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Tutti in aula Alessandro Di Trapano per la massima assise cittadina. Il presidente del consiglio comunale, Enzo Eramo, infatti, ha convocato per oggi alle ore 16.00 il consiglio comunale di Sezze in seduta ordinaria per discutere la tassa sui rifiuti Tari, con approvazione del piano finanziario dei rifiuti del 2019. Tra i punti anche la conferma delle aliquote Imu, Tasi e Irpef. Tutte tematiche sulle quali l’amministrazione comunale nel corso degli anni ha riscontrato sempre evidenti difficoltà nel recupero somme importanti da parte dei morosi così come nell’accertamento del quadro complessivo degli incassi. Per combattere le morosità relative al pagamento dei tributi comunali, la Spl Sezze e l'amministrazione comunale di Sezze, ad esempio hanno già attivato una serie di procedure. Sono già partiti avvisi di accertamento e seguiranno riscossioni coattive e pignoramenti contro tutti gli utenti che sono in ritardo con il pagamento della Tari.  Solo per la Tari gli ammanchi per il Comune di Sezze sono spaventosi: si parla di oltre un milione di euro ogni anno, per una percentuale del 25% di morosi. Il Comune di Sezze dovrebbe incassare circa 4 milioni ogni anno ma ne incassa solamente 3. Lunedì 11, a partire dalle ore 15, invece, altro consiglio comunale straordinario su richiesta delle opposizioni. In ballo il taglio di diversi alberi anche secolari, il parcheggio a Sant'Isidoro a Sezze Scalo, la discarica sotto il comando della Polizia Locale e la gestione delle emergenze relative al maltempo del 29 ottobre scorso.

I buoi da lavoro, in uso a Sezze e in tutto l’Agro romano, erano i maschi della razza maremmana, dalle lunghe corna e di colore grigio chiaro, a volte con sfumature grigio scuro oppure  marrone chiaro, soprattutto lungo il collo e la testa. Potevano essere aggiogati all’aratro, alla perticara[1] oppure alla barozza[2]. Vivevano allo stato brado tutto l’anno, all’interno delle tenute e non abbisognavano di ricoveri, ma di robuste staccionate per delimitare i pascoli secondo rotazioni prestabilite, di paglia con una o più pagliare[3] sparse secondo il numero dei capi, ma soprattutto di grossi fienili di fieno per l’inverno, quando scarseggiava l’erba fresca. I buoi prendevano da soli  la razione di fieno o paglia di cui abbisognavano. La mungitura avveniva anch’essa all’aperto ed il vaccaro addetto si spostava da una mucca all’altra con uno sgabello ad un solo piede, normalmente un tronchetto di legno leggero, che per praticità veniva allacciato al fondo schiena, a mezzo di una funicella, in modo da avere le mani libere per trasportare i secchi del latte negli spostamenti.Un bue aveva il bisogno giornaliero di ruminare una razione di 15 - 20 Kg di fieno e quando possibile, di una dozzina di chili  di pascione[4] di fave. Durante l’inverno, dimagrivano per fame e freddo, ma nella primavera, da Marzo ad Aprile, quando l’erba dei pascoli  ricresceva in fretta, recuperavano ben 200 chili di peso, ruminando una razione giornaliera di circa 80 -120 Kg di erba fresca. (fermandosi solo la notte, quando avevano pieno i sacchi dello stomaco dell’omaso e dell’abomaso). Da primavera sino a tutta l’estate, dalle ore 22 e sino al’uscita del sole, andavano a pascolo libero, riposandosi sotto un albero nelle ore più calde della giornata. Il carico di bestiame per ogni rubbio di terreno [5] era in media di 2 buoi più un giovenco, oppure di due vacche più una giovenca. Il primo passo da compiere per la doma era quello di castrare l’animale, alla fine del secondo anno di vita, si da renderlo più docile. Per  poter castrare un bue occorreva innanzitutto immobilizzarlo, cosa non facile per la mole, che non era mai inferiore ai dodici quintali. Si ovviava allora con un sistema abbastanza semplice, il bue veniva spinto dai butteri ad infilarsi in una strettoia, normalmente costituita da due robuste file di staccionata, e, non appena entrato, gli si precludeva l’uscita con l’immediata chiusura di entrambi i cancelli, intrappolandolo in una specie di gabbia, che non concedeva margini di movimento. A questo punto il capoccia[6] gli passava una doppia corda  attorno al petto e alla groppa, e la stringeva attorcigliandola con l’aiuto di un bastone, fino a farla diventare una vera e propria morsa, che toglieva  respiro e forza all’animale senza soffocarlo, ma annullando del tutto la sua capacità di reazione. Poteva avvenire così la castrazione, senza bisturi né coltelli ma solo con la forza delle mani, afferrando saldamente i testicoli  del bue e compiendovi, con maestria,  un paio di roteazioni, sino a procurare la rottura dei cordoni genitali. La castrazione era così avvenuta e la povera bestia poteva tornare libera. Trascorso qualche mese e superato il trauma, veniva avviato al giogo della perticara, tra due buoi già “esperti“, che  fungevano da “istruttori”, chiamati ruffiani. Al centro dei due buoi, il “novizio” non poteva nè rimanere indietro perché  pungolato dalla verga del bifolco[7], nè fuggire in avanti perché fermato dal giogo dei due ruffiani ed era  quindi costretto a tirare la perticara. Di solito questo “praticantato” durava un paio di mesi, dopodichè prima di essere aggiogato con un compagno, che aveva subìto analogo trattamento, veniva accoppiato per un certo periodo di tempo, con un altro bue anziano o più addomesticato. Era un allenamento vero e proprio ai lavori agricoli e il periodo di doma poteva considerarsi concluso quando il collo dell’animale era ben incallito, quindi indurito, nella parte a contatto con il giogo.Una coppia di buoi ben domati per i lavori agricoli costituivano la “uetta de bovi” ed il loro valore economico era enorme, paragonabile oggi al costo di due grossi Tir.  Per questo i bovari[8] erano una sorta di casta, guadagnavano molto ed erano autentici professionisti, molto stimati in paese. Con i buoi occorreva fare molta attenzione, quando erano liberi dal giogo nel rimissino, perché nonostante la castrazione, alcuni  potevano essere pericolosi, sia per gli animali che per gli uomini e rispondevano solo agli ordini del capoccia che li custodiva o di quanti  mostravano di saperli dominare. Si ricorda di un bue, appartenuto a mio nonno, di nome Furia, che non permetteva ad altri animali di abbeverarsi con lui alla sorgente, perché era “ geloso” dell’acqua e temeva che gliela rubassero. Una volta, per tale motivo, dette di corna ad un asino, colpendolo alla pancia con una tale virulenza da scagliarlo a parecchi metri di distanza, provocando la morte della povera bestia, per la  profonda ferita che gli era stata inferta. Alcuni buoi erano ombrosi anche con persone che vedevano di frequente ma che, senza alcun motivo, non riuscivano ad accettare. Probabilmente intuivano che si trattava di persone timorose e l’istinto li spingeva a dominare, oppure più semplicemente avevano le loro antipatie, che non manifestavano mai nei confronti di chi gli portava quotidianamente l’erba fresca.

