La vittoria del Sì al referendum per il taglio del numero dei parlamentari è il frutto di una domanda seria e profonda, che non va sminuita e rappresentata come la rivolta del popolino ignorante e qualunquista. Sarebbe un grosso errore! Si tratta, invece, a parer mio, di una domanda giusta alla quale va costruita e data una risposta adeguata, anche per il rispetto di chi legittimamente ha votato NO. Nel nostro Paese, e più in generale in Europa e nel mondo, c'è la tendenza allo svuotamento e alla personalizzazione della politica. Le recenti elezioni regionali ne sono una conferma. LA vera questione è, allora, come affrontare la crisi di legittimità del sistema politico costituzionale. Questo dilemma era presente sia tra i sostenitori del Sì che tra i sostenitori del NO. Diverse però, sono state le valutazioni e strategie conseguenti. L’antipolitica non è la causa ma l'effetto della sfiducia verso i governanti, dell'indifferenza verso i valori di solidarietà e di uguaglianza, verso una politica delegittimata dalla diffusa illegalità, che ha smarrito il contatto con gli elettori ed appare sempre più autoreferenziale. Il referendum dimostra che gli elettori, quando si tratta di questioni che li riguardano da vicino, partecipano. C'è bisogno, dunque, di buona politica, in sintonia con i reali e concreti interessi della gente, e che, spesso, l’élite e la cosiddetta intellighenzia sottovalutano perché distratte da discussioni e disquisizioni teoriche, lontane dalla realtà materiale del Paese. Il popolo è la fonte di legittimità del potere democratico e non "una massa di cafoni" come ho letto e ascoltato in questi giorni. Semmai, il mondo dei cafoni (braccianti, manovali, operai, coltivatori..),(come venivano chiamati spregevolmente ai tempi del grande sindacalista della CGIL Giuseppe Di Vittorio),con le mani incallite, le spalle deformate dalla fatica, vanno difesi ed educati alla coscienza di classe , alle lotte civili e salariali, al rispetto delle regole condivise affinché non divengano manovalanza della violenza organizzata e della malavita, e possano legittimamente rivendicare i loro sacrosanti diritti scritti e sanciti dalla Costituzione. La vittoria del Sì al referendum, rafforzando il Governo giallo-rosso. ha di fatto aperto una finestra e una possibilità. Può segnare l'inizio di una nuova stagione. Il Sì obbliga tutte le forze di maggioranza al rispetto del Patto di Governo, a fare le riforme: la riforma elettorale e dei regolamenti parlamentari, la riforma del bicameralismo perfetto... Altro che sudditanza e subalternità del PD al M5S ! Zingaretti ha mostrato intelligenza a schierare il PD per il Sì! In certi tornanti occorre saper fare la mossa giusta e prendere il treno che forse non ripassa più. Peccato che questa opportunità sia sfuggita ai compagni del NO! Certo: serve coraggio per costruire una alleanza con una forza (M5S) che purtroppo non ha ancora deciso cosa fare da grande. Serve coraggio per sconfiggere il populismo anche quando si presenta con sembianze diverse da quelle di Salvini e della Meloni. Questa, però, è la sfida difficile ma esaltante che spetta a tutte le forze progressiste del Paese, al di là del Sì e del NO!
Svolta web dell’assise cittadina. Da oggi le sedute consiliari del Comune di Sezze saranno trasmesse in diretta web sul canale www.consigli.cloud/sezze. Le dirette sono possibili grazie ad un restyling dei sistemi informatici e tecnologici dell’aula consigliare Alessandro Di Trapano. Già da oggi pomeriggio a partire dalle ore 16.30 question time su molte tematiche sollevate dalle opposizioni, a partire dallo stato dei lavori della Valerio Flacco. Il restyling informatico dell'aula consiliare è stato voluto principalmente dal presidente del consiglio Enzo Eramo per permettere ai cittadini di seguire i lavori da casa.
Slitta al 28 settembre l’apertura dell’I.S.I.S.S. Pacifici e de Magistris di Sezze. Lo ha chiesto la dirigente scolastica Anna Giorgi “a causa della carenza del personale necessario per l’igienizzazione dei locali” come riportato nella nota inviata al sindaco di Sezze Sergio Di Raimo. Il primo cittadino quindi ha emesso una ordinanza di proroga di apertura al "fine di permettere una riapertura delle scuole in assoluta sicurezza”. Nei giorni scorsi l’Istituto era stato chiuso in quanto una dipendente era entrata in contatto con una persona di Roccagorga risultata positiva al Covid-19. Di conseguenza buona parte del personale è stato messo in quarantena.
