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Mercoledì, 27 Maggio 2020 05:44

Barriere architettoniche e mentali

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La Giunta comunale di Sezze, presieduta dal sindaco Sergio Di Raimo, ha approvato ieri una delibera per venire incontro alle attività commerciali di Sezze. La Giunta infatti ha ritenuto opportuno, in questa fase di emergenza sanitaria e crisi economica, non far applicare alle imprese di pubblico esercizio (che presenteranno domanda) il pagamento della tariffa istruttoria di 80 euro al fine di non gravare ulteriormente sui carichi economici viste le già critiche condizioni in cui versano i commerciati a causa del Covid19. Le domande dovranno essere presentate fino al 31 ottobre. Sul sito del Comune di Sezze sono già disponibili gli allegati richiesti. Fino al 31 ottobre, come decreto regionale, gli esercizi commerciali sono anche esonerati dal pagamento della tassa di suolo pubblico, sempre con il fine di promuovere la ripresa. Un provvedimento questo utile soprattutto per evitare assembramenti all’interno dei locali.

Martedì, 26 Maggio 2020 06:49

Allinea-Menti

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Lunedì, 25 Maggio 2020 12:59

La Marducata

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La Marducata                

 

Passeggiando zitta zitta

Incontri lei che ha la stizza

E’ Sezzese e assai superba

Che non le entra un filo d’erba.

Alza il naso, è impettita

Vuole vincer la partita.

Ha un pensiero controverso

Che ti guarda di traverso,

non vuol porgerti il saluto

perché a lei tutto è dovuto!

Quando, allora, lei ormai crede

Che il mondo cade al suo piede

Tira dritto da insolente

Perché nulla è per lei la gente.

Ma spiazzante è il tuo saluto

Che ridà parola ad un muto!

 

 

Nasce la nuova rubrica satirica "La Burla Setina", un contenitore che ospiterà vignette e poesie e/o detti in dialetto o in lingua italiana di attualità e politica locale. La satira se non è offensiva e denigratoria è sempre stato il condimento della democrazia. In questa sezione pubblicheremo vignette e/o caricature su temi di attualità della nostra città. La redazione pubblicherà anche il materiale non ritenuto offensivo né volgare inivato dai nostri lettori all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”. (Giovanni Falcone)

Ci sono silenzi che sono macigni insopportabili.

Ci sono silenzi che rivelano disinteresse, disimpegno, calcolo e complicità.

Ci sono silenzi che anestetizzano e desertificano le coscienze.

Ci sono silenzi che sovvertono principi e valori, travisano il giusto con l’ingiusto, presentano il male come bene, la disonestà e l’abuso come rettitudine e moralità.

Ci sono silenzi che delegittimano più di accuse, calunnie e maldicenze.

Ci sono silenzi che uccidono e lo fanno lentamente, non con la violenza brutale delle armi ma con l’isolamento, l’emarginazione, il costringere a combattere in solitudine battaglie che dovrebbero appartenere a tutti.

Ci sono parole taciute che generano silenzi assordanti e smarrimento.

Mafia è una parola pronunciata raramente in questi nostri tempi difficili. È una assenza non meramente terminologica ma troppo spesso di responsabilità e impegno, racconta inettitudini, insensibilità, abdicazioni, capitolazioni, palesa in alcuni casi mescolanze, contiguità e complicità intollerabili. Tanti, troppi che occupano scranni e posizioni di comando nell’economia, nella politica e nelle istituzioni tralasciano di pronunciarla, tacciono e la mafia, pervasiva e implacabile, divora indisturbata vite e futuro, assoggetta territori e persone, distrugge risorse e benessere.

