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COMUNICATO STAMPA ARMA DEI CARABINIERI

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I Carabinieri della Compagnia di Latina continuano a mantenere costante l’opera fondamentale di controllo preventivo del territorio del Comune di Sezze, garantendo la propria presenza soprattutto nelle ore serali e notturne, per fronteggiare il fenomeno dei furti in abitazione. I militari hanno eseguito un “servizio coordinato di controllo del territorio” serale attenzionando i luoghi notoriamente frequentati dai giovani. In particolare, sono state controllate le zone di maggiore aggregazione giovanile e sono state controllate 73 persone e 51 veicoli. Nel medesimo contesto sono stati controllati n. 4 esercizi commerciali. Specifici servizi continueranno soprattutto durante “i fine settimana” per prevenire i fenomeni delittuosi e reprimere i reati predatori.

Riceviamo e pubblichiamo una nota di Pietro Panfilio, membro del direttivo Pd di Sezze.

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Ricorderete che nel mese di aprile 2023 fu nominato l'ORGANISMO DI VIGILANZA della SPL SEZZE SPA che ha funzioni di controllo sulle procedure interne della società. Si scelse di nominare, con un incarico triennale, un organismo monocratico in sostituzione di quello collegiale composto di tre persone.
Pensavamo che questa scelta fosse dettata dalla volontà di ridurre i costi della società e invece rimanemmo delusi quando scoprimmo che il compenso riconosciuto al professionista era il doppio di quanto dato all'intero collegio sostituito. Tutto questo scatenò polemiche, discussioni e anche interrogazioni consiliari. In data 26 ottobre 2023, a soli 6 mesi dalla nomina, il consulente nominato rassegna le sue dimissioni.
Cos'è successo è quali sono le motivazioni delle dimissioni?
Era una nomina illegittima?
Non riuscivamo a fare i controlli previsti dalla normativa oppure unicamente motivazioni personali sopraggiunte?
Sono domande legittime alle quali il Sindaco con la maggioranza che governa Sezze, sono tenute a rispondere per il principio della trasparenza amministrativa.

PIETRO PANFILIO
MEMBRO DEL DIRETTIVO PD CIRCOLO DI SEZZE

 
Oggi 3 dicembre ricorre la Giornata mondiale delle persone con disabilità . Tutti siamo chiamati a riflettere e ad impegnarci affinché vengano garantiti i diritti di ogni cittadino e soprattutto i diritti delle persone in condizioni di fragilità. Le difficoltà dei disabili ancora oggi restano purtroppo a carico della famiglia, poche le strutture veramente ricettive e le politiche di integrazione e sostegno in tal senso. «C'è ancora bisogno di un forte cambiamento nelle politiche, nelle pratiche e nei servizi che riguardano i cittadini con disabilità intellettiva e disturbo del neurosviluppo affinché questi ultimi siano realmente messi nella condizione di poter partecipare su base di uguaglianza con tutti gli altri», commento Speziale, Presidente Anffas nazionale. 

“Uniti nell'azione per tutelare e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per, con e da parte delle persone con disabilità”: questo il tema della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità (International Day of Persons with Disabilities - IDPD 2023) di quest 'anno.
Anffas Monti Lepini +393516985480
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Domenica, 03 Dicembre 2023 08:10

Prossima fermata Lollobrigida

Scritto da

 

 

Quando c’era il Duce i treni arrivavano in orario, ora che c’è Francesco Lollobrigida fanno fermate ad personam.
 
Il primo cognato d’Italia è imbarazzante, è emblema di una destra priva di senso delle istituzioni, che si muove nelle stanze del potere con la grazia di un elefante in una cristalleria. 
 
Se per un momento tralasciamo che siamo nell’Italia del 2023 e il treno era ad alta tecnologia, con carrozze ad apertura automatizzata e non trainate da locomotive a vapore, gli ignari passeggeri del Freccia Rossa avranno creduto di trovarsi in una di quelle scene da film western, in cui i convogli erano presi d’assalto dai cattivi e bloccati in aperta campagna. Solo che nei western quanti fermavano il treno stavano in genere a terra, al più a cavallo e non erano seduti in classe Executive.
 
