Il diritto di respirare di George e la pandemia del razzismo
Scritto da Luigi De Angelis
“Essere nero negli Stati Uniti non dovrebbe equivalere a una sentenza di morte” (Jacob Frey, sindaco di Minneapolis – Minnesota).
L’omicidio di George Floyd da parte di Derek Chauvin, Ufficiale della Polizia di Minneapolis, occupa da settimane le pagine dei giornali, i notiziari televisivi, ha vasta eco sui social. George Floyd è l’ultimo di una lunga lista di cittadini afroamericani uccisi dalla polizia, come Eric Garner soffocato durante un tentativo di arresto a State Island, New York, Philando Castile ucciso vicino a Minneapolis e segue altri casi di violenza contro persone di colore, come Ahmaud Arberi, morto a Brunswick, nel sud della Georgia, per le ferite da arma da fuoco riportate mentre cercava di scappare da due uomini, padre e figlio, che lo avevano inseguito mentre faceva jogging.
Secondo Amnesty International la polizia USA commette frequenti violazioni dei diritti umani. Tra i 25 e i 29 anni l’arresto è la sesta causa di morte per gli uomini. Un afroamericano ha il triplo delle probabilità di essere ucciso rispetto a un bianco e il doppio rispetto a un latinos. Nel 2019 sono state 1099 le persone uccise dalla polizia e numerosi gli episodi di ricorso inutile, eccessivo e illegale alla forza. Negli USA mancano norme regolanti l’attività della polizia coerenti con il Diritto Internazionale, per il quale l’uso della forza è legittimo solo come estrema ratio e come risposta a una minaccia immediata alla vita di altre persone. I controlli di polizia avvengono seguendo le indicazioni del Racial Profiling, per il quale il fattore etnico unito ad altri elementi induce a sospettare le persone e a reagire a prescindere dai dati oggettivi: in autostrada un bianco corre in auto perché ha fretta di andare a lavoro, uno di colore perché ha compiuto una rapina e sta scappando. Assurdo ma è così. La diffusione incontrollata delle armi, infine, fa si che la polizia non sa se il fermato è armato, è condizionata dalla paura di reazioni violente e numerosi agenti rimangono uccisi.
La morte di George Floyd è divenuta un caso politico. Immediatamente è partita una campagna spontanea di attori, cantanti, personaggi pubblici e sportivi contro il razzismo, la segregazione e gli abusi della polizia. Cortei e proteste pacifiche hanno invaso le città americane e sono culminate nella grande marcia di Washington. A manifestare sono gli afroamericani, i più prossimi alla vittima, ma anche bianchi, latinos, donne e esponenti delle minoranze. Negozi assaltati e saccheggi sono fatti gravi, ma si è trattato di episodi isolati, opera di gruppi radicali, di profittatori e di suprematisti bianchi, estremisti di destra intenzionati a fomentare i disordini nel folle tentativo di scatenare la guerra civile e costruire una nazione razzialmente pura, come ha confermato il Procuratore Generale William P. Barr, dai quali ultimi non ha mai preso le distanze il Presidente Trump, che con i suoi interventi sui social, il suo brandire blasfemo Bibbia e fucile esacerba le tensioni interrazziali nella speranza di lucrarne elettoralmente. Importanti esponenti repubblicani si sono dissociati da Trump. L’ex capo del Pentagono, il generale James Matthis, lo ha accusato di violare la Costituzione quando ha ipotizzato l’uso dell’esercito contro i dimostranti. In molte città i poliziotti, come lo sceriffo di Flint Chris Swanson, hanno solidarizzato con i manifestanti, rifiutandosi di sostenere a priori i colleghi picchiatori e assassini. L’irrisolta questione razziale, soprattutto nel Middle West, si è saldata a diseguaglianze, precarietà, perdita di diritti e svuotamento della democrazia, fattesi insostenibili con la pandemia, che ha reso più fragili latinos e afroamericani rispetto ai bianchi, li ha esposti a tassi di mortalità per Covid-19 più elevati e agli effetti devastanti della crisi economica.
Le piazze di tutto il mondo si sono riempite di dimostranti. La lotta a razzismo, abusi della polizia e discriminazioni riguarda non solo gli USA ma tutte le nazioni, Italia compresa. La crisi economica, le diseguaglianze, l’insofferenza verso l’immigrazione che colpiscono il nostro paese rischiano di innescare conflitti tra ultimi e penultimi, anche grazie a quanti usano in modo irresponsabile media e propaganda e agiscono su paure e frustrazioni di persone alla ricerca del capro espiatorio da incolpare per le proprie difficoltà. In Italia il razzismo non è un fenomeno occasionale ma profondo e strutturale, con retaggi storici e culturali. La sua recrudescenza è effetto del malessere sociale diffuso, sul quale occorre intervenire per scongiurare derive pericolose sia aggredendo le povertà economiche, valoriali e culturali, sia apportando correttivi lessicali e comunicativi. Parlare di intolleranza per il diverso e non di razzismo è sbagliato, significa spostare l’attenzione dall’aggressore all’aggredito, giustificare la discriminazione a causa della diversità della vittima. Antiziganismo, antisemitismo, antimeridionalismo, omofobia, l’equazione falsa immigrazione / invasione di massa, nascono e si alimentano nello stesso brodo di coltura. Il razzismo non si manifesta solo con l’affermazione del concetto di razza, scientificamente infondato e aberrante, ma anche sostenendo l’incomponibilità delle diversità culturali, etniche, di genere e l’impossibilità di trovare un terreno condiviso di valori e principi democratici, tollerando abusi e violenze gratuite della polizia, criminalizzando gli immigrati per cui, in barba alle statistiche e alla realtà, sono tutti stupratori, ladri e assassini, escludendoli dalla titolarità di diritti e doveri, lasciandoli in balia di sfruttatori senza scrupoli che li impiegano nel lavoro nero in condizioni disumane e con salari indegni, fomentando l’identitarismo settario delle comunità e ostacolando le politiche di integrazione e accoglienza.