La mafia prolifera nel silenzio e grazie al silenzio, fa affidamento su adepti, protettori, infiltrati e pedine, giovandosi di riconoscenti e debitori per favori concessi e opportunità elargite, su politici conniventi e collusi cui garantisce consensi, carriere e potere o indifferenti per codardia e quieto vivere, rapidi a voltarsi dall’altra parte, a far finta di non vedere, a evitare di prendere posizione pur di non mettere in discussione se stessi e i ruoli occupati, su imprenditori pronti a scendere a patti, ad accettare di condividere con essa affari e progetti pur di assicurarsi tranquilli guadagni, su quanti vivono ai margini e nella disperazione, impossibilitati a costruirsi un domani libero dai bisogni e abbandonati da uno Stato incapace di offrire risposte adeguate, su quanti si lasciano allettare dal vivere comodo, ossequiati e temuti.

Il silenzio è dunque l’alleato primario della mafia, la quale si serve per prevalere della prepotenza, dell’ingiustizia e della corruzione esercitati su comunità impaurite e asservite, con un senso di appartenenza sgretolato e dalla dignità oltraggiata, lasciate in balia di un potere abusante, fondato su regole di casta e clientelismo che creano una società divisa in oppressori ed oppressi, dove tutti sono tra loro irriducibili nemici al di là dell’apparenza, domina l’illegalità e prevale la legge del più forte.  

La parola è il più grande nemico della mafia se impiegata per svelarne intrighi e misfatti, se è strumento di conoscenza e condivisione capaci di aprire orizzonti, sconvolgere equilibri e abbattere consuetudini incancrenite, se si fa veicolo della cultura della legalità per combattere i comportamenti illeciti, da quelli in apparenza più piccoli e marginali come non mettere il casco in moto o buttare la carta per terra, a quelli più importanti come l’estorsione, la corruzione, il traffico di droga, per ricostruire il senso dell’essere comunità fondata sulla giustizia e sulla consapevolezza di ognuno di essere titolare di diritti e doveri. La mafia prospera dove l’illegalità è considerata normale, una abitudine consolidata, può contare sull’indifferenza e sulla complicità diffusa. Una collettività dominata dall’illegalità non sarà mai libera di progredire ma finirà sempre soverchiata dalla prepotenza di chi gestisce il potere.

Non mi fanno paura le parole dei disonesti, ma il silenzio dei giusti” diceva Martin Luther King e dalla verità di queste parole dobbiamo ripartire se vogliamo insieme combattere la mafia e bonificare il substrato culturale e sociale in cui prospera. Per sconfiggerla occorrono l’onestà, la competenza e la tenacia di tutti, specialmente di quanti ricoprono ruoli e funzioni all’interno delle istituzioni, la capacità di ognuno, come diceva Giovanni Falcone, semplicemente di compiere il proprio dovere. 

Giovanni Falcone non ha mai taciuto, né si è mai mostrato condiscendente di fronte all’illegalità, ma ha esercitato pienamente il proprio ruolo di cittadino e magistrato, lottando contro mafia senza indietreggiare, senza lasciarsi intimorire nonostante i gravi rischi cui esponeva se stesso e i propri familiari, animato da uno straordinario spirito di servizio verso le istituzioni democratiche. È stato tra i primi ad identificare Cosa Nostra come un’organizzazione parallela allo Stato, unitaria e verticistica, in anni in cui ne veniva persino negata l’esistenza e i crimini commessi erano ritenuti conseguenza dei conflitti tra bande criminali comuni contrapposte. La sua intelligenza, il suo rigore investigativo, i suoi innovativi metodi di indagine, divenuti un modello a livello internazionale, la sua capacità di guidare il pool antimafia hanno permesso d’infliggere per la prima volta un colpo durissimo alla mafia, con condanne confermate fino in Cassazione e aprire una fase nuova nella lotta contro la criminalità organizzata. Nella strage di Capaci ha pagato con la vita il suo impegno e il suo coraggio, insieme a sua moglie Francesca Morvillo e agli agenti della sua scorta.     

Giovanni Falcone ci ha lasciato l’esempio di un uomo dello Stato che per lo Stato si è battuto fino alla fine, non senza dolore, amarezze, accuse, rinunce ma certamente senza clamore, con grandissima dignità e, lui sì, con onore.

