Daniele appartiene alla storia insieme al suo compagno di scalata Tom Ballard, congiunto in un abbraccio senza tempo a quella montagna che tanto ha amato e inseguito, che gli è entrata dentro come una dolcissima ossessione, gli ha rapito l’anima e lo ha voluto parte di sé definitivamente.
Saperlo lì, sospeso in cordata con Tom, lungo quello sperone di roccia e ghiaccio battuto da tormente, cullato da venti gelidi che soffocano il respiro e che ha sfidato con rispettoso timore, immerso nel profondo silenzio di una natura ostile scalfito solo dal frastuono cupo delle valanghe, dal crepitare dei seracchi, degli accumuli di neve gelida che inesorabili e incessanti precipitano verso il fondovalle, indomito nel tentativo, sottratto ad ogni contingenza temporale, di scalarlo e superarlo per raggiungere la tanto sospirata vetta, in una fusione piena di spirito e materia, umanità e natura che rappresenta il senso ultimo di tutte le sue straordinarie imprese, non allevia il dolore ma rende più sopportabile la sua assenza.
Passeggiando nel giardino della memoria, rigogliosi fioriscono i ricordi dei saluti fugaci accompagnati dalla convinzione di un sicuro rivedersi, delle frasi scambiate a volte così per caso, dei racconti delle imprese che amava condividere con contagioso ed esuberante entusiasmo, trasmesso prima che con le parole con i suoi occhi roventi di febbrile passione per le cime solenni delle montagne e magnificamente capace di avvincere ogni interlocutore.
Azzardo, incoscienza, ambizione di tentare una scalata estrema, calcolo ponderato di rischi e probabilità di riuscita per raggiungere un traguardo importante, una conquista senza precedenti e un punto di svolta per l’alpinismo….. Opinioni, convincimenti, parole, nulla più. Quanti hanno goduto della sua amicizia conoscono il sacro fuoco che gli ardeva dentro e che traluce dalle sue parole: “C’è un bisogno d’Assoluto che mi spinge a fare quello che faccio; c’è anzi la convinzione che un Assoluto esista, da qualche parte, magari solo un po’ più su di dove io riesco ad arrivare con le mie forze, al di sopra di nuvole e venti. Ma quel che sento, quando salgo per quelle pendici, non è tanto il Giudizio, ma l’Armonia, la libera Armonia con tutto ciò che mi circonda, e in fondo, con me stesso. Conquistare una montagna è anche, per me, conquistare quest’Armonia. Di più. Forse soltanto attraverso la montagna riesco ad arrivare all’Armonia con me stesso e con tutte le cose”. Ha voluto non accontentarsi della mediocrità e tentare l’impresa mai riuscita, probabilmente impossibile, una sfida per incontrare ed assaporare un pezzetto dell’agognato Assoluto, della desiderata Armonia.
Lo Sperone Mummery, “un dito di roccia e ghiaccio che punta diritto alla cima” del Nanga Parbat, in Himalaya, era il suo pensiero, il suo sogno, la sua ossessione, termine questo che associato alla sua passione per le ascensioni sulle grandi vette non possiede alcuna connotazione patologica, non palesa decurtazioni di lucidità e ragione, piuttosto racconta una spinta forte alla riflessione e alla ricerca. “Le vie più incredibili, le linee più eleganti nascono da due battaglie, una tecnica e una interiore, dentro le nostre parti più oscure. Ognuno di noi nasconde una paura atavica, inconfessabile, che ci teniamo stretti. Una paura con la quale ci confrontiamo e lottiamo costantemente ogni giorno. È un’amica? Ci salva la vita? Oppure ci annienta e ci blocca sempre di più?”. Parole inequivocabili le sue che testimoniano l’incessante lavorio su se stesso alla ricerca delle motivazioni ultime e delle energie indispensabili di cui fare scorta per scalare innanzitutto la montagna dell’interiorità, condizione preparatoria necessaria che rende possibile ogni impresa in qualunque campo.
“Un alpinista è un esploratore, non resiste a una via di cui si è innamorato, non può sottrarsi al desiderio di tentarla. Perché la visione iniziale è diventata un’idea, e l’idea un progetto a cui pensa tutti i giorni e a cui dedica le sue energie migliori”, ci ha lasciato scritto e questa sua convinzione rivela il senso pieno dell’impresa che ha tentato, cercando di percorrere “Una delle vie più eleganti che siano mai state immaginate”, armato di piccozza, di ramponi, di corda e di coraggio.