“La determinazione del branco è immutabile e spaventosa” (Elias Canetti – Massa e potere).
L’omicidio di Willy Monteiro Duarte, ucciso a forza di botte nella notte tra il 5 e il 6 settembre da un branco di assassini, noti per l’attitudine alla violenza e alla sopraffazione, in via Oberdan, la strada della movida nel centro di Colleferro (RM), ha avuto grande eco, per giorni ha dominato le prime pagine dei quotidiani, ha aperto i notiziari televisivi e sui social si sono moltiplicati i commenti indignati. Tutti hanno invocato pene esemplari per i responsabili di un atto vile, che ha privato della vita un ragazzo perbene, generoso, un gran lavoratore, colpevole soltanto di aver difeso un amico. Incredibilmente l’omicidio di Willy è identico, per come si sono svolti i fatti, a quello di Emanuele Morganti, il quale nella notte tra il 24 e il 25 marzo 2017 ad Alatri (FR), cittadina a pochi chilometri da Colleferro e Paliano, venne picchiato a morte davanti ad una discoteca da un branco di assassini senza alcun movente.
Nella notte tra il 6 e 7 settembre due quindicenni, durante una festa di compleanno, tenutasi in una villa privata, sono state violentate da un branco di balordi a Marconia di Pisticci, in provincia di Matera. Grazie alla loro testimonianza e alle registrazioni delle telecamere della villa, quattro di loro sono stati arrestati, altri quattro risultano indagati. Sono tutti accusati di violenza sessuale e lesioni personali continuate ed aggravate. Il branco prima le ha costrette ad assumere sostanze stupefarci per stordirle, poi le ha attirate in un luogo buio e le ha a lungo abusate. Il Gip ha ritenuto l’arresto l’unica misura possibile, trattandosi di individui “privi di freni inibitori e incapaci di qualsiasi forma di autocontrollo”.
Si tratta di vicende certo diverse, ma legate da un filo rosso, dalla medesima logica criminale che prende corpo e si scatena ogni qualvolta un gruppo di individui, per lo più giovani e quasi sempre maschi, si riuniscono e, dopo aver individuato un bersaglio inerme, in genere una persona fragile e indifesa, preferibilmente donna, straniera o di colore, le si accanisce contro con brutalità inaudita e delirante. È la tecnica del branco, impiegata in natura dagli animali predatori, che facendo forza sul gruppo approfittano della vulnerabilità in cui si trova chi è solo o debole.
Purtroppo, come sempre più spesso accade sui social, le strumentalizzazioni non sono mancate. Per fortuna certa politica politicante, che sempre interviene con predatoria sistematicità ed efficaci trovate propagandistiche, ha mantenuto un profilo basso, non ha cercato di lucrare facili consensi, probabilmente per la disfunzionalità dei fatti alla vulgata abitualmente da loro accreditata: i responsabili sono italiani e le vittime un ragazzo figlio di immigrati e due ragazzine inglesi d’origine italiana.
L’attenzione si è concentrata sulla personalità, sull’appartenenza all’estrema destra, sulla pratica di sport da combattimento, sui precedenti penali per lesioni e spaccio, sull’essere dediti alla riscossione dei debiti di droga per conto degli spacciatori degli assassini di Willy e sul fatto che gli autori del duplice stupro di Marconia di Pisticci, sebbene molti di buona famiglia, siano sbandati, drogati e violenti, le loro pagine Instagram un campionario di immagini di soldi esibiti, pistole probabilmente finte mostrate con spavalderia, bottiglie di champagne e vodka con tanto di dito medio alzato e pezzi musicali colmi di disprezzo per le donne.