 

 

 

Mancano due anni alle comunali e, come spesso è accaduto in passato, la politica locale inizia molto prima ad oliare gli ingranaggi politico-elettorali. Se non si hanno certezze sulla ricandidatura del sindaco Sergio Di Raimo nella compagine del centrosinistra di Sezze, sempre più frequenti e insistenti sono però i rumors sulla nascita di una grande coalizione civica per riprendere in mano il progetto interrotto bruscamente a causa della sfiducia all’ex sindaco Lidano Zarra. Sulla falsariga del progetto civico del 2003, pare che ci siano dei movimenti in atto per riorganizzare una idea di città diversa rispetto a quella che si sta evidenziando oggi. Ex, ma soprattutto nuovi volti della politica e della società civile intendono proporsi come alternativa al governo locale. In cantiere ci sarebbe un progetto civico rivoluzionario, a favore di una città a misura d'uomo e bambino, libera da velleità e imposizioni, e soprattutto svincolata da accordi pre-elettorali ciechi e dannosi per la città. La base del nuovo progetto civico sembrerebbe essere stato già fondato ma in sordina e senza clamorosi tributi al mondo social. I fondatori starebbero iniziando capillarmente a raggiungere simpatizzati e quello che considerano il nuovo elettorato. Vedremo se si tratta di un progetto che a breve si concretizzerà o se resterà solo nella fantasia dei fondatori. Per il momento top secret!

 

 

Il sindaco di Sezze con decreto n° 15 del 20 maggio scorso ha nominato vice-segretario generale comunale il dott. Lidano Caldarozzi, capo della Polizia locale e responsabile della Protezione Civile, nonché dirigente dei servizi sociali. Caldarozzi dovrà coadiuvare il Segretario Generale e sostituirlo nei casi di vacanza, assenza o impedimento. Il comandante Caldarozzi subentra a questo incarico a Piero Formicuccia, collocato a riposo dal 1 febbraio scorso. Nelle premesse il primo cittadino intende assicurare così “una maggiore efficacia ed efficienza all’azione amministrativa legata alle funzioni del Segretario Generale Clorinda Storelli".

 

Alcune decisioni sono di difficile comprensione, sembra che ci sia la volontà di disorientare il cittadino. Un nota del funzionario responsabile PO del Comune di Sezze avvisa i cittadini che riaprirà anche il mercato settimanale di Sezze. L'avviso è stato pubblicato sul sito del Comune di Sezze. Il mercato settimanale del sabato, sospeso a causa dell’emergenza Coronavirus, riprenderà infatti il normale funzionamento con le diverse tipologie merceologiche dal giorno 23 maggio 2020. "Gli operatori e i cittadini - fanno sapere dal Comune di Sezze - sono tenuti al rispetto delle disposizioni del DPCM 17/05/2020 e dell’Ordinanza Regionale numero Z00041 del 16/05/2020, contenente le linee guida per la riapertura delle attività produttive, approvate e condivise dalla Conferenza Stato Regioni". A Sezze quindi riapre il mercato settimanale dove sono quasi inevitabili gli assembramenti ma resta chiuso il cimitero, o meglio per andare a fare visita ai cari defunti bisogna ancora prenotarsi. Unica estensione alle misure anti-contagio quella dell'apertura domenicale dalle ore 10 alle ore 12,30. Strano ma vero. Al mercato dove i clienti si affollano e dove sarà impossibile mantenere le distanze è stata decisa una riapertura totale, mentre al cimitero dove ognuno, singolarmente o a coppia, andrà a visitare la tomba del proprio caro, no. La riapertura completa è prevista tra dieci giorni, il 1 giugno, giorno in cui non servirà più prenotarsi. Decisioni veramente incomprensibili, senza una logica apparente. Chissà perché...

