L’allarme estinzione lanciato dal mondo scientifico non riguarda solo tigri, lupi e tartarughe marine, ma gli esseri viventi più diffusi del pianeta: gli insetti. Sono di diverse specie, vivono intorno a noi e spesso la loro presenza si dà per scontata, ma chi fa agricoltura aveva notato come anche da noi alcune farfalle, diversi tipi di scarafaggi, api, vespe, moscerini, coccinelle, libellule, stavano già scomparendo ad un ritmo davvero preoccupante. L’allarme è stato ora lanciato da uno studio della Società Entomologica di Krefeld in Germania, pubblicato alcune settimane fa e ripreso in tutto il mondo. Secondo questo studio, in trent’anni abbiamo perso quasi l’80% degli insetti e con loro 400 milioni di uccelli, morti per mancanza di cibo. E’ un’estinzione tanto massiccia e rapida che gli scienziati la stanno accostando a quella dei dinosauri.Gli insetti sono alla base di tutte le catene alimentari, dei processi di decomposizione e rigenerazione, fanno riprodurre l’80% delle piante da fiore e sono essenziali alla produzione agricola mondiale. Sono insetti minuscoli e fondamentali che non abbiamo protetto abbastanza dall’uso dei pesticidi e dalla deforestazione, anzi ne abbiamo ridotto l’habitat ed ora i cambiamenti climatici stanno facendo il resto. La comunità scientifica chiede aiuto su più fronti: in Texas gli ambientalisti protestano perché il muro di Trump distruggerebbe un’importante riserva di farfalle, in Baviera sono state raccolte quasi due milioni di firme per una proposta di legge o referendum per salvare le api con tutta una serie di misure, primo esempio virtuoso in Europa. Solo nel Messico Centrale, un miracolo è in controtendenza: la popolazione delle farfalle monarca è aumentata del 144%. Si tratta di una piccola colonia tra le montagne del Michoacán, alle pendici di un vulcano, in un’ecosistema nascosto dove per ordine delle autorità nessuno potrà entrare.
Una realtà associativa giovane ma che già può vantare popolarità e un elenco di eventi promossi e ben riusciti. Stiamo parlando dell’associazione culturale Setia Plena Bonis, sodalizio setino nato a Sezze un anno fa dalla passione e dalla voglia di rilanciare cultura e tradizioni popolari locali di Alessandro Mattei, Valentina Savelli, Ernesto Mattei e Kety Fusco. Il nome e il logo stesso dell’associazione esprimono già l’idea di associazionismo che hanno i fondatori: Setia Plena Bonis, parte dell’esametro latino dello stemma comunale che tradotto significa: Sezze ricca di beni. A questo l’associazione setina ha aggiunto una cornucopia vuota, una controsenso se si considera il nome prescelto ma un simbolo perfetto se si ha l’idea di riempirla di volta in volta con iniziative, cultura e tradizioni popolari setine. Nelle parole del presidente del sodalizio, Alessandro Mattei, si racchiude l’obiettivo e lo scopo di Setia Plena Bonis. “Come associazione sentiamo il dovere di rilanciare la nostra storia, le nostre tradizioni popolari partendo dalle nostre radici. La cosiddetta società liquida sta cancellando le nostre origini a vantaggio di una cambiamento e di una modernità che non lascia ricordi. Faremo del tutto per tramandare le nostre tradizioni e i valori della nostra comunità alle future generazioni”. L’associazione Setia Plena Bonis nel corso del suo primo anno di attività ha voluto fortemente favorire anche la collaborazione tra le tante realtà associative presenti in città, cercando sinergie per una giusta ricetta, volta a creare quella necessaria miscela per realizzare manifestazione di vero carattere popolare. “Tradizione, Cultura, Natura e Futuro sono le nostre parole maestre – aggiungono i membri del direttivo – lavoreremo tracciando nuovi percorsi non dimenticando però i vecchi sentieri della nostra storia, una comunità che non ha storia non potrà avere un futuro”.