Lollobrigida si è mosso con piglio sorprendente. Avvezzi come siamo ad avere a che fare con politici solennemente accomodati sugli scranni del Parlamento o impegnati in sonnolente assemblee dai tempi indefiniti, l’agire risoluto del ministro non può lasciarci indifferenti. Nessuno se ne dispiaccia, ma in mente tornano certe immagini virili, immortalate dall’Istituto Luce, che ritraggono un Capo del Governo che trebbia il grano a torso nudo. Il caso vuole che ci sia un sottile filo rosso, o meglio nero, agricolo a legare le due vicende.
 
Sebbene la confusione sia la cifra caratterizzante l’attività ministeriale del primo cognato d’Italia, non è da escludersi che la fermata fuori programma possa essere stata determinata dal voler appurare, personalmente e in piena flagranza, le ragioni dell’imperdonabile infrazione alle rigorose tabelle di marcia del traffico ferroviario. Si sa l’ineffabile Matteo Salvini, ministro dei trasporti e delle infrastrutture, è facile a distrarsi, ad occuparsi d’altro e Lollobrigida ha pensato bene di andargli in soccorso. 
 
In ballo però potrebbe esserci anche la ristorazione a bordo dei Freccia Rossa che, a giudizio di molti, non rispecchia l’eccellenza gastronomica del Bel Paese. Nell’attesa e per ingannare il tempo il ministro avrà acquistato un paino e si sarà accorto che era di gomma e il prosciutto di plastica, come ben sanno i viaggiatori. Vista la recente legge del Parlamento che vieta il cibo sintetico, tale riscontro empirico avrà fatto scattare l’istintiva reazione del responsabile del dicastero della Sovranità Alimentare. Il “Fermi tutti”, intimato con piglio decisionista, sarà stato male interpretato dal macchinista, il quale andando oltre i desiderata di Lollobrigida ha permesso che scendesse per porre rimedio all’intollerabile affronto al tradizionale buon cibo italico.
 
Qualcuno infine maliziosamente potrebbe ritenere che tale vicenda abbia invece ben più futili motivi. Lollobrigida, probabilmente poco esperto di trasporti pubblici, potrebbe aver pensato che sui Freccia Rossa funziona come sui bus urbani ed è sufficiente schiacciare l’apposito pulsante per le fermate a richiesta.
 
Al di là della facile ironia è bene riflettere sulla singolare vicenda.
 
Il ministro ha giustificato la propria richiesta di fermare il treno e scendere alla prima stazione utile con la motivazione di essere atteso a Caivano per l’inaugurazione di un parco urbano, simbolo della presenza dello Stato e della società civile in quella terra martoriata da criminalità organizzata e degrado, e che non sarebbe stato rispettoso per le persone in attesa arrivare in ritardo o addirittura disertare.
 
Il Freccia Rossa, partito da Torino e diretto a Salerno, aveva accumulato due ore di ritardo per un guasto sulla linea ferroviaria e il ministro ne era a conoscenza quando è salito a bordo, dal momento che risultava dai tabelloni della Stazione Termini ed era stato oggetto dei ripetuti annunci di Trenitalia. Nonostante ciò ha scelto di viaggiare in treno, probabilmente per dimostrare la propria vicinanza alla gente comune. Un gesto popolare o meglio populista che lo ha messo in difficoltà. Ed allora ha pensato di cambiare in corsa, facendo valere posizione e ruolo, i privilegi dell’essere parte della nomenclatura e ha fatto ricorso alla genialata della fermata straordinaria alla stazione di Ciampino. Una volta sceso dal treno con il suo seguito di collaboratori ed assistenti, è tornato a Roma Termini, ha preso l’auto blu ed ha raggiunto l’agognata meta. Proprio per non disattendere ai tanto sbandierati doveri istituzionali invero su quel treno il ministro, sapendone il ritardo, non doveva salire e doveva raggiungere Caivano usando i mezzi a disposizione del dicastero. Nessuno avrebbe menato scandalo o si sarebbe azzardato a contestarne l’utilizzo. 
 
