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Cala ancora l’affluenza alle urne a Sezze. Alle 22 di ieri sera il dato evidenzia una percentuale del 36.60 % rispetto ad un 46.23% di 15 giorni fa (dati della Prefettura). Gli elettori setini ieri hanno dato forfait confermando il trend nazionale. Oggi seggi aperti fino alle 15, poi urne chiuse e inizio spoglio elettorale. Nel primo pomeriggio sapremo chi sarà il nuovo sindaco tra Sergio Di Raimo e Lidano Lucidi. Occhi puntati sui quartieri periferici.

Domenica, 17 Ottobre 2021 04:03

In nome della Costituzione

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L’assalto alla sede nazionale della CGIL è un’azione quadrista contro la democrazia, un atto sovversivo diretto a distruggere le basi della nostra identità nazionale antifascista, una gravissima violazione dei principi su cui si fonda la Repubblica.
 
Il tempo della tolleranza è finito. I limiti posti dalla Costituzione democratica e antifascista sono stati ampiamente superati. In discussione non è il diritto di manifestare il proprio pensiero e il proprio dissenso, anche in maniera forte, rispetto alle scelte politiche del governo. La guerriglia di Roma non è una protesta degenerata in comportamenti inaccettabili, ma il tentativo di attuare un disegno eversivo, preordinato e pianificato, di gruppi neofascisti, che dall’inizio della pandemia hanno infiltrato un movimento reale di cittadini, spontaneo e mosso dai meccanismi propri della mobilitazione via social, al cui interno si sono mescolati e confusi paura della globalizzazione, rabbia, egoismi, teorie complottistiche e antiscientifiche e malessere sociale, lo hanno strumentalizzato per creare il caos e colpire le istituzioni. Progettare e tentare l’assalto al palazzo del Governo e l’occupazione del Parlamento, attaccare la sede della CGIL e aggredire con violenza inaudita la polizia dispiegata a tutela di ordine pubblico e sicurezza, picchiare cittadini inermi e assaltare il Pronto Soccorso di un Ospedale sono atti eversivi che pongono i responsabili, capi e gregari, gruppi spontanei e movimenti strutturati fuori dalla legalità democratica.
 
La premeditazione nella scelta degli obiettivi e il metodo scientifico impiegato nella devastazione e nel saccheggio hanno trovato conferma nei messaggi, scambiati tra promotori e partecipanti alla manifestazione, nelle chat dei telefoni sequestrati agli arrestati. Spetterà alla magistratura accertare le responsabilità dei capi di Forza Nuova e degli altri estremisti di destra che hanno guidato l’assalto, come dimostrano le immagini registrate, ma è innegabile la matrice fascista dell’azione portata contro le istituzioni e nello specifico il sindacato, strumento di tutela dei diritti dei lavoratori, di realizzazione ed emancipazione, di autocoscienza e di cittadinanza. Le pulsioni antidemocratiche dei neofascisti e la rabbia dei facinorosi novax, che trovano sponda nell’ambiguità di alcune forze politiche, si sono riversate su bersagli simbolici con l’obiettivo di colpire l’opinione pubblica, di spingerla dalla propria parte ricorrendo all’intimidazione e alla violenza.
 
Finalmente le forze politiche democratiche hanno preso coscienza che il neofascismo militante è andato oltre la dimensione del reducismo folkloristico, della rievocazione macchiettistica del passato regime, ha compiuto un innegabile e pericoloso salto di qualità e sta inquinando gravemente il tessuto sociale e politico e non è più tempo di superficialità e accondiscendenza. Occorre intervenire applicando la Costituzione della Repubblica e le leggi, procedere allo scioglimento delle formazioni neofasciste e fermare il loro disegno oggettivamente e visibilmente pericoloso. Sussistono tutti i presupposti normativi affinché il governo provveda per decreto allo scioglimento di Forza Nuova, Casapound e Lealtà e Azione per ricostituzione del partito fascista.
 
