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In una nota diramata poco fa il gruppo consiliare Biancoleone fa sapere che il consigliere comunale Giovanni Moraldo non fa più parte del gruppo. La vicenda di ieri non è affatto piaciuta ai consiglieri Paride Martella e Serafino Di Palma, una vicenda che ha visto Moraldo votare la surroga del consigliere Uscimenti fuori da ogni logica politica e fuori dal gruppo Biancoleone e dell'intera opposizione.

Ecco il comunicato stampa

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"Moraldo dall’inizio della consiliatura era sempre uscito dall’aula con il gruppo Biancoleone, ieri invece, verosimilmente per equilibri cambiati -si legge nella nota - ha garantito la sua presenza. Il Consigliere Moraldo a sua discolpa ha dichiarato che “resterà in opposizione, e  forse sarà pronto a sostenere il sindaco in caso di difficoltà, come oggi”.  Il gruppo Biancoleone fa presente che quello di ieri era un atto politico di fondamentale importanza che doveva dimostrare la tenuta della maggioranza, che grazie al Consigliere Moraldo è ancora in piedi. Dovere della opposizione è quello di non assicurare il numero legale in consiglio comunale quando la maggioranza non riesce a garantirlo. Questa è l’ABC della politica che si vuole stravolgere. Non è la prima volta che il Consigliere Moraldo assume tali atteggiamenti in palese contrasto con il gruppo Biancoleone, ricordiamo a tal fine le sue dichiarazioni favorevoli sulla installazione della statua di San Lidano sul belvedere di Santa Maria. Questa situazione sta creando molta confusione all’interno della opinione pubblica di Sezze, perché il consigliere Morando si dissocia improvvisamente dal tipo di opposizione che il gruppo Biancoleone ha sostenuto fino ad oggi, anche se è stata da lui condivisa per circa quattro anni. Lui deve dare ai suoi elettori le dovute spiegazioni sulla improvvisa conversione sulla via del Sindaco Di Raimo. Molti cittadini di Sezze hanno il dubbio che questo appoggio al Sindaco di Raimo possa essere una strategia occulta del gruppo Biancoleone. Visto il palese contrasto e considerata la necessità di chiarire le posizioni, alla luce anche degli episodi accaduti ieri in Consiglio Comunale, ritengono che il Consigliere Moraldo Giovanni non faccia più parte del gruppo Consiliare Biancoleone".

 

 

Approvata poco fa la surroga del consigliere comunale Armando Uscimenti con 9 voti favorevoli risicati. Entra in aula il primo dei non eletti nella lista Pd, Paolo Rizzo. Clamoroso il voto di Giovanni Moraldo del Biancoleone che per la prima volta vota con la maggioranza rispetto all’intera opposizione e ai suoi colleghi del Biancoleone.  Moraldo dall’inizio della consiliatura era sempre uscito dall’aula con il suo gruppo, oggi invece, molto probabilmente per equilibri cambiati, ha votato a favore. Pur trattandosi di un voto formale, quello di Moraldo potrebbe essere letto chiaramente come un voto politico a dimostrazione probabilmente della sua affinità politica con una parte della maggioranza. Dispiaciuto dell'assenza dell'opposizione il neo consigliere Paolo Rizzo, al quale replica il consigliere comunale Giovanni Bernasconi: " E' vero che si trattava di un atto formale ma il voto è stato un atto politico che  voleva dimostrare la tenuta della maggioranza a seguito della nomina dell’assessore Uscimenti. Se non fosse stato per il consigliere comunale Moraldo non sarebbe successo nulla ma dal punto di vista politico sì perché il sindaco politicamente non avrebbe avuto i numeri nemmeno per fare la surroga”. Moraldo intervenuto poco dopo, nonostante il voto con la maggioranza, ha dichiarato che resterà in opposizione, e forse sarà pronto a sostenere il sindaco in caso di difficoltà, come oggi. 

Domenica, 27 Dicembre 2020 07:27

Ogni giorno è un nuovo inizio

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Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc....Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante. Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore. Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca. Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati.” (Antonio Gramsci – 1 gennaio 1916, Avanti! Edizione torinese – Rubrica Sotto la Mole).

