Clamoroso in aula consiliare. Il primo cittadino di Sezze, Sergio Di Raimo, perde un altro pezzo della sua maggioranza. E che pezzo ... In apertura dei lavori, poco fa, il consigliere comunale Mauro Calvano ha annunciato di lasciare la maggioranza che ha sostenuto con forza e determinazione sin dall'inizio. Il percorso dell'avvocato Calvano finisce oggi con una profonda amarezza e delusione nei confronti del sindaco Di Ramo, reo di aver avuto una visione miope e spesso autoreferenziale nell'amministrare la città. Con l'avvocato che passa all'opposizione, già a lavoro per mettere su una alternativa a questo governo, i numeri in aula per Di Raimo scendono a 10 compreso il sindaco, una maggioranza risicata e difficilmente gestibile considerato che anche il consigliere comunale Senibaldo Roscioli è in rotta con il suo gruppo (si è dichiarato indipendente) e l'altro consigliere comunale Ernesto Di Pastina è considerato dai suoi colleghi ufficiosamente fuori dalla maggioranza, anche perché non ha votato l'ultimo rendiconto di bilancio molto probabilmente per la vicenda della statua al belvedere. Certo nei banchi dell'opposizione c'è sempre chi potrebbe rappresentare la stampella del sindaco, come nel caso dei lavori al Belvedere. Ad esempio il consigliere Giovanni Moraldo (Biancoleone) che per sua stessa dichiarazione avrebbe votato con quella parte della maggioranza che sosteneva il progetto del Don, ma quello non potrebbe essere l'unico caso. Comunque il passaggio in opposizione di Calvano segue quello di Giovanni Bernasconi avvenuto un anno fa, Bernasconi ex braccio destro del sindaco e deus ex machina di molte liste che hanno portato Di Raimo a vincere al primo turno. Insomma Calvano e Bernasconi rappresentavano l'anima di questa amministrazione, ormai zoppa e completamente disorientata. Nel suo intervento di rottura l'avvocato Calvano ha dichiarato di aver "esaurito il suo credito di fiducia" definendo Di Raimo un "tappo" e un "ostacolo" dell'amministrazione e allo sviluppo della città, ed il sindaco dei "capricci", un sindaco che ha "lasciato i suoi consiglieri a se stessi". Dichiarazioni pesanti che lo pongono subito come antagonista per le prossime elezioni amministrative. Calvano infine ha invitato tutti a "staccare la spina". Mancano meno di due anni alla fine della legislatura e prima o poi si dovrà fare i conti sul cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto. Forse proprio per questa ragione tutto porta a dire che questa amministrazione sia arrivata al capolinea.
“Ringraziamo Opi Latina e la FNOPI per l’opportunità offertaci, abbiamo colto subito il valore di questa iniziativa ed il beneficio che poteva apportare alla nostra comunità per cui con l'amministratore della SPL di Sezze, avv. Gian Battista Rosella, non abbiamo esitato ad accettare la proposta di Opi Latina. Ringraziamo anche le infermiere selezionate per tale progetto che andranno a svolgere un ruolo professionale importante e delicato all’interno della nostra farmacia comunale. Ora più che mai, infatti, anche a causa dell’ emergenza sanitaria in corso, c’è bisogno di un’assistenza territoriale che sia il più possibile capillare e vicina ai cittadini e la figura del professionista infermiere è proprio quella giusta per ottimizzare tale percorso anche all’interno della farmacia. Ringrazio altresì per la disponibilità e l’attenzione dedicataci in tutte le fasi svoltesi finora il Dott. Antonio Mattei, Segretario Opi Latina. Siamo sicuri che questo è solo l’inizio di un percorso che ci vedrà protagonisti di azioni rivolte sempre alla tutela dei diritti dei cittadini e la salute, quale bene primario, è uno dei diritti fondamentali di ognuno”. Così il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo in merito al progetto “infermiere di farmacia” frutto del lavoro sinergico tra l’Ordine delle professioni infermieristiche di Latina e il Comune di Sezze. Il protocollo d’intesa prevede una compartecipazione economica tra gli enti finalizzata all’impiego della figura infermieristica all’interno della farmacia comunale di Sezze, gestita dalla SPL Sezze SpA, che permetterà