La legge Scelba, in attuazione della XII° Disposizione transitoria e finale della Costituzione, contempla due soluzioni. La prima prevede lo scioglimento con decreto del Ministro dell’Interno, sentito il Consiglio dei Ministri, per effetto di una sentenza della magistratura che abbia accertato la ricostituzione del partito nazionale fascista. È accaduto negli anni ’70 del secolo scorso quando furono sciolti Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale e nel 2000 con il Fronte Nazionale. La seconda è prevista nell’ultima parte dell’art. 3 che attribuisce al Governo il potere, senza necessità di una sentenza della magistratura, di sciogliere con decreto “nei casi di necessità e urgenza”, in situazioni cioè di pericolo imminente, i movimenti che perseguono finalità antidemocratiche proprie del partito fascista e usino quale metodo di lotta politica la violenza. I fatti avvenuti sabato 9 ottobre dimostrano che siamo in presenza di organizzazioni neofasciste che la Costituzione, alla XII° Disposizione transitoria e finale, vieta di costituire in qualsiasi forma. Forza Nuova e le altre formazioni di estrema destra poi, oltre a proclamare la propria ispirazione e adesione al fascismo, hanno diversi dirigenti sottoposti a processo e condannati per violenze: quindi non c’è nessun dubbio sulla legittimità costituzionale di una simile decisione. Peraltro la Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità della legge Scelba, nel presupposto che limitasse la libertà d’opinione, ha deliberato che la previsione è diretta non ad impedire di manifestare opinioni inneggianti al ventennio, ma la riorganizzazione del partito fascista, mediante atti concreti in grado di mettere in pericolo la democrazia. Pertanto decretare lo scioglimento di Forza Nuova e degli altri gruppi neofascisti costituisce un dovere democratico e una scelta di autodifesa delle istituzioni.            
 
È motivo di rammarico constatare come la destra italiana si limiti a condannare le violenze, ma non riconosca e prenda le distanze dalla loro matrice fascista, ancora una volta allontanandosi politicamente e culturalmente dalla tradizione delle forze conservatrici democratiche europee. Il tentativo poi di accumunare nello stesso calderone tutti gli estremismi e deviare la discussione sulla generica condanna di ogni violenza politica è buttare fumo negli occhi, è non considerare un valore condiviso il giudizio su un regime liberticida, razzista e sanguinario, che ha trascinato l’Italia in guerra complice orgoglioso di Hitler, è continuare ad ammiccare ad un bacino di voti irricevibili, soprattutto è una occasione persa per Giorgia Meloni di affrancarsi dalla tradizione postfascista, che nulla ha a che fare con i valori della destra, di sposare i principi della Costituzione e accreditarsi come un leader democratico europeo. Analogo discorso vale per Matteo Salvini, anch’egli piuttosto refrattario a prendere nettamente le distanze dall’estremismo di destra che sta inquinando la Lega.
 
La destra o è antifascista o è fuori del perimetro costituzionale.
 
Non c’è più spazio per le ambiguità.

 

 

Sezze - verso il ballottaggio.

Un campo largo di valori per le sfide del territorio. Giovedì 14 ottobre alle 18.30 a Sezze arriva Goffredo Bettini presso il tennis club di Sezze. “Nessuna elezione amministrativa può sfuggire ad una dimensione politica – afferma Salvatore La Penna - nessuna amministrazione può governare senza un campo di valori e di visioni condivise su cui fondare l’azione di governo e le relazioni istituzionali e politiche, per cogliere le opportunità per lo sviluppo del nostro territorio. Ne parleremo giovedì 14 con il nostro candidato sindaco Sergio Di Raimo e con un autorevolissimo esponente politico del PD come Goffredo Bettini”.

 

 

 