Forati, mattonelle, stucchi orientali, finestre di alluminio dorate, pitture fiabesche e altro ancora sono i simboli del degrado urbano del centro storico di Sezze. Un centro antichissimo e stupendo trasformato negli anni in una accozzaglia di bruttezza senza logica, privo di armonia e controlli. La politica degli anni passati non ha pensato ad un decoro urbano né ad una riqualificazione dell’esistente, quella degli ultimi anni ha fatto di peggio: ha lasciato che chiunque potesse distruggere il bello che era rimasto nei secoli. Basta una passeggiata nei vicoli del centro storico per capire che le amministrazioni comunali hanno lasciato il paese in mano a dei barbari dello stile e del gusto. Le poche azioni di riqualificazione si devono solo alla sensibilità di alcuni privati che rispetto a qualche anno fa hanno investito sulle loro proprietà, riportando in luce ciò che era stato coperto con calce e mattoni nel corso degli anni. Sotto ogni leccata di asfalto in molti vicoli ci sono ancora i sampietrini, dietro una facciata moderna sicuramente ci sarà del sasso vivo. Occorre buon senso e una urgente politica di riqualificazione che possa essere da volano ad una proposta turistica possibile e necessaria. Perché a Sezze non manca niente rispetto ad altre città dei Monti Lepini, semmai è vero il contrario.
Molti disagi e pericoli sulle arterie dell’intera provincia di Latina. A causa delle forti raffiche di vento che hanno raggiunto i 50 km/h domenica scorsa molti alberi ad alto fusto si sono schiantati sulle strade comunali e provinciali creando problemi alla circolazione e in molte zone creando interruzione di servizi essenziali quali l’energia elettrica. Molti quartieri, infatti,sono rimasti senza corrente sia in pianura che nei Comuni dei Monti Lepini. Danni anche alle abitazioni e alle strutture private con tetti divelti e serre completamente distrutte dal vento. Nuova conta dei danni.
L’amministrazione comunale intende risolvere una serie di problematiche relative alla pulizia del territorio, alla raccolta differenziata e al corretto conferimento dei rifiuti. Per questa ragione nei giorni scorsi ha deliberato il cosiddetto “Progetto Ambiente”, un progetto a tutto tondo che andrà ad investire tutti i settori della tematica ambientale. In merito infatti il sindaco Di Raimo vuole far promuovere progetti educativi ambientale attraverso incontri con esperti del settore per gli alunni di ogni ordine e grado. Ma si vogliono anche investire della tematica le associazioni, le parrocchie, i centri sociali e le organizzazioni sindacali. Inoltre il progetto prevede accordi con organismi del settore per il raggiungimento degli obiettivi di educazione al corretto conferimento, al controllo di zone critiche della città e alla segnalazione dei trasgressori. Il primo cittadino per avviare il progetto chiede la collaborazione con le forze dell'ordine per la repressione dei reati ambientali e la partecipazione attiva dei cittadini alla lotta contro le discariche abusive. “Il territorio ha una estensione di circa 100 km quadrati - ha affermato il sindaco - e, quindi, solo attraverso una sinergia di tutti gli attori in campo è possibile dare soluzioni alle problematiche su richiamate”.