Si tratta sicuramente di elementi importanti per accertare fatti e responsabilità, ma il rischio è di fare una lettura riduttiva dell’accaduto, di comodo e autoassolutoria. Non si tratta di buttarla sul sociologico, di diluire i fatti in un brodo indistinto, rischiando di sminuirli e giustificarli in ragione di dinamiche e condizionamenti sociali e culturali, cui magari appellarsi per ottenere un alleggerimento delle pene da comminare ai responsabili. La giustizia deve fare il suo corso fino in fondo e senza sconti. Alla violenza barbara e vigliacca, lo Stato deve rispondere con la forza del diritto e della civiltà, pena l’innescarsi di una spirale incontrollabile di violenze, al termine della quale c’è solo la guerra di tutti contro tutti e l’autodistruzione.
Tuttavia è urgente interrogarci sulle cause scatenanti, sul vuoto esistenziale e valoriale, sulla perdita di riferimenti etico – morali che sta alla base di simili condotte criminali e sull’esigenza improrogabile di ripensare radicalmente tanti aspetti del nostro vivere comune, di rammendare un tessuto relazionale profondamente lacerato per scongiurare il ripetersi di simili tragedie.
Un numero crescente di ragazzi e giovani, annoiati e senza prospettive, si lascia irretire da ideologie nefaste, insegue l’ebbrezza del gesto trasgressivo, crede che la violenza sia una qualità e la compassione una debolezza, si rifugia nello sballo, vive di espedienti e illegalità, disprezza il diverso, pensa che le donne non abbiano lo stesso valore degli uomini e possano essere trattate come oggetti da usare e buttare poi via, che possa perfino uccidere impunemente, rifugiandosi nel branco e facendo ricadere la colpa sulle vittime. Sono tutti inequivocabili segnali del fallimento della funzione educativa di famiglie, scuole, parrocchie, centri di aggregazione sportivi e culturali, che sta provocando un progressivo smottamento e sgretolamento sociale. Certamente una parte di colpa è ascrivibile alla politica, che anziché avanzare proposte finalizzate alla coesione e all’inclusione, ha assecondato le dinamiche disgregative, sdoganato linguaggi volgari e violenti nei dibattiti e sui social, propone modelli comportamentali improntati ad un esasperato individualismo e istiga all’odio e alla contrapposizione. Passare dalle parole alle vie di fatto è più facile di quanto si pensi. Tutto vero, ma è troppo comodo fermarsi a questo e non assumerci le nostre responsabilità che sono tanti e gravi.
Reprimere i reati è fondamentale, ma è una soluzione parziale ed inefficace se non è accompagnata da un processo di rifondazione della società, dalla riscoperta del senso autentico del vivere che abbiamo smarrito nei meandri di un nichilismo, di un materialismo e di un utilitarismo senza limiti e freni inibitori, e dei valori, a cominciare da quelli sanciti nella Costituzione della Repubblica, da una progettualità d’ampio respiro diretta a creare le condizioni per l’inclusione, il riconoscimento reciproco, il rispetto delle regole in una cornice di etica pubblica condivisa. Se di fronte a tragedie come queste non comprendiamo che occorre invertire la rotta, l’indignazione e le condanne sono solo indecente ipocrisia e un oltraggio ulteriore delle vittime.
Sembrava cosa fatta, dimissioni da consigliere comunale, nomina al volo da assessore e subentro del primo dei non eletti in quota Pd. Mossa strategica e perfetta sinergia per serrare le fila. E invece la nomina di Armando Uscimenti quale nuovo assessore della Giunta Di Raimo deve ancora attendere perché in maggioranza scricchiola più di uno scranno. C’è infatti una nuova corrente del tutto indipendente e ribelle nelle votazioni e nei ragionamenti politici e amministrativi che sa più di opposizione interna che di maggioranza compatta. E lo ha già dimostrato nell’ultima votazione sul rendiconto di gestione e lo sta dimostrando anche nelle commissioni consiliari dove spesso cade il numero legale per assenze puntuali e strategiche. La corrente indipendente dalla maggioranza e dal sindaco pare che intende chiedere un rimpasto, un nuovo rimpasto. Non gli basta un solo cambio di assessorato ma vuole essere rappresentata in Giunta, perché lo dicono i voti in aula e la loro rappresentatività. Se fossero confermate queste voci il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo politicamente sarebbe al capolinea perché la maggioranza già risicata a 11 potrebbe collassare a 8. Insomma, lette così, le improvvise dimissioni di Andrea Campoli , sembrano essere state il colpo di grazia ad un governo che da oltre un anno arranca, dimissioni che comuqnue hanno aperto un capitolo che letto attentamente potrebbe concludersi con la fine della storia. Vedremo se nei prossimi giorni il sindaco riuscirà a trovare una quadratura del cerchio o se deciderà di andare allo scontro con i ribelli della sua maggioranza. Ad oggi tutto fermo, perchè muovere un tassello è come giocare a domino con la scopa in mano.