Devo amaramente constatare che, nei diversi incontri pubblici tra i candidati sindaci durante la campagna elettorale, ho ascoltato con molta attenzione e curiosità gli interventi del dott. Lucidi Lidano, dallo sfalcio delle erbe alla valorizzazione delle pasterelle sezzesi, e, dulcis in fundo, alla istituzione di una Fondazione ad hoc ((!). Finalmente, mi son detto, un’idea meritevole, quest’ultima, di attenzione non solo per la sanità setina ma dell’intero territorio provinciale. Una nuova struttura ospedaliera, ho pensato, un nuovo modo di concepire la Sanità, in concorrenza con l’ICOT.  Non si tratta di una bazzecola, quindi. Peccato, però, che Lucidi si sia fermato alla sola enunciazione del tema, ribadendo, anche in un post dell’11 ottobre, di voler istituire una Fondazione ad hoc, espressione latina che significa letteralmente “a questo scopo”. Gli avrei, a questo punto, voluto porgere alcune domande: che tipo di Fondazione? Privata, pubblica, mista? Per quale scopo? con quali eventuali investitori privati o benefattori samaritani? Chi avrebbe garantito l’approvazione della Regione, stante il recente stanziamento regionale di 4,5 milioni di euro a favore della RSA di Sezze? Nel suo post dell’11 ottobre il buon Lucidi riafferma la volontà di istituire una Fondazione ad hoc sul modello della Lombardia, aggiungendo una serie di insulti contro la gestione ospedaliera del S. Carlo. Gli è sfuggito, mi pare, il fatto che il modello lombardo è basato prevalentemente sui proventi e sui profitti dei privati, modello lontano mille miglia dalle esigenze della povera gente e che ha mostrato tutta la sua fragilità e ingiustizia durante la pandemia. Ma Lucidi dichiara di essere trasversale e perciò si può permettere di stare a destra e a sinistra, o di essere neutro.  Noi, invece, eredi del PCI e ora del PD abbiamo sempre sostenuto l’assistenza pubblica e ora intendiamo promuovere quella integrata e di prossimità, potenziando non solo l’Ospedale ma le attività ambulatoriali sul territorio. Il candidato Lucidi non sa che lo smantellamento degli Ospedali di Sezze, Priverno, Cori, Gaeta è stato “merito “della Presidente Renata Polverini, non certamente donna di Sinistra, e ciò nonostante le dure battaglie e le resistenze della Sinistra e degli operatori sanitari e di tutta la cittadinanza. Oggi, solo grazie alla Giunta Zingaretti, si intravede la luce in fondo al tunnel e si può sperare in una rinascita del nostro Ospedale e della sanità pubblica in generale. Ho letto, a tal proposito, alcuni chiarimenti del dott. Pietro Del Duca. Nel merito ha provveduto il consigliere regionale del PD Salvatore La Penne a fornire una risposta esaustiva e io non aggiungo altro. Per concludere mi chiedo: ma come si può essere talmente sprovveduti di fronte a un problema che investe tutta la popolazione? Ma sarà così anche sulle altre questioni? Chi si candida a fare il sindaco deve studiare, deve allenarsi, deve avere capacità ed esperienza, altrimenti si cammina nel buio e prima o dopo si va a sbattere. Ma forse a qualcuno interessa solo “cacciare i comunisti, ora o mai più.” Su alcune questioni la trasversalità significa ambiguità, indecisione, confusione, opportunismo. Concludo davvero chiedendo al buon Lucidi, se ancora non lo ha fatto, di esprimere una parola di solidarietà agli operai e alla CGIL dopo il vile assalto squadrista e fascista. O, pure in questo caso, c’entra la trasversalità?

 

 

 

Riceviamo e pubblichiamo l'appello al voto per il ballottaggio del 17 e 18 ottobre del candidato sindaco Sergio Di Raimo.

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Da candidato sindaco in vista del ballottaggio di domenica e lunedì prossimi, voglio rivolgere un appello alla città, alle forze politiche, alle singole persone ed in particolar modo alle migliori energie espresse dal civismo, soprattutto a quelle che da sempre hanno con noi condiviso l’appartenenza ad un campo politico, ideale e valoriale. Con queste forze, anche per nostri limiti di impostazione e di dialogo, non siamo riusciti a condividere negli ultimi anni percorsi amministrativi. È il momento di una scelta molto delicata. Fra il nostro campo, quello del centrosinistra allargato a forze moderate, e un coacervo di individualità di provenienza politica molto eterogenea, che nel nome di un presunto “cambiamento” mette insieme tutto e il contrario di tutto, vecchio e nuovo, per fare un cartello contro.  Corriamo il rischio di relegare il nostro Paese ad un isolamento politico ed istituzionale e ad una confusione di visioni politiche che sarà difficilmente governabile una volta esaurita la fase elettorale.
Oggi abbiamo bisogno al contempo di una qualificata presenza amministrativa sui grandi progetti e sulle relazioni istituzionali sovracomunali e di una fase di grande accelerazione nella costruzione di pratiche, schemi ed equilibri rinnovati all’interno del nostro schieramento. Ce l’hanno detto in parte gli elettori, al primo turno, ed abbiamo appreso la lezione.  Ora, però, è il tempo della responsabilità e della prospettiva. Siamo sicuri che insieme a quelle energie che da anni animano il dibattito politico in un campo di valori ben definito ci siano tutte le condizioni e l’urgenza per iniziare un percorso nuovo. 
Lo dobbiamo a Sezze, lo dobbiamo fare per il futuro della nostra comunità.

 

 

Una comunità attiva tre giornate da ricordare

Un successo sorprendente, quello che si è potuto riscontrare in occasione della IV° edizione Festa dei Nonni svoltasi dal 1 Ottobre al 3 Ottobre 2021.

L’innovazione nell’organizzazione apportata e proposta dal Comitato di Gestione e dal Collegio dei Revisori ha riscontrato e coinvolto la comunità bassianese suscitando un grande interesse ed entusiasmo che rappresenta ormai uno dei momenti più qualificanti della nostra attività.