L’alpinismo, il non sport della montagna, nel quale non ci sono regole se non quelle etiche, che come spesso accade nei consessi umani vengono dimenticate, tralasciate e trasgredite, lo ha incarnato pienamente pur vivendolo per lo più in solitaria. Umile ragazzo nato a Sezze, una città del Lazio arroccata su una collina verdeggiante, primo contrafforte dei Monti Lepini, dominata alle spalle dal Semprevisa, scalatore autodidatta e primo alpinista nato sotto il Po ad aver conquistato l’Everest e il K2, ha faticato molto per essere capito ed accettato dagli alpinisti del nord, i quali lo chiamavano simpaticamente Romoletto, un modo anche per marcare una distanza. Si è dannato l’anima per dimostrare quanto valesse, per entrare nel gotha dell’alpinismo attraverso la porta principale ed essere riconosciuto come professionista. E ci è riuscito, a dispetto di tutti e tutto. La geografia non è affatto un destino ed anche un terrone può scalare le montagne.
A noi che condividiamo con lui la nascita e il vivere in questa terra bella e ruvida, sospesa tra le asperità delle colline che si inerpicano verso gli Appennini e gli spazi infiniti della pianura che si apre verso il mare, non meraviglia affatto la sua tenacia, la sua determinazione, il suo coraggio, il suo desiderio di affermazione e riscatto: è la caratteristica identificante e qualificante la sua gente. Sul Nanga Parbat ha portato una parte di noi, che resterà con lui e con Tom per sempre.
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del PD di Sezze.
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Abbiamo letto con stupore le dichiarazioni rese alla stampa dal Consigliere Giovanni Bernasconi sui lavori di Acqualatina relativi alla condotta che collega le Sardellane con Villa Petrara. Non abbiamo voluto rispondere alle ingenerose polemiche del consigliere Bernasconi anche quando, all’indomani della sua adesione ad ItaliaViva, ha preso le distanze dal Partito Democratico locale, partito che, dopo una lunga militanza, gli ha permesso di ricoprire incarichi di primo piano sia a livello comunale che provinciale.
Questa volta vogliamo fare alcune precisazioni. L’investimento da parte di Acqualatina di 800.000 euro per la sistemazione della condotta idrica Sardellane - Villa Petrara è il risultato di una lunga battaglia che ha visto coinvolti sia i rappresentanti della maggioranza che dell’opposizione attraverso convocazioni di Consigli comunali, commissioni consiliari ed incontri con i vertici di Acqualatina. Ricordiamo che il ritardo dell’inizio dei lavori sulla condotta in argomento ha portato il nostro Sindaco a non votare il bilancio di Acqualatina come forma di protesta. Non è la prima volta che il Consigliere Bernasconi cerca di rivendicare meriti non propri, oppure di delegittimare l’impegno altrui.
Non ci aspetteremmo un comportamento tale da chi ha sperimentato in prima persona svolgendo ruoli di vertice all’interno dell’istituzione provinciale le difficoltà e le lungaggini nella risoluzione dei problemi che elegantemente non gli sono state addebitate, ad esempio siamo soddisfatti che dopo tante sollecitazioni negli anni da parte della nostra amministrazione comunale, si porteranno a compimento gli interventi di messa in sicurezza della strada provinciale degli archi di San Lidano. I lavori sulla storica condotta Sardellane - Villa Petrara, snodo fondamentale per la distribuzione idrica sul nostro territorio, rappresentano un risultato importante per l’intera comunità. Il tentativo di rivendicare i meriti personali ci sembra una polemica inutile e un modo per cercare un po’ di visibilità.
A Sezze, il normale tesserino per disabili non è più sufficiente per entrare con le auto al Cimitero; se infatti ci si presenta al Camposanto, negli orari e nei giorni previsti per le entrate con le auto, riservato ai disabili certificati, il personale all’entrata, oltre al tesserino rilasciato dal Sistema Sanitario Nazionale, richiede un’ulteriore certificazione. Certificazione che viene rilasciata presso il Comune di Sezze dietro apposita domanda secondo criteri non meglio specificati e soprattutto non è chiaro il perché. Il normale tesserino per disabili, rilasciato in forza delle leggi dello stato previa documentazione comprovante lo stato di ridotta deambulazione è valido in tutta Europa; permette l’utilizzo di parcheggi appositi su tutto il territorio italiano, oltre che l’ingresso nelle zone a riduzione di traffico, per ovvi motivi di necessità. Non si transige e se per qualche setino, non a conoscenza della novità in vigore da qualche mese, si può chiudere un occhio, la sorpresa per chi arriva da fuori per far visita ai propri cari è ben peggiore.
