quotidiano ci riserva, la dolcezza di parole scambiate, di carezze date e ricevute a cui spesso non attribuiamo il giusto peso e la necessaria importanza. Abbiamo l’opportunità di ricostruire e recuperare il significato della normalità degli affetti che ci rende pienamente noi stessi, senza la quale saremmo perduti in un indistinto senza emozioni e perciò senza futuro.
Viviamo l’esperienza del guardare lo scorrere degli eventi umani da una prospettiva inedita, distante dalle abitudini consolidate. Troppe volte dimentichiamo che ogni avvenimento, personale o collettivo, è tale nella sua oggettività esterna ed esteriore, ma si riverbera nella nostra interiorità, produce effetti nel nostro io, inducendoci a pronunciare parole e compiere scelte. Aver rallentato il flusso del vivere, ci offre l’opportunità di prendere coscienza di quanto sia importante, anzi vitale, affacciarci nel mondo dalla finestra della nostra interiorità, da un punto d’osservazione e valutazione realmente nostro, liberandoci da suggestioni esterne accattivanti, da condizionamenti spesso subdoli e nascosti, da punti di vista per partito preso, indotti da manipolatori esperti e senza scrupoli che tentano in ogni modo di orientare opinioni e desideri, illudendoci che siano nostri. Fare a meno di riflettere e ragionare e accodarci al flusso delle opinioni prevalenti, è spesso una soluzione comoda ma di certo non è un buon affare, perché è cessione inaccettabile della nostra libertà.
Viviamo l’esperienza del viaggiare pur restando fermi, dello scoprire luoghi e culture sorprendenti, solo in apparenza estranee e lontane perché tutte innervate di quella umanità che è nostra e di tutti parimenti, sia pur declinata secondo linguaggi e in contesti relazionali differenti ma in fondo uguali. La passione ardente negli occhi degli innamorati, i moti di rabbia e ribellione per una libertà o un diritto negato, l’ostilità e il rancore per un torto subito possono essere espressi con suoni e timbri diversi, nelle mille lingue di Babele, ma tutte raccontano la nostra unica essenza.
Viviamo l’esperienza della fragilità, della debolezza, della malattia che possiede le sembianze di un virus sconosciuto, che ci ha aggredito e ha sconvolto le nostre vite, rendendo necessario l’isolamento in casa, per tanti il ricovero in una asettica stanza di rianimazione e facendo sperimentare la più terribile delle esperienze umane, la morte, a quanti non ce la fanno, in particolare anziani, senza il conforto di una presenza, di uno sguardo, di una voce familiare che possa renderla più sopportabile. Trovo bellissime le parole di Eugenio Borgna, il quale nel suo saggio “La fragilità che è in noi”, ci ricorda che così come la sofferenza passa ma non passa mai l’avere sofferto, così la fragilità “è un’esperienza umana che, quando nasce, non mai si spegne in vita e che imprime alle cose che vengono fatte, alle parole che vengono dette, il sigillo della delicatezza e dell’accoglienza, della comprensione e dell’ascolto, dell’intuizione dell’indicibile che si nasconde nel dicibile”.
Viviamo l’esperienza del rifiuto, dei porti chiusi, del vederci respinti e indesiderati, del sentirci dire “non ti vogliamo”, di essere considerati moderni untori di un morbo dispensatore di sofferenze e morte. Tutto ciò inciderà la nostra carne viva e potrà essere occasione per ripensare profondamente quello che fin qui siamo stati, i tanti atteggiamenti stupidi e abominevoli di cui ci siamo resi interpreti. La speranza è che le lacrime versate in questi giorni possano essere il farmaco potente che sconfigge un’altra malattia che ha infestato menti e cuori in questi ultimi anni, la cultura dello scarto, della cattiveria, del respingimento degli ultimi del mondo che bussano alle nostre porte in cerca di futuro e di mettere in circolo nelle vene della nostra società gli anticorpi della solidarietà, dell’accoglienza e dell’amore.