L’obiettivo principale di questi 3 giorni di festa è stato quello di dare risalto al ruolo, che svolgono i nonni nell’ambito familiare e sociale dove sono sempre più protagonisti nel quotidiano di ogni famiglia, rappresentando in particolare per i nipoti un riferimento imprescindibile dal punto di vista affettivo, educativo ed anche economico .

Nel festeggiare i nonni il Centro Sociale Anziani ha voluto valorizzare ed evidenziare la nostra storia e le nostre radici nel considerarli parte attiva della nostra comunità bassianese.

Non a caso tutte e tre le iniziative diversificate e i programmati eventi hanno visto gli stessi nonni protagonisti, con l’occasione si è voluto farli incontrare con le nuove generazioni ( rappresentanti in servizio presto il nostro centro da due giovani del Servizio Civile , Jacopo De Santis e Stefano Cacciotti) perché “ non c’è il futuro senza memoria “ nel continuare questo rapporto quale importante risorsa, memoria storica e affettiva verso le nuove generazioni .

Le date scelte non sono state casuali, infatti la 1° giornata si è svolta nella scuola dell’infanzia di Bassiano.

Alla manifestazione erano presenti il sindaco Domenico Guidi, il Direttore Ipermercato Conad Sermoneta Forte Fabrizio , il Presidente del Centro Sociale Anziani Lambiasi Gio Battista e Bernabei Ernesto membro del Comitato di Gestione .

I bambini della scuola dell’infanzia insieme alle loro insegnanti hanno voluto regalare una mattinata di grande festa ed allegria che con il loro genuino entusiasmo sono stati capaci di coinvolgerci in un momento veramente commovente e partecipato .

Quindi è stata una giornata diversa dal solito, che ha visto i bambini animare la mattina con poesie e canti sul valore della ricorrenza preparati dalle maestre.

Al termine sono stati consegnati simpatici omaggi consegnati dal direttore Conad Superstore di Sermoneta Forte Fabrizio da portarsi a casa come ricordo concreto della mattinata vissuta in clima di condivisione e spensieratezza .

Nella 2° giornata , sabato 2 ottobre il Centro Sociale Anziani nella continuità della sua programmazione sociale ha scelto di puntare su un messaggio e cammino della salute , prevenzione e corretti stili di vita sano per vivere meglio .

Promuovendo con il Centro Diagnostico Cerapo una serie di screening effettuati dal Dottor Porcelli Franco e il Dottor Fabri Gianfranco riguardanti un esame ecografico sulla tiroide, coinvolgendo per le diverse giornate molti iscritti con lo scopo di sensibilizzare i nonni al controllo , in quanto molto spesso sono presi dal prendersi cura degli altri dimenticandosi di se stessi.

Nella mattinata di Domenica 3 Ottobre è stata effettuata una visita a sfondo culturale, turistica e storica presso il Cimitero Americano , ricevuti dalla direttrice Melanie Resto e dal suo vice che ci hanno illustrato la fase storica della realizzazione di questo cimitero e suscitando in noi uno stato d’animo di forte commozione .

Infine nel sacrario è stata depositata una corona in ossequio rispettoso per tutti i caduti della Seconda Guerra Mondiale .

Successivamente si ha partecipato alla Santa Messa presso la Basilica Santa Teresa del Bambin Gesù che nell’omelia il sacerdote celebrante ha benedetto e citato la presenza del nostro centro.

La festa dei nonni, come tutte le feste che si rispettano si è conclusa a tavola presso il ristorante “ La Boccuccia” di Anzio con un ricco menù a base di pesce, accompagnati da una buona musica, coinvolgendo molti iscritti con canti e balli e a seguire una ricca riffa .

È stata una festa molto attesa come ogni anno che ha riscosso un notevole successo, perché è stato un momento di condivisione sociale e inclusiva come commentato dal Presidente Lambiasi, ritenendola un’occasione preziosa di scambio , di socializzazione, di integrazione della comunità bassianese, dove i nonni sono protagonisti, a tutti costoro va il nostro saluto e la più sincera gratitudine .

Ringrazio i giovani del Servizio Civile per l’impegno profuso che con la loro fattiva e importante collaborazione hanno consentito la realizzazione della IV° Festa dei Nonni.

 

 

Su un tema delicato come la sanità, di competenza regionale, interviene il consigliere regionale del Pd Salvatore La Penna, il quale invita a non buttarla in caciara, soprattutto durante una campagna elettorale per le elezioni comunali.