Non si tratta di distribuire briciole di compassione, aiuto e solidarietà, di esprimere parole di condanna degli atti di razzismo, di essere buonisti (sempre meglio di essere cattivisti comunque), ma di riconoscere dignità e diritti alle persone e in particolare alle diverse minoranze. È questione di civiltà e prima ancora di umanità. L’esperienza degli USA ci insegna che razzismo, emarginazione, comportamenti discriminatori provenienti dalle istituzioni, povertà e violenza lasciati prosperare e anzi istigati in modo irresponsabile, sono una miscela esplosiva, foriera di spaccature sociali dagli effetti catastrofici per la tenuta delle nostre comunità.
Il consigliere comunale Serafino Di Palma sulla tempistica batte tutti. Non solo azzecca i testi storici giusti ma riesce anche a beccare i decreti giusti, quelli che possono dare una mano alla comunità e all'amministrazione comunale. In materia di Edilizia scolastica il consigliere comunale di Biancoleone infatti tira fuori dal cilindro uno di quei Decreti che danno poteri speciali ai Sindaci per accelerare gli interventi. E dato che la tempistica resta il vero problema dei lavori indifferibili della Valerio Flacco, dopo che le somme ormai (a quanto pare) sono state recuperate, Di Palma suggerisce al primo cittadino una opportunità da non perdere. “La legge di conversione del Decreto Scuola del 6 giugno 2020, n. 41, recante «Misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, nonché in materia di procedure concorsuali e 2 di abilitazione e per la continuità della gestione accademica», - leggiamo nella lettera firmata dai consiglieri del Biancoleone - conferisce, fino al 31 dicembre 2020, a sindaci e i presidenti delle province e delle città metropolitane poteri commissariali. Per garantire una più rapida esecuzione (in tempi utili per l’avvio del prossimo anno scolastico) degli interventi di ristrutturazione e di nuova costruzione in ambito di edilizia scolastica, in ottemperanza alle misure imposte per il contenimento del contagio, i poteri conferiti ai sindaci e ai presidenti delle province e delle città metropolitane per interventi infrastrutturali ritenuti prioritari, sono quelli previsti nell’art. 4 del, commi 2 e 3 dello Sblocca Cantieri (Dl 32 del18 aprile 2019) che qui di seguito riportiamo gli stralci. Art. 4. (Dl 32 del18 aprile 2019) Commissari straordinari, interventi sostitutivi e responsabilità erariali […] Per le finalità di cui al comma 1, (interventi infrastrutturali ritenuti prioritari, ndr) ed allo scopo di poter celermente stabilire le condizioni per l’effettiva realizzazione dei lavori, i Commissari straordinari, individuabili anche nell’ambito delle società a controllo pubblico, cui spetta l’assunzione di ogni determinazione ritenuta necessaria per l’avvio ovvero la prosecuzione dei lavori, anche sospesi, provvedono all’eventuale rielaborazione e approvazione dei progetti non ancora appaltati, operando in raccordo con i Provveditorati interregionali alle opere pubbliche, anche mediante specifici protocolli operativi per l’applicazione delle migliori pratiche”. L’approvazione dei progetti da parte dei Commissari straordinari, d’intesa con i Presidenti delle regioni territorialmente competenti, sostituisce, ad ogni effetto di legge, ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti per l’avvio o la prosecuzione dei lavori. “Per l’esecuzione degli interventi – aggiunge Serafino Di Palma - i Commissari straordinari possono essere abilitati ad assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante e operano in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione”. Insomma per i lavori di messa in sicurezza dell’istituto di Via Bari, con l’adozione di questo provvedimento, i tempi potrebbero essere brevissimi rispetto a quelli di una gara e di un affidamento normale. Basterebbe, a questo punto, mettere in atto il decreto.
L'Istituto Valerio Flacco di Sezze Scalo
Ripartire dalle piccole scelte, passo dopo passo, per arrivare a recuperare ciò che di bello ancora ci offre la nostra città. Nel Bilancio di previsione 202-2022 approvato dalla maggioranza che sostiene il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo sono state stanziate risorse che, seppur minori, potrebbero riaccendere il motore e avviare un percorso di attenzione e sensibilità diverse rispetto al passato. Il Comune di Sezze, ad esempio, ha stanziato 50 mila euro per riqualificare tutta l’area verde del Parco della Rimembranza. Verranno installati nuovi giochi e ci sarà una maggiore attenzione per il decoro del Monumento. Lo ricorda in un post anche il presidente del consiglio Enzo Eramo. “Il Comune ha stanziato 50 mila euro per riqualificare tutta l'area del monumento con nuovi giochi, relativa messa in sicurezza e pavimento anti trauma. Sicurezza ma anche decoro urbano. Sezze deve investire nella sua bellezza e cominciare dai piccoli è una scelta”. Altra importante risorsa stanziata nel documento programmatico ed economico approvato 15 giorni fa dall’Ente sono i 58 mila euro per la ZTL. Finalmente verranno messe a punto zone a traffico limitato per il centro storico di Sezze. Le consigliere comunali Francesca Barbati e Marzia Di Pastina, presidenti delle commissioni interessate, hanno già avviato un iter e degli incontri con gli operatori economici della città per parlare del progetto. L’idea è quella di sperimentare una ZTL che da via Roma arrivi fino a Piazza De Magistris, lasciando pedonale il centro storico. L’istituzione di una Zona a Traffico Limitato per i soli residenti è presente in moltissimi comuni anche in assenza di parcheggio nelle immediate vicinanze nel centro storico, come è il caso di Sezze. Insomma le somme ora sono disponibili, l'amministrazione comunale vuole attivarsi subito per passare ai fatti in breve tempo.