Questa riflessione di Antonio Gramsci, politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario, uno dei più grandi pensatori italiani del ‘900, morto in un carcere fascista, è molto più che una presa di posizione anticonformista rispetto al sentire diffuso sul capodanno, un suo voler essere un intellettuale controcorrente rispetto alle convenzioni sociali consolidate, agli stereotipi diffusi, al moralismo e al perbenismo di facciata proprio della società dei consumi di massa. Le sue parole rappresentano un richiamo forte, un invito a ricercare l’essenzialità, a recuperare il senso ultimo del nostro essere donne e uomini, all’impegno costante, personale e collettivo, per un nuovo inizio ogni giorno finalizzato al progresso sociale, culturale ed economico, a superare diseguaglianze e discriminazioni che incidono da sempre il corpo vivo della società e oggi particolarmente attuali a causa della crisi generale innescata dalla pandemia, che ha acuito e allargato in maniera preoccupante il divario tra il benessere di pochi privilegiati e la difficoltà e spesso la condizione di vera e propria povertà in cui si dibatte la gran parte delle persone. L’esperienza traumatica di questi mesi ci ha investiti, improvvisa ed imprevista (anche se invero governanti e governati abbiamo ostentato negligenza e disinteresse, siamo rimasti sordi ai richiami di tanti scienziati che avevano prospettato da tempo il possibile verificarsi di simili accadimenti), ci ha precipitati nell’incertezza esistenziale, ha scardinato tanti nostri punti fermi, ha mandato in crisi la nostra modernità fatta di tecnologia, mercato e globalizzazione, ci ha fatti scoprire biologicamente fragili e in balia dell’incontrollabile, ha stravolto la nostra quotidianità e le nostre relazioni, ci ha allontanati fisicamente, ci ha costretti a misurarci con la sofferenza, ci ha colpiti negli affetti con la perdita di persone care, ma soprattutto ci ha messi di fronte alla necessità di un cambio di passo radicale, un ripensamento profondo dei nostri stili di vita e delle nostre relazioni, di recuperare il senso dell’appartenenza alla comunità umana e della solidarietà da attuare immediatamente, pena il rischio di essere definitivamente travolti e spazzati via.

Alla fine dell’anno e nell’imminenza del nuovo è sicuramente importante fermarci e riflettere attentamente su come abbiamo impiegato il nostro tempo, cimentarci in un resoconto sullo stato delle nostre vite e del cammino percorso dalle nostre comunità, evidenziando i traguardi raggiunti e le mancanze, ma occorre l’onestà intellettuale dei bilanci autentici e soprattutto abbandonare la logica stucchevole dei buoni propositi, che finiscono per essere valevoli solo nel tempo limitato dei festeggiamenti, del clima indotto dalle sdolcinate atmosfere natalizie per poi ricominciare a vivere esattamente come prima e come se niente fosse, con uno sfondo che resta sempre lo stesso, solo con un anno in più e identici rimangono i protagonisti, le relazioni, le ingiustizie e gli egoismi personali e di gruppo.

Quest’anno senza la distrazione delle tavolate coreografiche, delle luci accecanti, dei veglioni nei locali e nelle piazze, della musica assordante e dei fuochi d’artificio a motivo della grave situazione sanitaria, abbiamo l’opportunità importante di farci il dono straordinario di non fermarci alla superficie, di non inseguire chimere ed illusioni, di non augurarci semplicisticamente un rinnovamento fatto di parole vuote e inutili auspici ma di scelte fattive, di assaporare la serena, piacevole e gioviale riscoperta delle relazioni improntate all’autenticità, di concederci il tempo per progettare e programmare un cambiamento personale che rappresenta il presupposto indispensabile per un mutamento più generale che investa i nostri rapporti interindividuali e quindi l’intera realtà sociale in cui siamo immersi. Non dobbiamo precludersi ovviamente la possibilità di sognare e pensare in grande, di volare alto, di progettare e realizzare una trasformazione che produca l’emancipazione da ogni forma di oppressione politica, economica, religiosa, ma innanzitutto dobbiamo pensare ed agire con coerenza quotidianamente, non accettare supinamente le idee altrui e soprattutto non smettere di lottare. Il cambiamento è un processo lento, va costruito in modo continuativo, non è mai fine a se stesso e l’alba di ogni giorno deve essere il tempo del suo nuovo inizio.