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Vorrei ribadire alcuni concetti e ricordare alcuni fatti, in maniera sintetica:

1. L’Ospedale di Sezze è stato chiuso con Decreto della Presidente della Regione Lazio Renata Polverini. L’amministrazione comunale si oppose, anche in maniera molto forte. In diversi ci opponemmo con manifestazioni abbastanza visibili. Non tutti, non in tanti.

2. A Sezze è stata istituita la prima Casa della Salute del Lazio dall’amministrazione Zingaretti. Casa della Salute che va sicuramente potenziata e completata, ma che rappresenta un importantissimo presidio per la sanità territoriale comprensoriale.

3. Per effetto del Decreto Ministeriale 70/2015, e non per decisioni della Regione, tutti i Punti di Primo Intervento del Lazio, non solo quello di Sezze, avrebbero dovuto essere superati. Decisione che si calava in maniera negativa sul nostro territorio, in particolare nella provincia di Latina, sia per la sua conformazione, sia perché gli stessi PPI erano il frutto di rimodulazioni a seguito di chiusure di ospedali. Ed allora ci abbiamo messo la faccia nelle assemblee pubbliche, in Consiglio Regionale, nei Consigli Comunali (anche a Sezze ne fu convocato uno con sensibilità istituzionale). Sindaci (compreso Di Raimo), amministratori (anche quelli di Sezze, di maggioranza e di opposizione) e cittadini si opposero, manifestarono e si lavorò con Regione, Asl ed enti locali per trovare soluzioni utili. Abbiamo trascorso l’intero mese di Agosto del 2019 a cercare soluzioni di concerto con l’Assessore D’Amato. Alla fine la soluzione si trovò nei primi giorni di Settembre con la trasformazione in PAT e con il mantenimento di tutti i servizi erogati e l’apertura 24h. Ci fu la deliberazione n. 849 della Asl di Latina che mise tutto nero su bianco.

4. Da diversi mesi, a causa della pandemia e della necessità di ricollocazione del personale per fronteggiare il Covid, TUTTI I PAT (non solo quello di Sezze) sono aperti 12h. Si punta in breve tempo a ripristinare il 24h così come stabilito.

5. Il 20 Luglio 2021 la Regione Lazio ha approvato uno stanziamento di 4,5 Milioni di euro, attraverso delibera di giunta, per una nuova RSA pubblica presso la struttura dell’ex Ospedale di Sezze. Per la struttura il cospicuo finanziamento può rappresentare una grande opportunità di messa in sicurezza (anche della parte interessata da un crollo), riattivazione e rilancio, insieme al potenziamento integrato dei servizi della Casa della Salute.

6. Come recentemente confermato a Sezze dall’Assessore alla Sanità del Lazio D’Amato, con il PNRR sarà possibile accedere ad importanti finanziamenti per Ospedali di Comunità, Case di Comunità e centrali per l’assistenza domiciliare. Sezze, per la sua importanza strategica come presidio, sarà della partita.

Non avendo nulla in contrario per principio a qualsiasi proposta che migliori l’offerta sanitaria, mi domando però perché ci si esprima con così grande scetticismo e talora sarcasmo rispetto a deliberazioni accompagnate da atti amministrativi e stanziamenti di risorse concrete. Perché si tende a delegittimare il lavoro altrui? Perché non si fa altro che banalizzare?

E perché sarebbe più credibile l’idea (legittima) di una fondazione, di cui sarebbe tutto da verificare, compresa la disponibilità di tanti investitori privati, rispetto a percorsi compiuti dalle amministrazioni pubbliche ed annunciati da chi ha rappresentato, come Regione Lazio, un modello di credibilità ed un esempio di gestione della fase pandemica?

E perché anche l’eventuale idea, molto complessa e difficilmente ripetibile, di una fondazione per la diagnostica e di un eventuale protocollo di intesa con la Asl, modello Gaeta, sarebbe una riposta alternativa e escludente rispetto agli investimenti pubblici in sanità, dei quali pare non si abbia fiducia?

Io credo che Sezze non possa perdere le importanti opportunità che si aprono per il post pandemia, soprattutto nell’ambito della offerta sanitaria territoriale, offerte dai finanziamenti regionali ed europei.

Credo che Sezze non possa rimanere isolata nell’ambito delle relazioni istituzionali con i livelli sovracomunali per coltivare sentimenti autarchici.

In questo ambito, per il lavoro svolto in questi anni, credo che nessuno abbia da vergognarsi di niente, al netto delle tante strumentalizzazioni.