Le consigliere comunali di Sezze Bene Comune si dissociano da ogni forma di comunicazione “diffusa in maniera impropria da profili social non gestiti direttamente dall’Ente comunale”. Già il 27 aprile scorso il gruppo consiliare aveva protocollato una interrogazione in merito. “In questo momento di crisi globale legata all’emergenza Covid-19 - si legge - stiamo assistendo a numerosi interventi di comunicazione anche della Pubblica Amministrazione. Comuni, province, regioni, ministeri, servizi sanitari locali e nazionali hanno attivato tutti i canali possibili per mantenere aggiornati i cittadini e arginare la diffusione di fake news o contenuti impropri. Il necessario cambio di cultura che deve avvenire nell’istituzione che, se presente su un qualsiasi social network, deve comprendere che si tratta di un mezzo di conversazione, non di comunicazione diretta e unilaterale come, per esempio, il sito web. Questa caratteristica aumenta esponenzialmente l’efficacia del contatto con il cittadino”. I social network – ricordano Rita Palombi ed Eleonora Contento - sono uno strumento accessibile a una larga fetta della popolazione che li utilizza per informarsi, condividere e partecipare, “sono un veicolo importantissimo anche per accorciare la distanza tra istituzione e cittadino, aumentando il rapporto di fiducia e implementando i canali di ascolto forniti dalla PA”. La Legge 150/2000 definisce le attività di informazione e comunicazione istituzionali, che può verificarsi anche attraverso i social network se, tra le altre cose, promuovono le conoscenze allargate e approfondite su temi di rilevante interesse pubblico e sociale e favoriscono processi interni di semplificazione delle procedure e di modernizzazione degli apparati. Per queste ed altre ragioni e finalità le consigliere chiedono al sindaco se “sono stati individuati i due Social Medie Policy per l’Amministrazione Comunale di Sezze (Social Media Policy interna, Social Media Policy Esterna). Come è composta la struttura organizzativa per le comunicazioni dell’ente sui Social, qual è la pagina social ufficiale dell’amministrazione comunale e, infine, chi si occupa dell’Ufficio stampa del Comune di Sezze?”. Domande alle quali chiedono risposte.
Contento e Palombi
La pianura è la mia terra sul belveder nessuna guerra!
Scritto da redazione
Lì dove era il Belvedere
ora giace un gran cantiere.
Uno spazio indefinito
In cui ogni sguardo era rapito.
Verso il mare ed i tramonti
il sezzese amava far racconti:
su gli murodellatera
era sempre primavera.
Poi un pilastro di cemento
portò solo freddo e vento
e lo spazio indefinito
sembrava ormai così finito.
Giochi, storie e quel vissuto
tutto quanto ormai abbattuto!
Ma ecco ora un buon santo
che per noi è solo un vanto,
si poggiò sulla seduta
con lo sguardo alla veduta
e con tono impetuoso
condannò l'uomo altezzoso!
"Sono umile agricoltore
Pace ai setini nel cuore!
La pianura è la mia terra
sul belveder nessuna guerra!"
Si è concluso poco fa il consiglio comunale con all’ordine del giorno la donazione della Statua di San Lidano e l’annessa convezione di progetto. I consiglieri comunali dopo un lungo dibattito hanno sospeso i lavori su richiesta del consigliere comunale Mauro Calvano. La maggioranza si è riunita per quasi un’ora e alla ripresa dei lavori il sindaco Sergio Di Raimo ha comunicato che sulla delibera all’ordine del giorno non vi era una totale convergenza della maggioranza e ha annunciato che invece sulla proposta di cambiare il progetto (non quella annunciata ad inizio della seduta che prevedeva solo l’eliminazione del basamento della statua) è stata trovata una maggioranza qualificata. I consiglieri di maggioranza alla ripresa dei lavori hanno votato quindi il ritiro dell’ordine del giorno e si sono impegnati a iniziare un nuovo iter progettuale per la donazione della Statua al Belvedere. Non è stato ancora comunicato cosa intende fare l’amministrazione comunale di Sezze, ma dai commenti si evince che una soluzione diversa dall’attuale progetto ha trovati tutti uniti. Anche l’iter da seguire sarà diverso, il nuovo progetto sarà discusso dalle commissioni competenti e poi passerà in aula per essere definitivamente approvato. Al sindaco Di Raimo, al presidente del consiglio Eramo e ai consiglieri tutti va riconosciuto il merito di aver ascoltato anche la voce dei cittadini che in questo periodo si erano divisi sul progetto originario.
Riceviamo e pubblichiamo la lettera del Comitato Murodellatèra. Domani si terrà il consiglio comunale sui lavori al Belvedere.