 

[1] A differenza dell’aratro di Virgilio, la perticara era realizzata in ferro

[2] Carro trainato da buoi, realizzato con legno robusto e con ruote di ferro.

[3] Pagliare o pagliai: cumuli di paglia

[4] Pascione: Foraggio fresco per le mucche, composto di biada e fave. Doveva essere servito sempre bello asciutto, perché diversamente, per una reazione chimica da parte delle fave nello stomaco, poteva essere letale per le mucche che se ne cibavano, cioè, come si diceva in gergo s’abbentauano.

[5] Il rubbio romano era un appezzamento di terreno corrispondente a circa 18mila metri quadrati (quasi due ettari). Il termine deriva dall'arabo rub'a, forse incrociato con il latino rubeus (rosso), in quanto era in uso delimitarne la misurazione con una striscia di polvere o di vernice rossa.

[6]  Capoccia: Era colui che oltre ad avere una pratica consumata in tutti i lavori di aratro, che a seconda di come venivano eseguiti decidevano i buoni o cattivi risultati, doveva anche possedere delle nozioni basilari di veterinaria.

[7] I bifolchi erano addetti all’aratura sotto la stretta sorveglianza del capoccia. Si è raccontato che fossero persone pigre e ciarlatane. Tra essi era facile trovare i rifiuti della società: ladri, assassini, ecc. Qualcuno ha affermato di aver visto anche dei seminaristi del Collegio gesuitico di Sezze che avevano preferito guidare i buoi piuttosto che essere guidati dall’ascetica disciplina dei loro rettori.

[8][8][8] Bovari: proprietari di buoi, a differenza del capoccia, lavoratore dipendente.