Certamente c’è ancora molto da fare, vi sono ancora diversi ritardi ed inefficienze, ma tanti risultati ed impegni sono stati messi in cantiere grazie alla collaborazione fra Comune, Asl e Regione per il potenziamento della sanità pubblica.

Continueremo nei prossimi mesi ad impegnarci affinché questi ed altri importanti obiettivi già programmati per il nostro territorio, su cui abbiamo lavorato con determinazione, si concretizzino in breve tempo.

Salvatore La Penna (Consigliere regionale PD)

 

 

Il dott. Pietro Del Duca, in merito alle dichiarazioni riportate sulle colonne de “La Notizia Condivisa”, ci tiene a replicare al dott. Sergio Di Raimo su cosa rappresenti realmente una Fondazione. Del Duca, primo degli eletti nella lista Lucidi Sindaco, chiarisce anzitutto che “la fondazione di cui mi sono fatto testimone sarà una fondazione comunale, quindi pubblica, sul modello del Comune di Gaeta”. Del Duca piega che ad aprile del 2020, in piena pandemia, il sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano insieme all’allora direttore della ASL Casati, firmò un accordo che impegnava a fornire delle strumentazioni per l’ex ospedale di Gaeta, una struttura sanitaria che si trova nelle medesime situazione del San Carlo. La Asl di Latina ed il sindaco del Comune di Gaeta, in quel particolare momento, sono riusciti a realizzare un Centro di diagnostica specialistica all’ospedale “Monsignor Di Liegro” proprio grazie ad una fondazione e a delle donazioni di cittadini, sul modello del 5 per mille. Per Del Duca quindi è stato “un importante passo avanti a beneficio dell’offerta sanitaria e della tutela della salute pubblica del comprensorio”. Il Comune di Gaeta, grazie alla raccolta di fondi e donazioni, è riuscito dunque a dotare il nosocomio di strumentazioni e attrezzature per il Centro di Diagnostica specialistica che sono state collocate nell’ex ospedale, mentre la l’Asl di Latina si è fatta carico di tutte le spese strutturali per la conformità dei locali impiegando il proprio personale medico e paramedico per l’espletamento del servizio in convenzione. La stessa cosa intede proporre Del Duca per Sezze. Due le delibera della Asl che hanno dato seguito alla fondazione di Gaeta: la proposta 1233 del 15 ottobre 2020 e la 447 del 8 aprile 2020. Un modello, spiega ancora Del Duca, che vogliamo importare a Sezze. “Come sezzesi dovremmo impegnarci tutti a difendere la nostra struttura – afferma - per me è un comandamento. Mio padre ci ha lavorato 40 anni, io mi ci sono formato e ho lavorato qui 10 anni”.

 

Domenica passionale tra i due candidati sindaco Sergio Di Raimo e Lidano Lucidi, al duello per il ballottaggio del 17 - 18 ottobre. Sui social è andato in scena un botta e risposta indiretto che ha fatto alzare i toni e infuocato una campagna elettorale comunque sobria da parte dei candidati. Due i temi su cui sostenitori e i candidati sindaco si sono confrontati: quello della sanità e quello del trasporto pubblico locale. In merito alla sanità Sergio Di Raimo della coalizione di centro sinistra (Pd, Per Sezze, Sezze Futura, Di Raimo Sindaco e Sezze Protagonista) in un post ha ribadito un determinato no alla sanità privata citando Gino Strada (Uno schifo trarre profitto dal dolore). Per il sindaco dimissionario in merito alla sanità “gli avversari hanno dichiarato che per la diagnostica vogliono istituire una Fondazione, ovvero mettere in mano ai privati la salute dei cittadini. Noi ribadiamo che sulla salute dei cittadini non si deve lucrare, né improvvisare. È stato deliberato dalla Regione Lazio un finanziamento di 4,5 milioni per la struttura dell’ex Ospedale di Sezze, grazie al confronto e alla collaborazione fra Ente locale, Asl e Regione. Ci sono le risorse del PNRR su ospedali e case di comunità, sulla medicina del territorio e le centrali per l’assistenza domiciliare .È su questo che occorre lavorare, non su proposte vaghe e mirabolanti, senza alcun appiglio concreto nella realtà. La salute dei cittadini non deve essere un business  - ha sottolineato Di Raimo – no all’incremento delle strutture sanitarie private finanziate con i soldi dei cittadini, sì al potenziamento della sanità pubblica, alla rsa pubblica, al compimento di tutti i moduli della casa della salute”.

