Nei giorni scorsi il sindaco di Sezze Lidano Lucidi ha conferito sette incarichi di Elevata Qualificazione, nominando, con decreto, i responsabili dei diversi settori del Comune di Sezze. Previa accettazione, la EQ avrà durata triennale. Per gli Affari Generali e Patrimonio nominata responsabile del Settore I Carla Pasqualucci; per il Settore finanziario e partecipate, nominata responsabile del settore II Laura Marchetti, per lo Sviluppo e gestione del personale, nominata responsabile del Settore III Elisa Perugini; per i Servizi al cittadino e statistiche, nominato responsabile del Settore IV Vincenzo Ferrantelli; per i Servizi al territorio, nominato responsabile del Settore V Antonio Stamegna; per lo sviluppo locale, responsabile del Settore VI Salvatore Molinari e per il Terzo Settore, Settore VII Giovanni Di Trapano. I funzionari nominati sono stati scelti a seguito di colloqui nei quali è stata "dimostrata l’esperienza lavorativa maturata presso l’ente, la preparazione culturale correlata, le attitudini di carattere individuale, capacità professionali specifiche in relazione allefunzioni spiccatamente gestionali da conferire”. I funzionari incaricati sono dotati di autonomi poteri decisionali e di spesa.
Aleksej Navalny. L'innominabile oppositore di Putin
Scritto da Luigi De Angelis
Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli (Roma, 7 settembre 1791 – Roma, 21 dicembre 1863) è stato un poeta italiano. Nei suoi 2 279 Sonetti romaneschi, composti in vernacolo romanesco, raccolse la voce del popolo romano del XIX secolo. Nacque a Roma nel 1791 nella famiglia benestante di Luigia Mazio e di Gaudenzio Belli. La famiglia ebbe altri tre figli: Carlo, morto a 18 anni, Flaminia, che nacque nel 1801[1] e si fece suora nel 1827, e Antonio Pietro, nato postumo al padre Gaudenzio e morto ancora in fasce.[1] . Nel 1798 i francesi occuparono Roma e i Belli si rifugiarono a Napoli. Ristabilito il potere pontificio, tornarono a Roma e poi, nel 1800, si stabilirono a Civitavecchia, dove Gaudenzio Belli aveva ottenuto un impiego ben retribuito al porto. Quando morì nel 1802, in un'epidemia di tifo petecchiale,[2] lasciò in gravi difficoltà economiche la famiglia, che tornò a Roma, stabilendosi in via del Corso. [3] La madre si risposò nel 1806, ma morì l'anno dopo, e dei figli si prese cura lo zio paterno, Vincenzo Belli [4]. Giuseppe Gioachino dovette interrompere gli studi per impiegarsi in brevi e mal retribuiti lavori di computista presso i principi Rospigliosi e presso l'Azienda Generale della Reverenda Camera degli Spogli[5], impartendo anche qualche lezione privata. Ottenne salario e alloggio nel 1812 presso il principe Stanislao Poniatowski, ma fu licenziato l'anno dopo per contrasti, si ipotizza, con Cassandra Luci, amante (e, successivamente, moglie) del principe. Intanto il Belli aveva incominciato le prime prove poetiche e letterarie. Nel 1805 aveva scritto le ottave La Campagna, un componimento scolastico sulla bellezza della natura, l'anno dopo una Dissertazione intorno la natura e utilità delle voci, poco più di un sunto del Saggio sull'origine delle conoscenze umane di Condillac, laddove si tratta del linguaggio quale elemento espressivo di mediazione tra la sensazione e il pensiero. Altri suoi scritti su alcuni fenomeni naturali, pur privi di importanza scientifica, danno testimonianza della sua curiosità e del suo spirito di osservazione.