Chiusa una classe nel Comune di Bassiano. La decisione è stata presa dalla Asl di Latina e dal sindaco Domenico Guidi. Uno degli alunni che frequenta la scuola del centro Lepino infatti ha avuto contatti con una persona contagiata dal covid19. Adesso lo studente verrà sottoposto al tampone e se dovesse risultare positivo l’esame sarà esteso a tutti gli alunni della classe. Anche a Sezze si registrano nuovi casi.
Voglio ribadire convintamente il mio Sì al Referendum sul taglio del numero dei parlamentari per le motivazioni già precedentemente espresse. Innanzitutto per coerenza e lealtà con il voto espresso dal Parlamento a stragrande maggioranza (I deputati e i senatori non erano mica ubriachi o minacciati con la pistola!). Successivamente per il rispetto che nutro per la decisione assunta dalla Direzione del PD, partito in cui milito. (Non conta più il rispetto della maggioranza e l'autodisciplina? Liberi tutti?) Allora, ciò che mi spinge nuovamente a confermare il mio Sì al referendum (nel massimo rispetto di chi è per il NO), sono le ragioni seguenti:
1) non è vero che il taglio del numero dei parlamentari è di matrice M5S. Già nel lontano 2008, il Centrosinistra, lo propose a nome dell’on. Zanda e dell'on. Finocchiaro (capigruppo, rispettivamente del Senato e della Camera dei Deputati);
2) non è vero che si tratta di una resa o subalternità al M5S ma del rispetto del patto di Governo giallo-rosso. Il NO esprime l'avversione di chi non sopporta l'esistenza del M5S; un odio ingiustificato e deviante dal momento che i Grillini, volenti o nolenti, sono parte essenziale del Parlamento e del Governo;
3) non è vero che si tratta di uno sgarbo alla Costituzione, dal momento che la Carta Costituzionale non prevede in alcun modo l'attuale numero degli eletti. Con la vittoria del Sì la rappresentazione parlamentare non sarebbe poca: si tratta di 600 eletti (400 deputati e 200 senatori) che sarebbero distribuiti equamente in tutto il territorio nazionale. Ci vogliamo aggiungere anche circa 100 parlamentari europei e 900 consiglieri regionali? Numeri in linea, dunque, con tutti gli altri Paesi europei ed extra-europei. Semmai il problema vero non sta nella quantità ma nella qualità, nella competenza e nell'impegno degli eletti: ma questo dipende da tutti noi elettori. Certo: è vero e doloroso (!) che qualcuno perderà la poltrona!
Se vince il No è fuori dubbio che ogni tentativo di Riforma si blocca e tutto resta immutato come avviene sistematicamente in Italia da oltre 30 anni. Se invece vince il Sì, come io auspico, comunque si sarà obbligati a produrre una riforma elettorale e regolamentare, come sta scritto nel Patto di governo giallo-rosso. Non si tratta di un referendum-calderone, come quello voluto da Renzi. Si chiede agli elettori di esprimersi solo su un punto per poi procedere, in maniera progressiva e costituzionale, a una Riforma più moderna e complessiva. Un passo alla volta! È questa la regola del Riformismo! O no? Ecco perché voto Sì.
Salta la commissione consiliare lavori pubblici convocata per oggi pomeriggio dal presidente Francesca Barbati in merito allo stato dei lavori in corso presso l’Istituto Valerio Flacco di Sezze Scalo. La commissione consiliare convocata con atto formale e pubblicata sull’albo del Comune di Sezze era con sopralluogo “in loco”. Presenti i consiglieri comunali membri della commissione, tra cui Di Palma, Roscioli, Palombi, Moraldo, Uscimenti, il vice sindaco Di Prospero e i responsabili del Comune di Sezze. Dopo una breve discussione nell’area prospiciente il cantiere, la presidente Barbati però ha deciso di sciogliere i lavori, forse perché in quel luogo la commissione non poteva essere pubblica così come è previsto dal regolamento comunale. Anche perché nel documento ufficiale di convocazione non vi erano state riportate alcune prescrizioni né divieti per esterni né tanto meno per la stampa locale. Resta il fatto che la commissione è stata annullata. Nei prossimi giorni nel verbale leggeremo il perché. Fuori i cancelli i genitori degli alunni in attesa di capire a che punto sono i lavori.