Viviamo l’esperienza del sentirci un “noi” e non più esclusivamente un “io”, chiusi nell’autoreferenzialità, indifferenti a quanto ci accade intorno, impegnati a custodire il nostro spazio egoistico. Ci siamo riscoperti comunità e da questa emergenza possiamo ricavare una lezione straordinaria di fratellanza e condivisione: la tua vita è anche la mia, la mia salvezza non dipende solo da me ma anche dagli altri e sono chiamato a collaborare per costruire il bene di tutti, il bene comune, proteggendo i più deboli, i più esposti, gli anziani, i malati, i bambini…. L’isolamento poi è solo apparente perché gli altri sono presenti accanto a noi con la loro lontananza e la loro assenza, è atto sociale di profonda solidarietà ed esercizio massimo della libertà che è realmente tale se non dimentichiamo le conseguenze delle nostre azioni nella vita degli altri, della nostra città e dell’intero Paese. Soprattutto abbiamo scoperto che i veri eroi, gli idoli da ammirare e imitare sono quanti nel silenzio e nel nascondimento, quotidianamente spendono le loro esistenze per gli altri, i medici, gli infermieri in questo frangente particolare e in generale quanti operano in modo disinteressato e senza clamori e fanfare aiutando quanti hanno bisogno.
L’amministrazione comunale di Sezze ce la sta mettendo tutta per diffondere messaggi cautelativi alla città e per chiedere il giusto rispetto delle misure previste nei decreti contro il Covid-19. Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo è in continuo contatto con la ASL per capire l’evoluzione dei contagi anche in città che, al momento, restano 2 accertati. Sindaco e amministratori stanno utilizzando tutti i canali possibili per aiutare i cittadini; è stato attivato un numero verde (800.237.771) al fine di fronteggiare le emergenze e le necessità di alcuni cittadini che più di altri si trovano in difficoltà. Il numero servirà per supportare i soggetti fragili, quelli in quarantena e i positivi. Il supporto riguarda la consegna di generi alimentari a domicilio; la consegna di medicinali, di dispositivi di protezione forniti da soggetto sanitario competente e la consegna di altri beni di necessità. Il numero sarà attivo da lunedì 16 marzo. Altra iniziativa, che ci riporta questa indietro negli anni, è quella della macchina comunale che sta girando per le strade della città con un altoparlante per diffondere il messaggio del sindaco. Un modo di comunicare questo che i sezzesi conoscono bene e che hanno sempre apprezzato perché diretto e semplice, chiaramente popolare e senza troppe pretese. Una macchina che dà voce e speranza ad ognuno di noi. Sembra veramente di essere tornati indietro nel tempo, con internet e tutti connessi, siamo invece tutti in finestra ad aspettare nuove buone dal pandino comunale, tutti in ansia e con la voglia di avere informazioni diverse rispetto a quelle che abbiamo fino ad oggi. Forse una cosa positiva questa storia ce la sta trasmettendo: siamo veramente tutti fragili e senza la condivisione ed il senso di appartenenza e di collettività non si va proprio da nessuna parte.
Il senso di solitudine e di abbandono, in cui stiamo precipitando durante questi interminabili giorni di coronavirus, si avverte ovunque pesantemente. L'avanzata progressiva dell'epidemia, che semina paura e morte, è diventata un incubo costante, sia di giorno che di notte. Ci siamo, giustamente e doverosamente, rintanati in casa, in faccia alla TV, aspettando con ansia e sperando che la peste faccia un passo indietro. Ascoltiamo ogni sera, alle ore 18, dalla Protezione Civile, la conta dei contagiati, dei positivi e dei guariti e, anche, purtroppo, dei tanti morti a causa del virus. Dentro di noi nutriamo la speranza che non tocchi a noi, che il contagio ci risparmi! Il nemico è nascosto! L'altro giorno, andando a fare la spesa, mi è capitato di leggere alcune epigrafi funebri prive dell'invito a partecipare ai funerale della persona defunta. Mi ha preso immediatamente un brivido, ma poi ho ripensato al sacrosanto divieto, da parte del Governo, di assembramento anche in chiesa, anche per l'estremo saluto ai proprio caro defunto. Vietata in chiesa e al cimitero la commemorazione funebre! E' proprio vero che si muore da soli! Il coronavirus ha la forza diabolica di farci sentire ai bordi di un precipizio. Un timore che vale per tutti ma soprattutto per quelli della mia età, per gli ultrasettantenni. L'infezione colpisce mortalmente soprattutto le persone anziane. Gli altri, più giovani, statisticamente soccombono di meno e perciò si sentono più rinfrancati e fiduciosi sperando che la tragedia li risparmi. Io non mi dispiaccio