Tutto pronto per la Giornata del Pensiero (Thinking Day) che si terrà a Sezze domani 23 febbraio. Il gruppo Sezze 1 quest’anno ospiterà tutti gli scout dell’Agesci - Zona Pontina. Gli scout di Sezze stanno ultimando le ultime costruzioni per accogliere al meglio i partecipanti. Domani in città, infatti, arriveranno oltre 800 scout tra Esploratori, Guide, Scolte, Rover, Lupetti e Coccinelle, tutti insieme per rinnovare una tradizione che risale al 1926 nata per festeggiare il compleanno di Baden Powell, fondatore del guidismo e dello scoutismo. Sarà una giornata ricca di canti, colori, giochi. Per gli scout di tutto il mondo la GDP è anche e soprattutto un momento importante di condivisione, fede e riflessione, e occasione per donare simbolicamente un ‘penny’ utile per aiutare lo sviluppo del movimento scout nel mondo. Tre i luoghi interessati dalla manifestazione: il Parco della Rimembranza, il Parco dei Cappuccini e quello dell’Anfiteatro. La GDP si aprirà alle ore 9,30 con il lancio delle attività e dei giochi. Alle ore 13.30 pranzo nel Parco della Rimembranza e alle ore 14.30 Santa Messa nell’area di Porta Pascibella. L’ultima Giornata del Pensiero organizzata a Sezze risale al 2014. “Noi tutti dovremmo sapere che è la diversità che rende ricco un arazzo, e dovremmo capire che tutti i fili dell’arazzo sono uguali in valore, non importa quale sia il loro colore”.
Un primo incontro positivo e proficuo, al fine di organizzare al meglio la 51esima edizione della Sagra del Carciofo di Sezze. Martedì scorso, presso i locali della biblioteca comunale di Sezze, l’amministrazione comunale ha incontrato associazioni culturali e commercianti della città per recepire istanze e pareri in merito alla programmazione di uno degli eventi enogastronomici più importanti per la città e per l’intera Regione Lazio. All’incontro, promosso dall’assessore alle attività produttive Giancarlo Siddera e dai presidenti delle commissioni Cultura e Attività Produttive Federica Fiorini e Marzia Di Pastina, hanno preso parte molti sodalizi e diversi commercianti. Per il Comune di Sezze la Sagra rappresenta un evento di notevole rilevanza turistico/culturale ed enogastronomica e valorizza uno dei prodotti più pregiati dell’agricoltura locale. La Sagra è anche l’occasione per accrescere l’offerta culturale e turistica della città e per questo si vuole fare bene e migliorarsi rispetto alle precedenti edizioni. La 51° Sagra del Carciofo di Sezze si terrà domenica 19 aprile in tutto il centro storico di Sezze. Nei prossimi giorni i promotori cercheranno di definire i dettagli della bella manifestazione, tenendo in considerazione anche le proposte delle associazioni locali e dei commercianti di Sezze. Si vuole, innanzitutto, rilanciare una kermesse dal punto di vista della qualità e non solamente rispetto alla quantità e alle presenze. La Sagra del Carciofo non deve essere e non deve diventare un mercatino improvvisato e la fotocopia di una fiera comune ma, al contrario, un evento tutto popolare e all’insegna della promozione del carciofo e delle nostre tradizioni setine.
Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo comunica alla città una notizia che potrebbe dare un senso agli incontri avvenuti tra l’attuale amministrazione comunale e la società Acqualatina. “Nella giornata odierna – scrive il sindaco sui social - siamo venuti a conoscenza che la preparazione dei lavori di risanamento della condotta adduttrice è in fase avanzata. Nello specifico sono stati appaltati i lavori alla ditta e sono in corso i rilievi di dettaglio per rendere il lavoro cantierabile ed è stata affidata la fornitura delle tubazioni di diametro 350 mm”. Sempre il sindaco afferma che i lavori potrebbero iniziare ad Aprile-Maggio 2020 per un costo complessivo di circa 800 mila euro. Inoltre sarebbero previsti altri interventi migliorativi della rete ed entro 15 giorni. I vari interventi sono il frutto dell'incontro avvenuto a ottobre 2018 fra l'Amministrazione Comunale e Acqualatina Spa, alla presenza del sindaco, del presidente del consiglio comunale Enzo Eramo , dell’assessore Antonio Di Prospero e dei consiglieri comunali Rita Palombi e Serafino Di Palma.In occasione di quell’incontro venne chiesto alla concessionaria del servizio di effettuare i lavori di risanamento dell'adduttrice che collega le Sardellane a Villa Petrara. Speriamo che sia arrivato veramente il momento della svolta. Ad oggi le lamentale per i disservizi sono l’unica certezza che si ha, con cittadini-utenti costretti a pagare bollette salate per servizi spesso scadenti.