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L'atto pubblico di convocazione della commissione
“Siamo tutti scioccati di quanto è accaduto a Willy Monteiro Duarte, il ragazzo ucciso con pugni e calci da un branco di ragazzi violenti che praticano il cosiddetto MMA- Mix Martial Arts, un’ arte che praticano gli agenti di polizia o carabinieri. Dispiace riscontrare l’uso improprio del termine “arti marziali” associato alla tragedia recentemente avvenuta. Le “arti marziali” insegnano la difesa del debole mai l’accanimento sul nemico a terra, insegnano il rispetto e la tolleranza. L’unico vero esperto di arti marziali, l’unico che ne ha portato avanti l’insegnamento è stato semmai Willy: chiunque avesse avuto la minima conoscenza di quello che sono le vere arti marziali, sarebbe intervenuto al suo fianco”. Kevin Reiter e Enrico Siddera, 1 Dan e 2 Dan della ASD Wa Shito Ryu di Sezze, sono ancora sconvolti di quanto accaduto. Per questa ed altre ragioni vogliono spiegare, non giustificare, la differenza tra l’arte del Karate e quella che invece è solo pura violenza. “ Il karate - affermano - non è un’ arte marziale violenta come molte persone credono. È proprio il contrario al bullismo, che da anni affligge i giovani in tutti i paesi. L'associazione Wa Shito Ryu (della linea di Ogasahara rappresentata in Italia dal M° Iwasa Sei 8° Dan e dal M° Ietsune 7° Dan in Giappone) di Sezze, con il presidente e M° Annarose Gschwändler 6° Dan, ci insegna che il karate non si utilizzerà mai come attacco ma si utilizzerà solamente come autodifesa. L ’educazione è un passaggio obbligato, ma indispensabile, e i giovani possono approfittare di un’occasione unica nel suo genere, ricchissima di contenuti essenziali per diventare persone nel significato più profondo del termine. I bambini possono trovare nel maestro un punto di riferimento rassicurante, un modello da imitare, che dà loro gli strumenti per rapportarsi correttamente con gli altri e per prendere coscienza delle proprie potenzialità. Il saluto – aggiungono - è il primo e forse il più importante di questi strumenti, esso permette di entrare in un clima di grande tensione emotiva; la concentrazione è un obiettivo che si può ottenere attraverso la corretta interpretazione del saluto, seguono poi obbiettivi importanti quali l ’atteggiamento di attenzione, rispetto, disponibilità, sicurezza e coscienza dei propri mezzi. L ’equilibrio psicofisico è certamente un obbiettivo a lungo termine, ma segnali positivi possono essere constatati in bambini con problemi di socializzazione e facilmente verificabili nelle fasi di gioco. Ormai perfino i più scettici hanno intuito che il karate assume importanza terapeutica per quanto riguarda l’orientamento positivo della carica aggressiva sia in eccesso che in difetto. Il principio fondamentale è basato sul concetto di controllo, il quale ha la sua radice nell’atteggiamento di rispetto a sua volta acquisito con una corretta interpretazione del saluto. Il controllo è uno degli aspetti educativi più importanti del karate e ha ragione di essere in base al criteri della massima efficacia o colpo definitivo”. Per la ASD Wa Shito Ryu di Sezze, come per altre scuole di Karate, “esprimere tutta la potenza delle tecniche non è assolutamente interpretabile come dimostrazione di violenza, ma come studio razionale di tutte le potenzialità dell’individuo che ha come traguardo l ’autocontrollo ed equilibrio psicofisico”. È fondamentale far capire ai nostri ragazzi - concludono Reiter e Siddera - che i difetti in un ambito potrebbero non essere un vincolo, le persone che hanno difficoltà motorie, intellettive o di qualsiasi genere probabilmente si stanno solamente esprimendo in un contesto che non è per loro "confidente". Lo scherno e il bullismo da parte di una persona verso un’altra rischia di inibire la ricerca del proprio talento. Perché erroneamente a quanto si pensa, la difesa non significa rispondere con le mani, non significa rispondere con la violenza, ma, al contrario, consiste nel cambiare strada o nel non farsi trovare alla stessa ora nel solito posto consapevoli di quello che si fa. Il Karate è utile sia ai bambini più insicuri, in quanto insegnano fiducia nelle proprie capacità, sia ai più vivaci, poiché insegnano a controllare la propria aggressività e ad educare gli impulsi motori”.