di ciò, anzi darei la mia vita per salvare quella di un giovane. Ma anche loro devono obbedire e rispettare rigorosamente le norme in vigore. Quanto detto mi spinge a una ultima riflessione. Morire a una certa età, oggi, non fa più neanche notizia, soprattutto quando si è avanti negli anni. La narrazione di una esistenza, la trasmissione di alcune virtù e valori, il racconto di esperienze umane, la testimonianza di una vita: niente ha più valore, niente ha più senso. Il coronavirus sta mettendo a nudo la fragilità e l'inconsistenza della società in cui viviamo, del nostro modo di vivere e di pensare, del peso che non si riesce più a conferire ai sentimenti, agli affetti. Si muore da soli così come si vive da soli. Neanche più il funerale che dovrebbe vuole suggellare "l'eredità di affetti" tra il vivo e il defunto. Siamo diventati solo dei numeri, dei dati biologici e anagrafici. La peste del coronavirus deve aiutarci a rinsavire un pò. Meglio sarebbe che insieme si riscoprisse l'amicizia e la solidarietà, il rispetto delle regole e delle persone, a prescindere dalla loro età e dal loro patrimonio. Di fronte alla pandemia del virus nessuno può sentirsi immune e garantito; nessuno deve sentirsi tracotante e strafottente al punto di pensare di salvarsi da solo. Il coronavirus si combatte e si vince insieme, con maggiore spirito di solidarietà e di umanità.
Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo, utilizzando il suo profilo istituzionale facebook, comunica alla città che poco fa è stata avviata la sanificazione degli immobili comunali. Nei prossimi giorni si provvederà alla sanificazione degli 11 plessi scolastici mentre la SPL Sezze si attiverà per disinfettare le strade comunali. Si tratta di provvedimenti inseriti nelle attività del Centro Operativo Comunale attivato subito dopo l'emergenza sanitaria del Covid 19.
Mentre la Asl e il sindaco di Sezze confermano il secondo caso di positività al covid 19 per Sezze, dei sette nuovi casi in Provincia di Latina, si registrano purtroppo anche casi di procurato allarme in città, al punto di richiedere l’intervento del Responsabile della Protezione Civile del Comune di Sezze Lidano Caldarozzi. In una nota diramata poco fa sui social il comandante della Polizia Locale tranquillizza invitando alla calma. “A seguito di messaggi audio, post e commenti riguardanti inviti a non recarsi presso l'attività commerciale Conad di via Variante - scrive - adducendo la presenza di un dipendente rientrato dal nord Italia, presupponendo lo stesso come portatore di non si sa cosa, da accertamenti effettuati si comunica che il soggetto non era in una zona rossa, spontaneamente si è fatto visitare da proprio medico che ha escluso ogni patologia e, per motivi personali, è in ferie e non in servizio. Le forze dell'ordine stanno facendo le dovute indagini ai fini della ricerca di eventuali fake news e dei responsabili. Si prega di mantenere la calma e di seguire le misure disposte”.
Si è riunita questa mattina la commissione capigruppo del Comune di Sezze per ratificare alcune decisioni prese nei giorni scorsi inevitabilmente ai decreti ministeriali e alle misure di contenimento del contagio covid 19. Annullati quindi gli eventi più importanti della città, la Passione di Cristo in programma per il 10 aprile e la Sagra del Carciofo per il 19 di aprile. Nel corso della capigruppo tutti i consiglieri comunali hanno affrontato l’emergenza sanitaria causata dal coronavirus e le ansie e le giuste preoccupazioni dei cittadini. I consiglieri comunali invitano tutti a rispettare alla lettera le misure del Governo e a limitare gli spostamenti anche in territorio comunale. Molte le difficoltà emerse in questo periodo, soprattutto quella legata all’assistenza agli anziani in difficoltà maggiore rispetto agli altri. Il presidente del consiglio comunale, Enzo Eramo, proprio per andare incontro a molte richieste, ha deciso di donare una somma ai servizi sociali di Sezze per l’acquisto di mascherine per le persone in maggiore difficoltà, vista la scarsità del prodotto in questo periodo, molto richiesto ed ad un prezzo vergognosamente lievitato in questi giorni di emergenza.
Il sindaco di Sezze, Sergio Di Raimo, questa mattina, ha inviato un messaggio audio ai suoi cittadini. E' un messaggio che richiama al senso di responsabilità e all'unione in un momento così particolare per la città e per tutti. Ma è anche un messaggio di speranza e di coraggio, di condivisione in una fase storica delicata per i cittadini dell'intera nazione. Ecco il testo dell'audio del primo cittadino, che condividiamo e facciamo nostro, invitando tutti a fare altrettanto.