 

 

Pubblichiamo con piacere la lettera inviataci dal caro Rev.do Anselmo Mazzer, parroco per ben 27 anni della Cattedrale Santa Maria di Sezze, oggi parroco presso Santa Maria Goretti di Latina, assistente ecclesiastico presso l'Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti nonché Assessore presso Tribunale Ecclesiastico diocesano.

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Il Natale ci richiama ad una presenza: la continua presenza di Dio che ci attira in una meravigliosa comunione con Lui e tra di noi.

In questo periodo non dovremmo vedere le luci, non dovremmo vedere la cultura del consumismo, per giungere a questa essenzialità: accogliere la Parola che si fa carne per entrare nel respiro di Dio. Se entreremo in questo itinerario, gusteremo una Presenza nel cui confronto le luci della storia sono ben poca cosa.

L’abbiamo evidenziato ultimamente nella giornata dedicata al femminicidio. L’uomo, voluto da Dio signore dell’universo, con le capacità dategli da Dio, ci sta facendo uscire da questo problema sanitario, come ha fatto tante altre volte. Ma il grande disastro crescente che riguarda la famiglia (e il femminicidio è un sintomo), il dilagare del bullismo (non se ne parla perché praticamente le scuole sono chiuse da marzo), l’aumento del consumo di alcol e di droghe, anche negli adolescenti, sono il risultato, non di mancanza di leggi, ma di una mentalità, dove Gesù Cristo è il grande assente.

Si tocca concretamente cosa vuol dire essere pieni di Cristo (e vivere con la sua mentalità) o vuoti di Cristo. Basta guardare in giro.

Ci sono genitori che ancora credono che il catechismo serva per la festa della Comunione o della Cresima. Grande illusione! Non abbiamo bisogno di comunicati o di cresimati. Abbiamo bisogno di cristiani veri che imparano, guardando i loro genitori, a crescere, vivendo la Comunione e la Cresima, nella abituale e gioiosa relazione con Gesù, attraverso il catechismo permanente e la liturgia.

La liturgia cristiana non sono cerimonie o riti, ma è l’esperienza del Signore nella gioia dell’oggi: oggi Gesù ci ama, oggi Gesù ci attira, oggi senza di Lui non possiamo vivere, oggi stabiliamo un linguaggio di amore con Lui, scelto come il criterio portante della nostra esistenza.

Carlo Acutis dovrebbe dirci qualcosa.

I Divini Misteri, celebrati come si deve, sono come fessure di luce in ogni tunnel feriale, per non essere schiacciati dalle pesantezze di ogni giorno.

Uno dei drammi che si sta vivendo è che, davanti al Natale, il criterio sono i doni, non il Dono. Questo vuol dire che non desideriamo il donarsi di Dio. Ci leghiamo troppo ad un innocuo Gesù Bambino, ma non al donarsi di Dio.

AUGURO a tutti la cosa più bella che ci sia: costruire ogni giornata partendo da Dio che ne è la sorgente, vivendo Dio che è l’anima del presente, per giungere a contemplare Dio, meta della nostra  storia.

Da questo viene la gioia di vivere.