a tutta la popolazione del Comune di Sezze di poter usufruire di un servizio volto a potenziare l’assistenza sanitaria a livello territoriale. Il presidente dell’Opi Latina, Nancy Piccaro, afferma: “Crediamo fortemente nella valenza di questo progetto volto a rafforzare quel rapporto di fiducia tra infermieri e cittadini. L’idea di istituire la farmacia dei servizi ed offrire così all’utenza il completamento dell’offerta sanitaria già presente nel territorio nasce nel 2012 con il Decreto Balduzzi che, tra le altre cose, mette le farmacie pubbliche nelle condizioni di poter erogare ai cittadini un’ampia gamma di prestazioni assistenziali tra cui, appunto, l’assistenza infermieristica”. L’Ordine Provinciale di Latina non è nuovo a questa esperienza, già precedentemente infatti durante il mandato di Presidenza del dott. Maurizio Vargiu il protocollo d’intesa fu realizzato, nel 2017, con il Comune di Roccagorga in cui ricoprivo allora il ruolo di Assessore alle politiche sanitarie territoriali. All’epoca il progetto ebbe un enorme riscontro tra la popolazione che venne presa in carico dalla Dott.ssa Radicioli Liana con grande competenza e attenzione. “Ringraziamo anche il Comune di Sezze e la sua partecipata per aver colto questa opportunità ed averla offerta ai propri cittadini. In verità – continua la presidente Piccaro - avevamo inviato la proposta a tutti i Comuni della Provincia di Latina dotati di una farmacia comunale, ma gli unici due comuni a dichiararsi disponibili sono stati Sezze e Roccagorga. Pertanto, ricoprendo io la carica di primo cittadino nel Comune di Roccagorga, per questioni di opportunità, abbiamo optato per la scelta nei confronti del Comune di Sezze e questo ha dato via ad un lavoro realizzato in splendida sinergia”.
Con ordinanza sindacale, Sergio Di Raimo ha attivato il Centro Operativo Comunale (COC), al fine di assicurare nell’ambito del territorio del Comune di Sezze servizi di soccorso e assistenza alla popolazione. Diverse le funzioni e i settori in seno al Coc, tra queste quella di pianificazione e censimento dei danni in caso di calamità naturali, quella relativa alla sanità e all’assistenza sanitaria e veterinaria, la funzione del volontariato, quella dei servizi essenziali, della viabilità e delle strutture informatiche. Le attività di sovrintendenza, coordinamento e raccordo all’interno delle funzioni attivate e tra i singoli referenti faranno capo al sindaco e al Comandante della Polizia Locale Lidano Caldarozzi.
L’ingresso in Giunta del consigliere comunale Armando Uscimenti rischia di diventare un boomerang per il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo. Anche se il primo cittadino non ne vuole sentire parlare di altri assessori dovrà comunque fare i conti con i numeri in aula. Il regolamento infatti prevede che il consiglio comunale debba procedere alla surroga dei consiglieri dimissionari con separate deliberazioni. Detto diversamente, l’ingresso in aula del primo dei non eletti Paolo Rizzo deve essere votato dalla maggioranza, quella stessa maggioranza che, stando ai malumori e alle richieste di qualche consigliere di maggioranza, non potrebbe essere numericamente sufficiente (almeno in prima convocazione) per approvare eventualmente la surroga di Uscimenti. Domani comunque si torna in aula, a partire dalle ore 17 anche in diretta streaming, e tra i punti all’odine del giorno ci sono due ratifiche di delibera di giunta sulla variazione di bilancio. Il primo cittadino avrà i numeri per approvarli? Il consiglio comunale di domani sarà un altro banco di prova per il sindaco? Ci saranno altri consiglieri comunali che lasceranno la maggioranza? Tra questi il consigliere Mauro Calvano ha già preso le distanze dall’attuale maggioranza ma vedremo se l’avvocato passerà definitivamente all’opposizione come già avvenuto per Giovanni Bernasconi. Anche l’altro consigliere di Sezze Futura Senibaldo Roscioli sembra essere in rotta con il suo gruppo e con il sindaco e da voci dovrebbe nuovamente dichiararsi indipendente. Galeotta sarà la surroga o la variazione di bilancio? O finirà tutto a tarallucci e vino?