"Cari cittadini, sapete che stiamo attraversando un periodo storico particolare. Il momento ci chiede di tirare fuori tutto il buon senso e di avere atteggiamenti responsabili per preservare la nostra salute e quella degli altri. Dobbiamo ridurre e meglio ancora azzerare i contagi ed è quindi necessario ridurre i contatti sociali. Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri stabilisce proprio questo. La mobilità è permessa solo ed esclusivamente per motivi di lavoro,salute e necessità, ed è severamente vietata a chi è stato messo in quarantena o è risultato positivo al virus. Gli spostamenti, anche quelli all'interno del paese ,devono essere limitati al massimo e devono garantire il rispetto della distanza minima di un metro. Inoltre occorre evitare gli assembramenti. Rispettate questi divieti,seguite tutte le raccomandazioni e restate il più possibile a casa, riducete i contatti sociali e sappiate che lo fate per voi, per la vostra famiglia e per tutto il paese. Infine è necessario ricordare che chi sa di essere stato in contatto con persone positive deve rimanere in casa e chiamare il medico di famiglia per ricevere le necessarie indicazioni".
Il sindaco di Sezze, Sergio Di Raimo, in una nota annuncia l’inizio dei lavori di rifacimento delle strade provinciali nel territorio comunale. Il primo cittadino ci tiene a ringraziare il presidente della Provincia di Latina Carlo Medici “a cui siamo legati da profonda stima e intensa collaborazione, soprattutto in questo periodo di emergenza”. Il Presidente Medici ricambia: “Mi corre l'obbligo – scrive - di estendere il ringraziamento alla commissione lavori pubblici che ha lavorato seriamente individuando criteri prettamente tecnici legati alle condizioni della strada ed al livello di percorrenza al fine di individuare l'elenco degli interventi da realizzare. I Tecnici della Provincia, nonostante la scarsità di risorse stanno portando avanti un grande lavoro ed anche a loro va il nostro ringraziamento. Ci vorrà tempo ma siamo sulla "strada giusta" per ripristinare la rete viaria per troppo tempo lasciate senza risorse”. Soddisfatta anche la consigliera provinciale di SBC Rita Palombi: “La commissione consiliare provinciale ha stabilito i criteri per la sistemazione delle strade provinciali – ha affermato la Palombi – anche la sottoscritta aveva segnalato lo stato di pericolosità della strada San Lidano. L’attenzione sarà rivolta alle strade più ammalorate e con maggiore flusso automobilistico”.
Sezze ai tempi del coronavirus è una città che ce la sta mettendo tutta per combattere un virus che solo un mese fa sembrava una emergenza sanitaria solo di altri. Sezze ai tempi del coronavirus è una comunità che non si arrende e che nelle difficoltà sta rispettando civilmente le misure urgenti di contenimento del contagio; è una città che ha visto la chiusura volontaria di molti negozi per evitare contatti diretti con la clientela e spingere i cittadini a non uscire di casa. Sezze ai tempi del coronavirus è una comunità fatta di commercianti che si sono messi in gioco ancora una volta proponendo consegne a domicilio di generi alimentari e servizi di ristorazione. E’ una città che non ha paura e che crede nelle istituzioni e nella importanza, in questo momento, dei corretti comportamenti individuali. Sezze è anche e soprattutto la comunità che nonostante i rischi vede molti medici, infermieri e operatori sanitari in prima linea, in trincea, per prestare cure e assistenza ai malati e alle persone in difficoltà. Ma è anche la città dei tanti camionisti che continuano a viaggiare per rifornire tutta la nostra Regione e la città degli operai che continuano a svolgere il loro lavoro con mille difficoltà. Sezze ai tempi del coronavirus è una città che non ferma la cultura e la didattica, seppur obbligata ad annullare le sue manifestazioni più importanti, Sezze è quella comunità intelligente fatta di docenti e dirigenti scolastici che si sono organizzati attraverso videochiamate e supporti informatici per non sospendere completamente le lezioni, per i tanti alunni che sono a casa, dando loro la possibilità di non restare indietro con i programmi ministeriali. E allora collaboriamo e restiamo uniti per far sì che tutto ciò resti solo una pagina della nostra vita.