Statua di San Lidano al Belvedere sì, statua di San Lidano al Belvedere no. Nelle more della convocazione del consiglio comunale per affrontare la vicenda del monumento “donato” da Don Massimiliano, si incomincia a delineare il quadro dei consiglieri comunali favorevoli e contrari. Dopo il consigliere di maggioranza Alessandro Ferrazzoli, nei giorni scorsi chiaro su facebook (voterò in maniera positiva per l’installazione –ha scritto sui social - solamente e qualora il Rup incaricato nonché P.O. dell’Ufficio Tecnico Comunale, Vincenzo Borrelli, emetta parere tecnico favorevole sulla delibera di consiglio). Pochi giorni fa anche il consigliere comunale Paride Martella si è espresso: “ Questa della statua di San Lidano da mettere al belvedere di Santa Maria è solo una dimostrazione di potere e di forza, a cui non sono interessato perché senza senso “. Tra un sì e un no c’è un forse, e, ad oggi, è rappresentato da Francesca Barbati, presidente della commissione Lavori Pubblici. L’iter dei lavori è passato sotto il suo naso ed è stato approvato direttamente dalla Giunta comunale senza alcun passaggio in commissione né tantomeno senza che venisse ascoltato in audizione il comitato promotore del monumento.
Quale è la tua posizione, considerando che nel merito sono mancati passaggi in aula e in commissione e solo dopo un accesso agli atti è stato sospeso il cantiere?
“Non sono convinta che questa opera dovrà passare per la mia commissione, siamo in attesa di leggere la delibera prodotta dal Rup. Fino a ieri le carte non erano ancora pronte per essere visionate e quindi credo che a brevissimo non sarà convocato alcun consiglio comunale”.
Voterai a favore o contro?
“Oggi non posso rispondere proprio perché non ho ancora letto cosa verrà portato in aula. Posso dire però che sono per una decisione che sia più condivisa possibile”.
La statua necessariamente al centro del Belvedere?
“Anche in un altro posto sempre a Santa Maria, ma ripeto non è il caso che la maggioranza si divida per questo. E’ mancata una discussione su questa vicenda e cercheremo ora di farla, ragionando tutti per trovare massima condivisione”.
il cantiere sospeso a Santa Maria
Il consigliere comunale Biancoleone Serafino Di Palma non molla. E' nel suo carattere. Già diversi anni fa aveva chiesto lumi sul futuro dell’ex campo di aviazione a Sezze Scalo, ed oggi è costretto a riaccendere i riflettori su una di quelle vicende che poi - speriamo di no – riserverà delle sorprese. Stiamo parlando di oltre 40 ettari di terreno dismessi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, restituiti all’agricoltura e rimasti fino ad oggi inalterati e salvaguardati dalla speculazione edilizia. A suo tempo il consigliere comunale Di Palma chiese ed ottenne una manifestazione di interesse da parte del Comune di Sezze ma poi a questa sembra non sia seguito più alcun atto. Cosa bolle in pentola? Proprio questa mattina, i consiglieri Di Palma, Martella e Moraldo, hanno protocollato una interrogazione nella quale interrogano il primo cittadino per essere messi a conoscenza di eventuali sviluppi della vicenda. “Facciamo presente che la Regione Lazio tramite la CDP Immobiliare – si legge nella interrogazione – sta riacquisendo al proprio patrimonio immobiliare i terreni dell’ex campo di aviazione di Sezze Scalo. Poiché questi terreni rappresentano un interesse straordinario per la nostra amministrazione comunale, vogliamo capire quali azioni si intendono mettere in campo per il miglio utilizzo di tali terreni”.