E’ passato un anno esatto dalla nascita ufficiale del Comitato “murodellatèra”. Il 20 maggio del 2019 gli aderenti al comitato spontaneo inviavano una lettera aperta al sindaco e alle massime cariche istituzionali della città per chiedere la sospensione dei lavori avviati per la realizzazione del monumento di San Lidano. Da pochi giorni infatti nel Belvedere di Santa Marisa di Sezze era stato realizzato uno scavo molto profondo e da lì a poche ore, lavorando anche sotto la pioggia, gli operai della ditta incaricata realizzeranno il primo basamento in cemento armato e l’armatura di tutta l’opera voluta da Don Massimiliano Di Pastina. A distanza di un anno ripubblichiamo integralmente il testo della lettera che venne spedita il 20 maggio di un anno fa, una lettera dove il Comitato aveva già delineato quelli che sarebbero stati poi i successivi passaggi, i timori, le richieste e l'assenza di partecipazione e condivisione fatta notare da autorevoli esponenti del mondo politico e culturale. Tutti appelli, ad oggi, caduti nel vuoto.

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Ecco il testo integrale della lettera

 

 

            Gentile Sig. Sindaco, siamo un neonato Comitato spontaneo di cittadini che ha a cuore la tutela del paesaggio e dei beni pubblici del paese in cui sono nati e vivono. Le chiediamo fin da subito di fare in modo di ritirare, attraverso gli uffici competenti e gli organi di Polizia municipale, in autotutela, il permesso concesso per la realizzazione del monumento riferito in oggetto.

            Del tutto recentemente, non appena siamo venuti a conoscenza dell’inizio lavori per aver visto il cantiere presso il Belvedere di Santa Maria, ci siamo costituiti informalmente per provare a non consentire l’ennesimo deturpamento del patrimonio urbanistico e paesaggistico che si sta perpetrando da anni a Sezze.

            Leggendo la cartellonistica esposta sul cantiere già avviato, e vedendo l’enorme buca appena scavata, abbiamo scoperto inoltre che non si tratta di un lavoro pubblico con committente il Comune di Sezze, bensì a cura di un concittadino, Don Massimiliano Di Pastina.

Approfondendo la questione nei giorni successivi attraverso la consultazione degli atti di Giunta sul portale internet del Comune di Sezze, sezione albo pretorio, siamo venuti a conoscenza che in data 1.6.2018 (Reg. n. 92), la Giunta, riunita presso la residenza municipale, ha deliberato, con voto unanime di tutti gli assessori, alla presenza del Segretario comunale dr.ssa Falso Daniela, di “prendere atto della proposta di donazione (riportato in premessa della deliberazione, su cui torneremo), di accettare la donazione stessa con l’acquisizione del bene al patrimonio dell’Ente, di demandare ogni atto  conseguenziale ai responsabili competenti, di dichiarare la presente deliberazione immediatamente esecutiva ai sensi dell’art. 134, comma 4, del T.U. n. 267/2000”.

Con successivo passaggio di giunta dell’8.6.2018, è stato precisato che “Don Massimilano Di Pastina rimarrà l’unico proprietario della scultura di San Lidano”. Anche questo è un aspetto che ci lascia a dir poco basiti.

Da giugno 2018 a maggio 2019 il Comune di Sezze non ha mai ritenuto doveroso rendere pubblico il progetto, né con avvisi di stampa né con auspicabili passaggi in Consiglio Comunale, le cui sedute sono riprese e trasmesse su canali internet, per cui qualcuno tra i cittadini sarebbe venuto a conoscenza ben prima dell’inizio lavori dell’operazione, avviati il 9 maggio 2019.

Sembrerebbe trattarsi quindi di una “donazione” di un privato cittadino, ancorché sacerdote e direttore dell’Archivio Capitolare della Cattedrale di Sezze e del Museo diocesano d’Arte Sacra di Sezze, che in una lettera del 12 Aprile 2018 ha chiesto “l’autorizzazione a realizzare un monumento con scultura bronzea di San Lidano (non ci è stato possibile vederla in bozza, né conoscerne lo stile o il nome dell’autore ma alta 1,8 m. da collocare su un basamento di 1 m. di altezza - per un impatto totale di circa 2,8 m in altezza) in Piazza Duomo, su area pubblica, sulla base di un progetto a firma dell’Architetto Ferruccio Pantalfini depositato presso il settore tecnico”.