Non si è fatta attendere la replica del candidato sindaco Lidano Lucidi  (Identità setina, Lucidi sindaco, Progetto Sezze 2000). Lucidi nel suo post ha ribadito la volontà di realizzare una Fondazione ad hoc, una sorta di modello Lombardia per Sezze. “Sono stati immobili quando è stato chiuso l’ospedale, non hanno mai difeso la città pretendendo un adeguato presidio sanitario, hanno fatto orecchie da mercante quando il Pronto Soccorso, è stato trasformato prima in Punto di Primo Intervento, poi in Presidio di Assistenza Territoriale, hanno festeggiato una Casa della Salute che non è mai riuscita a decollare e, in ultimo, non si sono fatti sentire quando hanno ridotto le aperture del Pat a sole 12 ore al giorno. E adesso vengono a farci la morale perché grazie alla realizzazione di una Fondazione ad hoc, noi riusciremo a garantire servizi e macchinari che dovranno obbligatoriamente restare a Sezze a disposizione dei pazienti dell’ex ospedale. Come al solito la colpa è degli altri. Io un po’ me ne vergognerei”.

Altro tema che ha scaldato i social di una domenica uggiosa quello del trasporto pubblico locale. A Sezze il servizio urbano è gestito da 30 anni dalla Baratta Srl. La polemica è esplosa quando, Alessandro Ferrazzoli, in un post di ringraziamento ai suoi elettori, ha sottolineato che “dopo 30 anni  siamo riusciti a mettere a gara d'appalto il servizio di trasporto pubblico locale facendo risparmiare all'Ente, quindi ai cittadini di Sezze, circa 300 mila euro all'anno e corse aggiuntive come Valle Pazza, Migliara 45, via Sicilia”. La replica al consigliere comunale arriva da più parti, sempre social, in una in particolare si ricorda che “c'erano altre modalità perfettamente legali - suggerite dalla stessa Regione Lazio, dalla normativa nazionale e comunitaria in materia di TPL - per prolungare la concessione alla società Baratta (setina al 100%, con dipendenti locali) in tempi di Covid, visto anche che da gennaio 2022 ci avrebbe pensato la stessa Regione a riformulare con bandi per macroaree l'intero settore dei trasporti locali. La stessa società Baratta è risultata poi vincitrice anche della gara, essendo state eliminate le altre due società concorrenti (non setine) per non regolarità dell'offerta e di altri requisiti tecnici, ed aver dimostrato nei fatti di avere tutte le carte in regola previste dal bando di gara”. Sulle proroghe comunque si ricorda che l’ANAC, Autorità nazionale anticorruzione, a gennaio 2021 bocciò il Comune di Cori sulle proroghe del Servizio del Trasporto Pubblico Locale “contestando all’amministrazione di aver operato in modo non conforme al quadro normativo vigente e ai principi che regolano la materia della contrattualistica pubblica”.

Sabato, 09 Ottobre 2021 20:05

La bestia, la gogna e l'ipocrisia

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Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna arriva al punto di non saper distinguere la verità né dentro se stesso, né intorno a sé e, quindi, perde il rispetto per se stesso e per gli altri” (F. M. Dostoevskij – I Fratelli Karamazov).
 
Nella vicenda che ha visto coinvolto Luca Morisi, spin doctor di Matteo Salvini e ideatore della Bestia, la micidiale macchina dei social che ha determinato in questi ultimi anni la repentina ascesa politica della Lega, si intrecciano avvenimenti e personaggi che sembrano usciti più dalla penna di un romanziere che dalla cronaca giornalistica di una vicenda reale.
 
Un moderno Rasputin capace di un uso micidiale dei social. Una cascina avvolta nelle nebbie delle campagne del profondo Veneto, lontana da occhi indiscreti, eletta a luogo di incontri riservati a base di sesso a pagamento con ragazzi immigrati e droga. Il castello di menzogne ed ipocrisia che crolla e svela a tutti un grumo irrisolto di debolezze e miserie umane. Il Capitano che punta il suo dito accusatore contro certo giornalismo guardone, che spia le vite delle persone dal buco della serratura e distrugge carriere e reputazioni. Il novello convertito al garantismo biasima e censura le strumentalizzazioni di una politica a corto di argomenti, che sfrutta indagini giudiziarie ad orologeria, pronte a scattare ad ogni passaggio elettorale. Il perdono incondizionato, la vicinanza e la comprensione elargiti all’amico che ha sbagliato dal capo, il quale per l’occasione mette da parte faccia truce e parole sprezzanti riservate di solito a quanti si trovano nella medesima condizione. Si sa, l’amicizia è sacra e al sodale che sbaglia è giusto tendere la mano, aiutarlo a rialzarsi e risparmiargli la citofonata a casa per rivolgergli domande scomode o imbarazzanti.
 