Nuovo depuratore a Sezze Scalo e riqualificazione del fosso Brivolco, un'opera e un intervento che veramente potrebbero significare un primo importante passo per la tutela del territorio comunale. In merito alla grande opera iniziata dall'ex amministrazione Campoli nel 2014 e proseguita poi a fasi alterne fino ad oggi, è molto probabile che la vicenda stia veramente per concludersi. L'amministrazione comunale di Sezze guidata dal sindaco Sergio Di Raimo, infatti, recentemente ha comunicato che i lavori dell'impianto sono in dirittura di arrivo: entro il 28 febbraio verrà redatto lo stato finale a cura del Direttore lavori, entro il 31 marzo verrà redatto il collaudo finale da parte del collaudatore ed il 15 aprile l'impianto verrà consegnato alla società Acqualatina che procederà a richiedere l'autorizzazione allo scarico e alla conseguente messa in funzione dello stesso impianto. Un cronoprogramma che questa volta vedrà la conclusione di un iter complesso come lo stesso primo cittadino ha ricordato in più occasioni. L'impianto di depurazione, quindi, potrebbe essere inaugurato entro l'estate, con ricadute sicuramente positive per l'ambiente circostante. L'opera, probabilmente una delle più importanti degli ultimi 20 anni, venne approvata dal consiglio comunale nel 2008 ed inserita nel piano triennale delle opere pubbliche per un importo totale di euro 5.400.000 di cui 4.000.00 provenienti da un finanziamento regionale e la restante somma di 1.400.000 da fondi del bilancio comunale. Altro finanziamento e altra significativa notizia che fa ben sperare per la salvaguardia e tutela dell'ambiente in un'ottica di sviluppo sostenibile, è quello di 150 mila euro stanziato dalla Provincia di Latina per la realizzazione di un progetto volto alla riqualificazione delle acque del fosso Brivolco e del fiume Ufente. L'obiettivo del progetto è la rinaturalizzazione e miglioramento della fruizione ricreativa e didattica del fosso e del fiume nell'area mole muti. Si tratta di un progetto che si inserisce nell'ambito del percorso di tutela ambientale che la stessa amministrazione comunale sta ponendo in essere dall'inizio del suo mandato. Il consigliere Giovanni Bernasconi ha seguito tutte le fasi del bando durante il suo incarico di presidente facente funzioni dell’amministrazione provinciale di Latina. Questo intervento punta ad aumentare le capacità di autodepurazione delle acque che attraversano le zone urbanizzate, realizzando un’area umida per potenziare la funzione autodepurativa, mirando inoltre a recuperare il sito delle Mole Muti. Nel progetto è prevista anche l’istallazione di una stazione di monitoraggio multi paramentrica sul Fosso del Brivolco in corrispondenza con l’impianto di fitodepurazione realizzato dal progetto, che sarà data in gestione al Consorzio di Bonifica.
L’informazione è democrazia, dunque condivisione e appartenenza. Nella marea di siti e quotidiani in rete, oggi lanciamo la nostra proposta partendo da questi concetti. Una proposta editoriale che non nasce per buttarsi nella mischia tanto per… ma, al contrario, un’idea di comunicare che vuole partecipare ad un processo di cambiamento dell’informazione in atto, all’interno del quale tutti sono simili ma nessuno è uguale all’altro. La Notizia Condivisa, il nuovo quotidiano on line dei Monti Lepini, avrà quindi la sua peculiarità, il suo carattere, e saprà identificarsi e navigare nel mare delle notizie che pullulano tra i social ed il web. Nessuna particolare pretesa, se non quella di essere imparziali e cercare di descrivere sempre i fatti, siano essi di cronaca, di attualità, di sport e spettacolo. La Notizia Condivisa non è nemmeno una scommessa da vincere o da perdere, ma è semplicemente un contributo che si vuole dare all’informazione e alla cultura di Sezze e dei paesi dei Monti Lepini. I fatti hanno sempre mille sfumature, crismi che basta saper cogliere nel ventaglio della realtà esistente. E cercheremo proprio di fare questo, di dare l’opportunità ai lettori di leggere la notizia anche da angolazioni differenti, spostandoci oltre quel cono di luce spesso evidente. Il nostro quotidiano sarà, quindi, al servizio della città e di tutti i cittadini che amano approfondire la notizia. Oltre alla cronaca e all’attualità ci occuperemo di storie popolari setine e di tradizioni legate ai Monti Lepini; di agricoltura e artigianato, di associazionismo, di disabilità e volontariato. Molti aspetti della nostra comunità che si davano per scontati e che purtroppo sono stati cancellati per sempre. Il tessuto della nostra società si è sfilacciato ed è necessario ricucire quello che di buono ci resta, perché la nostra storia e le nostre radici rischiano di sparire per sempre. La rete può essere uno degli strumenti della modernità che può, paradossalmente, recuperare ciò che abbiamo perso, essa può diventare una bussola utile per navigare nell’informazione che si fa storia e nei ricordi che possono diventare attualità e futuro. La Notizia Condivisa sarà il quotidiano di tutti, aperto ad ogni idea e pronto ad accogliere suggerimenti.