Prosegue l’azione di prevenzione e contrasto alla criminalità predatoria, attuata sinergicamente dai Carabinieri della Compagnia di Latina, nel segno di una precisa strategia coordinata dal Comando Provinciale, finalizzata al capillare controllo del territorio con l’obiettivo della prevenzione e repressione dei reati, con particolare riferimento a quelli di tipo predatorio. 
Nella tarda mattinata di oggi, a Sezze piazza di Porta Romana, i militari della locale stazione,  nell’ambito di uno specifico servizio finalizzato alla prevenzione e repressione dei reati contro il patrimonio, deferivano per il reato di cui all’art.707 cp “possesso ingiustificato di chiavi alterate e di grimaldelli”, un cittadino di origine serba, domiciliato ad Aprilia.
Vi è da premettere che da alcuni giorni, i Carabinieri della Stazione erano sulle tracce di una autovettura modello VW Golf di colore grigio metallizzata, che si aggirava nei quartieri residenziali del paese alla cui guida era stato visto un uomo verosimilmente straniero.
Sulla scorta di tale notizia, i militari intensificando i controlli ed avvalendosi del servizio di prossimità al cittadino, riuscivano ad intercettare il predetto che,  alla vista dei militari cercava di darsi alla fuga venendo però raggiunto e fermato dopo un inseguimento appiedato per le vie cittadine.
La successiva perquisizione all’interno del veicolo in suo uso, per l’appunto una VW Golf  di colore grigio metallizzato,  permetteva di rinvenire un paio di guanti, un cacciavite e nr.2 sacchetti porta gioie vuoti, sottoposti a sequestro. Sono in corso ulteriori indagini  al fine di verificare se  il predetto possa essere l’autore, in concorso con altri, di alcuni furti che si sono verificati recentemente nel centro setino.
E’ altresì in corso un approfondimento investigativo su alcuni casi segnalati, sempre a Sezze,  relativi a tentativi di truffa con il metodo dello “specchietto”.
I Carabinieri di Sezze  chiedono la collaborazione di tutti i residenti per ricevere altre segnalazioni ed eventuali denunce.

 

 

Nella tarda mattinata di oggi il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo ha nominato nuovo assessore ai servizi sociali il consigliere comunale Armando Uscimenti. Il capogruppo del Pd si è dimesso da consigliere comunale e lunedì’ 28 dicembre sarà convocata una seduta consiliare con all’ordine del giorno la sua surroga. Ad Uscimenti subentrerà il primo dei non eletti Paolo Rizzo. L’assessorato ai servizi sociali era vacante dall’agosto scorso quando improvvisamente l’ex sindaco Andrea Campoli aveva rimesso l’incarico assessorile nella mani del primo cittadino. Sulla querelle tra Enzo Polidoro e Senibaldo Roscioli sull'eventuale secondo assessorato si sa poco rispetto a quanto sappiamo. Il sindaco però ci ha dichiarato che comunque “...le esigenze politiche e  amministrative verranno tutte rispettate perché i consiglieri comunali sono persone responsabili e tengono alla crescita del paese. Le loro esigenze sono esigenze di crescita”.

 

 

 

La condizione di degrado totale in cui versa il tratto di strada della Ex 156 dei Monti Lepini a Sezze Scalo ha spinto le consigliere comunali di Sezze Bene Comune a presentare una nuova interrogazione. Si tratta dell’ennesimo tentativo disperato volto a chiedere al sindaco e alla sua maggioranza un intervento in un luogo pubblico diventato un cesso per i tanti rifiuti abbandonati lungo la strada comunale e nei terreni abbandonati. Rita Palombi ed Eleonora Contento si chiedono quando verrà bonificata tutta l’area, quando verranno rimossi i rifiuti e quali sono i progetti e le idee promosse dall’amministrazione comunale di Sezze per il tratto di strada che collega il centro di Sezze Scalo con la nuova direttrice della Monti Lepini. Le consigliere comunali ricordano al sindaco Di Raimo di aver addirittura fatto una comunicazione social nella quale si annunciava la chiusura del tratto stradale con una sbarra e l'ipotesi di un progetto di pista pedonale. Un gruppo di residenti aveva partecipato anche ad un giornata ecologica nel sito dando il loro contributo affinché iniziasse un percorso di collaborazione. E invece nulla, la strada da allora è rimasta deserta e si è riempita ancora di più di rifiuti di ogni genere così come altre zone della campagna setina. Il tratto di strada interessato, inoltre, è anche luogo di prostituzione e strada pericolosa perché utilizzato spesso come autodromo. E' semplicemente vergognoso.