Mercoledì, 06 Marzo 2019 11:34

Primarie PD: una nuova stagione politica

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Anche Sezze risponde clamorosamente alla chiamata del PD. Domenica 3 Marzo molti cittadini, inaspettatamente, si sono recati alle urne per eleggere, con le Primarie, il nuovo segretario nazionale del PD. Iscritti e non, giovani e donne. E' stato un successo, ha dichiarato il consigliere regionale on. Salvatore La Penna. Con l'arrivo della primavera, ormai vicina, si è risvegliata la tradizione alla partecipazione democratica, molto radicata nella popolazione setina. Dopo un periodo grigio di silenzio, Sezze ha voluto testimoniare un'idea di appartenenza e una volontà di fermare la pericolosa ondata di populismo e di intolleranza che sta minacciando l'anima del Paese. Cittadini di ogni estrazione sociale e di ogni appartenenza politica si sono sentiti in dovere di esercitare il loro diritto di voto e di far sentire la loro voce. Sono prevalse le ragioni di una comunità che nei momenti più critici sa ritrovare la sua identità. Un patrimonio di conquiste civili e sociali che, in un passato non troppo lontano, è stato modello amministrativo nella Provincia pontina. Con l'elezione a segretario nazionale di Nicola Zingaretti inizia una nuova stagione politica più aperta alla collaborazione delle forze e dei movimenti di Centro-sinistra, non chiusa in se stessa, non autosufficiente, considerato il sistema elettorale vigente proporzionale. Più attenta alla difesa dei poveri, dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, del ceto medio, degli insegnanti, degli artigiani. Di coloro (e sono tanti!) che vivono solo del loro lavoro e della loro pensione. Non si deve e non si può fare terra bruciata del passato ma, nel solco della tradizione e della storia della Sinistra, occorre rinnovarsi nelle forme di organizzazione, nella comunicazione, nell'adesione ai bisogni e alle aspettative del territorio. Occorre senso tattico e strategia. Senza idee e senza passione non si arriva lontano. Non conta ricoprire incarichi. Per dare un contributo alla città e alla Nazione basta un po’ di impegno e di disponibilità.

 

Risultati Primarie del 3 Marzo

Totale votanti: 634

Zingaretti:360

Martina:236

Giachetti: 36

Schede nulle: 2

 

Stretta sui controlli nel mercato settimanale. Il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo, attraverso una direttiva, ordina agli agenti della Polizia Locale controlli serrati e costanti sugli spuntisti che occupano il suolo pubblico nella zona del mercato in località Anfiteatro. Si tratta di un'azione già avviata lo scorso anno per esercitare un controllo sulla regolarità degli esercenti. Nel corso del primo anno il calo degli spuntisti è stato spaventoso, un bilancio che la dice lunga sul rispetto delle regole.  “L’amministrazione comunale - afferma il sindaco – intende svolgere un controllo costante e diligente delle attività esercitate nell’ambito del mercato settimanale del sabato e della corretta occupazione del suolo pubblico. E’ necessario accertarsi che gli spuntisti occupino gli spazi nel rispetto delle regole e comunque dopo aver acquistato il barra e occupa”. Nella direttiva del primo cittadino, entro il mercoledì della settimana successiva, gli agenti della PL devono affidare all’ufficio commercio e all’ufficio finanziario una copia della relazione sull’avvenuto controllo per capire quale sia il numero degli spuntisti, quello delle sanzioni e le criticità riscontrate. La giunta comunale in merito aveva istituito il “Barra e Occupa” come modalità di pagamento dell’occupazione da parte degli ambulanti e, in base alla delibera, l’avvio del nuovo procedimento.

L’unico parco pubblico di Sezze Scalo è impraticabile, pericoloso e sconsigliato per i bambini, un'area insomma completamente abbandonata. Il Parco Felice Cottignoli di via Bari, nonostante le numerose segnalazioni dei residenti, resta in condizioni pessime, con giochi distrutti, panchine divelte, tubi di metallo e vetri gettati a terra, illuminazione pubblica carente e altro altro ancora. Eppure l’area verde si trova nelle immediate vicinanze delle scuole comunali, nella zona dove c’è l’uffico postale e dove sono sorte molte palazzine residenziali. “Non abbiamo più voce per chiedere alle istitituzioni locali che il Parco venga mantenuto in maniera dignitosa. I nostri bambini – affermano le mamme del posto – non hanno un luogo per giocare , il parco è sempre sporco e pericoloso sia di giorno che di notte. Non siamo cittadini di serie B, paghiamo le tasse come tutti ed è un nostro diritto avere gli stessi servizi che hanno altri quartieri e cittaidni della città”.