I nati nel 2000 dovevano pur aspettarselo: hanno inaugurato un nuovo millennio, inaugureranno anche un nuovo Esame di Stato! E già, perché tante sono le novità dell’Esame di Stato 2018/19 che preoccupano, e non poco, studenti e docenti, alle prese con ricalcolo dei crediti scolastici, simulazioni di prove d’esame, incontri di formazione…
Queste le principali novità:
- Nuovo credito scolastico: il “peso” del percorso scolastico del triennio sarà pari a massimo 40 punti (prima era pari a max. 25 punti).
- Partecipazione alle prove Invalsi per le classi quinte (obbligatoria solo a partire dall’a.s. 2019/2020, ma non a carattere valutativo).
- Abolizione della terza prova, il tanto vituperato e famigerato “quizzone”, predisposto dalla Commissione d’esame, che tanto sonno aveva sottratto agli studenti.
- Nuove tipologie di prima e seconda prova.
- La Prima Prova, quella di Italiano, vale al massimo 20 punti e prevede tre tipologie:
- Tipologia A: Analisi e interpretazione di un testo letterario italiano. Saranno fornite due tracce, che potranno essere relative a due ambiti cronologici diversi o a due generi e forme testuali diverse;
- Tipologia B: analisi e produzione di un testo argomentativo. La tipologia prevede una scelta tra tre tracce ed il testo fornito come documento per lo spunto argomentativo sarà uno solo;
- Tipologia C: riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità. La tipologia prevede la proposizione di due tracce e potrà essere fornito un breve testo di appoggio.
- La Prima Prova, quella di Italiano, vale al massimo 20 punti e prevede tre tipologie:
Le tracce di tutte e tre le tipologie possono riferirsi agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico e sociale.
- La Seconda Prova, quella che caratterizza il percorso di studi, vale al massimo 20 punti e presenta le maggiori novità, perché verterà su una o più discipline caratterizzanti il corso di studi. Ad esempio nel liceo classico la seconda prova riguarderà sia greco che latino. Negli Istituti Professionali è previsto che la seconda prova si componga di due parti e la seconda parte sarà predisposta dalla Commissione d’Esame.
- Modalità nuove per il Colloquio, che vale al massimo 20 punti. Intanto diciamo subito addio alle famose “mappe concettuali”, o percorsi pluridisciplinari, che ormai si ripetevano in serie. Si partirà con il sorteggio da parte del candidato di un “materiale” – tra una terna che gli verrà proposta – da cui cominciare il colloquio; la commissione preparerà una serie di materiali pari al numero dei candidati più due, così che ogni studente possa sempre scegliere tra una terna. Poi lo studente sarà chiamato a relazionare sulle esperienze di Alternanza scuola-lavoro effettuate nel triennio e verranno anche accertate le conoscenze e competenze maturate nella attività svolte di “Cittadinanza e Costituzione”. Infine ci sarà il consueto spazio per discutere le prove scritte.
Quanti pensieri e quanti grattacapi! Nel mondo della scuola sono tutti in fibrillazione, docenti in primis, sia perché preoccupati di preparare adeguatamente gli studenti ad affrontare l’esame, sia perché saranno chiamati ad elaborare nuove strategie di predisposizione delle prove.C’è da dire che il Ministero sta accompagnando queste nuove misure anche con simulazioni nazionali e seminari di approfondimento per docenti. La prima simulazione della Prima Prova scritta si è svolta il 19 febbraio e gli studenti non hanno incontrato particolari difficoltà. Tra pochi giorni, il 28 febbraio, la simulazione della Seconda Prova e lì sì che si concentrano le maggiori preoccupazioni! Staremo a vedere. Di sicuro la novità che tutti gli studenti hanno accolto con gioia è la possibilità di essere ammessi all’Esame di Stato anche con una insufficienza in una disciplina o gruppo di discipline, mentre prima occorrevano tutti sei. “Almeno questo”, hanno esclamato con entusiasmo!