Come era prevedibile sono scoppiate le polemiche.
 
È irrilevante che la fermata straordinaria del Freccia Rossa a Ciampino poteva essere usufruita da tutti, come da annuncio diffuso sul treno, non abbia causato disservizi o costi aggiuntivi, come neppure rischi o ulteriori ritardi o che Trenitalia realizzerebbe fermate straordinarie al ricorrere di eventi particolari come le emergenze sanitarie, di ordine pubblico, di coincidenza / riprotezione dei clienti derivanti da gestione di anormalità o di circolazione perturbata. In ragione del proprio ruolo avrebbe dovuto astenersi e basta, anche per rispetto ai milioni di lavoratori e studenti, che ogni giorno ne passano di tutti i colori sui treni regionali e non possono nemmeno lamentarsi.
 
Il vero problema è che la classe politica oggi al governo non si sente amministratrice pro tempore ma padrona dell’Italia, tanto da credersi in diritto di bloccare i treni. Peraltro se si dovesse adottare il principio per cui è possibile fermare un treno come se fosse un taxi da parte di ministri, politici e amministratori o anche di comuni cittadini che hanno un appuntamento, importante e non rinviabile, e rischiano di arrivare in ritardo per guasti e disservizi, il sistema ferroviario si trasformerebbe in un caos. Senza infine considerare che la fermata straordinaria ed a richiesta di Francesco Lollobrigida odora, anzi puzza, terribilmente di privilegio.

 

Determinazione, impegno e passione. Questi gli ingredienti che hanno premiato Chiara Caiola "Chiaretta" che lo scorso 25 novembre presso il Palabandinelli di Velletri  ha superato gli esemi di primo Dan ottenendo così la tanto ambita cintura nera federale. Soddisfazione e orgoglio per il Team Grassucci che segue Chiaretta dall'età di 6 anni.  “Dietro ogni impresa di successo c’è qualcuno che ha preso una decisione coraggiosa”, queste le parole della sua maestra di karate Nilde Grassucci del Team Grassucci della società sportiva karate Grassucci - Setia Sport. Complimenti e ad majora a chiaretta anche dalla nostra redazione.

 

 

 

 

A parte l’aggettivo “coltivata”, da sempre appartenuto alle coltivazioni agricole, sarebbe più opportuno ed onesto chiamarla “carne sintetica” perché prodotta in laboratorio dai bioreattori. La verità è che si tratta di una tecnologia ancora agli albori, e al momento non è chiaro se sarà mai conveniente sul piano della sostenibilità economica ed ambientale.

Tra i molti traguardi portati a casa dall’attuale governo Meloni c’è il divieto di produrre e distribuire carne coltivata nel nostro Paese e l'uso di nomi come “bistecca” o "salame" per indicare alimenti a base vegetale, ma soprattutto, vieta di produrre, consumare e mettere in commercio alimenti prodotti in laboratorio da cellule animali. E’ una legge fortemente voluta da Coldiretti, che attraverso una raccolta firme a livello nazionale ha ricevuto il sostegno dei cittadini consumatori e di gran parte dei Comuni e Regioni italiane.

Coldiretti è impegnata nell’interesse del Paese a sostenere la candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’Unesco ed il Made in Italy dal campo alla tavola conta ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che quotidianamente rifornisce i consumatori italiani, ai quali i prodotti alimentari non sono mai mancati nonostante la pandemia e la guerra.

Non è un caso che le esportazioni alimentari Made in Italy nel 2023 hanno fatto registrare un record storico dell’8%, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero relativi ai primi otto mesi dell’anno che indicano un ulteriore balzo sul primato di sempre di 60,7 miliardi fatto registrare nel 2022. Tra i principali Paesi, ad essere cresciute di più nel 2023 sono le esportazioni alimentari verso la Francia, con un balzo del 14% davanti alla Germania (+11%) e alla Gran Bretagna (+11%) anche se arretra leggermente per la prima volta negli Stati Uniti (-3%).