 

 

Domenica, 20 Dicembre 2020 06:51

Dialogo con Maria di Nazareth

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Un tempo sperduto villaggio di pastori Nazareth, arroccata sulle dolci colline della Galilea, è caotica e vociante come tutte le città del Medio Oriente. Le strade del suo cuore antico sono un dedalo inestricabile, un caleidoscopio di suoni, colori e profumi. Mi infilo in una stradina secondaria, percorro qualche metro ed eccomi giunto a destinazione. All’esterno la costruzione appare modesta, anonima. Busso e resto in attesa. Quando la porta si apre, sulla soglia compare una donna minuta dai lineamenti dolci. Nei suoi occhi scuri e profondi è riflessa tutta la bellezza di questa terra. La casa è piccola, linda, racconta una povertà dignitosa. Mi fa accomodare in una stanza silenziosa e siede davanti a me. Ha modi semplici e spontanei.

- Sono contenta che sei venuto a trovarmi – mi dice con tono caldo e accogliente.

- Ti ringrazio – mi limito a balbettare in preda all’emozione.

Maria si sporge leggermente in avanti, afferra le mie mani tra le sue e le stringe in un gesto rassicurante. Il velo nasconde i suoi capelli e ne incornicia il volto. - Sono ebrea – spiega in risposta alla mia occhiata indagatrice – La nostra tradizione vuole che le donne coprano i capelli e li mostrino solo al marito. Continuo a seguirla, sebbene nessuno me lo imponga. Fortunatamente rispetto ai miei tempi le donne hanno conquistato oggi diritti e libertà -.

- Le tue parole un po’ mi sorprendono -.

- Non capisco il motivo. Ti sembra così strano che sono dalla parte delle donne?-.

- In effetti tuo figlio aveva anche delle donne al suo seguito –.

- Yahweh ama tutti allo stesso modo, non fa distinzioni….–.

- A proposito – la interrompo – cosa pensi degli omosessuali? Alcune persone di fede sostengono che hanno qualcosa di sbagliato -.  

- E’ una stupidaggine – si adombra per un momento e la sua voce assume un tono fermo – Ognuno di noi è un capolavoro di Yahweh. Mica ci sono alcuni che non gli sono venuti tanto bene!-.       

- Mi racconti di te, la tua storia? –.

Annuisce. – Ero una ragazza come tante. Aiutavo mia madre in casa, andavo al pozzo a prendere l’acqua, uscivo con le amiche e il sabato frequentavo la sinagoga -.

- I tuoi ti avevano promessa sposa a Giuseppe -.

- Abitava poche case più avanti a noi. All’inizio ci scambiavamo qualche sguardo, poi ci siamo incontrati, abbiamo parlato e quindi è venuto con suo padre dai miei per chiedermi in sposa -.

- A quel tempo i matrimoni erano combinati dalle famiglie – le faccio notare.

- Nessuna imposizione – scuote la testa – Come ti ho detto è stata una nostra scelta. Io e Giuseppe ci amiamo -. 

- Eri molto giovane -.

- E avevo molti sogni – sospira, mentre un timido sorriso le si disegna sulle labbra.

- Qualcuno però scombussolò i vostri piani, i tuoi e di Giuseppe -.

- Quel giorno ero sola in casa. All’improvviso la luce, l’angelo…. Ero stupita, sorpresa, turbata, intimorita. Non capivo cosa stesse accadendo –.

- Poteva essere tutto frutto della tua immaginazione di ragazzina -.

- L’ho pensato eccome, cosa credi!- esclama e, dopo qualche istante di silenzio, riprende: - Era tutto reale però!-.

- Diventare la madre del Figlio di Dio – considero – Una cosa inverosimile –.

- Sono d’accordo. Umanamente non aveva e non ha alcun senso, ma non dal punto di vista di Yahweh e della fede del mio popolo. Da lunghissimo tempo aspettavamo il Messia e finalmente la promessa si compiva -. 

- Perché proprio tu? Cosa avevi di speciale?-

- E’ quello che ho domandato anche io all’angelo. In Israele c’erano ragazze migliori di me. Ero sconvolta, ma lui ha cercato di rassicurarmi, di spiegarmi -.

- Hai subito accettato la sua proposta però -.