Nel 1807 scrisse le Lamentazioni, poemetto di nove canti in versi sciolti, con atmosfere notturne, la Battaglia celtica, entrambe a imitazione del Cesarotti, allora in gran voga, e La Morte della Morte, del 1810, un poemetto scherzoso in ottave, scritto a imitazione del Berni. Nel 1812 Belli entrò con il nome Tirteo Lacedemonio nell'«Accademia degli Elleni», istituto filo-francese fondato nel 1805. Nel 1813 una scissione portò alla fondazione dell'Accademia tiberina, alla quale passò Belli. La nuova Accademia comprendeva gli oppositori dell'Impero, liberali e clericali, ed ebbe tra i membri Mauro Cappellari, futuro papa Gregorio XVI, e il principe Metternich. Quello fu anche l'anno delle seguenti opere: • poemetto di due canti in terzine, d'imitazione del Monti, Il convito di Baldassare ultimo re degli Assirj, • Il Diluvio universale, • L'Eccidio di Gerusalemme, • La sconfitta de' Madianiti, • Salmi tradotti in versi sciolti, • sonetti dedicati all'amico Francesco Spada. Nel 1815 si volse al teatro e scrisse le farse I finti commedianti e Il tutor pittore, nonché I fratelli alla prova, traduzione di un dramma di Benoît Pelletier-Volméranges.
Nel 1816 pubblicò in terzine La Pestilenza stata in Firenze l'anno di nostra salute MCCCXLVIII e, nel 1817, A Filippo Pistrucci Romano. Il 1818 entrò nell'«Accademia dell'Arcadia» con il nome Linarco Dirceo. Il 12 settembre 1816 il Belli, che aveva appena ottenuto un impiego all'Ufficio del Registro, e Maria Conti (1780-1837), vedova benestante, proprietaria di terre in Umbria, si sposarono e si stabilirono in casa Conti a Palazzo Poli, presso la fontana di Trevi. Nella notte del 12 aprile 1824 nacque il loro primo figlio, Ciro.[6] Libero da assilli economici, il Belli poté iniziare una serie di viaggi che lo portarono a visitare Venezia, Napoli, Firenze e, fondamentale per il suo sviluppo artistico, Milano, che visitò nell'agosto del 1827 - dopo aver dato le dimissioni dal suo impiego statale - e dove si trattenne a lungo, ospite di un amico, l'architetto Giacomo Moraglia. A Milano, dove tornò nel 1828 e nel 1829, conobbe le opere di Carlo Porta e comprese la dignità del dialetto e la forza satirica che il realismo popolare era capace di esprimere. Dell'Accademia Tiberina fu segretario e, dal 1850, presidente. In questa veste fu responsabile della censura artistica e come tale si trovò a vietare le opere di William Shakespeare. Pochi anni dopo, in una lettera indirizzata al principe Placido Gabrielli, datata 15 gennaio 1861, il Belli delineava la sua concezione del romanesco, definendola «favella non di Roma, ma del rozzo e spropositato suo volgo». La lettera faceva seguito alla richiesta, inoltrata su incarico di Luigi Luciano Bonaparte, zio materno del principe, di tradurre in romanesco il Vangelo di Matteo ed è oggi considerata un testo-chiave per comprendere la figura del poeta romano[7] .
Giuseppe Gioachino Belli morì nel 1863, a causa di un colpo apoplettico, e fu sepolto a Roma, al cimitero del Verano. Nel testamento aveva disposto che le sue opere venissero bruciate, ma il figlio non lo fece, consentendo così che fossero conosciute da tutti e per sempre. Il pronipote e artista Guglielmo Janni ne racconterà vita e opere in un opus dattiloscritto di 10 volumi.[8]
I SONETTI ROMANESCHI «Io ho deliberato di lasciare un monumento di quello che oggi è la plebe di Roma. In lei sta certo un tipo di originalità: e la sua lingua, i suoi concetti, l'indole, il costume, gli usi, le pratiche, i lumi, la credenza, i pregiudizi, le superstizioni, tuttociò insomma che la riguarda, ritiene un'impronta che assai per avventura si distingue da qualunque altro carattere di popolo. Né Roma è tale, che la plebe di lei non faccia parte di un gran tutto, di una città cioè di sempre solenne ricordanza.» (Giuseppe Gioachino Belli, introduzione alla raccolta dei sonetti)
«Non casta, non pia talvolta, sebbene devota e superstiziosa, apparirà la materia e la forma: ma il popolo è questo e questo io ricopio.» (Giuseppe Gioachino Belli, introduzione alla raccolta dei sonetti)
«Io qui ritraggo le idee di una plebe ignorante, comunque in gran parte concettosa ed arguta, e le ritraggo, dirò, col concorso di un idiotismo continuo, di una favella tutta guasta e corrotta, di una lingua infine non italiana e neppur romana, ma romanesca.» (Giuseppe Gioachino Belli, introduzione alla raccolta dei sonetti).