E’ un record tutto italiano trainato da un’agricoltura che è la più green d’Europa con la leadership Ue nel biologico. Conta 80mila operatori ed il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (325), 526 vini Dop/Igp e 5547 prodotti alimentari tradizionali. I mercati di Campagna Amica di Coldiretti sono la più ampia rete dei mercati di vendita diretta degli agricoltori.

L’agricoltura è una grande pilastro e una forte componente dell’economia italiana che non possiamo permetterci di perdere e la candidatura Unesco della cucina italiana è un riconoscimento dell’immenso valore storico e culturale del patrimonio enogastronomico nazionale che è diffuso su tutto il territorio e dalla cui valorizzazione dipendono molte delle opportunità di sviluppo economico e occupazionale del Paese.

A differenza delle emissioni industriali, ”il metano prodotto dagli allevamenti è riassorbito in tempi rapidi dalle piante e rientra nel ciclo vitale", scrivono in una nota Coldiretti e Filiera Italia, proseguendo: "Dopo circa dieci anni, il metano atmosferico (Ch4) è scomposto in acqua (H2o) e anidride carbonica (Co2): quest’ultima molecola verrà riassorbita proprio dalle piante, le stesse che diventeranno nutrimento per i bovini, per riattivare il ciclo". In questo consisterebbe la principale differenza con le emissioni derivanti dall’attività industriale, che "si accumulano in atmosfera e vi permangono anche per 1000 anni". Viene poi citata la nuova misurazione del Global Warming Potential, che sottolinea la breve durata della permanenza del metano in atmosfera.

Dall’altra parte i potenti della terra come Mark Zuckerberg, Richard Branson e Kimbal Musk (fratello di Elon) stanno investendo enormi capitali per impadronirsi dell’agroalimentare mondiale. La loro millantata “tutela della salute umana e del patrimonio agroalimentare” ha ben poco a che fare con la coltivazione in laboratorio di bistecche, hamburger, cotolette e polli, ma i rischi di veder arrivare in tempi rapidi sulle tavole mondiali prodotti di questo tipo in tempi rapidi e soprattutto a costi competitivi sono pressoché inesistenti.

Come molte tecnologie innovative, che la carne sintetica si possa rivelare non solo economicamente sostenibile, ma anche realmente meno inquinante degli allevamenti tradizionali, al momento è ancora tutto da dimostrare.

Nonostante gli investimenti miliardari, gli esempi concreti in campo commerciale sono ancora pochissimi: le piccole start-up statunitensi, producono modeste quantità di carne coltivata a prezzi proibitivi per i consumatori, lavorano  in perdita, pur di ritagliarsi visibilità sul mercato.

Quindi, calcolare quanto si possa inquinare per produrre carne sintetica la scienza che appoggia i potenti della Terra ha ancora difficoltà ad esprimersi, perché ovviamente è solo passando all’economia di scala che si può valutare il reale impatto di una nuova tecnologia.

In alcuni ristoranti statunitensi ed israeliani dove è possibile consumare questa carne sintetica, i costi sono altissimi e oltretutto, come ho avuto modo di appurare personalmente, fanno firmare una liberatoria circa i rischi sulla salute immediati e futuri.

Quel che è certo è che anche la carne coltivata produce, e produrrà necessariamente anche in futuro, emissioni: infatti i bioreattori in cui vengono coltivati i tessuti cellulari, così come gli ingredienti utilizzati e tutti i macchinari coinvolti nel processo produttivo, producono sostanze inquinanti e richiedono energia per essere alimentati e in buona parte del pianeta, questa energia la produciamo ancora oggi bruciando combustibili fossili, e quindi emettendo CO2.