Strade comunali pericolose per i tanti cittadini che le percorrono. Tra queste via Scopiccio nella zona di suso di Sezze. Vittorio Accapezzato per i pericoli che si corrono su questa arteria comunale ha scritto una lettera aperta al sindaco di Sezze. Percorrendo, l’altro giorno, la strada comunale Via Scopiccio riscontravo la seguente insidia stradale: l’inesistente barriera di sicurezza su bordo laterale della strada. Ridurre i morti sulle strade è un obiettivo civile e umano. Spesso emerge che non sempre le cause incidentali sono da attribuire al guidatore incauto ma alle condizioni delle strade e delle segnaletiche insufficienti o inesistenti. Intervenire alla messa in sicurezza solamente quando ci è stato un morto o un ferito, fa venir meno quell’azione di prevenzione degli incidenti. Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico d’impedire, equivale a cagionarlo. Il tratto di Via Scopiccio presenta una sezione stradale di circa quattro metri che serve una zona pienamente abitata di elevato numero di utenti e che un in parte di essa, costeggia una pericolosa scarpata, senza alcuna protezione. La mancanza di guard rail rappresenta per tutti gli utenti della strada, una grave condizione di pericolo per una fuori uscita e caduta nella scarpata sottostante. Con l’occasione rammento, che l’ente proprietario gestore di una carreggiata ha il dovere civile e morale di verificare la criticità della sicurezza stradale e affrontare il problema in termini concreti nell’interesse pubblico.Ciò premesso, invito a riscontrare se il tratto di strada di cui sopra possa costituire un rischio per l'incolumità degli utenti. Nel caso affermativo consiglio l'installazione di barriere guard rail secondo la normativa vigente, in corrispondenza del tratto di strada indicato nelle foto a difesa e tutela dell'incolumità dei cittadini contro il rischio di fuoriuscita dei veicoli dalla sede stradale".
Vittorio Accapezzato
NASCITA E ORIGINI FAMILIARI
A Sezze Romano, sito allora appartenente allo stato pontificio ed oggi posto in provincia di Latina, il 2 giugno 1658 nasce Pietro Marcellino Corradini, figlio di genitori ambedue discendenti da famiglie patrizie. Il neonato assunse tale doppio nominativo perché quel giorno, nel martirologio romano, era appunto dedicato ai santi martiri Pietro e Marcellino, oltretutto compatroni, in quei secoli, della città di Sezze. Il padre Torquato, discendente da famiglia emiliana, era nato nella vicina cittadina laziale di Cori, la madre era Porzia Ciammarucone, nobile e giovane setina già vedova del patrizio Isidoro Santucci. Dopo essersi conosciuti a Sezze i due si sposarono il 20 agosto 1657 e quindi generarono tre figli: il primogenito Pietro Marcellino, il secondogenito Luigi, futuro padre rettore del locale collegio gesuitico, e infine Ottaviano, l’unico rimasto secolare cui toccò in sorte di continuare la stirpe del proprio casato. Questa fu la composizione della famiglia del nostro cardinale che, oltre a tali legami di sangue, ebbe un vincolo spirituale con la venerata serva di Dio Caterina Savelli (16281691), sua madrina al sacro fonte battesimale. Ricordiamo anche che uno zio di Porzia, il Dott. Giuseppe Ciammarucone, aveva composto e stampato nel 1641 l’ormai famosa opera “Descrizione della città di Sezze … ” una storia cittadina composta con perspicace metodo e con moderni criteri scientifici , apprezzata infatti per il suo spirito critico e per la sua sistematica esposizione.
LA FORMAZIONE CULTURALE E UMANISTICA
La prima formazione culturale del giovane Corradini è impartita in Sezze da maestri gesuiti che notano subito nel ragazzo una vivida e stupefacente intelligenza. Per questo la madre stimò più opportuno fargli seguire gli studi d’umanità e rettorica direttamente in Roma come testimonia nel suo “Elogio Storico” il sacerdote Domenico Giorgi (tra l’altro molto amico del Corradini): “Il piccolo Pietro Marcellino per interessamento della madre, essendogli morto il padre, fu mandato a Roma per gli studi, e quivi prima studiò le materie umanistiche e dopo si dedicò agli studi di diritto, in cui fu molto versato”. L'esuberante e precoce fioritura di pubblicazioni è testimonianza concreta della qualità di quegli studi coltivati con mirabile intensità d’applicazione. Infatti, il giovane studioso a circa ventidue anni di età, da provetto umanista, pubblica una sua prima opera di carattere storico cui subito seguirono diversi saggi di archeologia. Il primo lavoro, il “Discursus d. Petri Corradini civis setini b. Mariae virgini, ac beatis Lidano, Petro et Marcellino setinae civitatis, et Ecclesiae protectoribus dicatus, in quo auctor Setiam civitatem fuisse, et esse probat, ac suo episcopatu eius Ecclesiam insignitam fuisse, et esse defendit” ( Roma, 1680 – Stamperia M. Herculis ), vede la luce nel 1680. In tale storia locale l’autore raccoglie documenti per provare l’antichità di Sezze quale “città di diritto romano” e sostiene energicamente, con diplomatici argomenti giuridici, la “Sede Vescovile “ della stessa nobile città. Questa prima opera è da ritenersi la base dell’altro lavoro storico intitolato “De Civitate et Ecclesia Setina”, che analizzeremo in seguito.