“Sezze piena di beni porta l'insegna del bianco leone".
Altro...
COMUNE DI SEZZE
MISURE URGENTI CONTENIMENTO CONTAGIO
In virtu’ del nuovo decreto firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, viste le diverse restrizioni alla mobilità personale, IN ATTESA DI ELABORARE UNO STUDIO PIU’ DETTAGLIATO E AVERE CHIARIMENTI SU ALCUNI PUNTI DEL TESTO NORMATIVO
Si riportano di seguito alcune risposte a quesiti specifici:
-POSSO ANDARE IN ALTRI COMUNI ?
Assolutamente #NO,salvo motivi di lavoro o necessità.
-POSSO MUOVERMI PER MOTIVI SANITARI ?
#SI, sempre.
-POSSO SPOSTARMI PER LAVORO IN QUALSIASI COMUNE ?
#SI , gli spostamenti per lavoro sono sempre possibili ma è necessario avere un autocertificazione nel rispetto del modulo predisposto dal ministero.
-CHI DEVE ASSOLUTAMENTE STARE IN CASA ?
Soggetti con sintomatologia da #infezione #respiratoria e #febbre ( maggiore di 37,5° C ) ;
-PER CHI C’E’ IL DIVIETO ASSOLUTO DI MOBILITA’?
Soggetti sottoposti a #quarantena o risultati #positivi al virus.
-MESSE E ALTRE FUNZIONI RELIGIOSE SONO CONSENTITE?
#NO
-CERIMONIE CIVILI E RELIGIOSE,COMPRESO I FUNERALI SONO CONSENTITI?
#NO.
-BAR E RISTORANTI E SIMILI POSSONO RIMANERE APERTI ?
#SI , dalle 6 alle 18 e nel rispetto della distanza di almeno un metro fra una persona e l’altra.
-LE ATTIVITA’ COMMERCIALI DIVERSE DA QUELLE DI SOMMINISTRAZIONE DI ALIMENTI E BEVANDE POSSONO RIMANERE APERTE?
#SI, sempre facendo rispettare le distanze minime dei clienti
-MEDIE E GRANDI STRUTTURE DI VENDITA E GLI ESERCIZI COMMERCIALI PRESENTI ALL’INTERNO DEI CENTRI POSSONO APRIRE ?
#SI, ma saranno chiuse nei prefestivi e festivi TRANNE GLI ALIMENTARI E FARMACIE E PARAFARMACIE CHE POTRANNO APRIRE NORMALMENTE
-FARMACIE E PARAFARMACIE POSSONO APRIRE
#SI ,normalmente.
-ASILI,SCUOLE E UNIVERSITA’ ?
Sono #sospese le attività didattiche fino al 03 aprile.
-RIUNIONI,CONVEGNI,EVENTI,
MANIFESTAZIONI,
COMPETIZIONI SPORTIVE?
#VIETATE.
-CINEMA,PALESTRE,PISCINE,DISCOTECHE,
MUSEI,BIBLIOTECHE.
#CHIUSI
-UFFICI COMUNALI NEL COMUNE DI SEZZE ?
#Chiusi, salvo per i servizi essenziali e urgenti e su prenotazione.
-POSSO ANDARE A FARE LA SPESA?
#SI , una persona a famiglia.
-POSSO ANDARE A MANGIARE DA PARENTI ?
Non è uno spostamento necessario, quindi #NO
-POSSO ANDARE AD ASSISTERE I MIERI CARI NON AUTOSUFFICIENTI?
#Si, perche’ è una necessità.
-POSSO ANDARE A FARE LA SPESA IN UN ALTRO COMUNE ?
#No , la spesa va fatta nel proprio comune e in prossimità del proprio domicilio.
-I NONNI POSSONO ANDARE A CASA DEI FIGLI PER TENERE I BAMBINI QUANDO I GENITORI VANNO A LAVORARE ?
#SI , è una necessita’.
-SONO UN GENITORE SEPARATO POSSO ANDARE A PRENDERE MIO FIGLIO A CASA DELL’ALTRO GENITORE ?
#SI, lo spostamento è consentito per necessità.
-SONO LIBERO PROFESSIONISTA,POSSO SPOSTARMI LIBERAMENTE?
#NO, solo per esigenze lavorative da dimostrare
-HO I GENITORI ANZIANI DA ACCUDIRE,POSSO RECARMI DA LORO ?