Inoltre, trasformare l’intero genere umano in una specie vegana non è necessariamente la risposta migliore né la più semplice perché alimentare a vegetali 8 miliardi di persone che tra non molto diventeranno 10 miliardi presenta le sue difficoltà.

 

“Città per la vita, contro la pena di morte” è un’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio per sostenere l’abolizione della pena capitale nel mondo e promuovere la cultura della vita. Il 30 novembre di ogni anno la Giornata delle Città per la Vita – contro la Pena di Morte ricorda la prima abolizione della pena di morte nel 1786, da parte del Gran Ducato di Toscana. Si tratta di una grande mobilitazione contemporanea mondiale per non dimenticare che ancora oggi ci sono paesi del mondo mantengono questa forma di punizione crudele disumana e per indicare una forma più alta e civile di giustizia, capace di rinunciare definitivamente alla pena capitale. Le città, per iniziativa dei loro amministratori o dei cittadini, danno vita a mobilitazioni ed eventi nelle strade, nelle scuole e nelle università. Le municipalità partecipano con mozioni ufficiali, comunicati stampa del Sindaco e dei Consigli comunali. Ogni città mette a disposizione un monumento importante che per l’occasione si illumina in modo speciale, diventando “logo vivente” di un impegno e di un dialogo con i cittadini per un mondo senza pena di morte, il Colosseo ne è un esempio, come simbolo della vita. Le città del mondo che dal 2002 hanno aderito a questa iniziativa sono state 2371 (dato aggiornato al 2020). Anche Sezze da oltre 10 anni è "Città  per la vita". Con varie iniziative  abbiamo sostenuto la difesa di Ruben, giovane condannato ancora nel "braccio della morte",  che abbiamo visitato come amico di penna. Per lui abbiamo  ottenuto la sospensione  della pena. Quest' anno proponiamo di fare visita ai fratelli carcerati nelle nostre città,  attraverso la testimonianza  dei volontari dell'  associazione " Matteo 25", che operano nel carcere di Latina. Proponiamo anche, con il Gruppo Scout di Sezze, una raccolta di solidarietà per le loro necessità nel periodo  di detenzione.

 

 

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La nuova dirigente scolastica, Prof.ssa Rossella Marra, arrivata solo lo scorso anno al vertice dell’apprezzato Istituto scolastico “Pacifici e De Magistris” di Sezze, non si è fatta attendere e subito si è impegnata per riaffermare e potenziare il legame che unisce il suo Istituto al territorio, come partner di politiche dello sviluppo, accrescendone la conoscenza per stimolare opportunità progettuali e imprenditoriali che attingono dalle storie locali. In quest’ottica inizierà domani mattina, martedì 28 novembre, il “Viaggio nella Terra di Sezze in Provincia di Campagna e Marittima”. E’ questo il titolo di un progetto che impegnerà cinque classi di diversi indirizzi didattici dell’Istituto scolastico nello studio dell’Antico Statuto Comunale di Sezze del cinquecento, edito quest’anno dalla Casa editrice, Atlantide editore, nella traduzione italiana curata da Francesco Petrianni, presidente dell’Associazione le Decarcie, che parteciperà all’iniziativa insieme al prof. Luigi Zaccheo, storico del territorio.   Il progetto scaturisce da un’idea discussa inizialmente tra l’Associazione Le Decarcie e i docenti dell’Istituto, Giancarlo Onorati e Giancarlo Loffarelli, alla quale si sono subito uniti altri docenti come Alessia Di Prospero, Lucilla Zaccheo, Annalisa Sangiorgi, Alessandro Di Norma, Ceccano Anna Rosa, Marilena Mattei e Linda Balestrieri. Oltre settanta allievi studieranno l’antico statuto comunale dividendosi in gruppi di quattro o cinque unità, ognuno dei quali studierà un particolare argomento dell’antico documento: quali l’organizzazione cittadina, le decarcie, le coltivazioni del territorio, gli allevamenti del bestiame e del pesce ecc. ecc. Lo statuto può essere considerato come una delle fonti storiche locali più importanti. Contiene un insieme complesso ed integrato di informazioni rese oggi più accessibili dal testo in italiano tradotto dal latino. Apre una finestra sulla vita della città di Sezze, in provincia di Campagna e Marittima agli inizi del XVI secolo; su un territorio con caratteristiche comuni a quelle di altre città pontine come per esempio Priverno, Sermoneta e Terracina. Quasi tutto il capitolo LXXII del libro V, è scritto in volgare ed offre una preziosa documentazione sulla lingua parlata in quel periodo. Il documento originale in latino è conservato presso l’Archivio storico comunale di Sezze, ma in formato digitale è scaricabile da internet agli indirizzi:

