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Ti racconto Firenze...

Set 06, 2020 Scritto da 

All’imbrunire, l’ora malinconica del giorno che volge al declino, i raggi ardenti del sole calante colorano di sfumature sgargianti l’orizzonte, si riverberano nelle placide acque dell’Arno, regalano incredibili giochi di luci e accendono l’intramontabile bellezza di Firenze.

Ci sono posti di cui è impossibile stancarsi, città dove tornare infinite volte e rivivere continuamente l’emozione del primo incontro. Firenze è uno di questi luoghi, seducente per la sua storia, sempre sorprendente per il suo perenne rinnovarsi senza perdere se stessa. Immergersi in essa è un viaggio che non si compie nel tempo tra l’arrivo e il ritorno, è assaporarla poco alla volta, perdersi senza meta tra le sue nascoste e caratteristiche strade, i suoi angoli, i suoi slarghi, le sue piazze, le sue chiese imponenti e solenni, semplici ed essenziali, i suoi palazzi dalle facciate raffinate, scrigni magnifici e trasudanti poesia, capaci di rivelare e raccontare una parte consistente della nostra storia, della nostra cultura, del genio italico ed europeo.   

I colori di Ponte Vecchio e delle case affacciate lungo l’Arno, nei loro dettagli, nelle loro persiane, nella semplicità o nella multiforme ricercatezza della loro architettura, sono incredibilmente vibranti. Piazza della Signora e Palazzo Vecchio, Santa Maria del Fiore con il campanile di Giotto e il Battistero, Santa Maria Novella, la terrazza panoramica di Piazzale Michelangelo con la Basilica Abbaziale di San Miniato al Monte dal quale è possibile ammirare il panorama dell’intera città sono mete classiche ma non per questo trascurabili e tralasciabili. Ad ogni tappa il tempo si ferma, le lancette dell’orologio si fissano in un attimo infinito per consentirci di abbandonarci alla vertigine della sua bellezza.

Tuttavia Firenze è un dedalo di luoghi magici, che trasudano da ogni muro e da ogni sasso, che compaiono imprevedibili e inaspettati a quanti ardiscono sollevare lo sguardo, che si donano a tutti coloro che posseggono l’animo aperto del ricercatore di stupore e si abbandonano all’irrefrenabile voluttà di succhiare il nettare vitale e rigenerante della grazia e dell’armonia che nelle sue vene scorrono inarrestabili.

Gli Uffizi, l’Accademia, Palazzo Pitti rappresentano un magnifico itinerario nella impareggiabile sublimità e grandiosità dell’arte, in grado di proiettarci nell’eternità. Fermarsi a contemplare la Primavera e la Nascita di Venere di Botticelli, l’Annunciazione e l’Adorazione dei Magi di Leonardo, la Venere di Urbino e la Maddalena Penitente di Tiziano, il Doppio Ritratto dei Duchi di Urbino di Piero della Francesca, la Maestà di Ognissanti di Giotto, la Maestà di Santa Trinità di Cimabue, la Madonna col Bambino e angeli di Filippo Lippi, la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, la Madonna dal collo lungo del Parmigianino, lo Scudo con la testa di Medusa di Caravaggio, la Madonna della Seggiola e la Velata di Raffaello e poi il Tondo Doni e la grandiosa magnificenza del David di Michelangelo rappresenta un’esperienza inebriante, da ripetere più volte in modo che i nostri occhi possano assorbirne pian piano la bellezza che ne promana.

Nessuna parola potrà mai raccontare l’emozione provocata dall’echeggiare delle note di un contrabbasso e di un violino sotto il colonnato degli Uffizi quando di notte le presenze si diradano e gli animi si illanguidiscono.   

Tuttavia Firenze è anche confermare all’oste che il taglio della bistecca va bene anche se è grossa, è gustare le prelibatezze di una cucina straordinaria, è un calice di vino rosso attraverso cui guardare riflessa la cupola del Brunelleschi, provando ad immaginare la grandezza dei tanti personaggi illustri, artisti, poeti e scienziati che da Firenze sono partiti o passati per lasciare una impronta indelebile nella storia e che qui sono sepolti o ricordati nella Basilica di Santa Croce.

E d’un tratto comprendi che per scoprire Firenze e i suoi immensi tesori non basta un viaggio e probabilmente nemmeno una vita intera.

Ripartire da Firenze fa venire un nodo in gola. Le ore sono state un frullo di ali e i giorni si sono rincorsi a perdifiato, volando via con leggiadria e levità anche per la fortunata ventura di condividerli con sperimentati compagni di viaggio in simbiosi di intenti e sentire, inseguitori di un vivere appassionato, ricercatori di un arricchente senso del proprio essere e sperimentatori curiosi di una alterità che evada da un mondo fatto di piccole e modeste certezze.    

Il treno dapprima lentamente e poi sempre più veloce sferraglia sui binari e insegue inesorabile la sua meta. Il frastuono metallico giunge attutito, ovattato, lontano all’interno del vagone, accompagnando la malinconia di un andare che possiede però il sapore di un arrivederci e non certamente di un addio. Le ultime case della periferia lasciano ben presto spazio alla verdeggiante campagna, le luci artificiali vanno pian piano smorzandosi e le ombre della sera allungano i loro tentacoli all’intorno, ricoprendo ogni cosa con il loro oscuro mantello. Il cielo si popola di stelle scintillanti che ispirano emozioni e dolcezza e fanno riaffiorare mille ricordi, rivivere un tempo che è appena trascorso eppure già sembra distante e inafferrabile, la dolcezza di una bellezza appena assaporata, a volte distrattamente, e tuttavia esperienza non vana, capace di incidere l’anima, di lasciare segni profondi, di toccare e ingentilire anche il più distratto destinatario dei suoi balsamici effetti.

Il passato è un luogo dove non torneremo più e il futuro una terra straniera che potremo scoprire soltanto se saremo animati dalla sana inquietudine di desiderarlo, inseguirlo e farlo nostro.

Firenze è una scoperta ancora tutta da compiere.

Pubblicato in Riflessioni
Ultima modifica il Domenica, 06 Settembre 2020 06:15 Letto 897 volte

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