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"Il Comitato Belvedere di Sezze, auto-costituitosi nel maggio 2019 all’indomani dell’apertura del cantiere privato per il posizionamento di una statua privata di San Lidano al centro dello spazio del murodellatèra, si è battuto democraticamente in questo anno per evitare l’ennesimo scempio urbanistico che si stava perpetrando proprio nel cuore del centro storico del nostro paese, in Piazza Duomo. Quel cantiere è stato poi bloccato da un’ordinanza dell’Ufficio Tecnico Comunale del 21 maggio 2019. Da allora, il cantiere è chiuso, a limitare la fruizione completa del luogo alle persone. Domani 10 giugno il Consiglio Comunale sarà chiamato a prendere posizione e votare una proposta di delibera che viene descritta come risolutiva delle carenze tecniche e procedurali che avevano determinato la chiusura del cantiere e propedeutica alla ripresa dei lavori. Le voci di paese dicono che il privato possessore della statua di San Lidano abbia deciso di donarla al paese. Noi abbiamo raccontato in maniera chiara il nostro punto di vista in tutte le sedi, anche in confronti pubblici con il Sindaco. Noi abbiamo più volte precisato, e lo ribadiamo a voce alta, che non si tratta di essere a favore o contro la statua di S. Lidano. Noi siamo sorti a difesa della conservazione di quel luogo libero da ogni orpello, così com’è sempre stato, contrari solo al fatto che nel progetto originario, realizzato da un privato, sia stato scelto proprio quel luogo, così prezioso e centrale per tutti. La statua, se effettivamente donata, potrebbe essere posizionata in altre piazzette del paese, a scelta dell’Amministrazione. Ora però non è più il tempo delle chiacchiere, anche noi ne abbiamo fatte tante mentre altri non hanno proferito mai parola per provare a sanare la frattura che si è determinata nel paese. La parola passa adesso ai rappresentanti eletti democraticamente in Consiglio comunale, che dovranno ben valutare la proposta di delibera stilata dagli uffici competenti, con tutte le previsioni richiamate, e poi votarla con un Sì o con un No. Ci aspettiamo che la legittima posizione di ogni consigliere sia veramente libera, basata sulla base della lettura consapevole degli atti prodotti. Ognuno si prenda le proprie responsabilità, consapevoli però che non si tratta di essere a favore o contro la statua. Vi chiediamo di essere rispettosi delle vostre prerogative e della vostra sensibilità istituzionale, che ci auguriamo sappiano tener conto della normativa nazionale a tutela dei centri storici e dell’urbanistica della zona. Noi chiediamo a tutti i consiglieri, ricorrendo ai previsti regolamenti, di adoperarsi ancora per individuare ogni possibile soluzione alternativa che preveda il posizionamento della statua in qualunque altra piazzetta del paese, se è vero che la stessa è diventata ora di proprietà dell’Ente pubblico. Si eviterebbe così ogni ulteriore strascico, così da onorare degnamente il Santo patrono, ringraziare il privato cittadino del dono ricevuto e preservare il Belvedere da un ostacolo alla visuale sulla pianura, secondo noi, irregolare e deturpante, migliorabile in occasione dei necessari lavori di ripristino dell’area. Tenuto conto di alcune pretestuose polemiche sollevate in questo periodo, ci permettiamo di far notare che la pulizia e la messa in sicurezza della piazzetta Belvedere o l’eventuale realizzazione di una zona pedonale in Piazza Duomo, così da renderla meglio frequentabile e liberarla dalle troppe automobili parcheggiate, risultano essere materia ordinaria di gestione del territorio, quindi di stretta competenza del Sindaco. La bellezza e la fruizione completa della piazza della storica Cattedrale del nostro paese non sono, e non possono essere, dipendenti dalla presenza o no di una statua al Belvedere".
Una proposta interessante e utile, per una opportunità da non perdere, come solo sanno fare quei consiglieri che hanno il senso delle istituzioni, e che non guardano e pensano solo a curare il proprio orticello. I consiglieri comunali del Biancoleone hanno protocollato una lettera rivolta all’intero consiglio comunale per suggerire una “convenzione” riportata nell’ultimo decreto legge del Presidente del Consiglio dei Ministri a sostegno dell’economia, del lavoro e delle politiche sociali. “Nell’ambito di una leale cooperazione istituzionale – si legge nella lettera firmata da Serafino Di Palma, Paride Martella e Giovanni Moraldo – e considerato che l’amministrazione si è distratta sul posizionamento della statua di San Lidano, segnaliamo una importante opportunità. Il Mef e la Cdp hanno sottoscritto una convenzione prevista dall’articolo 115 del decreto rilancio che libera 12 miliardi di euro per il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, ossia crediti vantati dalle aziende verso le amministrazioni locali. Dei 12 miliari messi a disposizione 8 miliardi andranno al pagamento di debiti commerciali degli Enti Locali, delle Regioni e delle Province, mentre i restanti 4 miliardi serviranno per i debiti degli enti del servizio sanitario”. Il Biancoleone fa notare che le anticipazioni di cassa avranno una durata di 30 anni ad un tasso del 1,22,% e che le richieste dovranno pervenire tra il 15 giugno e il 7 luglio prossimo. Insomma una occasione da non perdere, visto che già questa amministrazione comunale di treni ne ha persi tanti, così come sono stati tanti i finanziamenti non ottenuti per distrazione o per progetti ritenuti non congrui. Speriamo che sia la volta buona.