Qualche giorno fa l’annuncio della domanda della cittadinanza italiana, avanzata dal calciatore uruguaiano Luis Suarez, è stato dato con grande enfasi da tutti i media e non ha sollevato particolare scalpore o scandalo il fatto che fosse evidente a tutti che la richiesta avrebbe seguito una corsia preferenziale per accelerare l’iter burocratico ordinario e metterlo in condizione di firmare il contratto con la Juventus. Insomma al netto di eufemismi e giri di parole, si sarebbe chiuso un occhio per soddisfare rapidamente i desiderata sportivi e non di quanti avevano sponsorizzato e voluto l’operazione. Evidentemente potere e soldi contano molto, hanno notevole capacità persuasiva, sono determinanti, fanno la differenza e consentono d’arrivare facilmente, avendo gli agganci giusti, a risultati e vantaggi preclusi ad altri. E’ opinione consolidata che la furbizia paga, perciò gode di diffusa approvazione e le scorciatoie, fossero anche riprovevoli, sono giudicate comunemente accettabili.
Approfittamenti, scorrettezze e abusi fanno talmente parte del costume nazionale che l’idea di forzare un po’ la mano non suscita né riprovazione né vergogna, anzi sono spesso motivo di vanto e di compiaciuta ostentazione. Il problema perciò non sta tanto nell’eventuale violazione della legge, quanto piuttosto nel progressivo venir meno di qualsiasi remora etica e freno inibitorio, nel pensare legittimo qualunque mezzo pur di raggiungere i propri interessi egoistici. Improvvisamente però su questa storia si sono accesi i riflettori mediatici, merito delle indagini di magistratura e forze dell’ordine. Una luce ha spazzato via il buio pesto della nostra coscienza individuale e collettiva, è esploso lo scandalo ed è emerso che questa procedura accelerata di concessione della cittadinanza era viziata da smaccati favoritismi a partire dall’esame di lingua italiana, sostenuto al cospetto di eminenti professori universitari. Le intercettazioni telefoniche sono illuminanti, ma francamente per nulla sorprendenti circa il modo in cui vanno le cose, ovviamente per quanti possono permetterselo…..
I comuni cittadini, o meglio gli immigrati comuni, le regole devono rispettarle, devono seguire le tortuose e faticose vie ordinarie, aspettare, se tutto va bene, almeno quattro anni prima di veder concludere la propria pratica di domanda di cittadinanza. Giustamente il riconoscimento avviene dopo approfondito esame e scrupolosa verifica del ricorrere di una almeno delle condizioni previste dalla legge: jure sanguinis, matrimonio, naturalizzazione, benefici di legge e meriti. Il problema è che non funziona così per tutti e il discorso cambia se a fare domanda è una persona ricca, magari appunto una stella del calcio o un signor nessuno. Si dice che la ricchezza sbianca ossia i benestanti, a prescindere dal colore delle pelle e dal paese di origine, sono trattati in modo diverso e migliore degli stranieri poveri, gli immigrati come vengono chiamati comunemente. Peraltro non c’è da meravigliarsi visto che in Stati della nostra civilissima Europa, come ad esempio Malta e Cipro, la cittadinanza viene concessa senza porre particolari ostacoli e condizioni a patto di avere un bel gruzzolo di soldi da investire da loro. Ad onor del vero però le politiche migratorie sono selettive anche in Italia, i criteri economici, magari non così smaccatamente, contano anche da noi e servono a distinguere gli stranieri desiderabili dai poveracci invece da respingere. I campioni del calcio appartengono alla categoria dei privilegiati, sono assolutamente ben accetti, per loro sono state predisposte norme fiscali di favore per attirarli e convincerli a trasferirsi dalle nostre parti. Le pubbliche autorità, politiche e sportive, fanno ponti d’oro per naturalizzarli e rivestirli della maglia della nazionale. C’è di più però. Sfido chiunque a trovare una sola dichiarazione, un articolo di giornale o un post sui social in cui costoro vengono definiti immigrati da giornalisti, politicanti e persone comuni!