I terreni dell'ex campo di aviazione a Sezze Scalo
A 10 anni esatti dalla sua prima pubblicazione, il mito di Seth di Orazio Mercuri è stato scelto e ristampato dal Gruppo Albatros. Gli editori della casa editrice, quando hanno ricevuto il testo mercuriano, sono rimasti di stucco e, a sorpresa per l’autore, hanno deciso di pubblicare il libro e metterlo in vendita sul sito Albatros (è possibile acquistarlo, ovviamente, anche in libreria). Testo profondo, viscerale, che scava dentro l’Io dell’autore e di chi tenta l’impossibile: trovare se stessi. “l Mito di Seth – afferma Orazio Mercuri - è uno scritto che nasce dall’esigenza di condividere un’esperienza di pratica della meditazione, durata sette anni, avuta con i monaci buddhisti della tradizione theravada. L’uomo oggi non riesce più a trovare una motivazione profonda nella vita, non riesce a trovare uno scopo. Questo scritto vuole essere un contributo alla ricerca per trovare uno strumento che ci aiuti a trovare il nostro Mito. Seth. Seth scaturisce, in questo scritto, dalla parola Sethia, l’attuale città di Sezze dalla quale trae ispirazione dai luoghi, dai sibili. Città nelle medesime condizioni di degrado spirituale di tutte altre città. Città alla quale si voleva dare un Mito. Il Mito di Seth. Appunto. È un viaggio interiore. È un viaggio negli oscuri meandri dell’essere alla ricerca spasmodica “dell’occhio” che ci permette di individuare, di “vedere” il sentiero, alla ricerca del “cuore” che ci permette di “sentire” i cuori. È la lotta tra Titani. I nostri Titani che ogni giorno combattono atrocemente dentro noi stessi”. Complimenti caro Orazio.
L'autore
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Orazio Mercuri nasce a Bassiano (LT) il 4 Luglio del 1958 in un ambiente politicamente e culturalmente vivace. Ciò ha influito sulla sua formazione personale, portandolo ad una ricerca sempre più profonda della realizzazione del proprio “IO” interiore anche attraverso l’approfondimento esperienziale delle pratiche che derivano dagli insegnamenti della tradizione spirituale buddhista, durante le quali gli verrà attribuito dal Maestro Mario Thanavaro il nome di Ananda (Beatitudine Infinita). Oltre a ciò non ha mai smesso di coltivare le diverse vie espressive, quali il teatro come attore e regista e la scrittura di testi inerenti a tematiche diverse e attuali.
Diamo una mano all’amministrazione comunale, rendiamoci cittadini attivi, collaboriamo nella raccolta differenziata. I dati sconfortanti e le percentuali bassissime del Comune di Sezze devono spingerci a fare meglio e subito, anche in un’ottica di riscatto verso chi crede di essere più rispettoso dell’ambiente rispetto a noi. Oltre alla lotta agli incivili e alle denunce senza se e senza ma verso coloro i quali continuano a non rispettare i regolamenti per la raccolta differenziata, possiamo dare il nostro contributo essendo pratici e veloci nella selezione dei prodotti che dovranno essere conferiti. Non tutti sanno, infatti, che esiste una applicazione per Android, da scaricare gratuitamente su Play Store, dal nome Junker per la differenziata. Una applicazione semplice da usare e utile per differenziare meglio. Dopo averla scaricata sul nostro cellulare l’applicazione, Junker, ti aiuta a differenziare senza dubbi o errori i rifiuti domestici, perché riconosce ogni prodotto singolarmente dal suo codice a barre. Basta inquadrare il codice a barre stampato sull'imballaggio o scrivere la tipologia di rifiuto e Junker lo riconosce, lo scompone nei materiali che lo costituiscono e permette di smistare il rifiuto con facilità in base alla raccolta differenziata adottata al proprio Comune. Un modo semplice per imparare velocemente a conferire l’immondizia e non costringere gli operatori della SPL ad etichettare il prodotto conferito come errato. Basta veramente poco, basta un clic per facilitarci lo smistamento dei prodotti e permettere alla nostra comunità di crescere in percentuale di differenziata, perché non siamo peggiori di altri cittadini.
Altro...
Vittorio Bachelet, la lezione di un grande italiano
Scritto da Luigi De Angelis
12 febbraio 1980.
Università degli Studi “La Sapienza” di Roma – Facoltà di Scienze Politiche.
Vittorio Baschelet, professore di Diritto Amministrativo e Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha appena concluso la sua lezione ed esce dall’aula al pianterreno, intitolata ad Aldo Moro. In compagnia della sua assistente universitaria Rosy Bindi si dirige verso la scala che porta all’atrio rialzato. I due stanno discutendo tra loro, quando una donna, fingendosi una studentessa, raggiunge alle spalle Vittorio Bachelet, lo afferra con una mano e lo costringe a voltarsi. Partono i primi tre colpi di pistola tutti diretti al ventre del professore che cade a terra. Rosy Bindi urla, mentre la donna arretra. Si fa avanti un ragazzo giovanissimo che impugna anch’egli una pistola. Si china su Vittorio Bachelet e spara di nuovo. Un proiettile lo raggiunge alla nuca. È il colpo di grazia. Nella confusione che segue i due riescono a dileguarsi. Gli autori del delitto sono Anna Laura Braghetti e Bruno Seghetti, appartenenti entrambi alle Brigate Rosse, che rivendicheranno l’omicidio.