L'opera del Belli, principalmente nota per i suoi sonetti, rappresenta con felice sintesi la mentalità dei popolani romani, lo spirito salace, disincantato, furbesco e sempre autocentrico della plebe, come egli la denomina, rendendo con vividezza una costante traduzione in termini ricercatamente incolti delle principali tematiche della quotidianità. L'aspetto ierocratico della Roma dei papi, della Roma del "Papa Re", che incrocia le vicissitudini del popolano nelle ritualità religiose e nelle liturgie giuridiche, nell'immanenza politica come nella sacralizzazione del pratico, è sempre, in ogni verso svolto nell'ottica del vulgus, che sue proprie conclusioni trae secondo quanto di sua percezione. In questo senso è stato discusso se l'opera belliana, come inizialmente accadde, possa ancora toutcourt ascriversi al verismo, che intanto dava migliori prove nella prosa, o se invece non sia il caso di riconsiderarla fra le categorie che, avvicinandosi al picaresco per tematiche e contestualizzazioni, trovano un certo fattore comune nella forma della poesia dialettale italiana.
Da un punto di vista letterario, si tratta della produzione più corposa della poesia dialettale italiana dell'Ottocento, e, in termini linguistici, si tratta di un documento di inestimabile valore sulle mille possibili articolazioni del romanesco, di cui isola un tipo oramai classico, mentre il tempo trascorso ha provveduto a farlo evolvere. A chi vi veda (posizione non maggioritaria) solo un carattere di poesia minore, personalistica, a usi familiari, si contrappone chi vi riconosce il registro storico di una fase culturale popolare, un secolo prima che l'esigenza di catalogare e studiare e, prima ancora, di raccogliere, gli elementi espressivi dei ceti bassi, certamente quelli anche proverbiali, divenisse sentimento diffuso.
Il corpo dei sonetti raggiunge anche un obiettivo non secondario delle opere letterarie, il piacere della lettura, agevolato dalla costante e intrigante trasparenza del personale diletto dell'Autore nella sua estensione. Eppure il realismo è parte del modo narrativo belliano, quantunque non esclusivo. Del realismo Belli fu certo attento osservatore, avendone peraltro selezionato materiale per il suo Zibaldone, ma l'inclinazione verso una satira di sistema, velenosa proporzionalmente alla presunta impossibilità di portare a moralistica "redenzione" i cattivi costumi che punge, sposta la classificabilità verso parametri solo apparentemente più "leggeri", e difatti dell'opera si hanno inquadramenti nelle categorie dell'umorismo, della "cronica", del lazzo e - per estremo - della letteratura scandalistica. Come per altre opere di tutte le letterature, al piacere di degustarne l'arguzia, si è spesso aggiunta la morbosità per la dirompente frequenza di ricorso a termini e locuzioni, o proprio a situazioni tematiche, di drastico scandalo.
Al Belli che di fatto componeva un'opera moralisteggiante, senza limiti e senza rispetto delle inibizioni "morali" della letteratura ufficiale, con l'aggravante di essere egli censore ufficiale per ragioni di pubblica moralità, non si riconobbe se non sottovoce, quasi clandestinamente, valore letterario, almeno sin quando (nella seconda metà del Novecento) la cultura ufficiale non prese atto, restituendolo come nozione, che presso il popolo erano in uso il turpiloquio e la semplificazione in senso materiale delle tematiche riguardanti la religione (il "Timor di Dio"), il pudore sessuale e altri argomenti di pari delicatezza. I sonetti, 2 279 per circa 32 000 versi - più del doppio dei versi della Divina Commedia dantesca -, sono spesso accostati alla proverbialistica poiché nel loro complesso dipingono con ampiezza di dettaglio la filosofia dei Romaneschi del tempo (da non confondersi con i Romani, ai quali il Poeta diceva di appartenere), costituendone impercettibilmente, come dall'Autore stesso dichiarato, "monumento".