Associazione Le Decarcie Sezze

Statuta sive constitutiones civitatis Setiae di - Libri su Google Play

Statuta sive constitutiones civitatis Setiae', Bild 1 von 156 | MDZ (digitale-sammlungen.de)

 

 

 

Un anno intenso e stimolante per la galleria Percorsi d’Arte di Casarano, che dimostra come lavorando con perseveranza nel proporre progetti di qualità, si possano ottenere risultati soddisfacenti per poter crescere al pari di altre realtà italiane. Far arte si può e si deve anche in un piccolo paese del Salento, anche in un anno contraddistinto da una forte incertezza, convinti che essa possa diventare un volano di crescita economica e di sviluppo per tutto il paese.

L’ultima mostra che conclude il ciclo espositivo del 2023 della galleria Percorsi d’Arte, vedrà la personale dell’artista milanese Silvio Sangiorgi, venerdì 1 Dicembre alle ore 19, in piazza San Giovanni 23 a Casarano (Le). L’originale mostra dal titolo “CIRCO CASARANO” a cura di Cinzia De Rocco e con l’intervento critico della storica e critica d’arte Azzurra Piattella, porterà in scena appunto i personaggi che popolano il mondo del circo e degli artisti di strada: acrobati, funamboli, prestigiatori, saltatori, giocolieri, danzatori, mimi, giullari, trampolieri, cantastorie e molti altri ancora. Un lavoro unico e particolare, di studio approfondito dedicato al mondo degli artisti che ha sempre suscitato curiosità ed emozione. “Ogni performer dipinto dall’artista si trova nell’attimo prima dell’esibizione o nel momento immediatamente successivo la rappresentazione. È in quei due istanti che si condensano tutte le emozioni, le speranze, le paure, le gioie dei tantissimi artisti che emergono dai quadri”. (A. Serena storico dello spettacolo circense e di strada).

Silvio Sangiorgi è nato a Sezze, in provincia di Latina, nel 1977, ma ormai da molti anni vive e lavora a Milano. Sangiorgi pittore autodidatta, è autore di libri di poesia, narrativa e saggistica. Espone le sue opere nella storica galleria Ponte rosso di Milano. Tra i numerosi premi vinti ricordiamo 1° Posto sezione poesia inedita nel Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Guido Gozzano”; 2° Premio nel Concorso delle arti figurative “L’Artista”; 1° Premio per la Tecnica nella Biennale d'Arte Sacra; Premio speciale per la grafica nella Quadriennale Omaggio alla Città di Roma. Le sue opere sono presenti in pinacoteche e collezioni private in Italia e all’estero. Azzurra Piattella dopo aver conseguito la laurea magistrale con lode in Conservazione dei Beni Culturali (tesi in Storia dell’Arte Contemporanea), ha condotto studi specialistici in Tutela e Valorizzazione del Patrimonio storico-artistico e ha effettuato un master presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale. Ha collaborato con la Sovrintendenza ai Beni Culturali di Roma per la realizzazione di importanti eventi espositivi e, in qualità di consulente scientifico, ha curato o coadiuvato l’ideazione e la realizzazione di progetti artistici presso musei e gallerie. È autrice di saggi critici, di monografie e di cataloghi d’arte contemporanea. Dal 2007 collabora con la Fondazione Roffredo Caetani onlus. Dal 2013 è membro del Consiglio Generale di Fondazione e, dal 2023, della Consulta Onoraria. E’ scrittrice, svolge intensa attività didattica all’estero, tiene conferenze e presentazioni in ambito internazionale. Attualmente è membro di board presso International Women’s contact The Hague nei Paesi Bassi. Evento collaterale della mostra, martedì 5 dicembre, in galleria alle ore 18.00, ci sarà “Aperitivo con l’artista”, dove conosceremo meglio Silvio Sangiorgi, anche come abile scrittore di poesia, narrativa e saggistica. Appuntamento quindi con l’inaugurazione della mostra di Silvio Sangiorgi, alla presenza dell’artista, il 1 Dicembre alle ore 19.00 da Percorsi d’arte in piazza San Giovanni, 23 a Casarano (Le). La mostra proseguirà tutti i giorni compresa la domenica fino al 6 Gennaio 2024. Orari mostra: 10-12 / 17-20. Infotel. 328/3679819.