Le menti raffinatissime che decisero l’assassinio di Vittorio Bachelet e armarono la mano del gruppo di fuoco perseguivano una strategia chiara, avevano l’obiettivo di colpire al cuore e destabilizzare le istituzioni democratiche del nostro paese. Infatti dopo Aldo Moro, Vittorio Bachelet rappresenta la personalità con il più alto incarico all’interno dello Stato a cadere vittima del terrorismo brigatista.
Giurista e politico, Vittorio Bachelet era un cristiano autentico, convinto della forza del Vangelo che viveva e incarnava pienamente. Nella sua opera scientifica come giurista ha posto al centro della riflessione il rapporto tra società ed istituzioni, mosso dalla preoccupazione di scrivere i principi della Costituzione della Repubblica nel tessuto vivo del nostro paese. Questa convinzione profonda lo ha guidato nell’impegno come Vicepresidente del CSM, cercando di ricomporre le spaccature esistenti tra le diverse componenti dei magistrati e delle forze politiche e di favorire un percorso unitario nel superiore interesse dei cittadini, della giustizia e nel rispetto del pluralismo, il tutto in un momento storico assai particolare nel quale le istituzioni democratiche erano sotto attacco da parte del terrorismo brigatista e dello stragismo, opera degli apparati deviati dello Stato. A partire dalla strage di Piazza Fontana nel 1969, negli anni seguenti il nostro paese è stato attraversato da una scia di sangue, con bombe sui treni e nelle piazze in obbedienza a disegni criminosi rimasti in gran parte ancora oggi sconosciuti e indecifrati, con rapimenti, gambizzazioni, uccisioni di giudici e professori, giornalisti e esponenti delle forze dell’ordine, politici e sindacalisti e anche semplici cittadini. Ogni mattina ci si chiedeva a chi potesse toccare. Dopo le utopie e le speranze degli anni ’60, nel decennio successivo dunque l’Italia si ritrovò un paese profondamente lacerato e alla ricucitura di queste divisioni e contrasti fu rivolto l’impegno di Vittorio Bachelet, il quale difese le istituzioni, i diritti e le libertà dei cittadini, contrastando con fermezza quanti invocavano il pugno duro, la repressione e prospettavano la necessità di sospendere le garanzie costituzionali, convinto che la democrazia avesse radici forti e rappresentasse l’unica strada per sconfiggere l’estremismo e la violenza.
Vittorio Bachelet, oltre che un uomo delle istituzioni, è stato un padre di famiglia esemplare, un educatore che ha incarnato nel suo pensiero e nella sua azione i principi di libertà, solidarietà e responsabilità, una guida per il mondo cattolico, che ha unito l’esercizio quotidiano della laicità con l’obbedienza in piedi. Per molti anni è stato ai vertici dell’Azione Cattolica ed insieme ad altri ne ha ispirato e riscritto lo Statuto. In un intervista del 1979 Vittorio Bachelet, nel ribadire quanto già sostenuto nel 1965, spiega il significato della scelta religiosa che è il cuore stesso dell’identità dell’Azione Cattolica: “Di fronte a questo mondo che cambia, di fronte alla crisi di valori, nel cambiamento del quadro sociale e culturale, forse con una intuizione anticipatrice, o comunque con una nuova consapevolezza l’AC si chiese su cosa puntare. Valeva la pena correre dietro a singoli problemi, importanti, ma consequenziali, o puntare invece alle radici? Nel momento in cui l’aratro della storia scavava a fondo rivoltando profondamente le zolle della realtà sociale italiana che cosa era importante? Era importante gettare seme buono, seme valido. La scelta religiosa – buona o cattiva che sia l’espressione – è questo: riscoprire la centralità dell’annuncio di Cristo, l’annuncio della fede da cui tutto il resto prende significato. Quando ho riflettuto a queste cose e ho tentato di esprimerle ho fatto riferimento a S. Benedetto che in un altro momento di trapasso culturale trovò nella centralità della liturgia, della preghiera, della cultura il seme per cambiare il mondo, o – per meglio dire – per conservare quello che c’era di valido dell’antica civiltà e innestarlo come seme di speranza nella nuova. Questa è la scelta religiosa”. Vittorio Bachelet aveva ben chiaro che il Concilio Vaticano II aveva gettato il seme per una Chiesa rinnovata, in cui profezia e carità dovevano essere vissute e incarnate con radicalità per dare risposta al disagio e alla domanda di idealità che saliva dalla società. E questo lui ha fatto per tutta la sua vita unendo mitezza e semplicità ad una lucidità di giudizio senza eguali e ad un rispetto assoluto per tutti.