La Lega a Sezze cresce anche negli organismi dirigenti. Il coordinatore Roberto Reginaldi annuncia l’ingresso di due nuovi membri: Gianni Corsetti, presidente nazionale della Italcaccia e Giuseppe Leodato. “Oltre ai membri del direttivo Quattrini Orlando, Nardozzi Maria Flaminia, Danieli Daniela, Reiter Kevin, Rosella Nunzia, Celani Riccardo, Lambiasi Giorgio e Di Lenola Alfredo fanno il loro ingresso  - annuncia Reginaldi - Gianni Corsetti, presidente nazionale della Italcaccia e Giuseppe Leodato. Ma non è finita: l'intenzione è quella di formare un direttivo dove ogni frazione, quartiere e contrada di Sezze, abbia un proprio rappresentante".  I salviniani parlano anche del coordinamento LEGA giovani guidata da Kevin Reiter, un gruppo che sta iniziando a dare i suoi frutti. Ad oggi il direttivo "giovani" è formato da 8 membri e ha intenzione di crescere. “Intendiamo affrontare le molte problematiche del paese attraverso molte iniziative in programma nei prossimi mesi  - conclude   Reginaldi - e non mancheranno eventi con la partecipazione dei massimi vertici a livello regionale e nazionale”.

Sono sempre più serie le condizioni di pericolosità della Chiesa di San Bartolomeo di Sezze, edificio del XII secolo adiacente l'ospedale San Carlo. Il tetto della chiesa è praticamente crollato ed i muri perimetrali e la facciata presentano delle serie lesioni come da vari sopralluoghi tecnici comunali. Per impedire l'accesso alla struttura solo una rete metallica divelta e niente altro. Nei mesi scorsi la tela raffigurante il "Martirio di San Bartolomeo" all'interno della navata è stata messa in salvo dalle piogge, grazie all'intervento dei vigili del fuoco di Latina sotto la supervisione della Prefettura di Latina e del Mibact. Da allora la situazione del tetto è ulteriormente peggiorata ed alto ora è il rischio che la struttura possa cedere anche nei muri laterali. Ultimamente in consiglio comunale, in occasione di uno dei tanti question time, la pericolosità della Chiesa è stata posta all'ordine del giorno. L'assessore al patrimonio del Comune di Sezze, Pietro Ceccano, si è limitato a rispondete che la struttura, stando alle carte, è di proprietà del Fec (Fondo edifici di Culto), un fondo di proprietà del Ministero dell’Interno, nel cui consiglio di amministrazione ci sono delegati CEI. Un'informazione questa arcinota e inutile a risolvere il rischio di crollo della chiesa. Nella parole del delegato del sindaco nessuna parola in più. Insomma se la struttura è di altra proprietà il Comune di Sezze non può e non deve intervenire? Eppure la chiesa ricade in territorio comunale ed il pericolo che possa crollare è reale. Non servono atteggiamenti pilateschi, l'amministrazione comunale ha il dovere di sollecitare e di pretendere che i responsabili della struttura intervengano per mettere in sicurezza la Chiesa, in attesa dei fondi (se ne parla da anni) per la riqualificazione della stessa. La chiesa, nota anche come chiesa di Sant'Antonio, è attigua all'ex convento, oggi parte integrante del nosocomio setino e si trova in una posizione centrale e nelle immediate vicinanze della scuola media De Magistris. Il luogo ogni mattina è frequentato da centinaia di alunni dell'istituto e dai tanti pazienti che si recano presso la Casa della Salute di Sezze. Cosa dobbiamo attendere?

La giunta comunale di Sezze ha adottato lo schema del programma triennale dei lavori pubblici  2019-2021. Nell’elenco dei lavori previsti per il 2019 figura anche il restauro della Croce monumentale in località Anfiteatro di Sezze. Per la riqualificazione l’amministrazione comunale prevede 100 mila euro di spesa. Si tratta di un intervento che andrebbe a riqualificare un simbolo della città fortemente legata alla Passione del Venerdì Santo e un bene storico dell’intera comunità. Tutta la zona da anni è completamente abbandonata, soprattutto dopo la realizzazione del nuovo anfiteatro voluto dall’amministrazione comunale guidata dall’allora sindaco Zarra, opera rimasta incompleta e su cui ci sono ombre ancora da chiarire. Anche l’opera degli anziani, Viale delle rose, realizzata nel 1986, è stata completamente distrutta. Nella sua semplicità era una passeggiata sul belvedere della città molto suggestiva. Si spera che la Croce in ferro eretta nel 1956 grazie alla donazione delle acciaierie di Terni durante la realizzazione del Teatro Sacro Italiano, sia veramente riqualificata così come tutta l’area. Si spera che sia l'inizio di una nuova era per un luogo magnifico e invidiato da tutti. Un tentativo di rinascita del luogo lo fece nel 2009 l’allora sindaco di Sezze, Andrea Campoli, quando venne realizzato un impianto di 7200 led donato da una società che ridiede finalmente luce all’immensa croce. Nel giro di un anno però il progetto venne bruscamente interrotto a causa di un furto di rame. Da allora il luogo rappresenta uno scempio e un vergognoso esempio di spreco di denaro pubblico.