Una gita un po' particolare, bella, che mai ci aspettavamo. Questa volta la compagnia teatrale “Nemeo” di Sezze , ha voluto intraprendere un viaggio nelle tradizioni setine accompagnando i bambini della I a del plesso Melogrosso tra i vicoli del centro storico. Un’idea davvero originale se si pensa al lavoro di ripresa e montaggio svolto da una delle attrici della compagnia, Michela Capuccilli che ha, per l’occasione, reso reale un’uscita didattica tanto desiderata da mamme e bambini. Tutto inizia con un viaggio in pullman condotto dall’autista Isabella Baratta e l’evidente gioia dei bambini in passeggiata tra i luoghi più suggestivi di Sezze. Guide turistiche per l’occasione gli attori Annamaria Bovieri, Tony Piccaro e Luigi Costantini, altri componenti della compagnia Nemeo i quali hanno illustrato in maniera brillante le bellezze delle Mura Poligonali, la storia della casa di San Carlo nel quartiere di San Lorenzo e l’antico palazzo de Magistris, oggi casa Comunale. Un itinerario che si è concluso nel Parco della Rimembranza dove i bambini, ai piedi del Milite Ignoto, hanno consumato felici le loro merende. In una atmosfera surreale, tra realtà e fantasia, questo è stato, a conclusione di un anno difficile per l’emergenza covid, l’ultimo segnale di speranza e di coraggio a dimostrazione che una classe davvero unita sia portatrice sana di tante belle iniziative.
Ecco il link del video realizzato dal Plesso di Melogrosso. Si ringrazia la Preside prof.ssa Carolina Gargiulo, sempre gentile e disponibile.
Annunci roboanti, proclami di svolte epocali, fumisterie propagandistiche spacciate per risolutive riforme, in perenne attesa di panacee imminenti e sempre rinviate ad un futuro imprecisato, ci siamo smarriti nella selva oscura dei contorcimenti verbali, dell’impiego a sproposito di concetti e termini.
Nello straniamento generale, divorante le speranze di quanti il cambiamento lo attendono con sincerità e da tempo, le parole sono state violentate, ridotte a suoni vuoti, incapaci di esprimere contenuti, idee e valori. Riforma è divenuto un termine abusato, depotenziato, un simulacro di promesse inarrivabili e inseguite alla rinfusa, realizzazioni disfunzionali e utili solo a far rimpiangere il meno peggio precedente.
Con ormai alle spalle un esercizio ultraventennale della professione d’avvocato, posso testimoniare che la giustizia è campo prediletto delle scorribande sedicenti riformatrici della politica. Non vi è stato Ministro di Grazia e Giustizia che non si sia proclamato detentore della ricetta giusta e risolutiva dei problemi atavici che l’affliggono. Lungi anche solo dal pensare di fare di tutta l’erba un fascio, visto che ministri autorevoli e consapevoli del ruolo ricoperto, pur se pochi, negli anni ci sono stati, scetticismo e diffidenza sono stati i sentimenti prevalenti, immancabilmente confermati dall’incapacità a tradurre la palingenesi promessa in fatti. Incompetenti, teste di legno, scalda sedie, ventriloqui e tutori d’interessi particolari, perfino ingegneri specializzati nell’abbattimento dei rumori hanno occupato quella per nulla comoda poltrona, blaterando inutilità e fomentando con inettitudine e interventi errati e peggiorativi il disastroso stato organizzativo e morale della giustizia.
Sarebbe grave disonestà intellettuale e goffo tentativo di negare l’evidenza, puntare il dito accusatore e scaricare le colpe solo sulla politica, non riconoscendo che anche altri sono imputabili del suo cattivo funzionamento. Se vogliamo che i cittadini tornino ad aver fiducia nella giustizia occorre rifuggire le spiegazioni semplicistiche e ipocritamente assolutorie per gli uni o gli altri e al contempo evitare generalizzazioni, l’addebito delle responsabilità a tutti indistintamente.
Ogni comunità umana è variegata, non marcia mai in perfetta sintonia di valori etici e morali. Miserie e grettezze, egoismi e carrierismi, scorrettezze e astuzie per giungere ad occupare posizioni e potere sono parte della nostra esperienza, ma se li lasciamo prevalere nella società e nelle istituzioni, se il darwinismo dei più scaltri e ammanicati diventa regola accettata e favorita, se non li valutiamo mali da isolare e debellare, alla fine il disastro è garantito.
In primo luogo guardando alla categoria cui appartengo, non assolvo e giustifico tanti comportamenti castali intollerabili, l’incapacità spesso di fare seriamente pulizia al proprio interno, censurando e allontanando quanti calpestano e squalificano la dignità dell’avvocatura. L’esame d’abilitazione è un percorso a ostacoli, rivolto a scoraggiare ed escludere, un debito da espiare per non si sa bene quale colpa atavica, invece che itinerario formativo all’esercizio di una professione al servizio dei cittadini e a tutela dei diritti. Una volta entrati poi è una sorta di liberi tutti generalizzato: il rispetto delle regole deontologiche ed etiche è un consiglio, non un obbligo. Un paradosso per dei cultori della legge. Gli avvocati in stragrande maggioranza sono professionalmente seri e ineccepibili, perciò è indispensabile un’opera di rimozione degli indegni e di riqualificazione che aiuti a recuperare la credibilità perduta.