I protagonisti della politica nostrana ci riservano sempre rappresentazioni originali, amano le polemiche stucchevoli, le usano come un velo che tutto copre, obnubila e travisa, spostando opportunamente l’attenzione su altro ed evitando così di dar conto dell’indifferentismo etico e del trasbordante narcisismo che li consuma. Coerenza di ragionamento e serietà di comportamenti sono merce rara.
 
Soffermarsi sulle fragilità umane di Luca Morisi, sulla sua difficoltà di esprimere liberamente e pienamente la propria identità sessuale, sull’uso di sostanze stupefanti sarebbe addentrarsi nella sfera della sua intimità, cedere ad inutili pruderie. Ogni persona è mistero, capolavoro irripetibile, impasto di grandezze e debolezze. Tuttavia la sua vicenda trascende il privato e investe la politica di cui è stato, fino a qualche settimana fa, indiscusso protagonista con la sua intelligenza e la sua spregiudicatezza nell’uso dei social, al servizio di un capopartito importante. La sua azione comunicativa ha influenzato fortemente l’elettorato, ha sconvolto e perfino distrutto tante vite, fatte bersaglio della macchina propagandistica e del fango di cui era responsabile.
 
Il lavoro sui social di Luca Morisi ha dato sostanza alla narrazione politica di Matteo Salvini mediante una propaganda martellante e un uso disinvolto dei temi, con prese di posizione strumentali e mutevoli a seconda delle convenienze, capace di attacchi violentissimi contro gli avversari politici, di offese personali particolarmente odiose soprattutto se rivolte contro le donne, di proporre selfie con i figli e di stigmatizzare la strumentalizzazione dei bambini per fini politici, di no urlati alla droga anche quando si tratta di un paio di canne, di evocare una giustizia avente il carattere della vendetta, della punizione esemplare, con tanto di palle di ferro da incatenare ai piedi dei delinquenti, fatta salva la presunzione di innocenza riconosciuta alla ristretta cerchia di amici e sodali. Come dimenticare le vergognose campagne contro Laura Boldrini, Ilaria Cucchi, Michela Murgia, vittime dei suoi pestaggi per nulla virtuali. In questi anni tremendi Luca Morisi ha costruito una potentissima e pericolosissima macchina di consenso e insieme di odio, tossica, subdolamente razzista, smaccatamente oscurantista, orgogliosamente populista e ferocemente giustizialista che ha ridotto la politica a scannatoio pubblico. Questa comunicazione fascinosa e sprezzante, feroce con i deboli e accondiscendente con i potenti, si è insinuata nel tessuto vivo del nostro paese, ne ha incattivito il sentire ed ha sdoganato un linguaggio violento, rendendolo un modo di relazionarsi comune.
 
All’improvviso però è caduta la maschera e Luca Morisi si è rivelato come colui che ha predicato alcune cose ed è stato sorpreso a fare l’opposto. Al netto degli esiti processuali e della presunzione di innocenza, il punto è che quando per anni usi certe armi per combattere ed affossare gli avversari, politici e non, il minimo che tu possa fare è di essere puro e non avere scheletri nell’armadio. Altrimenti rischi di essere travolto miseramente e di restare schiacciato dalla tua stessa ipocrisia. Personalmente non faccio sconti a Luca Morisi, non festeggio sul suo cadavere e non esprimo giudizi morali, mi limito a solo sottolineare la sua imbarazzante incoerenza.
 
Sicuramente ha ragione Umberto Galimberti quando afferma: “Il suo successo è dovuto proprio a una diffusione dell’ignoranza. In una società complessa, dove la gente fa fatica a orientarsi, chi offre una soluzione semplice e, magari a livello emotivo, inapplicabile, funziona. Ma funziona dove l’umanità è diventata gregge che, come dice Nietzsche, desidera l’animale-capo. È l’ignoranza che funziona. La domanda è: costoro sono all’altezza della politica che dovrebbe provvedere al bene comune o semplicemente si preoccupano di quante persone li seguono sui social? Questo è il problema grave”.
 
Sarebbe auspicabile che partiti e movimenti politici si interrogassero seriamente sulla loro identità e funzione nelle istituzioni e nella società, ripensassero radicalmente al modo aggressivo e violento attraverso cui troppo spesso veicolano i propri messaggi sui social, insomma che con Luca Morisi finissero non solo quello che lui ha rappresentato ma anche le varie Bestie che inquinano il tessuto vivo della società, affinché non si ripetano più simili esperienze da chiunque e da qualunque parte vengano.
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