“ Gli assenti hanno sempre torto ” recita un vecchio detto popolare, ma in democrazia non vale.
Il gran numero di cittadini che ha dissertato le urne alle elezioni regionali della scorsa settimana è un pessimo segnale che dovrebbe preoccuparsi seriamente ogni sincero democratico. Si è aperta una voragine sotto i piedi dei partiti tutti, senza distinzioni, sia quelli usciti sconfitti dalle urne, sia quelli che hanno trionfato, che rischia di minare la democrazia rappresentativa, di lacerare il filo sottilissimo che lega gli elettori e le istituzioni democratiche.
La politica commetterebbe un errore esiziale ad archiviare velocemente quanto accaduto, pensando unicamente al fatto di aver acquisito scranni e posizioni di potere. Infatti a rischio è la tenuta democratica dell'Italia, il nostro essere comunità in cui ciascuno è chiamato a condividere le scelte che toccano il destino di tutti. Non possiamo sottovalutare l'allarme risuonato, ancor più che la disaffezione nei confronti della politica è progressivamente aumentata negli ultimi anni e l'astensionismo oggi ha raggiunto il punto più alto nell'elezione della rappresentanza regionale, che dovrebbe essere avvertita vicina dai cittadini, senza contare poi che ha riguardato due Regioni nelle quali risiede circa il 25% della popolazione nazionale e si trovano la capitale politica e amministrativa e la capitale economica e finanziaria del nostro Paese.
Occorre riflettere, ricercare le ragioni sostanziali che hanno determinato tale fenomeno, individuare le contromisure per arginarlo e invertire la rotta, prima che l'astensionismo diventi un fatto strutturale e irreversibile.
Sicuramente alla base di tutto c'è il rapporto ormai logoro di milioni di italiani con l'esercizio di un diritto/dovere civico come il voto. Lo sfilacciamento e la cesura tra politica e cittadini affondano le loro radici nella scarsa, se non inesistente, capacità di promozione della partecipazione da parte dei partiti, divenuti politicamente deboli, differenze neutri sotto il profilo ideologico e ridotti a comitati elettorali che si attivano solo al momento del voto e nella influenza che per cambiare veramente le cose la politica è sempre meno rilevante, di conseguenza non è più necessario votare per decidere le sorti della comunità. Mancano idee forti, chiare e riconoscibili intorno a cui strutturare un percorso di condivisione e costruzione del consenso. A questo si aggiunge la fase attuale di incertezza, l'aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche, la precarietà e l'insufficiente remunerazione del lavoro (quando c'è), la distanza degli eletti nelle istituzioni dai bisogni reali delle persone, il cattivo funzionamento di tanti servizi, particolarmente la sanità. Peraltro in un contesto caratterizzato da inefficienze e bassa qualità dei servizi, parlare di aumento delle competenze delle Regioni, previsto dall'Autonomia differenziata, riforma fortemente voluta dall'attuale maggioranza e pronta sulla rampa di lancio, non ha molto senso poiché rischia di produrre uno strappo ulteriore e persino irrimediabile tra istituzioni e cittadini. Cautela e saggezza e non inutili forzature sarebbero pertanto auspicabili. la distanza degli eletti nelle istituzioni dai bisogni reali delle persone, il cattivo funzionamento di tanti servizi, particolarmente la sanità. Peraltro in un contesto caratterizzato da inefficienze e bassa qualità dei servizi, parlare di aumento delle competenze delle Regioni, previsto dall'Autonomia differenziata, riforma fortemente voluta dall'attuale maggioranza e pronta sulla rampa di lancio, non ha molto senso poiché rischia di produrre uno strappo ulteriore e persino irrimediabile tra istituzioni e cittadini. Cautela e saggezza e non inutili forzature sarebbero pertanto auspicabili. la distanza degli eletti nelle istituzioni dai bisogni reali delle persone, il cattivo funzionamento di tanti servizi, particolarmente la sanità. Peraltro in un contesto caratterizzato da inefficienze e bassa qualità dei servizi, parlare di aumento delle competenze delle Regioni, previsto dall'Autonomia differenziata, riforma fortemente voluta dall'attuale maggioranza e pronta sulla rampa di lancio, non ha molto senso poiché rischia di produrre uno strappo ulteriore e persino irrimediabile tra istituzioni e cittadini. Cautela e saggezza e non inutili forzature saranno pertanto auspicabili. previsto dall'Autonomia differenziata, riforma fortemente voluta dall'attuale maggioranza e pronta sulla rampa di lancio, non ha molto senso poiché rischia di produrre uno strappo ulteriore e persino irrimediabile tra istituzioni e cittadini. Cautela e saggezza e non inutili forzature sarebbero pertanto auspicabili. previsto dall'Autonomia differenziata, riforma fortemente voluta dall'attuale maggioranza e pronta sulla rampa di lancio, non ha molto senso poiché rischia di produrre uno strappo ulteriore e persino irrimediabile tra istituzioni e cittadini. Cautela e saggezza e non inutili forzature sarebbero pertanto auspicabili.
La grande crisi economica del 2008, che ha colpito in modo particolare il sud Europa, cui si sono aggiunti la pandemia e l'invasione russa dell'Ucraina, hanno creato un clima d'incertezza, hanno avuto un impatto asimmetrico sui diversi settori economici ed Hanno messo i cittadini di fronte alla realtà di una politica per lo più ingolfata in chiacchiericci e polemiche che servono a coprire il vuoto di programmi e prospettive da parte dei leader politici. Di fronte a macro avvenimenti improvvisi e imprevisti, rappresentanza e responsabilità democratica hanno perso significato e rilevanza: ci s'impegna su programmi e temi che domani saranno scavalcati da altri, divenuti improvvisamente più urgenti. Oggi i politici vengono eletti per fare politiche, rispetto alle quali hanno assunto un impegno, ma che fra qualche mese messo da parte per fronteggiare urgenze impreviste. Tutto questo porta a ulteriori incertezze eo si ha l'ottimismo di credere e dare fiducia a nuove opzioni, come avvenuto prima con il M5S, poi con la lega ed oggi con il partito di Giorgia Meloni, o si cede al pessimismo che si traduce in insoddisfazione, alienazione e quindi in astensione dalle urne.
In questi anni il ricorso a meccanismi artificiosi e manipolatori, che hanno indotto e accresciuto la polarizzazione, hanno diffuso la questione che ci siano soltanto due soluzioni politiche possibili e, se non si vuole una, l'elettore deve andare a votare per sostenerne l ' altra, si è dimostrato incapace di far crescere il livello democratico e partecipativo dei cittadini. Pertanto è auspicabile che i partiti imbocchino una strada diversa, sicuramente più complessa e faticosa, mirino alla partecipazione e mettano a punto progettualità che creino prospettive e speranze tali da attrarre i cittadini, toccando interessi e sensibilità percepite dagli elettori potenziali.
Per avvicinare e non dividere, senza demonizzare l'avversario e senza perdere tempo, occorrono idee, progetti, proposte concrete, argomenti chiari come lavoro, rigenerazione, identità, risposte ai bisogni dei cittadini, promozione dei diritti civili e sociali, in grado di creare condivisione e partecipazione e di riflesso consenso. Soprattutto servono progettualità che stiano sopra le singole ambizioni e parlino ai cittadini con la loro lingua, siano calate nella loro dimensione di vita quotidiana.
Soprattutto occorre fare presto.