Foibe: verità storica e strumentalizzazioni
Scritto da Luigi De Angelis
Giunto alla diciannovesima edizione, il Concorso provinciale “L'Olio delle Colline – Paesaggi dell'extravergine e buona pratica agricola dei Lepini, Ausoni e Aurunci” si terrà, il 24 e 25 febbraio, nel Castello di Minturno. Organizzato dal Capol (Centro assaggiatori produzioni olivicole Latina) con il contributo del Comune di Minturno, è patrocinato dalla Regione Lazio, Arsial, Provincia di Latina, Camera di Commercio Frosinone Latina, Città dell'Olio, Comunità Montana di Priverno. Comunità Montana e quella di Spigno Saturnia, Parco naturale regionale Monti Aurunci e Monti Ausoni, Compagnia dei Lepini, Consorzio Industriale del Lazio, ACAP (Associazione Capi Panel Riconosciuti), Consorzio di Tutela delle DOP Gaeta, Biodistretto delle Colline dell'Amaseno, Ecomuseo dell 'Agro Pontino e Lilt (Lega Italiana della Lotta contro i Tumori) - Sezione di Latina. Sono 254 i concorrenti in gara, di cui 61 aziende con etichetta e 193 piccoli produttori che non imbottigliano. Gli oli, come sempre, sono sottoposti a un esame organolettico effettuato, presso la Sala Panel del Capol, da una giuria coordinata dal Capo Panel Giulio Scatolini e composta di assaggiatori iscritti all'Elenco nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extra vergini. Vengono premiati i primi tre oli extravergini classificati nelle tre categorie: “Fruttato leggero”, “Fruttato medio” e “Fruttato intenso”. Ai restanti campioni di olio selezionati per la finale viene assegnata la “Gran Menzione”. Sono inoltre attribuiti riconoscimenti all'Olio Dop Colline Pontine, al Miglior Olio Biologico, alla Migliore Confezione ed Etichetta, e vengono assegnati il Premio “Olivicoltore veterano”, il Premio “Giovane olivicoltore” e il Premio “Verde in rosa” alle donne dell' olio pontino. Dedicando infine una sezione ai “Paesaggi dell'Extravergine e Buona Pratica Agricola”, il Concorso attribuisce il Premio “Custode delle Colline” a quelle aziende olivicole che discutere rispettando i requisiti agro-ambientali. Con tale Premio gli organizzatori puntano a cogliere il legame profondo tra produzione, cultura e paesaggio dell'ulivo, indirizzando l'attenzione e lo sguardo sulle esperienze e le differenze legate al territorio e ai diversi metodi di coltivazione. Paesaggi le cui immagini rappresentano l'olivicoltura e la produzione dell'olio, visti in tutti i loro aspetti, con particolare attenzione al paesaggio contemporaneo nei diversi territori collinari della provincia protetta dalla presenza dell'ulivo. Lo Scopo del Concorso è promuovere e valorizzare l'olio extra vergine di oliva e diffondere la cultura dell'assaggio professionale. “È itinerante - afferma Luigi Centauri, presidente del Capol e coordinatore dello stesso Concorso - e come racconto si è svolto in passato nei luoghi più suggestivi della provincia, come l'Abbazia di Valvisciolo, il Castello di Itri, il Castello Caetani di Sermoneta, l'Abbazia di Fossanova, il Palazzo Baronale di Fondi,il Castello di San Martino e il Centro di partecipazione olimpica di Formia e la Centrale olivicola di Sonnino. È un momento importante in cui si possono conoscere e comunicare le qualità, organolettiche e salutistiche, dell'olio pontino. Circa tali qualità, anche quest'anno, nonostante le difficoltà della raccolta hanno, raggiunto un livello molto alto”. Per meglio selezionare gli oli in gara, sono state organizzate nei mesi scorsi preselezioni presso le aree interessate dallo stesso Concorso (Lepini, Ausoni, Aurunci)”.
Si allega il programma
IL PROGRAMMA
Sabato 24 febbraio
MATTINA
Ore 10:00: “A passeggio nel Borgo Antico”: Visita guidata nel caratteristico borgo medievale aurunco a cura dell'Associazione Lestrigonia
-Scuola di extra vergine: laboratori per bambini
Ore 12:30: “OLEARIO, alla scoperta degli oli EVO di qualità e prodotti del territorio di Minturno” a cura degli Assaggiatori CAPOL Pranzo a tema durante il quale saranno fornite indicazioni sulle caratteristiche organolettiche e nutrizionali dell'olio extravergine di Minturno e sugli abbinamenti in cucina a cura di Maria Brocco, Giuseppe Nocca, Lucia Testa e gli assaggiatori Capol.