Il vaso di Pandora da qualche tempo scoperchiato, ha mostrato le distorsioni interne all’altro protagonista della giustizia, la magistratura. Senza entrare nel merito di indagini e responsabilità, il caso Palamara ha svelato realtà riprovevoli, meccanismi sconcertanti di scelta per gli incarichi direttivi frutto di indegne trattative tra correnti della magistratura e di interlocuzioni con i politici, una degenerazione del sistema associativo dei magistrati, è emersa un’idea di giudice agli antipodi di quella della Costituzione, invero per nulla sorprendente almeno per quanti frequentano le aule di giustizia: un mercimonio per soddisfare appetiti di amici e sodali, dove non contano meriti e attitudini, intelligenza e risultati e la qualità più importante di chi aspira alla carica è l’appartenenza correntizia o l’abilità a trattare del suo mentore. Ancora una volta però non è “La notte delle vacche nere” (Hegel). Ci sono giudici e PM, la gran parte, da elogiare, persone rigorose, spesso bistrattate ed emarginate.
Riformare il Consiglio Superiore della Magistratura, cambiare la legge per eleggerne i componenti sono escamotage: non è questione di meccanismi selettivi ma di moralità. Servono magistrati di spessore giuridico e umano, consapevoli di incidere con le loro decisioni sui diritti e le libertà delle persone. Ha ragione il mio professore di Diritto Penale, Franco Coppi, quando sulla separazione delle carriere afferma: “Se oggi giudice e pm sono fratelli, separandole sarebbero cugini. Una volta immessi in magistratura andrebbero invece valutati continuamente, verificate le loro condotte”, e riguardo l’abolizione delle correnti chiosa: “Non si impedirà comunque ai magistrati di riconoscersi in alcune idee comuni. Non è questo lo scandalo, ma la correttezza del giudice, l'imparzialità”. Le aggregazioni culturali sono sacrosante, basta che non si trasformino in gruppi di potere.
Un’ultima notazione, un disperato grido di dolore. Dopo la tragedia della pandemia, riparte il campionato di calcio, hanno riaperto giustamente palestre, ristoranti, centri estetici e attività commerciali e produttive, ma i tribunali rimangono con i portoni sbarrati. La giustizia, uno dei presidii più importanti dello stato democratico, non è una priorità ma un fastidioso e superfluo orpello. Gli avvocati che ne invocano la riapertura sono additati come novelli untori, disposti a far riprendere i contagi pur di lucrare guadagni, sorvolando sul fatto che un paese senza un sistema giudiziario operativo per la tutela di diritti, libertà e interessi dei cittadini è destinato alla barbarie e alla deriva antidemocratica. E poi gli avvocati non sono anch’essi lavoratori con la medesima dignità e uguale diritto di guadagnare per vivere? Evidentemente un dettaglio per alcuni…….
Altro...
Mentre la città e soprattutto la politica locale nell’ultimo anno si è divisa sul nuovo monumento che si vuole edificare a San Lidano al Belvedere, un altro Santo è stato totalmente abbandonato all’interno della Cattedrale Santa Maria di Sezze. Infatti, oltre al corpo del patrono san Lidano d’Antena (1026-1118), e ai resti di Frà Bonifacio, nella chiesa madre di Sezze si conserva anche san Leonzio, un martire dei primi secoli del cristianesimo. Fino a qualche anno fa sull'altare edificato a San Filippo Neri era collocata un'urna di legno in stile barocco come l’altare dove all’interno riposavano le spoglie di San Leonzio, rivestite da abiti riccamente decorati e con una piccola spada al fianco. San Leonzio nostro venne donato ai fedeli dal Cardinal Pietro Marcellino Corradini. Da qualche anno le spoglie del povero Santo sono imbustate e riposte dietro un mobile di scadente fattura messo davanti le spoglie del Santo per occultarlo. Non sappiamo chi sia stato il responsabile di questa provvisoria sistemazione, ma tra le cause si adduce che, per problemi di umidità, era stata rimossa l’urna con il Santo. L’urna però è stata accantonata dietro l’altare maggiore in attesa di un munifico e di restauro, mentre San Leonzio è stato posto in una busta lì dove c’era e pare che continui ad esserci umidità. La vicenda è riemersa sui social dopo la pubblicazione da parte dell'ingegnere Giuseppe Viglianti di una vignetta (che pubblichiamo sotto). Molti cittadini e fedeli non erano a conoscenza del fatto e francamente sono rimasti senza parole. A proposito di Santi, che tanto hanno appassionato la comunità (un po' meno le associazioni cattoliche) ricordiamo che la statua di San Lidano dello scultore francese Jean Poiret di Nancy (1672), insieme al baldacchino ligneo che sovrasta l’altare maggiore basilicale, è stato riposto (anche qui non sappiamo da chi e perché) in fondo in una nicchia sotto li rosone della Cattedrale, quando invece venne realizzato esclusivamente per essere un corpo integrante con l’altare. Mercoledì 10 giugno si terrà il consiglio comunale sui lavori al Belvedere. Non è dato sapere se la politica – perché ormai è solo una questione politica - abbia trovato un compromesso o se si andrà ad uno scontro tra le parti tra chi vuole il monumento con la nuova statua moderna al Belvedere (alta 3 metri con il basamento in cemento armato) e chi vorrebbe solo spostarla sempre a Santa Maria senza offendere un luogo storico e architettonico unico nel suo genere.
Una vignetta dell'ingegnere Giuseppe Viglianti che ringraziamo per la gentile concessione
Cyrano de Bergerac. Chi non ha mai sentito parlare del celebre protagonista della commedia teatrale scritta dal drammaturgo francese Edmond Rostand (1868-1918), pubblicata nel 1897 e ispirata alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più estrosi scrittori del seicento francese? L’opera, un classico del genere in 5 atti, ancora oggi è messa in scena da grandi produzioni teatrali e da compagnie con famosi attori nel ruolo di Cyrano, anche nella versione in italiano, vanta diverse versioni cinematografiche e messe in musica.