Tra le interrogazioni presentate per il prossimo question time di particolare interesse è quella del gruppo consiliare Biancoleone di Sezze. I consiglieri comunali Serafino Di Palma, Paride Martella e Giovanni Moraldo hanno protocollato, infatti, una interrogazione che riguarda la movida setina e gli assembramenti notturni nel centro storico di Sezze. Un fenomeno questo legato anche a quello del decoro urbano e dei disagi creati dai motorini smarmittati denunciato da altre forze politiche (vedi articolo in basso). Nella interrogazione i consiglieri di minoranza ritengono urgente sollecitare ulteriormente il sindaco di Sezze “sulla incresciosa situazione della movida nel centro storico di Sezze”. E dei “disagi che essa crea di notte tra l’altro ripetutamente denunciati da molti cittadini”. Per Biancoleone “a nulla sono servite le proteste degli abitanti del centro sto5rico, costretti a sopportare il rumore e gli schiamazzi notturni e i bisogni fatti per strada – scrivono Di Palma, Moraldo e Martella – a questo si aggiungono le discussioni e alterchi tra i cittadini che hanno alzato il gomito”. Molto importante anche il tema degli assembramenti “e di quei cittadini che non rispettano minimamente le nome anti covid”. I consiglieri ritengono “che questa situazione non sia più tollerabile e chiedono una riunione di tutti i gruppi consiliari per affrontare la tematica del controllo del centro storico nelle ore notturne da parte delle forze dell’ordine”.
I consiglieri di Biancoleone
Altro...
Dei motorini e moto rumorose non se ne può più veramente. In piena notte, anche a Sezze e nelle periferie, il dopo movida è spesso caratterizzato dal fenomeno dei motori smarmittati. Sono tante le segnalazioni dei cittadini sia per il centro storico che per i centri periferici della città, a partire da Sezze Scalo. Ciclomotori e moto di grossa cilindrata che passano e spassano in ogni ora per le strade del paese, dando fastidio e facendo diventare insonne le notti setine. E’ anche capitato che durante manifestazioni e incontri culturali tenuti all’aperto, i promotori abbiano dovuto pazientare e attendere la fine dei passaggi rumorosi dei motorini prima di riprendere il filo del discorso. Insomma dopo cena le strade della città si trasformano in circuiti rumorosi e pericolosi. Le consigliere comunali di Sezze Bene Comune, Rita Palombi ed Eleonora Contento, proprio oggi presenteranno una interrogazione rivolta al sindaco di Sezze. “Molti cittadini residenti in diverse zone del paese – scrivono - lamentano della presenza di motorini con dubbie marmitte e che in qualsiasi ora della notte danno vita a rumori insopportabili. Alle sottoscritte Consigliere è capitato personalmente di assistere a scene di acrobazie su motorini con impennate su una ruota e questo in prima serata al centro del paese. Diverso tempo fa - aggiungono -era nato un comitato spontaneo nel centro storico per rappresentare il disagio legato alla musica ad alto volume legato alle serate di movida setina. Chiediamo all'amministrazione comunale se sia dotata di un Piano Comunale di Classificazione acustica, se esistono controlli per verificare la regolarità di tutti i motorini di dubbia omologazione che girano in molte zone del paese e cosa intende fare questa amministrazione per far fronte all'inquinamento acustico ed ambientale lamentato da tantissimi cittadini”. Ovviamente non basta e non serve una ordinanza sindacale pilatesca se non si dà la possibilità agli agenti della Polizia Locale di intervenire e controllare i motorini. Oggi gli agenti possono solo verificare gli aspetti amministrativi dei ciclomotori, e cioè se essi siano in regola con le assicurazioni e con la revisione del veicolo. Per tutto il resto non possono fare nulla.