 

 

 

 

Domenica, 26 Novembre 2023 07:35

Il problema sono gli uomini

Scritto da

 

Giulia Cecchettin è l’ennesima vittima di una serie spaventosa di femminicidi, un dramma che si ripete nel nostro Paese in media ogni tre giorni. In Italia il tasso degli omicidi volontari è tra i più bassi in Europa, ma un terzo delle vittime sono donne. Numeri sconvolgenti, scioccanti, scandalosi che raccontano la cruda realtà delle nostre istituzioni che cercano, con scarse probabilità di successo, di garantire la sicurezza inasprendo le pene e, nonostante le leggi avanzate approvate, a cominciare dal Codice Rosso che ha aperto corsie preferenziali nei tribunali, non riescono a fermare lo stillicidio quotidiano di violenze, vessazioni e soprusi contro le donne, a tutelarle all’interno delle relazioni familiari e sentimentali.
 
Le leggi e i tribunali da soli non ce la fanno se la cultura non avanza di pari passo.
 
Urgono interventi seri, serve la prevenzione, l’adozione di strumenti rapidi ed efficaci, ma soprattutto occorrono progetti concreti finalizzati ad educare alla dimensione affettiva e relazionale a partire dalla scuola.
 
La violenza di genere, che culmina nel femminicidio, racconta un tratto patologico della nostra civiltà contemporanea. È difficile dare una spiegazione esclusivamente racchiusa nelle biografie, spesso contorte, degli autori delle brutalità o nelle difficoltà di convivenza tra partner per i quali risulta impossibile lasciarsi senza rancore e senza atti di violenza. Analizzando i numerosi episodi consumati in questi anni emerge con nettezza che soltanto in casi numericamente marginali i responsabili sono affetti da disturbi psichiatrici o il gesto omicida è il risultato di raptus e violenze estemporanee, mentre nella stragrande maggioranza le situazioni sono prevedibili e contraddistinte da dinamiche tipiche ed identificabiliche si ripetono secondo modalità chiaramente riconoscibili, definite dagli esperti con linguaggio tecnico ciclo della violenza. Il femminicidio è il punto terminale di un percorso che nasce dalla violenza psicologica posta in essere da parte di maschi narcisi, i quali scambiano l’amore con il possesso, affonda le sue radici in relazioni tossiche che iniziano apparentemente come amore e ben presto si rivelano per quello che sono. Le dinamiche relazionali si dipanano sistematicamente secondo un circolo vizioso: periodi contrassegnati da episodi di violenza si alternano alla cosiddetta luna di miele, un intervallo apparentemente felice in cui l’uomo, dopo il gesto violento, porta fiori e cioccolatini, promette di non farlo più e il rapporto sembra riprendere serenamente, come se nulla fosse accaduto. In questa fase la donna spesso sminuisce la gravità della violenza subita e giustifica l’aggressore, persuadendosi che sia intervenuto un cambiamento profondo. In realtà si tratta di un’illusione. Basta poco, dei motivi futili e riprendono tensioni, insulti, botte, si reinnesca la spirale della violenza. Con il trascorrere del tempo i maltrattamenti tendono a divenire sempre più frequenti e gravi, l’uomo dalle parole con cui ne lede l’autostima passa agli atti di violenza fisica ed arriva fino all’omicidio, se la donna osa rompere unilateralmente la relazione, rivendica di essere pari a lui, di essere libera quanto luilo sopravanza negli studi, ha un lavoro fuori casa e una propria indipendenza economica. In particolare i soldi rappresentano una violenza subdola, uno strumento per umiliare la donna, per tenerla in una condizione di assoluta dipendenza, per negarle qualsiasi autonomia. L’uomo si oppone alla possibilità che possa trovare un lavoro e al contempo le lesina le risorse indispensabili per vivere in maniera dignitosa.
 