Le norme sulla concessione della cittadinanza risalgono al 1992, sono restrittive e antiquate e il buon Matteo Salvini, nella sua breve epopea da Ministro dell’Interno, è intervenuto con i suoi decreti (in)sicurezza cercando di restringere, bontà sua, ancor più le maglie. Tuttavia nella giungla di leggi, articoli, commi e lemmi, come sempre accade, la scappatoia si è trovata facilmente per aiutare il campione Luis Suarez, il quale aveva bisogno della cittadinanza italiana per risultare comunitario ai fini sportivi ed essere tesserato senza problemi e limiti nella Juventus. Detto per inciso la trattativa si è interrotta ed è poi finito all’Atletico Madrid, ma la procedura è stata comunque portata avanti. Infatti qui da noi vige una norma in grado di sgombrargli il terreno, che prevede un trattamento di favore per i discendenti degli emigrati italiani. Basta dimostrare di avere qualche goccia di sangue italiano nelle vene e il gioco è fatto. Luis Suarez ha la fortuna di essere sposato con una signora avente anche passaporto italiano, ottenuto grazie al nonno friulano e perciò, essendo italiana, una volta superato l’esame della nostra lingua per lui avere il passaporto sarebbe stato automatico. Nel suo caso peraltro l’esame è stato organizzato a tambur battente, è stata prevista una sessione apposita ed è stato gestito in modo truffaldino, giustificando il tutto con l’eccellenza del candidato o meglio del suo reddito.
Luis Suarez doveva diventare italiano per le ragioni spiegate ed è stato predisposto tutto ad arte perché se lo può permettere, mentre le migliaia di persone, che hanno motivazioni ben più serie e valide ma non le stesse disponibilità, devono restare al chiodo, essere soggette ad una normativa tanto restrittiva quanto inutilmente spietata. In Italia c’è chi vi è nato e vive da sempre e vorrebbe gli fosse riconosciuta la propria italianità non solo di fatto ma anche di diritto, chi, pur nato all’estero, ha trascorso l’intera vita tra i banchi delle nostre scuole o da noi lavora da lunghissimo tempo, contribuendo alle entrate dello Stato con le tasse pagate regolarmente. È giusto che il fornaio, i compagni di scuola dei nostri figli, le badanti dei nostri anziani, la manodopera dei nostri campi debbano vedersi compressi e persino negati i diritti, essere strumentalizzati nelle campagne di odio, intolleranza e xenofobia, abilmente orchestrate per lucrare facili consensi e altri invece godere di insopportabili favori e privilegi grazie ai soldi?
Così va l’Italia verrebbe da dire con amara rassegnazione, ma secondo me sarebbe ora di smetterla e di pensare ad una nuova legge sulla cittadinanza, seria ed inclusiva.
L'associazione Impronta Setina augura un buon inizio di anno scolastico a tutti gli alunni ed in modo particolare a quelli dell’istituto comprensivo “Valerio Flacco” di Sezze Scalo. "Dopo tre anni finalmente - scrive il sodalizio - troveranno un edificio (forse) adeguato e migliorato (anche se restano ancora tante perplessità – tante domande a cui non è stata data alcuna risposta). Tre anni: questo è il tempo che ci è voluto per far si che venisse posta attenzione verso il malandato edificio che ospita l’istituto comprensivo “Valerio Flacco” di Sezze Scalo! E questo solo grazie all’impegno dei genitori che hanno condiviso con noi questo percorso, fatto per lo più di promesse, puntualmente disattese, di ritardi e di denigrazioni. Ma quello che più ci ha colpiti, è stata la poca attenzione prestata nella risoluzione del problema in tempi brevi: domande per la richiesta di fondi respinte, mancata e/o inadeguata risoluzione temporanea dell’emergenza, mancanza di comunicazione con l’utenza, e, se vogliamo, la rassicurazione che meritavamo". Oggi però qualcosa si sta muovendo, i lavori di consolidamento e di ristrutturazione di un edificio al quale "è mancato ogni tipo di intervento di manutenzione da 35 anni a questa parte sono iniziati". "Anche se ci sembra poco ciò che si sta facendo - aggiunge la nota - anche se è pochissimo rispetto a quanto si dovrebbe fare, abbiamo capito che protestare cosi come abbiamo fatto noi, con coscienza, competenza, cognizione di causa e tanta, tanta comprensione e pazienza, ci ha portati al risultato di avere attenzione verso la nostra comunità! Troppo spesso dimenticati e, peggio ancora, denigrati, siamo riusciti a produrre documentazioni tali da non poter permettere più a questa amministrazione, di evitare il problema che riguarda l’incolumità dei nostri figli! C’è ancora tanto, troppo da fare; e i lavori non saranno terminati prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, come ci era stato promesso. Ma siamo fiduciosi che continuando a monitorare il tutto, prima o poi, avremo di nuovo un edificio sicuro e degno di un paese che ha l’obbligo di crescere sotto tutti i punti di vista. Per questo è necessaria una presenza e partecipazione maggiore rispetto a quanto riscontrato finora, perché solo mostrando interesse verso ciò che ci appartiene di diritto riceviamo la giusta attenzione".