POMERIGGIO
Convegno e premiazione dei vincitori del Concorso
15:45 Inaugurazione mostra “Paesaggi dell'Extra vergine e buona pratica agricola dei Monti Aurunci, Ausoni e Lepini” – anni 2004 - 2024, a cura dell'Associazione CAPOL
-Apertura dei Banchi dei produttori: Oli extravergini d'oliva e Olive Itrana bianca e Gaeta DOP delle Colline dei Monti Aurunci, Ausoni, Lepini e prodotti tipici dell'artigianato minturnese
Registrazione dei partecipanti
16:00 – Inizio convegno
Luigi Centauri, presidente Capol e Coordinatore del Concorso
16:10 – SALUTI ISTITUZIONALI
Elisa Venturo, Vicesindaco di Minturno
Gerardo Stefanelli, Presidente Provincia di Latina
Alfredo D' Antimo, Vicepresidente Associazione Nazionale “Città dell'Olio”
Giovanni Acampora, Presidente Camera di Commercio Frosinone-Latina
Autorità regionali e provinciali
Relatori:
16:40 – I PAESAGGI DELL'EXTRAVERGINE
- Le aziende olivicole dei Lepini, Ausoni e Aurunci
Saccoccio Antonio (Coordinatore tecnico-scientifico Ecomuseo dell'Agro Pontino)
Marisa Pietrosanti (CAPOL)
- Consegna riconoscimenti ai produttori selezionati per la sezione Paesaggi e buona pratica agricola
17:00 – “Nuove acquisizioni storiche sull'Oliva di Gaeta”
Giuseppe Nocca – Storico dell'Alimentazione
17:15 – “Polifenoli, un aiuto naturale per la medicina”
Eugenio Lendaro - Dipartimento di Scienze e Biotecnologie Medico-Chirurgiche del Polo pontino dell'Università Sapienza di Roma
Luciana Mosca – Dipartimento di Scienze Biochimiche “Alessandro Rossi Fanelli”
dell'Università Sapienza di Roma
17,40 – “Innovazione di prodotto nell'estrazione meccanica degli oli vergini di oliva tra qualità e sostenibilità”
Maurizio Servili – Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali – Università degli Studi di Perugia
18,10 – “L'identità sensoriale. Olio extra vergine di oliva Itrana”
Giulio Scatolini - Capotavola “L'Olio delle Colline”
Intervento musicale a cura del maestro Paolo Catenaccio.
Lettura: “L'Ulivo dalle voci del bosco” di Rosa Zinicola – Associazione Amici del libro
18,45 – PREMIAZIONI
– CATEGORIA: “PICCOLE PRODUZIONI” e “AZIENDE OLIVICOLE”
“PREMIO CITTA' DI MINTURNO”
“MIGLIORE CONFEZIONE ED ETICHETTA”
“GIOVANE OLIVICOLTORE” - “VERDE IN ROSA” – “OLIVICOLTORE VETERANO”
“OLIO BIOLOGICO”;
VINCITORI “L'OLIO DELLE COLLINE” E PREMIO DOP COLLINE PONTINE
Moderatore del Convegno: Roberto Campagna, Giornalista
Al termine - Invito all’assaggio degli oli classificati a cura dell’Istituto Alberghiero IPSEOA “Celletti” di Formia e degli assaggiatori della CAPOL. Degustazione di prodotti tipici di Minturno.
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Domenica 25 febbraio
Ore 10:30: Concorso Premio; Assaggiatore per un giorno...” per aspiranti assaggiatori che giudicheranno gli oli Extravergine Oliva (Evo) presentati al concorso.
Partecipazione aperta a tutti coloro che abbiano compiuto almeno sedici anni. Al vincitore riconoscimento Capol e una confezione di tre bottiglie di olio extra vergine delle Aziende classificate. La partecipazione è riservata ad un massimo di 20 persone ed è gratuita (prenotazione obbligatoria).
Ore 11:30: “L’Olio delle Colline, Assaggiatori a confronto”
Concorso Premio “L’Olio delle Colline Pontine, assaggiatori a confronto”
Riservato agli assaggiatori iscritti agli Elenchi Regionali/Nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini. Al vincitore riconoscimento Capol e una confezione di tre bottiglie DOP Colline Pontine delle Aziende classificate. La partecipazione è riservata ad un massimo di 25 persone ed è gratuita (prenotazione obbligatoria).