Di seguito, nel primo atto di giunta del 1.6.2018 sono riportati una serie di passaggi istituzionali per acquisizione dei pareri, tra cui ci preme segnalare per solerzia quello rilasciato, e favorevole, dalla Soprintendenza di Latina in data 24 aprile 2018, a fronte di una richiesta trasmessa ufficialmente dall’Ente comunale in data 23 Aprile 2018, cioè il giorno prima.

Orbene, non sta a noi valutare la compiutezza dell’approfondimento tecnico del progetto a cura della Soprintendenza competente chiamata ad esprimere il parere di Legge, per documentazione che risulta acquisita, esaminata e rilasciato il parere in un solo giorno. Facciamo notare che non essendoci nel caso in questione nessuna urgenza di realizzazione del progetto trattandosi di un’opera ex-novo, non di lavori di consolidamento di un’opera preesistente, la subitanea risposta della Soprintendenza ci appare anomala.

Inoltre, ci preme sottolineare un aspetto, non sufficientemente chiarito nella richiesta formalizzata dal committente, ma inserita nella relazione tecnica allegata al progetto.

Infatti, solo leggendo la sopra citata relazione, emerge violentemente (suffragata dalla prova ex-visu dell’area cantiere ora operativa) che l’area in cui sarebbe stata posta la statua è sì in Piazza Duomo, ma non accanto all’entrata della Cattedrale di S. Maria o nei pressi dell’ingresso verso l’area interna della Canonica e del locale Museo Diocesano, come sarebbe stato forse più consono e con minor impatto urbanistico e paesaggistico.

Ebbene no! Il progetto prevede che la statua del co-Patrono della nostra città sarà collocata proprio al centro dell’area prospiciente il più bel “belvedere” tra i paesi dei Monti Lepini (ci sia consentito un po’ di sano campanilismo) che affaccia direttamente sulla Pianura Pontina. Un’opera ad alto impatto spaziale, alta in totale 2,8 m dal livello della pavimentazione, che renderebbe quel luogo non più lo stesso. Inoltre è previsto, con un secondo lotto di lavori (non ancora definito nella tempistica) che al momento non risulta finanziato dal committente della statua né da altri fondi all’uopo accantonati da codesto Ente o da altri: un restiling dell’intera area pedonabile con un progetto di lavori già definito ed allegato alla prima richiesta.

Non si tratta quindi semplicemente di una statua da collocare in Piazza Duomo, ma di un vero e proprio obnubilamento della libera visuale del “Muro della tèra” (così chiamiamo quel luogo noi sezzesi), lo spazio libero ed infinito verso l’orizzonte, fino al mare e alle isole Pontine, che sorprende ed affascina tutti i visitatori della piazza. Sarà capitato anche a Lei, Signor Sindaco, di accompagnare qualche amico forestiero in quella piazza, che attratto inizialmente dalla bianca ed antica facciata del Duomo (ahimé deturpata anch’essa da una colata di cemento messa a ricoprirne il tetto) si sarà accorto all’improvviso, voltando lo sguardo verso destra, dell’infinito libero spazio che dona la visuale verso l’orizzonte e che nelle giornate serene rallegra il cuore.

Per noi sezzesi quello spazio è molto di più di un largo calpestabile, di un marciapiede; ognuno ha ricordi legati a quell’affaccio ogni volta sempre più sorprendente. Ci sono storie, aneddoti, poesie dialettali e memorie intime che hanno visto quello stesso spazio occasione di riflessione e contemplazione, magari dopo matrimoni e funerali dei propri cari, come luogo ideale che nel cuore è rimasto a molti sezzesi. Forse (lo diciamo con dolore) quello è l’ultimo luogo incontaminato e non deturpato da orpelli e suppellettili architettoniche che è rimasto a Sezze, di un valore naturalistico e paesaggistico inestimabile. Peraltro, proprio nello spazio sottostante a quell’area, oggi difficilmente raggiungibile e in stato di abbandono, ci sono delle grotte ad alta volta che contenevano ossari della cattedrale ed altre strutture antiche.  stato tenuto in debito conto anche questo aspetto, di valore storico, archeologico e statico, nei pareri tecnici emessi per il lavoro in questione?