La vittoria del Sì al referendum per il taglio del numero dei parlamentari è il frutto di una domanda seria e profonda, che non va sminuita e rappresentata come la rivolta del popolino ignorante e qualunquista. Sarebbe un grosso errore! Si tratta, invece, a parer mio, di una domanda giusta alla quale va costruita e data una risposta adeguata, anche per il rispetto di chi legittimamente ha votato NO. Nel nostro Paese, e più in generale in Europa e nel mondo, c'è la tendenza allo svuotamento e alla personalizzazione della politica. Le recenti elezioni regionali ne sono una conferma. LA vera questione è, allora, come affrontare la crisi di legittimità del sistema politico costituzionale. Questo dilemma era presente sia tra i sostenitori del Sì che tra i sostenitori del NO. Diverse però, sono state le valutazioni e strategie conseguenti. L’antipolitica non è la causa ma l'effetto della sfiducia verso i governanti, dell'indifferenza verso i valori di solidarietà e di uguaglianza, verso una politica delegittimata dalla diffusa illegalità, che ha smarrito il contatto con gli elettori ed appare sempre più autoreferenziale. Il referendum dimostra che gli elettori, quando si tratta di questioni che li riguardano da vicino, partecipano. C'è bisogno, dunque, di buona politica, in sintonia con i reali e concreti interessi della gente, e che, spesso, l’élite e la cosiddetta intellighenzia sottovalutano perché distratte da discussioni e disquisizioni teoriche, lontane dalla realtà materiale del Paese. Il popolo è la fonte di legittimità del potere democratico e non "una massa di cafoni" come ho letto e ascoltato in questi giorni. Semmai, il mondo dei cafoni (braccianti, manovali, operai, coltivatori..),(come venivano chiamati spregevolmente ai tempi del grande sindacalista della CGIL Giuseppe Di Vittorio),con le mani incallite, le spalle deformate dalla fatica, vanno difesi ed educati alla coscienza di classe , alle lotte civili e salariali, al rispetto delle regole condivise affinché non divengano manovalanza della violenza organizzata e della malavita, e possano legittimamente rivendicare i loro sacrosanti diritti scritti e sanciti dalla Costituzione. La vittoria del Sì al referendum, rafforzando il Governo giallo-rosso. ha di fatto aperto una finestra e una possibilità. Può segnare l'inizio di una nuova stagione. Il Sì obbliga tutte le forze di maggioranza al rispetto del Patto di Governo, a fare le riforme: la riforma elettorale e dei regolamenti parlamentari, la riforma del bicameralismo perfetto... Altro che sudditanza e subalternità del PD al M5S ! Zingaretti ha mostrato intelligenza a schierare il PD per il Sì! In certi tornanti occorre saper fare la mossa giusta e prendere il treno che forse non ripassa più. Peccato che questa opportunità sia sfuggita ai compagni del NO! Certo: serve coraggio per costruire una alleanza con una forza (M5S) che purtroppo non ha ancora deciso cosa fare da grande. Serve coraggio per sconfiggere il populismo anche quando si presenta con sembianze diverse da quelle di Salvini e della Meloni. Questa, però, è la sfida difficile ma esaltante che spetta a tutte le forze progressiste del Paese, al di là del Sì e del NO!
Svolta web dell’assise cittadina. Da oggi le sedute consiliari del Comune di Sezze saranno trasmesse in diretta web sul canale www.consigli.cloud/sezze. Le dirette sono possibili grazie ad un restyling dei sistemi informatici e tecnologici dell’aula consigliare Alessandro Di Trapano. Già da oggi pomeriggio a partire dalle ore 16.30 question time su molte tematiche sollevate dalle opposizioni, a partire dallo stato dei lavori della Valerio Flacco. Il restyling informatico dell'aula consiliare è stato voluto principalmente dal presidente del consiglio Enzo Eramo per permettere ai cittadini di seguire i lavori da casa.
Altro...
Slitta al 28 settembre l’apertura dell’I.S.I.S.S. Pacifici e de Magistris di Sezze. Lo ha chiesto la dirigente scolastica Anna Giorgi “a causa della carenza del personale necessario per l’igienizzazione dei locali” come riportato nella nota inviata al sindaco di Sezze Sergio Di Raimo. Il primo cittadino quindi ha emesso una ordinanza di proroga di apertura al "fine di permettere una riapertura delle scuole in assoluta sicurezza”. Nei giorni scorsi l’Istituto era stato chiuso in quanto una dipendente era entrata in contatto con una persona di Roccagorga risultata positiva al Covid-19. Di conseguenza buona parte del personale è stato messo in quarantena.