“Quando si vuole diminuire l’importanza di un organo rappresentativo s’incomincia sempre col limitarne il numero dei componenti, oltre che le funzioni” (Umberto Terracini – Presidente dell’Assemblea Costituente).
È ormai da diversi lustri che i politici italiani sono ossessionati dall’insana e temeraria ambizione di cambiare la Costituzione e passare alla storia come i novelli padri della Patria. Riscrivere le regole del gioco è un virus che prende e consuma quanti hanno la ventura di ricoprire incarichi nelle istituzioni democratiche, disegnate con paziente e ponderata scienza dall’Assemblea Costituente. Dissertano di riforme costituzionali e meccanismi elettorali, sfornano progetti fantasiosi e stravolgenti l’intero assetto del nostro ordinamento, a volte si accontentano di ritocchi a macchia di leopardo, non meno deformanti e azzardati, funzionali a perseguire interessi contingenti e settoriali.
Partiti e movimenti, in crisi di identità e in affanno valoriale, anziché preoccuparsi di rifondare e ridefinire se stessi attraverso idealità forti e progettualità di ampio respiro, rincorrono gli istinti anticasta e tentano di nascondere le proprie contraddizioni e carenze dietro una vuota predicazione riformatrice, facendo credere che per ottenere la palingenesi della politica occorra cambiare la Costituzione.
Sull’onda della retorica populista e della necessità di ridurre i costi della politica, il Parlamento ha approvato in doppia lettura una riforma della Costituzione per cui i deputati sono ridotti da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Prima dell’approvazione di questa legge costituzionale avevamo un deputato ogni 96.000 abitanti e un senatore ogni 188.000, ora il rapporto è di un deputato ogni 151.000 abitanti e un senatore ogni 302.000. Se l’obiettivo era rimediare alla disaffezione dei cittadini verso la politica e riavvicinarli alle istituzioni, la scelta va nella direzione opposta perchè aumenta la distanza e deresponsabilizza gli eletti rispetto alla domanda di adeguata rappresentanza. Sostenere che ridurre deputati e senatori rende più efficiente il Parlamento, senza riformare competenze e procedimenti che ne regolano l’attività, è surreale. La capacità di Camera e Senato di rispondere alle esigenze del Paese dipende dalla qualità degli eletti, dalla capacità di cogliere domande e bisogni dei cittadini e di rielaborare quanto raccolto per perseguire il bene comune, concetto questo che è il grande assente del dibattito politico, non dal numero dei componenti.
La riduzione di deputati e senatori potrebbe portare ad un innalzamento della caratura politica, culturale ed etica dei candidati, spingendo le forze politiche a proporre agli elettori i migliori e i più competenti, ma questo risultato non è affatto garantito. In un tempo in cui la politica si raccoglie intorno a figure carismatiche, polarizzanti e catalizzatrici di consensi, i cui nomi campeggiano nei simboli elettorali e a volte li oscurano e rimpiazzano, l’effetto potrebbe essere esattamente opposto. Il rischio è che vengano scelte non persone autorevoli e indipendenti, ma quanti assicurano fedeltà al capo, sono meno propensi a staccarsi dalle indicazioni ricevute e approvano tutto quanto viene loro detto, facendo venir meno la funzione rappresentativa del Parlamento, riducendolo a guscio vuoto e favorendo l’affermarsi di una oligarchia autoreferenziale.
La riforma ha un effetto distorsivo sulla rappresentanza dei territori, alcuni dei quali o resteranno privi di propri eletti o saranno sottorappresentati alla Camera e soprattutto al Senato e parti consistenti del corpo elettorale, che votano i partiti minori, verranno escluse dalla possibilità di entrare in Parlamento in palese violazione dei principi costituzionali e democratici: le minoranze sono una ricchezza indispensabile per la democrazia e non possono essere cancellate. La richiesta di alcuni partiti di approvare subito una nuova legge elettorale proporzionale per ovviare a tali distorsioni, non solo conferma l’erroneità di una riforma che causa evidenti squilibri costituzionali, ma soprattutto costituisce una scorciatoia inadeguata e sbagliata perché le garanzie devono essere inserite nella Costituzione, ancor più che quella elettorale è una legge ordinaria, modificabile senza maggioranze qualificate e perennemente in balìa degli interessi contingenti delle forze politiche al momento prevalenti.