Sono trascorsi quarant’anni da quel tragico 12 febbraio 1980. In tanti, soprattutto tra i più giovani, non conoscono Vittorio Bachelet, la sua vicenda personale, il suo impegno nella Chiesa, nell’Università e nelle istituzioni, ma le sue parole e le sue intuizioni sono di una attualità sconvolgente.
La furia brigatista ha privato l’Italia degli uomini migliori, ma non tutto è perduto. Sta a noi raccogliere il testimone, facendo nostro l’insegnamento di Vittorio Bachelet e portando avanti la sua lezione culturale e di vita per costruire un paese più giusto, libero e solidale.
Crollo delle nascite. Un paese sempre più vecchio
Scritto da Vincenzo Mattei
L'Istat (istituto nazionale di statistica) ha registrato in Italia, nell'anno appena trascorso, un crollo delle nascite. Un trend negativo che colloca il nostro bel Paese in fondo alle graduatorie europee. Mai così poche nascite! Su 100 persone che muoiono, nascono solo 67 bambini. Un Paese sempre più vecchio. Non si fanno più figli. Le culle sono sempre più vuote. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sentito il dovere di lanciare un allarme sociale oltre che demografico:" Il tessuto sociale del nostro Paese si indebolisce sempre di più e se non si inverte la tendenza si rischia il declino". Non è così negli altri Paesi europei: in Francia e in Germania, ad esempio, dopo una fase di rallentamento, aumenta la natalità. Anche da noi, negli anni '60, si registrò un baby-boom. Avere figli costituiva un valore sociale, era il coronamento dell'unione familiare, una ricchezza in tutti sensi. Appena sposati si aspettava con ansia e trepidazione la prole. Per non parlare, poi, di qualche decennio fa, quando i contadini, che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione, facevano tanti figli perché avevano bisogno di braccia per lavorare, mettendo purtroppo persino in conto un'alta mortalità infantile. Oggi non è più così: è cambiato profondamente il modello e il sistema sociale di vita. Le giovani generazioni fanno fatica a trovare sistemazione e a sposarsi. La mancanza di lavoro sicuro e di speranza per il futuro sono un forte deterrente. Molti di loro emigrano dal Sud verso il Nord e verso Paesi stranieri. La fertilità, infatti, sta scendendo, in particolar modo, nel Meridione della Penisola. Ciò dimostra l'urgenza di creare nuova e moderna occupazione. La società dei consumi, poi, che spinge tutti noi alla ricerca spasmodica del benessere e del divertimento, ha ridotto spazio e tempo da dedicare ai figli. Facciamo meno figli, uomini e donne, perché siamo perennemente affannati alla cerca di lavoro sicuro, da un lato, e di evasioni e distrazioni varie dall'altro. Perché ci stiamo abituando a non avere altre preoccupazioni all'infuori di noi. Perché siamo sempre meno avvezzi all'impegno e al sacrificio. Allevare e crescere i figli, oltre che una delle attività più naturali di ogni essere vivente, è una magnifica esperienza, ma costa fatica. Eppure in tutti i discorsi e in tutte le salse mettiamo al centro la famiglia: tutti lo dicono ma pochi lo fanno. Occorre ricreare le condizioni di fiducia e di speranza nel futuro; occorre creare le condizioni affinché si realizzi un welfare familiare, con servizi gratuiti e universali fin alla nascita; occorre garantire alle donne sicurezza del posto di lavoro e protezione assicurativa e contributiva in tutto l'arco della crescita del bambino, parità di opportunità e di condizioni salariali. Ma occorre anche più disponibilità e più coraggio da parte nostra nell'affrontare la vita rendendoci conto che i figli sono il bene più prezioso della nostra esistenza. Altrimenti, inesorabilmente, diventeremo come gli alberi senza frutti e, quando mettiamo al mondo i figli, facciamo ricadere quasi interamente sulle spalle dei nonni il peso e l'educazione di essi. Quei nonni che avevano sognato e messo in conto l'affetto e la dedizione per i loro nipotini... ma non a tempo pieno e h24!