“La determinazione del branco è immutabile e spaventosa” (Elias Canetti – Massa e potere).
L’omicidio di Willy Monteiro Duarte, ucciso a forza di botte nella notte tra il 5 e il 6 settembre da un branco di assassini, noti per l’attitudine alla violenza e alla sopraffazione, in via Oberdan, la strada della movida nel centro di Colleferro (RM), ha avuto grande eco, per giorni ha dominato le prime pagine dei quotidiani, ha aperto i notiziari televisivi e sui social si sono moltiplicati i commenti indignati. Tutti hanno invocato pene esemplari per i responsabili di un atto vile, che ha privato della vita un ragazzo perbene, generoso, un gran lavoratore, colpevole soltanto di aver difeso un amico. Incredibilmente l’omicidio di Willy è identico, per come si sono svolti i fatti, a quello di Emanuele Morganti, il quale nella notte tra il 24 e il 25 marzo 2017 ad Alatri (FR), cittadina a pochi chilometri da Colleferro e Paliano, venne picchiato a morte davanti ad una discoteca da un branco di assassini senza alcun movente.
Nella notte tra il 6 e 7 settembre due quindicenni, durante una festa di compleanno, tenutasi in una villa privata, sono state violentate da un branco di balordi a Marconia di Pisticci, in provincia di Matera. Grazie alla loro testimonianza e alle registrazioni delle telecamere della villa, quattro di loro sono stati arrestati, altri quattro risultano indagati. Sono tutti accusati di violenza sessuale e lesioni personali continuate ed aggravate. Il branco prima le ha costrette ad assumere sostanze stupefarci per stordirle, poi le ha attirate in un luogo buio e le ha a lungo abusate. Il Gip ha ritenuto l’arresto l’unica misura possibile, trattandosi di individui “privi di freni inibitori e incapaci di qualsiasi forma di autocontrollo”.
Si tratta di vicende certo diverse, ma legate da un filo rosso, dalla medesima logica criminale che prende corpo e si scatena ogni qualvolta un gruppo di individui, per lo più giovani e quasi sempre maschi, si riuniscono e, dopo aver individuato un bersaglio inerme, in genere una persona fragile e indifesa, preferibilmente donna, straniera o di colore, le si accanisce contro con brutalità inaudita e delirante. È la tecnica del branco, impiegata in natura dagli animali predatori, che facendo forza sul gruppo approfittano della vulnerabilità in cui si trova chi è solo o debole.
Purtroppo, come sempre più spesso accade sui social, le strumentalizzazioni non sono mancate. Per fortuna certa politica politicante, che sempre interviene con predatoria sistematicità ed efficaci trovate propagandistiche, ha mantenuto un profilo basso, non ha cercato di lucrare facili consensi, probabilmente per la disfunzionalità dei fatti alla vulgata abitualmente da loro accreditata: i responsabili sono italiani e le vittime un ragazzo figlio di immigrati e due ragazzine inglesi d’origine italiana.
L’attenzione si è concentrata sulla personalità, sull’appartenenza all’estrema destra, sulla pratica di sport da combattimento, sui precedenti penali per lesioni e spaccio, sull’essere dediti alla riscossione dei debiti di droga per conto degli spacciatori degli assassini di Willy e sul fatto che gli autori del duplice stupro di Marconia di Pisticci, sebbene molti di buona famiglia, siano sbandati, drogati e violenti, le loro pagine Instagram un campionario di immagini di soldi esibiti, pistole probabilmente finte mostrate con spavalderia, bottiglie di champagne e vodka con tanto di dito medio alzato e pezzi musicali colmi di disprezzo per le donne.
Si tratta sicuramente di elementi importanti per accertare fatti e responsabilità, ma il rischio è di fare una lettura riduttiva dell’accaduto, di comodo e autoassolutoria. Non si tratta di buttarla sul sociologico, di diluire i fatti in un brodo indistinto, rischiando di sminuirli e giustificarli in ragione di dinamiche e condizionamenti sociali e culturali, cui magari appellarsi per ottenere un alleggerimento delle pene da comminare ai responsabili. La giustizia deve fare il suo corso fino in fondo e senza sconti. Alla violenza barbara e vigliacca, lo Stato deve rispondere con la forza del diritto e della civiltà, pena l’innescarsi di una spirale incontrollabile di violenze, al termine della quale c’è solo la guerra di tutti contro tutti e l’autodistruzione.