Ore 12:30: Premiazioni Concorsi: “Assaggiatore per un giorno...” e “L’Olio delle Colline, Assaggiatori a confronto”
Saluti istituzionali e chiusura dell’evento.
Ristoranti convenzionati: Panenpetto, L’Una e L’Altro, Le Scalette e Piccolo Borgo
Grande successo per il festival del carnevale di Maenza, un evento nato negli anni 70 da un’idea di Padre Fastella e che ancora oggi viene riproposto nel piccolo comune lepino!Una gara canora per bambine e bambini con tanto di coro live sotto la cura del Maestro Ilario Polidoro, musica e una giuria di esperti per decretare una classifica e la canzone vincitrice. La 37' edizione si è svolta sabato 10 febbraio curata interamente dal comitato il Coriandolo d’Oro e dalla Presidente Michela Polidoro in collaborazione con l’ente comunale, la Parrocchia e l’associazione Plastic free: i due referenti Gianfranco Iagnocco ed Eleonora Rossi hanno contribuito all’evento donando ad ogni bambino dei semini da poter spargere al posto dei classici coriandoli; un’iniziativa green per celebrare la conferma anche per il 2024 di Maenza comune Plastic Free!
Per Gianfranco Iagnocco ”... quest’anno al posto dei coriandoli lanceremo tanti semini che daranno vita a nuove vite, spero che altri comuni possano sempre più avvicinarsi ad un’idea e alla pratica di vivere un mondo diverso, libero dalla plastica e dalle superficialità, riscoprendo l’importanza della natura. Il giorno dopo il nostro evento ho ricevuto tanti messaggi e foto di chi piantava i semini o addirittura chi ha realizzato dei coriandoli con le foglie cadute degli alberi”.
Per il sindaco Claudio Sperduti "... questo come tanti eventi sono la storia del nostro paese e noi qui riuniti stiamo creando un qualcosa, stiamo facendo comunità, una connessione tra varie generazioni che ci porta essere una comunità viva e orgogliosa!”
La “Contemplazione dell’impermanenza” di Emanuela Del Vescovo, pittrice di Latina, non è il solito catalogo d’arte per un semplice motivo: perché delle sue opere parlano anche un poeta, uno scrittore e un’autrice e attrice teatrale. Il catalogo verrà presentato, domenica 18 febbraio alle 17.30, al Mug (Museo Giannini) di Latina. assieme a una parte delle stesse opere. “Questo incontro - ha affermato la pittrice – rappresenta per me la chiusura definitiva di un anno veramente duro e di un ciclo di vita raccontato dalle opere pubblicate nel catalogo”. Oltre a lei, interverranno Giselda Palombi e Antonio Veneziani. Ed è quest’ultimo il poeta che ha dedicato ad Emanuela Del Vescovo il poemetto “Oltre lo specchio”: “Scavi altri universi nella carne e nel sangue, legando l’immagine alla sostanza. Il quadro, per te, è luogo del colore e della mente./ Il timore del divino confonde, sempre e sempre, mani e occhi./Occorre andare più a fondo, nell’intimo del colore, magari, per ritrovare il poetico che si cela in noi e nel mondo. Ostinarsi a cercare e a cercarsi, insieme, senza cedimenti, perché il segno è traccia impigliata nelle impronte della memoria./ Toni, sfumature, velature, colore su colore, tutto si rafforza e muta nel teatro dell’occhio./ Frammenti di essenze scandagliano lo stupore; senza parlare rompono il silenzio./Grumi di paura compressi nella pennellata, il non detto si libera come seconda vista. E io ripesco nel palmo della mano una pluralità di utopie./ Vado a ritirarmi nella buca delle lettere. Ora oltre il vetro, appassiscono i baci non dati e non ricevuti”. Invece lo scrittore Claudio Marrucci sostiene: “I quadri di Emanuela Del Vescovo trasudano dell’arte pittorica italiana, dal Rinascimento alla metafisica al futurismo. Un elemento che ritorna è il soggetto umano, protagonista assoluto. Il corpo dell’uomo, della donna, del bambino nella sua relazione con la natura, con gli animali, con le energie dei pianeti; in questo senso, non con il mondo, ma con gli infiniti mondi, come avrebbe detto Giordano Bruno”. Mentre