- Ti sbagli! Ho riflettuto, ragionato e solo alla fine ho detto di sì. Non è stato per nulla facile, ma potevo rifiutare il progetto di Yahweh su di me?-.

- Insomma per te è stato tutto chiaro fin da subito….-.

- Assolutamente no – nega decisa – Mi sono detta: non capisco ma mi adeguo!-.

- Avere un figlio senza essere sposata era una scelta rischiosa -.

- Potevo finire lapidata come adultera, ma mi sono fidata di Yahweh -.

- Quando lo hai raccontato i tuoi ti hanno creduto?-.

- Mi conoscevano e sapevano che non avrei mai detto bugie o cercato di ingannarli, ma non è stato semplice -.

- E Giuseppe?-.

- Era molto confuso. Come dargli torto? Che doveva pensare? Chiunque avrebbe reagito come lui. Sapeva però che io lo amavo e volevo stare con lui, costruire insieme una famiglia -.

- Decise di lasciarti, poi però gli apparve in sogno l’angelo e cambiò idea -.

- Giuseppe è sempre stato di poche parole. Mi ha raccontato poco o nulla -.

- Subito dopo sei partita per andare a trovare tua cugina Elisabetta -.

- Doveva partorire suo figlio Giovanni e aveva bisogno di me -.

- Affrontasti il viaggio da sola. Una scelta insolita, direi coraggiosa per quei tempi -.

- Trovi?- ride divertita – Nessuno comunque si oppose o provò a fermarmi -.

- Elisabetta ti chiamò “madre del mio Signore” e Giovanni sussultò di gioia nel suo grembo. Ti riservarono una bella accoglienza, senza dubbio -.

- Portavo dentro di me il Messia e Giovanni lo riconobbe. E’ stato bellissimo!-.

- E tu rispondesti con il Magnificat. Veramente quelle sono parole tue?-

- Yahweh ha messo le sue parole sulla mia bocca. Io sono nulla -.   

- Dopo aver sposato Giuseppe, decideste di vivere a Nazareth -.

- Era il nostro villaggio. Qui avevamo parenti e amici -.

- Pochi giorni prima del parto, vi metteste in viaggio verso Betlemme. Una scelta un po’ azzardata -.

- Fummo costretti per via del censimento ordinato dai romani. Dovevamo registrarci nella città di origine di Giuseppe, come stabilito dalle leggi e dalla tradizione. Fu faticoso, soprattutto per me. E poi giranno in lungo e in largo Betlemme, bussammo alla porta di parenti, amici e conoscenti ma nessuno aveva posto per ospitarci -.

- Non deve essere stato piacevole -.

- E’ la stessa esperienza dei poveri e dei migranti di oggi: vengono rifiutati, calpestati, muoiono di fame, in mare, per le guerre e pochi se ne preoccupano e intervengono. L’egoismo e l’indifferenza sono peccati gravi davanti a Yahweh -.

- Alla fine Giuseppe riuscì a trovare un alloggio di fortuna dove fermarvi e passare la notte e, mentre eravate a Betlemme, si compirono per te i giorni del parto -.

- Speravo di partorire mio figlio circondata dall’affetto dei miei familiari, di avere un minimo di tranquillità e di comodità, ma le cose andarono diversamente -.

- Cosa provasti in quel momento?-.

- Esattamente quello che prova ogni madre nel dare alla luce il proprio figlio. È una sensazione indescrivibile, che ti ripaga di fatiche, difficoltà e dolori -.

- Gesù però non era un bambino come gli altri -.

- In quel momento ho pensato solo a stringerlo tra le mie braccia, a farlo sentire amato e protetto. Lo stesso ha fatto Giuseppe -.

- I primi giorni di vita di Gesù sono stati costellati di presenze straordinarie e di pericoli: i pastori, i Magi, Simeone ed Anna, ma anche Erode e il suo tentativo di ucciderlo, l’esilio in Egitto….-.    

- Tutto è accaduto in modo rapido e imprevedibile e c’è voluto del tempo per capire. Poi pian piano ogni tassello è andato al suo posto, anche se sono cresciute in me e in Giuseppe le ansie e le paure -.

- Come sono stati quegli anni?-.