Tuttavia è urgente interrogarci sulle cause scatenanti, sul vuoto esistenziale e valoriale, sulla perdita di riferimenti etico – morali che sta alla base di simili condotte criminali e sull’esigenza improrogabile di ripensare radicalmente tanti aspetti del nostro vivere comune, di rammendare un tessuto relazionale profondamente lacerato per scongiurare il ripetersi di simili tragedie.
Un numero crescente di ragazzi e giovani, annoiati e senza prospettive, si lascia irretire da ideologie nefaste, insegue l’ebbrezza del gesto trasgressivo, crede che la violenza sia una qualità e la compassione una debolezza, si rifugia nello sballo, vive di espedienti e illegalità, disprezza il diverso, pensa che le donne non abbiano lo stesso valore degli uomini e possano essere trattate come oggetti da usare e buttare poi via, che possa perfino uccidere impunemente, rifugiandosi nel branco e facendo ricadere la colpa sulle vittime. Sono tutti inequivocabili segnali del fallimento della funzione educativa di famiglie, scuole, parrocchie, centri di aggregazione sportivi e culturali, che sta provocando un progressivo smottamento e sgretolamento sociale. Certamente una parte di colpa è ascrivibile alla politica, che anziché avanzare proposte finalizzate alla coesione e all’inclusione, ha assecondato le dinamiche disgregative, sdoganato linguaggi volgari e violenti nei dibattiti e sui social, propone modelli comportamentali improntati ad un esasperato individualismo e istiga all’odio e alla contrapposizione. Passare dalle parole alle vie di fatto è più facile di quanto si pensi. Tutto vero, ma è troppo comodo fermarsi a questo e non assumerci le nostre responsabilità che sono tanti e gravi.
Reprimere i reati è fondamentale, ma è una soluzione parziale ed inefficace se non è accompagnata da un processo di rifondazione della società, dalla riscoperta del senso autentico del vivere che abbiamo smarrito nei meandri di un nichilismo, di un materialismo e di un utilitarismo senza limiti e freni inibitori, e dei valori, a cominciare da quelli sanciti nella Costituzione della Repubblica, da una progettualità d’ampio respiro diretta a creare le condizioni per l’inclusione, il riconoscimento reciproco, il rispetto delle regole in una cornice di etica pubblica condivisa. Se di fronte a tragedie come queste non comprendiamo che occorre invertire la rotta, l’indignazione e le condanne sono solo indecente ipocrisia e un oltraggio ulteriore delle vittime.
Sembrava cosa fatta, dimissioni da consigliere comunale, nomina al volo da assessore e subentro del primo dei non eletti in quota Pd. Mossa strategica e perfetta sinergia per serrare le fila. E invece la nomina di Armando Uscimenti quale nuovo assessore della Giunta Di Raimo deve ancora attendere perché in maggioranza scricchiola più di uno scranno. C’è infatti una nuova corrente del tutto indipendente e ribelle nelle votazioni e nei ragionamenti politici e amministrativi che sa più di opposizione interna che di maggioranza compatta. E lo ha già dimostrato nell’ultima votazione sul rendiconto di gestione e lo sta dimostrando anche nelle commissioni consiliari dove spesso cade il numero legale per assenze puntuali e strategiche. La corrente indipendente dalla maggioranza e dal sindaco pare che intende chiedere un rimpasto, un nuovo rimpasto. Non gli basta un solo cambio di assessorato ma vuole essere rappresentata in Giunta, perché lo dicono i voti in aula e la loro rappresentatività. Se fossero confermate queste voci il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo politicamente sarebbe al capolinea perché la maggioranza già risicata a 11 potrebbe collassare a 8. Insomma, lette così, le improvvise dimissioni di Andrea Campoli , sembrano essere state il colpo di grazia ad un governo che da oltre un anno arranca, dimissioni che comuqnue hanno aperto un capitolo che letto attentamente potrebbe concludersi con la fine della storia. Vedremo se nei prossimi giorni il sindaco riuscirà a trovare una quadratura del cerchio o se deciderà di andare allo scontro con i ribelli della sua maggioranza. Ad oggi tutto fermo, perchè muovere un tassello è come giocare a domino con la scopa in mano.
Chiusa una classe nel Comune di Bassiano. La decisione è stata presa dalla Asl di Latina e dal sindaco Domenico Guidi. Uno degli alunni che frequenta la scuola del centro Lepino infatti ha avuto contatti con una persona contagiata dal covid19. Adesso lo studente verrà sottoposto al tampone e se dovesse risultare positivo l’esame sarà esteso a tutti gli alunni della classe. Anche a Sezze si registrano nuovi casi.