Mentre il Comune di Bassiano esulta per l'81% di raccolta differenziata raggiunta nel mese di gennaio, il Comune di Sezze profonda ad un 18,10 %, stando agli ultimi dati del dicembre scorso diramati dall’Istituto Superiore di Sanità. Sezze in penultima posizione tra i comuni della Provincia davanti alla sola Isola di Ponza (3,5%) – come ha ricordato recentemente il collega Emanuele Coletti di Latina Tu - dove, al danno d’immagine, si aggiunge anche quello economico: i sezzesi, infatti, assieme a quelli di Ventotene (28%), Latina (23%) e Ponza, dovranno pagare in bolletta alla Provincia il massimo di aliquota aggiuntiva, pari al 5%. Sollecitato e preoccupato, proprio ieri sera, il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo ha lanciato un appello disperato ai cittadini, chiedendo collaborazione nel conferimento dei rifiuti. “Cari cittadini, il comune di Sezze deve necessariamente mettersi al passo con gli altri paesi della Provincia e Regione e raggiungere il 67% di differenziata. Purtroppo oggi – ha scritto il sindaco - siamo ad una percentuale molto bassa e lontana dall'obiettivo. È, quindi, necessario che ogni cittadino si impegni a differenziare in modo corretto così da avere effetti positivi sia dal punto di vista ambientale che economico. Il giorno in cui si conferisce l’indifferenziato– chiarisce il sindaco – le buste devono contenere solo, ed esclusivamente i rifiuti che non possono essere differenziati: non devono contenere carta, plastica, vetro, alluminio e organico che sono oggetto di raccolta in altri giorni della settimana. Se gli operatori capiscono che il conferimento è errato – aggiunge ancora Di Raimo - la busta non viene ritirata e viene posizionato l'adesivo con la scritta ..."Separare i rifiuti". Molti cittadini erroneamente conferiscono solo i giorni dedicati all’indifferenziata mischiando rifiuti di diverso tipo e vanificando gli sforzi di quanti si impegnano ad una corretta differenziazione”. Raccomandazioni giuste e sacrosante ma c’è anche da dire che, molto spesso, mentre i cittadini che pagano la tassa sui rifiuti ce la stanno mettendo tutta, altri, molto probabilmente “invisibili” ai registri della SPL, continuano a non rispettare regolamenti, vanificando e danneggiando l’impegno altrui. Mancano controlli e rispettive sanzioni, oltre che un vero censimento degli utenti residenti a Sezze.
Rifiuti nelle campagne di Sezze
Giovedì 13 febbraio scorso, nell'ambito del progetto "Plastic Free" realizzato nell'I.C. Pacifici Sezze-Bassiano grazie all'interesse del Dirigente Scolastico dott.ssa Fiorella De Rossi, sono state distribuite le borracce per l'utilizzo dei distributori automatici di acqua, già installati in tutti i plessi del nostro istituto, a cura della Bioservizi Srl che ne ha donato una per ogni utente della scuola: bambini, ragazzi, docenti, personale ATA. I contenitori riutilizzabili, che andranno a sostituire progressiamente le bottigliette di plastica, sono stati consegnati nei plessi di Sezze e di Bassiano. Nella scuola secondaria di primo grado di Sezze, la distribuzione delle borracce è avvenuta in conclusione di un intervento del consulente commerciale Paolo Puliafico che ha spiegato ai nostri ragazzi, in modo semplice e chiaro, l'importanza e la necessità di tale iniziativa. Dopo una breve introduzione musicale al pianoforte, a cura della prof.ssa Federica Simonelli, il relatore ha coinvolto gli alunni con l'ausilio di presentazioni, immagini, video e li ha resi parte attiva dell'iniziativa, ascoltandoli e permettendo loro di esprimere il proprio punto di vista in un continuo confronto tra le parti. Hanno partecipato all'evento anche alcuni genitori, soddisfatti per lo svolgimento della mattinata. Nella scuola primaria di Bassiano le borracce sono state distribuite alla presenza del primo cittadino Domenico Guidi e del vicesindaco Giovanna Coluzzi in rappresentanza dell'amministrazione comunale, sempre molto attenta e partecipativa nei confronti delle iniziative della nostra scuola.
Alcuni momenti della distribuzione delle borracce a Sezze e Bassiano