l’autrice, attrice e regista teatrale Giselda Palombi dedica alla pittrice sette “ricette”. Ecco l’incipit della terza: “Occorre agire con cautela, e fino ad un certo punto, in modo che la materia non ne rimanga divisa. Questo si può ottenere per la grande potente sottilità delle essenze reali del cielo e dei pianeti. Quindi la virtù generale e quella insita alla natura inferiore influiranno di continuo nelle singole materie”. Infine il critico Claudio Strinati definisce così l’arte di Emanuela Del Vescovo: “Un percorso complesso e circolare quello di Emanuela Del Vescovo, di lettura melanconica e articolata. Fatto di salti temporali, di citazione colta, di materia e cromia vigorosa. Da leggere in ordine sparso, senza una logica necessariamente cronologica. Solo il dialogo interiore che ci suggerisce può essere la nostra guida. Senza fine”. Le opere contenuto nel catalogo sono state suddivise in quattro gruppi. “Come to light”, “Ritmi vitali”. “Impermanenza”, “Ritratti” e “Disegni”. Nata a Latina nel 1976, Emanuela Del Vescovo si diploma al liceo artistico di Latina e all’Accademia di Belle arti di Roma con il massimo dei voti. Durante gli anni del Liceo copia dal vero l’arte antica nei musei e nelle piazze di Roma grazie al maestro Osvaldo Martufi. In Accademia è allieva di Antonio D’Acchille e di Bruno D’Arcevia tra i fondatori della “Nuova maniera”, teorizzata dal critico d’arte Giuseppe Gatt. Il linguaggio classico acquisito negli anni della formazione diventa strumento per rielaborare visioni intime e oniriche in composizioni pittoriche originali ed espressive, Lavora con varie tecniche ma predilige la pittura ad olio. Espone le sue opere in mostre personali e collettive sul territorio nazionale e internazionale, partecipa e viene premiata a vari concorsi d’arte. Rientra nella rosa dei finalisti del prestigioso concorso di arte figurativa Mod Portrait nel 2022, la cui esposizione si è tenuta al MEAM di Barcellona. Sempre nel 2022 crea alcune illustrazioni per il libro di poesie Santi subito di Antonio Veneziani. Attualmente tiene corsi di pittura a Latina nel suo laboratorio d’arte.
Nella foto Emanuela Del Vescovo
Stranizza d'amuri. Per capire cosa siamo e dove andiamo
Scritto da Luigi De Angelis
COMUNICATO STAMPA SPL SEZZE
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Prosegue l’impegno della Servizi Pubblici Locali Sezze sul rinnovamento del parco veicolare, elemento fondamentale per mettere in campo azioni che permettano di svolgere servizi più efficienti. L’attenzione della società, tra le altre voci, si è concentrata sul parco veicolare a disposizione dell’azienda per lo svolgimento quotidiano dei servizi, soprattutto quello della raccolta dei rifiuti. In questa ottica, come affermato dal fleet manager della Servizi Pubblici Locali Sezze, Simone Bastianelli, sono appena entrati nella disponibilità della società 4 mezzi, quattro compattatori che saranno utilizzati per il servizio porta a porta, da sei mesi esteso all’intero territorio comunale dopo l’eliminazione degli ultimi cassonetti stradali: “I nuovi mezzi – spiega Bastianelli – ci permetteranno di proseguire nella linea adottata dall’attuale governance. Sono più efficienti, ci permetteranno di gestire le emergenze e, soprattutto, si tratta di mezzi a bassa emissione di Co2. Abbiamo calcolato che, essendo ibridi, con i nuovi 4 mezzi a disposizione emetteremo ben 500 chilogrammi in meno di anidride carbonica nell’ambiente in un anno di lavoro. Un ottimo risultato, figlio di una strategia accurata che ci ha anche permesso di ridurre i costi vivi grazie ad una programmazione efficace e a una gestione ottimizzata anche delle tratte da percorrere”. Un’azione che si inquadra alla perfezione in un discorso più ampio, che nel 2023 appena terminato ha permesso anche di abbattere i costi di gestione e di riuscire ad avere un controllo più efficace sui processi lavorativi.