- E’ stato bellissimo vedere Gesù crescere, diventare un uomo e poi prendere la sua strada, iniziare la sua missione, compiersi in lui e attraverso di lui la promessa fatta da Yahweh ai nostri padri, anche se eravamo consapevoli che ci sarebbero stati momenti molto dolorosi -.

- Ti sei pentita del sì pronunciato quel giorno?-

- Mai!- Maria scuote la testa – Ho scelto di mettermi nelle mani di Yahweh, ho accolto suo Figlio nel mio grembo e lui è divenuto parte di me, sangue del mio sangue. È il mio ieri, il mio presente e il mio futuro. Senza di lui, senza Gesù la mia vita non avrebbe alcun senso -.

- Cosa vorresti dire alle persone del mio tempo?-.   

- Non abbiate paura, amate mio figlio e fate quello che vi dice -.

Abbiamo conversato ancora un po’, mi ha raccontato di Gesù, del loro rapporto e mi ha aiutato a capire. Al momento di congedarmi mi ha abbracciato e ho ritrovato in lei il calore mai dimenticato dell’abbraccio di mia madre, la gioia del Natale autentico, fatto non di luci, lustrini, regali e frivolezze ma dell’essenziale.

 

 

La Spl Sezze comunica variazioni nel conferimento di rifiuti nel periodo natalizio per quanto concerne la campagna di Sezze Scalo. “A seguito della comunicazione ricevuta dalla società Rida ambiente di Aprilia, presso la quale viene conferito il rifiuto indifferenziato e che prevede la chiusura dell’impianto  nei giorni  25/12/2020 e  01/01/2021 – si legge nella nota diramata dalla società comunale - il programma di ritiro dei rifiuti, limitatamente alle zone interessate (la campagna di sezze scalo)  nel periodo dal 21/12/2020 al 03/01/2021,  subirà le seguenti variazioni: Giovedì 24/12/2020  carta e indifferenziato; Lunedì 28/12/2020  vetro e organico;  Giovedì 31/12/2020 indifferenziato. Nella settimana successiva a decorrere dal 04/01/2021 si tornerà ai ritiri stabiliti dall’attuale calendario”. Si invitano i cittadini interessati a rispettare il cambiamento provvisorio del programma di conferimento rifiuti.

 

All’assemblea annuale di Coldiretti si traccia la strategia per il comparto agroalimentare. Il Recovery plan, secondo Coldiretti, è un’occasione imperdibile per dare slancio ai prodotti agricoli del made in Italy sui mercati di tutto il mondo, con un  progetto lungimirante che pone al centro le nuove generazioni. Si va verso una rivoluzione verde biosostenibile e digitale, che potrà portare nei prossimi dieci anni un milione di posti di lavoro, quindi un contributo decisivo alla nostra economia, duramente colpita dall’emergenza sanitaria. L’obiettivo è di ridurre del 50% le importazioni di cibo da altri paesi e cogliere la sfida dell’export delle eccellenze del made in Italy. L’agricoltura ha sofferto molto in questi ultimi tempi, ma nelle corde della Coldiretti non c’è di fermarsi, ma di guardare alle nuove sfide a cominciare dall’internazionalizzazione, per essere pronti nella fase della ripartenza ad aggredire i mercati che storicamente ci appartengono. Come è sempre successo nei momenti più difficili, l’agricoltura e l’agroalimentare sono stati il motore della ripartenza e allora l’invito che Coldiretti rivolge a tutti i cittadini italiani, specie in  questi giorni di festa, è di preferire sulle tavole prodotti italiani, per confermare che il nostro è un Paese patriottico che ama la sua storia e la sua cultura. E ce n’è tanto bisogno perché con un Natale più magro salirà ad oltre 30 miliardi il crac annuale della spesa alimentare degli italiani, con un crollo del 12% rispetto allo scorso anno. Il settore della ristorazione ha dimezzato il volume di affari causando una situazione di sofferenza che porterà a fine anno una perdita di fatturato di tutta la filiera agroalimentare di oltre 9,6 miliardi, solo per i mancati acquisti di cibi e bevande da parte dei ristoratori.

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