Cyrano de Bergerac è l’eroe riconoscibile per il suo lunghissimo naso, ricordato per la sua abilità da spadaccino e per essere un poeta dalla vita particolarmente vivace. Nell’opera viene raccontato soprattutto per il suo amore non ricambiato verso Rossana e per la sua passione per i giochi di parole, con i quali si diverte a prendere in giro i suoi molti nemici, soprattutto potenti e prepotenti. Citatissimo, ed atteso dagli spettatori in sala durante le rappresentazioni in teatro, il celeberrimo monologo di Cyrano «Ma poi che cos'è un bacio? Un giuramento fatto poco più da presso, un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole, un apostrofo rosa messo tra le parole "T'amo". Un segreto detto sulla bocca, un istante d'infinito che ha il fruscio d'un'ape tra le piante, una comunione che ha gusto di fiore, un mezzo di potersi respirare un po' il cuore e assaporarsi l'anima a fior di labbra».
A volte, alcuni protagonisti della letteratura acquisiscono un rinnovato vigore, soprattutto quando qualche autore moderno prova a dedicare loro una sorta di omaggio o tributo postumo, magari solo per togliere polvere e ragnatele, a sottolineare una qualche caratteristica di comportamento attualissima. Quando a cimentarsi con tali eroi sono i cantautori nazionali, sarà anche per il contorno musicale che riescono a tessere, sarà per il carisma da star di cui godono tra gli appassionati, spesso ne escono fuori quadretti incorniciati per bene, come saprebbe fare un pittore o un fotografo ritrattista, rinnovandone i tratti e destinando la canzone ad un pubblico più giovanile.
Francesco Guccini e Roberto Vecchioni, in tempi e modi diversi, ognuno secondo stile peculiare, si sono avvicinati alla figura di Cirano.
Rossana di Vecchioni, dall’album Blumun del 1993, ci parla del tratto più romantico di Cirano, quello dell’amore per sua cugina Rossana.
“Rossana, Rossana, non ce la faccio più a vivere col cuore dentro il naso; lontana, lontana bellezza che eri tu”… “Io sono quello di ieri che ti cantava nella notte e ho nelle mani soltanto stelle rotte: l'ombra perduta tra i rami che non potevi mai vedere, mentre quell'altro saliva e ti faceva l'amore, l'amore, l'amore...”.
Un Cirano cantato mentre è assorbito e perso nella sua delusione in amore, superato nello stesso sogno di conquista femminile da un altro spasimante, che probabilmente è già riuscito già a cogliere il fiore e le attenzioni di Rossana. Il testo di Vecchioni rimane confinato in questa dimensione, un’istantanea baroccheggiante, in cui il protagonista è sospeso tra speranza di innamoramento e successiva delusione.
Cirano di Guccini, inserita nell'album "D'amore di morte e di altre sciocchezze" del 1996 è stata scritta dal vecchio di Pavana (che proprio il 14 giugno festeggerà la ottantesima candelina) su precedente testo di Giuseppe Dati e musica di Giancarlo Bigazzi, per dare a Cesare quel che è di Cesare. Ma lo stile gucciniano nella canzone c’è tutto, segno evidente che la revisione e la produzione finale del brano spettano sicuramente a lui.
Il cantautore de La Locomotiva è attratto da par suo soprattutto da un'altra dimensione della storia, con finalità e rilettura più civica e sociale del citoyen Cyrano, ampliando il registro narrativo rispetto a quello di Vecchioni.
In questo Cirano colpisce soprattutto la rabbia dell’uomo nei confronti di alcuni mali atavici della vita sociale dell’epoca (anche se per molti versi è davvero molto contemporaneo): i difetti eterni di tutte le società sono le troppe e diverse ingiustizie partorite dal potere e dai diversi governanti, il popolo degli arrivisti. Una canzone con una presa di posizione etica precisa e circostanziata, come ha sempre fatto Guccini. L’impareggiabile testo, scritto tutto in metrica a rima baciata con una sequenza continua che fa drizzar la pelle, dopo un preludio introduttivo, fin da subito alza il tono per attaccare i colleghi (sia di Cirano che di Guccini), aprendo la strada ad uno sfogo con tono tanto polemico quanto centrato nell’obiettivo: “Venite pure avanti poeti sgangherati, inutili cantanti di giorni sciagurati, buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria, ma non avete scorza; godetevi il successo, godete finché dura, che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l' ignoranza dei primi della classe”.