Rilevante è poi la questione dei 58 delegati regionali che partecipano all’elezione del Presidente della Repubblica che, se i parlamentari divenissero 600 anziché quasi 1000, acquisterebbero un peso determinante nella scelta della massima carica dello Stato, soprattutto considerato che non sono eletti dai cittadini.
L’argomento più forte a sostegno della riforma è la riduzione dei costi della politica. Il risparmio è invero assai inferiore ai proclami sbandierati, poca cosa rispetto al mare della spesa pubblica, ai fiumi carsici degli sprechi di un’amministrazione inefficiente e cavillosa, che sovente pone ostacoli ed è opaca nel rapporto con i cittadini. “Se una Nazione spende un miliardo in più per avere buone leggi, non si può dire che la spesa sia eccessiva, specie se le leggi saranno veramente buone ed anche se si consideri l’ammontare complessivo del bilancio in corso” (Umberto Terracini). Inoltre rappresentanza e democrazia non sono costi ma valori irrinunciabili! Comunque se il tema è quello della spesa perché non tagliare le retribuzioni, i privilegi e i benefici anziché il numero dei parlamentari?
Nella discussione che ha accompagnato l’approvazione ed ora caratterizza la campagna referendaria, peraltro defilata e in sordina, c’è tanto populismo, una ostilità evidente contro la democrazia rappresentativa e un grande assente: la consapevolezza che la Costituzione non è un assemblaggio casuale ma un sistema armonico di norme. La nostra è poi una democrazia parlamentare. Se cambia anche un solo tassello senza regolare gli altri si determinano squilibri tra i poteri dello Stato, mi mina la natura stessa del nostro ordinamento costituzionale, si mettono a rischio diritti e libertà e il disastro è assicurato.
Il referendum del 20 e 21 settembre 2020 non richiede la necessità del quorum del 50% più uno dei votanti. Decideranno di confermare o respingere la riforma costituzionale i cittadini che eserciteranno il proprio diritto di voto.
Partecipare è perciò indispensabile e dire no è difendere la Costituzione.
Via libera del direttivo e della segreteria del Pd di Sezze all’ingresso in Giunta del consigliere comunale Armando Uscimenti. La riunione dei dem terminata poco fa ha accettato la proposta del sindaco di Sezze Sergio Di Raimo di nominare assessore Uscimenti e permettere così al primo dei non eletti Paolo Rizzo di rientrare in aula consiliare dopo 3 anni. Molto probabilmente Uscimenti andrà ai servizi sociali, assessorato ricoperto fino a pochi giorni fa dal dimissionario Andrea Campoli. Uscimenti, uomo molto vicino al sindaco, andrà a rafforzare così la sua corrente, nonostante non provenga dalla margherita come Paolo Rizzo. Nei prossimi giorni l’ingresso in Giunta dell’ex capogruppo sarà ufficializzato, mentre per quanto concerne Rizzo sarà l’occasione forse per ricucire qualche strappo politico avuto subito dopo le elezioni con il sindaco e con la corrente vicina al presidente Pd Claudio Moscardelli. Uscimenti si era proposto come assessore già lo scorso anno in fase di rimpasto ma la sua proposta era stata bocciata, per tutta risposta presentò le dimissioni da capogruppo del Pd, poi ritirate. Si spera che per la Giunta Di Raimo sia la fine di un balletto che dura ormai da oltre un anno e che possa concludere il suo mandato senza altri scossoni.
Le attività scolastiche prenderanno il via il 24 settembre e non il 14, vale per Sezze e per gli altri comuni della Provincia di Latina. Poco fa dopo una riunione con tutti i sindaci della Provincia la decisione e l'ordinanza firmata anche dal sindaco di Sezze Sergio Di Raimo. "Si comunica che, a seguito di un incontro con i Sindaci della provincia di Latina avutosi nel pomeriggio di oggi - si legge nella nota comunale - il sindaco di Sezze, linea con l'orientamento generale espresso nell'incontro e viste le diverse valide motivazioni, ha firmato l'ordinanza di differimento inizio attività didattica al 24 settembre 2020".