La violenza ha in genere radici antiche. Gli uomini violenti l’hanno quasi sempre imparata nelle famiglie d’origine, nelle quali si sono trovati ad essere spettatori di un clima relazionale avvelenato. Pertanto considerano il disprezzo, il dolore e le sofferenze inflitte alle donne una normalità, al punto di aver strutturato gravi disturbi della personalità che li inducono ad agire a loro volta secondo quelle identiche dinamiche. Questo accade però anche a tante donne, le quali considerano il subire vessazioni e umiliazioni la normalità e accettano supinamente di stare e sopportare uomini violenti, perpetuando nella loro vite modelli già sperimentati e familiari.
 
È indispensabile abbattere queste dinamiche perverse, rompere il segreto e il silenzio che circonda quasi sempre simili situazioni, aiutare le donne a trovare il coraggio di parlarne in famiglia, con le amiche, con i colleghi di lavoro, con gli specialisti del pronto soccorso e dei centri antiviolenza, intervenire in maniera decisa ed efficace per costruire un’alternativa e creare una rete di aiuto, per tutelarle e scongiurare che possa accadere l’irreparabile. La paura e l’isolamento sono i principali alleati del mantenimento e della perpetuazione della violenza e di tutte le forme di maltrattamenti, da quelle visibili a quelle subdole e striscianti.
 
Tuttavia per affrontare seriamente il problema della violenza sulle donne è necessario intervenire sugli uomini, sulla loro cultura, sul loro modo di agire e di vedere se stessi e le relazioni. Quando le donne subiscono violenza, il problema non è loro, lo diventa poiché nasce da chi usa la violenza, cioè dagli uomini. Dietro quanti maltrattano le donne c’è il mondo degli uomini inerti, c’è un tema culturale, di ruoli, dell’agito delle donne nei confronti degli uomini, c’è una difficoltà collettiva ad ammettere la responsabilità maschile sulla violenza, a capirne l’inizio e la natura.
 
Sul punto illuminanti sono le parole di Giuliano Amato, Presidente Emerito della Corte Costituzionale: “Il problema non è la donna, ma l’uomo. Il dramma di oggi è il suo gigantesco disadattamento. La storia dell’umanità è segnata dal maschio che vuole dominare, nonostante la sua dipendenza dalla donna. Oggi, invece, si trova di fronte all’emancipazione femminile, quindi, al fatto che la donna non sia più un animale mansueto, a disposizione, anche sessualmente, del maschio, ma un pari. Il modello di macho, gli è di conforto, gli restituisce apparente sicurezza”.
 
Anche se la condanna della violenza è formalmente condivisa, tanti uomini non sono in grado di avere un giudizio critico e riflessivo sulle impostazioni culturali che stanno alla base delle relazioni e dei cambiamenti intervenuti in questi anni, che hanno costretto a ripensare il ruolo della donna all’interno delle famiglie e della società, effetto della sua emancipazione ed affermazione in tutti gli ambiti sociali.
 
È su questo terreno che si consuma la sfida decisiva per un cambiamento radicale di prospettiva e un salto qualitativo nel campo delle relazioni di genere.
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