Se ne è quasi perduta la memoria, ne avevo sentito parlare tanti anni fa da alcuni anziani. Mi hanno sempre incuriosito i racconti degli anziani, che sono i veri custodi dei ricordi, delle tradizioni, degli usi e dei costumi. Si tratta di due contratti verbali, chiamati in dialetto setino Metastàzzio e Patrattàuo. Sappiamo che fino a tutto l’800, ma anche per parte del 900, il grado di alfabetizzazione della popolazione era molto modesto. Questa condizione limitava la forma scritta di alcuni contratti agrari a vantaggio di quelli verbali, che venivano ufficializzati con una stretta di mano e alla presenza di uno o più testimoni. Con il termine dialettale metastàzzio si intendeva un contratto verbale tra le parti, con pattuizione del prezzo e delle condizioni; si concludeva in piazza o altrove, alla presenza di due o più testimoni. Oggetto del contratto poteva essere l’affitto di un terreno, una sòcceta (soccida, ovvero la fida del bestiame ad altri per il pascolo), una compravendita di alcuni capi di bestiame o di una partita di fieno oppure la commissione di determinati lavori agricoli con i buoi, ecc. Mi è stato raccontato un modo di dire dialettale, che si era soliti inviare all’indirizzo di un crocchio di persone che si attardava in piazza discutendo: Ueeh, ma che state a fà i metastazzio?? Più singolare, oltre che curioso era invece i patrattàuo o patrattàvo (quasi certamente dal latino pater octavus). Forse non era un contratto vero e proprio, ma un modo per rammentare il puntuale pagamento dei canoni dovuti per il godimento dei beni ecclesiastici. I contadini venivano invitati nelle parrocchie a partecipare alla messa e durante i canti (uno di questi forse chiamato Pater Octavus) dovevano rispondere al sacerdote cantando, ad esempio, così: I tengo nà cèsa di S.Angelo alla Giariccia e ci tencheta dà quattro scodelle di grano agli annoooo!!!. Non è certo se si rispondesse anche Amen. I canoni dei contratti agrari, infatti venivano pagati quasi sempre in natura, ovvero con una parte del raccolto, e “una scodella” corrispondeva a circa Kg 2,5 di grano. La scodella era un recipiente in legno levigato di forma ovale e della capacità appunto di Kg 2,5 di grano, mentre la “cesa”, era un appezzamento di terreno di modesta entità, concesso ai contadini dalle parrocchie o dalle confraternite, dietro corrispettivo di un canone o livello (dal latino libellus, libretto sul quale si registrava). Le cèse derivano il loro nome dal latino caesus, a, um, participio passato di caedo, coedere “tagliare” (alberi). Erano cioè dei terreni disboscati per la messa a coltura di piante erbacee (grano, granturco, orti, ecc)
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I Pink Floyd sono stati un gruppo musicale rock britannico formatosi nella seconda metà degli anni sessanta che, nel corso di una lunga e travagliata carriera, è riuscito a riscrivere le tendenze musicali della propria epoca, diventando uno dei gruppi più importanti della storia.[1][11]
Sebbene agli inizi si siano dedicati prevalentemente alla musica psichedelica[12] e allo space rock, il genere che meglio definisce l'opera dei Pink Floyd, caratterizzata da una coerente ricerca filosofica, esperimenti sonori, grafiche innovative e spettacolari concerti, è il rock progressivo.[12][13][14]
Nel corso degli anni la formazione dei Pink Floyd è stata guidata da tre figure predominanti, ognuna delle quali ne ha influenzato in modo sostanziale il percorso artistico: si tratta, in ordine cronologico, di Syd Barrett, Roger Waters e David Gilmour. Lo stile musicale del gruppo ha subito sostanziali cambiamenti in base al cambio di leadership; basti pensare alle radicali differenze tra lo stampo psichedelico di The Piper at the Gates of Dawn, il primo album del gruppo, influenzato dall'estro visionario e stravagante di Barrett, e gli ultimi, A Momentary Lapse of Reason e The Division Bell, influenzati da Gilmour e più melodici e formali, passando per la trilogia composta da Animals, The Wall e The Final Cut, permeata dal taglio più raziocinante e mordace di Waters.