Questo è il valore che vogliamo proteggere, non di una semplice polemica si tratta. Quel bene è di tutti e di nessuno in particolare, nessuno dovrebbe pensare di posizionarci una statua propria, seppur dedicata ad un Santo. Sì, uno spazio vuoto, uno slargo con affaccio mozzafiato che a nessuno dovrebbe essere consentito poter deturpare, riducendo di fatto l’impatto del punto di vista unico. Non si tratta tanto di non voler concedere uno spazio alla statua del Santo protettore Lidano (che peraltro è rappresentato e onorato da un’antica statua lignea e da un busto d’argento con reliquie nell’adiacente Cattedrale, sotto il cui altare maggiore riposano – forse dimenticate – i resti del Santo). Né si tratta di una posizione pregiudizialmente antireligiosa o contraria alla tradizione e devozione cittadina. Avremmo avuto lo stesso da ridire se nello stesso posto fosse stata intenzione di qualche mecenate collocare una statua di un eroe della Patria o di altro concittadino illustre del passato, anche laico.

Non vogliamo neanche sospettare alcunché sul perché si sia accettata una tal donazione “all-inclusive”, pensata altrove, blindata e basata non su iniziativa popolare ma sull’idea di un unico cittadino, forse in cuor suo benefattore, che non possiamo condividere e accettare acriticamente (come sembra aver fatto la Giunta, non prevedendo neanche un passaggio in Consiglio Comunale, pur essendo prevista la concessione di uno spazio pubblico) perché ad alto e negativo impatto sull’urbanistica della piazza e sul luogo chiamato belvedere. Ci sentiamo di batterci per quel belvedere, spazio unico e da tutelare strenuamente, nel rispetto del valore incommensurabile del bene e della pace interna che lo sguardo regala all’osservatore, chiunque esso sia.

A voi amministratori di oggi, noi cittadini di oggi chiediamo di tutelare quel luogo, quello spazio (magari trovando invece donazioni e/o fondi per manutenerlo e renderlo fruibile in sicurezza), quello sguardo verso la pianura che non ha prezzo e che abbiamo il dovere di lasciare ai cittadini che verranno, ai sezzesi del III millennio, ed ai potenziali turisti del futuro.

Sarebbe un vero peccato continuare nel percorso già avviato e completare i lavori.

Non si può disperdere un patrimonio di così alto valore e memoria solo per il capriccio o la santa idea (dipende dai punti di vista) di un privato committente, che peraltro pare rimanere comunque proprietario della statua seppur insistente e stabilizzata su luogo pubblico. In quello stesso spazio, forse anche San Carlo si sarà affacciato a contemplare l’orizzonte, a trovare risposte all’inquietudine umana che lo portò alle scelte radicali e alla vocazione religiosa.

Lo chiediamo a Lei signor Sindaco, lo chiediamo a tutte le Autorità in indirizzo.

Prima che sia troppo tardi e che quella statua possa diventare oggetto contrastato di devozione e/o denigrazione, con indubitabile deturpamento del “Muro della tèra”, recando disonore a voi amministratori pro-tempore - eletti a tutela dei valori di questa comunità-, e a noi cittadini che non abbiamo fatto sentire alto e forte il grido del popolo impoverito di un bene pubblico unico: fate in modo di ritirare, in autotutela, le disposizioni che hanno consentito l’avvio di quei lavori e lasciate l’intera area così com’è da tempo immemore.

In caso contrario, comunichiamo fin d’ora l’intenzione di intraprendere ogni azione di coinvolgimento e partecipazione popolare, di comunicazione pubblica e di percorso legale (tra cui il ricorso al Referendum previsto dall’Art. 37 dello Statuto Comunale), che possa interrompere l’iter già avviato e/o restituire in seguito la fruizione dello spazio a tutti coloro che vorranno continuare a farsi sorprendersi da quella visuale mozzafiato e stazionare lì per qualche minuto.

Sezze, 20 maggio 2019

Il Comitato spontaneo “Muro della tèra”