#SI, spostamento consentito per necessità.
-SONO UN ARTIGIANO,POSSO APRIRE LA MIA ATTIVITA' LIBERAMENTE ?
#SI, facendo mantenere la distanza di un metro e se la tua attività è simile ad altre che subiscono maggiori restrizioni , queste si applicano anche a te.
-POSSO ANDARE A FARE UNA PASSEGGIATA DA SOLO O CON LA MIA FAMIGLIA RIMANENDO IN PAESE?
( domanda a cui ancora non sappiamo rispondere ma risponderemo presto).
Il 9 marzo 2020, durante la scorsa notte, in Sezze I carabinieri della stazione di borgo grappa, unitamente a personale del locale nor-sezione radiomobile, nell’ambito di servizio di controllo del territorio, su segnalazione pervenuta dalla centrale operativa, traevano in arresto in flagranza del reato di furto aggravato, due cittadini romeni che, mediante l’utilizzo di strumenti di effrazione ed atti allo scasso, venivano sorpresi dai militari operanti mentre erano intenti ad asportare grondaie di rame presso un’abitazione. Il materiale recuperato è stato prontamente restituito agli aventi diritto, gli arnesi posti sotto sequestro, mentre gli arrestati trasferiti presso il proprio domicilio in attesa delle successive determinazioni dell’a.g.
Nei giorni scorsi la segnalazione anche del nostro giornale:
Siamo tutti confusi e storditi per la velocità con cui si sta sviluppando la paura del covid-19 e l’ansia per il contagio anche nella nostra comunità. Le misure straordinarie adottate e l‘attivazione del Centro operativo Comunale sono necessarie ed è indispensabile che ogni cittadino rispetti le misure presenti nei decreti emanati per l’emergenza dal Governo. La Polizia Locale di Sezze e le forze dell’ordine della città stanno lavorando sodo per far rispettare le prescrizioni in ogni luogo aperto al pubblico e hanno attivato controlli sul rispetto della quarantena fiduciaria domiciliare. E’stata avviata la sanificazione degli uffici comunali e si continuerà nell’inasprimento delle restrizioni per evitare contagi e diffusione il virtus. Il consiglio principale è di restare a casa e non uscire, rispettando le regole igieniche e di sicurezza e soprattutto mantenere la calma. Si chiede quindi la massima collaborazione e buon senso da parte di tutti. Come ogni altra attività sospesa, anche la Passione di Cristo prevista per venerdì 10 aprile e la Sagra del Carciofo di Sezze prevista per il 19 aprile sono state annullate. Proprio questa mattina l’amministrazione comunale e gli uffici competenti hanno deciso giustamente di cancellare la kermesse e l’evento religioso a seguito dei decreti e per l’emergenza sanitaria. Mercoledì la commissione consigliare dei capigruppo ratificherà la richiesta avanzata oggi in commissione.
8 Marzo, il valore della Festa della Donna
Scritto da Luigi De Angelis
“Io non sono proprietà di nessuno. Nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto”. Franca Viola
Alcamo, provincia di Trapani.
26 dicembre 1965.
Dodici uomini irrompono nella casa di una famiglia di modesti agricoltori, i Viola, e sequestrano una diciassettenne di nome Franca e il fratellino Mariano di otto anni. Il bambino viene rimandato a casa, mentre Franca è tenuta prigioniera per diversi giorni prima in un casolare isolato e poi in un’abitazione del paese. Il gruppo di aggressori è guidato da Filippo Melodia, nipote di un mafioso, il quale è stato fidanzato con lei per qualche tempo. Bernardo Viola, padre di Franca, in un primo momento aveva acconsentito al fidanzamento, ma venuto a conoscenza che il giovane apparteneva ad una banda di mafiosi ed era stato arrestato per furto, aveva preteso la fine della relazione. La sua era stata una scelta coraggiosa. La mafia però non dimentica, non perdona, soprattutto non poteva subire l’onta del rifiuto opposto al rampollo dei Melodia. Dopo essere emigrato in Germania e aver scontato un periodo di reclusione, il giovane torna alla carica. Sebbene venga minacciato con una pistola, gli venga incendiata la casetta di campagna e distrutta la vigna, Bernardo Viola non si lascia intimidire. E così scatta il rapimento. Seguono otto giorni di inferno per Franca, che viene ripetutamente violentata da Filippo Melodia. Il primo gennaio 1966 Bernardo Viola è avvicinato da alcuni parenti del giovane, i quali gli chiedono un incontro per mettersi d’accordo e sostanzialmente costringerlo ad accettare le nozze riparatrici tra Franca e il suo stupratore. È la cosiddetta “paciata”. Bernardo Viola e sua moglie fingono di accettare e, cosa inconsueta per il contesto culturale e sociale dominato dalle regole mafiose, si accordano con la polizia. Il loro obiettivo è scoprire dove Franca è tenuta prigioniera. Il 2 gennaio la polizia fa irruzione nella casa, libera la ragazza e arresta Filippo Melodia e i suoi complici.