Nel 2008 si è stimato che abbiano venduto circa 250 milioni di dischi in tutto il mondo,[15][16] di cui 74,5 milioni nei soli Stati Uniti d'America.[17]
Il gruppo, nato a Londra nel 1965,[18][19] viene fondato dal cantante e chitarrista Roger Keith "Syd" Barrett, dal bassista George Roger Waters, dal batterista Nicholas Berkeley "Nick" Mason e dal tastierista Richard William "Rick" Wright. Nel dicembre del 1967 si aggiunge al gruppo il chitarrista David Jon "Dave" Gilmour,[18][19] che si affianca e poi sostituisce definitivamente Barrett, progressivamente emarginatosi dal gruppo a causa del pesante uso di droghe e di una forma di alienazione.
Il gruppo, dopo essersi fatto notare grazie a lavori di stampo psichedelico, raggiunge la maturità con Atom Heart Mother e Meddle, e si afferma a livello mondiale con The Dark Side of the Moon e i successivi album, tra cui Wish You Were Here, Animals e The Wall, che consegnano i quattro alla storia del rock.[20] La formazione non subisce sostanziali cambiamenti fino al 1985,[19] escludendo una parentesi di alcuni anni in cui Wright figura solo come turnista.[18] Nel 1985 Waters abbandona il gruppo e i membri rimanenti, dopo aver vinto la breve battaglia legale per stabilire a chi spettasse continuare a usare il nome "Pink Floyd", pubblicano successivamente altri due album in studio: A Momentary Lapse of Reason e The Division Bell. La formazione cessa la propria attività nel 1995,[18] sciogliendosi definitivamente nel 2006, quando Gilmour nega ufficialmente la possibilità di una riunione.[21] Nel 2008, con la morte di Wright, si spengono di fatto le speranze dei fan di rivedere il gruppo dal vivo con tutti e quattro i componenti al completo. Tuttavia, il 5 luglio 2014 viene annunciata da Polly Samson, moglie di David Gilmour, la pubblicazione a ottobre dello stesso anno di un quindicesimo album in studio, The Endless River.[22]
I Pink Floyd hanno influenzato considerevolmente la musica successiva, da alcuni gruppi progressive degli anni settanta fino a musicisti contemporanei, come Nine Inch Nails,[23] Dream Theater e Porcupine Tree.[24]
Per festeggiare i 50 anni di carriera della band, nel 2016 la Royal Mail ha emesso una serie di dieci francobolli dedicati ai migliori album del gruppo.[25]
Nel nuovo Piano Triennale delle opere pubbliche 2019-2021 approvato nei giorni scorsi con apposita delibera dalla Giunta Comunale, l'Amministrazione di Priverno pone chiaramente al centro degli interventi le scuole anche se, c'è anche altro. Si tratta di un piano assai ambizioso che prevede l’impiego di ben 23 milioni 643 mila 319 euro. Di questi, ben 12 milioni 775 mila euro sono destinati ad opere in cantiere già durante il 2019. Il grosso delle entrare arriverà dai trasferimenti vincolati per legge, ovvero 11 milioni 867 mila euro (cui si aggiungono 7 milioni nel 2020 e circa 3,5 milioni nel 2021). Il Comune ci metterà del suo tramite un mutuo che contrarrà per un importo di 440 mila euro, mentre altri 368 mila euro arriveranno da capitali privati e 100 mila da stanziamenti di bilancio. La cifra prevista in entrata da capitali privati, è quella della vendita preventiva dei 334 loculi che verranno edificati nel settore VII del cimitero comunale. I 440 mila euro di mutuo sono destinati per la manutenzione straordinaria dell’ex scuola Baboto, oggi adibita ad uffici comunali (servizi sociali-servizi tecnici e Polizia Locale) per un ammontare di 270 mila euro e 170 mila euro per la manutenzione straordinaria della sede comunale e sala consiliare; i 100 mila euro di risorse di bilancio sono destinati invece alla ristrutturazione di viabilità comunale all’interno del centro storico. Per quanto riguarda i fondi di trasferimento già destinati, l’investimento più ingente, da 2 milioni di euro, riguarda l’intervento di messa in sicurezza della Scuola Media via Montanino. Le scuole assorbono anche due interventi da circa 1,5 milioni ognuno e sono gli interventi alla Scuola in località San Lorenzo e quella elementare di via Matteotti, così come 1 milione di euro per il plesso in via De Gasperi. Quasi 2 milioni, 1,8 per la precisione, verranno utilizzati per la tutela ambientale, ovvero la messa in sicurezza di Fosso Colandrea e Fosso Pruneto. Ammonta a 664 mila euro l’investimento per il campo San Lorenzo e a scendere di importo,350 mila euro per il rifacimento di strada Pratenuove, 385 mila per la riduzione del rischio incendi a Monte Saiano, Colle Zimarola-Olivastro.