 

La questione della gestione e dello smaltimento dei rifiuti ha assunto negli anni una dimensione sempre maggiore a livello internazionale e nazionale come conseguenza dell’attuale sistema economico e sociale fondato sulla continua crescita della produzione e del consumo. Il problema non è dato solo dalla quantità di rifiuti prodotti, ma anche dalla loro qualità: i rifiuti pericolosi creano, infatti, impatti devastanti sugli ecosistemi naturali. In Italia si è sviluppata nel corso degli ultimi vent'anni una vera e propria economia parallela fondata sul traffico illegale di rifiuti. Nell'Unione europea le politiche per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti sono definite chiaramente già da molti anni da specifiche normative; ma è sempre più necessario promuovere un sistema economico in grado di minimizzare la produzione di rifiuti mentre si incentivano iniziative di informazione e formazione mirate al cambiamento degli stili di vita. Può essere utile definire cosa si intende per rifiuto. La più recente direttiva comunitaria definisce rifiuto "qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o l'obbligo di disfarsi" . Al di là della definizione giuridica che è stata ed è oggetto di discussione, ciò che possiamo generalmente definire come rifiuto sono tutti i residui della produzione e del consumo che si presentano in forma solida, liquida (se raccolti in un contenitore rigido) e i fanghi. Consultando la banca dati della piattaforma web della provincia di Latina, possiamo analizzare la produzione del rifiuto prodotta e/o raccolta dalla partecipata comunale per l’anno 2017, con una popolazione pari a 24.954 si è avuta una produzione di Rifiuti urbani  10.250,347 tonnellate pari a una produzione pro capite di Kg 410,85, di cui 2340 tonnellate di rifiuti differenziati pari al 23,3% circa, composta dalle seguenti frazioni merceologiche: organica 1.131 tonnellate pari al 47%, Carta e cartone 367, pari al 15%, vetro 471 pari al 17%, plastica 164 pari 7%, rifiuti ingombranti 141 tonnellate pari al 6%, le altre frazioni merceologiche di rifiuti differenziati pari a 164 (t) tra lo 0% e 1%.

 

 

Il disgelo tra le due anime del partito democratico di Sezze sta portando inevitabilmente ad un’efficacia dell’azione politica e dell’amministrazione comunale su diversi settori: ambiente, politiche sociali e lavori pubblici. Dopo la fase iniziale di completo stallo la maggioranza sta iniziando, infatti, a partorire progetti concreti e a vedere i primi risultati rispetto al primo anno, anno zero per la maggioranza Di Raimo e inutile per la città. Oggi il presidente del consiglio comunale Enzo Eramo ed il primo cittadino Sergio Di Raimo hanno avviato un confronto politico impensabile alla vigilia delle elezioni comunali del 2017, quando tra i due la politica viaggiava su due binari differenti e in aula consiliare atteggiamenti e frasi di circostanza non lasciavano spazio ad altro. Oggi si respira un clima diverso, confronto e compromessi sono alla base dell’amministrazione comunale. E proprio di compromessi si riparlerà al giro di boa della consigliatura, quando il sindaco ed il presidente del consiglio comunale daranno probabilmente vita ad un rimpasto di giunta comunale. Pare, infatti, che alla base di questo disgelo ci sia proprio un accordo a rimescolare le carte a metà mandato. Nel corso di questi primi 21 mesi di governo, infatti, inesperienza da una parte e ambizione dell’altra hanno gettato fuori pista più di un assessore, delegati di settori strategici dell’amministrazione comunale. A questo atteggiamento è spesso subentrata l’ingerenza di qualche funzionario comunale nelle scelte politiche dell’Ente, creando dissidi all’interno dei gruppi politici di riferimento e problemi anche di natura istituzionale alla maggioranza. La giunta comunale, composta dal sindaco e dagli assessori Antonio Di Prospero, Vincenzo Lucarini, Paola Di Veroli, Sabrina Pecorilli e Ceccano Pietro, subito dopo la pausa estiva, potrebbe subire un rimpasto proprio alla luce degli scenari politici impensabili quasi due anni fa e soprattutto a causa di derive personali poco convincenti da parte di qualche assessore. Vedremo cosa accadrà.