Subito dopo è la volta dei protagonisti attivi della politica ad esser presi di mira, che sono dipinti e caratterizzati dai medesimi vecchi vizi di ogni tempo: “Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti, venite portaborse, ruffiani e mezze calze, feroci conduttori di trasmissioni false che avete spesso fatto del qualunquismo un’arte, coraggio liberisti, buttate giù le carte tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese”. Sembra proprio che il cantautore bolognese parli del più recente ed attuale presente del panorama politico, prendendosela con i peggiori rappresentanti eletti del popolo, attaccando anche la protervia del potere di ogni colore, quella di voler controllare anche le trasmissioni tv e la stampa servendosi di personaggi servili, pronti a cambiar padrone col rovesciamento di monarca. A pensarci bene, questo Cirano ricorda molto, per i toni usati contro il potere, un altro eroe letterario, anch’egli protagonista di un’altra ottima canzone di Guccini: Don Chisciotte <il "potere" è l'immondizia della storia degli umani e, anche se siamo soltanto due romantici rottami, sputeremo il cuore in faccia all'ingiustizia giorno e notte: siamo i "Grandi della Mancha", Sancho Panza... e Don Chisciotte !>
Subito dopo ecco la discesa verso il secondo ritornello, quello che tutti i fans conoscono e cantavano a memoria nei concerti del Guccio e che adesso canticchiano ancora ascoltandola in cuffia: “Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato, spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato; coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco e al fin della licenza io non perdono e tocco, io non perdono, non perdono e tocco!”. Un attacco diretto ai furbi e ai prepotenti, ma anche una difesa preordinata: sarò sbagliato anch’io ma non la perdóno a nessuno, sotto a chi tocca! Poi, cambiando la melodia, arriva un ponte con melodia più triste rispetto al canto libero delle prime strofe, che poi sarà ripreso con altre invettive, ed ecco il Cirano innamorato e triste:
“Ma quando sono solo con questo naso al piede che almeno di mezz' ora da sempre mi precede si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore; non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute, per colpa o per destino le donne le ho perdute e quando sento il peso d' essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo, ma dentro di me sento che il grande amore esiste, amo senza peccato, amo, ma sono triste perché Rossana è bella, siamo così diversi, a parlarle non riesco: le parlerò coi versi, le parlerò coi versi...”.
Un Cirano intimo, romanticamente deluso dall’impossibile rapporto con Rossana, con la quale non riesce più neanche a parlare, per cui preferisce dedicarle versi, nonostante abbia avuto tante donne. Poi eccolo riprendere l’invettiva verso altri personaggi pubblici che animano la vita sociale nella Francia di qualche secolo fa, ma poi Guccini aggiunge qualcosa per sgombrare il campo a dubbi e lasciare intendere che è dell’Italia moderna che vuol parlare: “tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto, assurdo bel paese”. Con il “Belpaese” si intende classicamente l’Italia, non ci sono dubbi. E poi eccolo prendersela con il clero, quei sacerdoti impegnati a vendere la promessa di una vita eterna nell’aldilà lontano con un Dio infinito bene, ma che loro stessi tradiscono con turpi azioni in questo mondo, non riuscendo a sentire quello stesso Dio nell’intimo del proprio cuore. E poi ancora un’altra bella botta anche agli integralisti materialisti, quelli che non riescono proprio a vedere le cose da altro punto di vista, più alto…
“Venite gente vuota, facciamola finita, voi preti che vendete a tutti un'altra vita; se c'è, come voi dite, un Dio nell' infinito, guardatevi nel cuore, l'avete già tradito e voi materialisti, col vostro chiodo fisso, che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso, le verità cercate per terra, da maiali, tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali; tornate a casa nani, levatevi davanti, per la mia rabbia enorme mi servono giganti”.
E poi la celebre chiusura, un manifesto di libertà per gli uomini che non si sentono mai servi, urlato con rabbia da quelli che non riescono proprio rinunciare al vizio di voler a tutti i costi ragionare con la propria testa:
“Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco, io non perdono, non perdono e tocco”.
Guccini, come sempre del resto, parla chiaro e stavolta ne ha per tutti.
E se qualcuno dovesse sentirsi assolto, sappia che siamo tutti coinvolti.
il link della canzone
https://www.youtube.com/watch?v=7M7wDqZGq94
Ma Sergio Di Raimo ancora fa parte del PD? Si sta smarcando dal suo partito per correre alle prossime amministrative con un altro progetto politico? Fabrizio Bonne Année, presidente di Sezze Bene Comune, interviene nel dibattito politico a seguito di alcune dichiarazioni del sindaco di Sezze. "Con larghissimo anticipo il Sindaco ha lanciato la sua campagna elettorale in un periodo estremamente delicato come quello che stiamo vivendo a causa della grande crisi generata da una pandemia globale senza precedenti. Il tutto, elencando a sostegno della sua decisione, i “grandi” risultati ottenuti in solo tre anni della sua amministrazione, quasi a evidenziare che neanche le precedenti amministrazioni sono state in grado di fare. L’unico suo dubbio - afferma Bonne Année - pare rivolto al partito democratico al quale, in maniera del tutto estranea, rivolge l’invito a decidere se vuole far parte della coalizione che lo appoggerà per il secondo mandato, evidentemente considerandolo ormai marginale per la sua possibile rielezione. In questo paradossale spaccato politico, non possiamo fare a meno di esprimere il nostro punto di vista come movimento civico e possiamo, come SBC, affermare che la nostra opinione è completamente diversa, considerati i risultati deludenti sia nei contenuti, sia nel metodo di gestione della cosa pubblica che avviene sempre in maniera verticistica, poco trasparente e nelle segrete stanze del potere. Ormai, quel pomposo programma sbandierato durante tutta la sua campagna elettorale è rimasto solamente nei suoi sogni e nella sua immaginazione". SBC, per il momento, continuerà a svolgere "il ruolo di opposizione e di proposta, con l’auspicio di poter partecipare alla costruzione di un’alternativa per la prossima tornata amministrativa e dare l’avvio a quel cambio di passo e a quella svolta politica che la nostra città attende da troppo tempo a questa parte. Lo vogliamo fare senza retorica - conclude il presidente civico - a servizio della città e dei suoi abitanti, insieme alla società civile e a tutti quelli che sentono l’esigenza che avvertiamo noi. Lavorando per le persone e la città con un programma chiaro, trasparente e condiviso".