Siamo a metà degli anni sessanta dello scorso secolo. La Costituzione Repubblicana è in vigore da quasi due decenni, ma i suoi principi sono rimasti sulla carta non solo sotto il profilo della mentalità e della morale dominanti, per cui una ragazza non più vergine a causa di uno stupro doveva sposare l’aguzzino per salvare il suo onore e quello della sua famiglia, ma anche sotto l’aspetto normativo. Infatti l’articolo 544 del codice penale allora vigente recitava: “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l'esecuzione e gli effetti penali”. Insomma il reato si estingueva se lo stupratore avesse accettato di sposare la donna. Il matrimonio era riparatore per la fedina penale del colpevole e il beneficio si estendeva anche ai complici. Peraltro le pene erano assai più miti di quelle odierne e lo stupro era considerato un reato contro la morale e non contro la persona.
Franca Viola fu irremovibile nel rifiuto di sposare il suo stupratore, appoggiata in pieno dalla famiglia. Filippo Melodia fu processato e infine condannato a undici anni di reclusione. I magistrati non credettero alle sue accuse contro la ragazza, al suo tentativo di screditarla, di far credere che era stata consenziente e si era trattato della classica “fuitina” per costringere i genitori ad accettare il matrimonio con lui.
Pur segnata profondamente da questa esperienza, Franca Viola si riprende la sua vita e si realizza pienamente. A differenza di quello che tanti pensavano, si sposa con l’uomo che amava, si costruisce una famiglia e resta a vivere ad Alcamo con il marito, circondata dall’affetto dei suoi figli e dei suoi nipoti.
La vicenda di Franca Viola non è soltanto la storia del coraggio di una donna che si è opposta alle regole di una società patriarcale, alla cappa soffocante della mafia e ad una legge discriminatoria e umiliante, ma innanzitutto rappresenta un simbolo della lotta per l’emancipazione e la rivendicazione dei diritti delle donne. La sua scelta coraggiosa ha impresso una svolta, ha prodotto un mutamento profondo della cultura e della mentalità allora dominanti in Italia, caratterizzate da una grave arretratezza sul tema della parità di genere rispetto ad altri paesi europei.
Il cammino compiuto è stato lungo, irto di difficoltà e costellato di ostacoli, ha richiesto il coraggio e l’impegno di tante donne e anche di molti uomini che non le hanno lasciate sole e hanno considerato le loro rivendicazioni obiettivi irrinunciabili di civiltà. L’art. 544 del codice penale, dopo anni di dibattiti, è stato abrogato il 5 agosto del 1981, mentre solo nel 1996 lo stupro è stato riconosciuto reato contro la persona e non contro la morale pubblica, con conseguente aumento della gravità e delle pene.
La piena uguaglianza di genere ancora oggi è un obiettivo ben lungi dall’essere conseguito, soprattutto nel campo dell’accesso al mondo del lavoro, della parità salariale, della possibilità di occupare posizioni di responsabilità nell’economia, nelle istituzioni e nella politica. La giornata dell’8 marzo deve rappresentare l’occasione per fare il punto della situazione, per riflettere sul percorso compiuto e mettere in campo idee e progetti finalizzati ad abbattere definitivamente le tante forme di discriminazioni di genere.
È tempo non di festeggiare ma di lottare, raccogliendo il testimone di tante donne che con il loro impegno e il loro sacrificio hanno speso tutto se stesse per rendere più giusta, accogliente, rispettosa e umana la nostra società.
Buon 8 marzo e buona lotta per i diritti a tutte le donne e a noi tutti che combattiamo contro ogni forma di discriminazione e per la libertà, l’uguaglianza e la giustizia.