Luca Morazzano
Tema molto importante e purtroppo poco sentito dall’amministrazione comunale di Sezze è quello relativo ai rifiuti e alla raccolta differenziata in città. Pochi giorni fa la Giunta guidata dal sindaco di Sezze Sergio Di Raimo ha comunicato alla cittadinanza l’acquisto di 3 “postazioni di multi raccolta differenziata”. Si può essere d’accordo o meno con tale installazione ma resta un fatto inconfutabile: la raccolta differenziata porta a porta non funziona. Sezze, infatti, resta il fanalino di coda della provincia di Latina con una raccolta che si attesta al 20%, e la precedente istallazione di macchinette reciclaplastica è stato un fallimento: continuamente rotte o prese di mira da atti vandalici. Le campagne setine e le strade più isolate sono prese d’assalto dai lanciatori di sacchi e la sporcizia e l’icuria la fa da padrona. Sempre più spesso il circolo pontino di Lega ambiente posta foto di discariche, non solo di prodotti indifferenziati, ma di prodotti nocivi alla salute: eternit, guaine, calcinacci, pneumatici. I più sanno che l’estate è vicina e la maggior parte di quelle discariche sarà data alle fiamme con gravissime ripercussioni sulla salute dei setini. Come si può pensare che 3 postazioni risolvano il problema di un paese di quasi 30 mila abitanti con un territorio neanche tanto vasto ma sempre più abbandonato? Ultima in ordine di tempo in materia di rifiuti abbandonati, la denuncia di lega ambiente su una discarica nata sotto il naso del comando dei vigili urbani di Sezze e a ridosso della scuola di Via Piagge Marine. Tanti sono stati i proclami, rimasti tali, di alcuni consiglieri di maggioranza, che all’inizio della consigliatura hanno manifestato la volontà di risolvere il problema mediante la videosorveglianza. Ci sono le telecamere? Non ci sono? Se ci sono perché non vengono visionate e comminate le giuste sanzioni? Tutto è poco chiaro. L'Amministrazione dovrebbe mettere a disposizione del cittadino le informazioni che gli sono necessarie per un corretto conferimento dei rifiuti. Non essendoci una legge né un modello condiviso su come attuare questa comunicazione, ogni Comune si organizza a modo suo: diversi, ad esempio, distribuiscono un prontuario sulla corretta differenziazione, magari insieme ai tipici sacchetti trasparenti della raccolta differenziata. In linea di massima, però, quando un Comune avvia la raccolta differenziata fornisce ai cittadini queste informazioni insieme agli strumenti necessari per la raccolta (sacchetti di colori diversi, bidoncini, contenitori per carta e cartone ecc.). Ovviamente non tutto funziona alla perfezione e la raccolta differenziata va meglio in contesti dove il cittadino si sente "seguito". A Sezze visti i risultati il cittadino oltre a non essere seguito, si sente abbandonato.