Torni “stracco da fatià”, vai a prendere la macchina nel parcheggio della stazione ferroviaria di Sezze scalo e scopri che non ha più le ruote, un pezzo della carrozzeria o la batteria di avviamento. Ovviamente se sei fortunato a trovare la macchina perché anche i furti delle auto sono all’ordine del giorno. E’ successo ancora una volta ieri pomeriggio, a due macchine Fiat Punto, che erano in sosta dalla mattina. I proprietari pendolari sono rimasti senza parole perché impotenti di fronte ad un fenomeno che ormai è diventata normalità. Alle due auto in sosta, infatti, sono state rubate le batterie. Presentate le denunce presso la stazione dei Carabinieri di Sezze. Per tutti resta soltanto sperare di cavarsela senza troppi danni e dire: “Oggi mi è andata bene...”. Sicurezza inesistente, degrado onnipresente. Un luogo di vergogna il parcheggio di via degli Archi, pericoloso, sporco e nella più totale indifferenza.
Altro...
La politica setina tra social, riformismo trasversale e cacicchi
Scritto da Luigi De Angelis
27 gennaio 1945.
Le truppe dell'Armata Rossa dell'Unione Sovietica liberarono il campo di sterminio tedesco di Auschwitz. Le sorti ormai segnate della guerra e l'avanzata degli eserciti alleati avevano spinto il comando nazista ad ordinarne l'evacuazione. Circa 60 mila prigionieri, in gran parte ebrei, furono costretti a mettersi in marcia in direzione della città di Wodzislaw, nella parte occidentale dell'Alta Slesia. Alcune migliaia di persone, non in grado di affrontare il viaggio perché troppo deboli o malate, furono trucidate. Prima che il campo fosse abbandonato, le SS cercarono in tutta fretta di distruggere le prove degli orrori commessi, riuscendovi solo in parte.
Durante la Marcia della Morte le SS uccisero quanti stremati non erano in grado di proseguire il cammino, più di 15 mila persone. All'interno del campo di Auschwitz l'esercito sovietico troverà e libererà oltre settemila sopravvissuti, malati e moribondi. Si stima che tra il 1940 e il 1945 furono deportati ad Auschwitz circa 1,3 milioni di persone e di queste almeno 1,1 milioni vennero assassinate.
Dal 1933, quando venne realizzato il primo campo di sterminio a Dachau, al 1945 la dittatura nazista ei regimi suoi alleati e complici si resero responsabilità dell'assassinio di 6 milioni di ebrei, oltre ovviamente a tutti gli altri internati: omosessuali, disabili, rom , sinti, oppositori politici, testimoni di Geova, clochard, ecc..
La Shoah è il nostro cuore di Tenebra, non un incidente imprevisto e imprevedibile, ma una realtà che affonda le sue radici nel brodo di coltura dell'antigiudaismo e dell'antisemitismo che ha attraversato nei secoli, lungamente e con diverse forme, la cultura occidentale ed ha raggiunto il suo apice razzista nella pianificazione criminale dello sterminio del popolo ebraico e delle altre minoranze etniche e culturali in nome della purezza ariana.
La macchina dei lager, finalizzata all'eliminazione di quanti erano considerati sub-uomini e larve umane, indegne di vivere, l'obiettivo di far scomparire completamente dalla faccia della terra il popolo ebraico, l'arrogarsi il diritto di decidere chi doveva o non doveva continuare ad abitare la terra, spinto alle estreme conseguenze, ha costituito il carattere specifico di un piano diretto a modificare la configurazione stessa dell'umanità ed ha svelato alla radice il livello di crudeltà ed abiezione al quale l'uomo è capace di spingersi.
La Shoah pone domande abissali alla nostra umanità, mette in discussione i valori fondanti la nostra civiltà e in particolare interroga in modo radicale i credenti nel Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e di Gesù di Nazareth. Dov'era Dio, il Sommo Bene, Colui che ama l'uomo con un Amore senza eguali ed incondizionato, quando milioni di innocenti venivano sterminati? Si tratta di una domanda tanto essenziale quanto ineludibile, di fronte alla quale non bastano risposte di circostanza e tantomeno possiamo fingere che non ci tocca e ci riguarda.
Elie Wiesel nel suo libro La Notte scrive: “Sia benedetto il nome di Dio? Perché, ma perché io avrei dovuto benedirlo? Ogni fibra di me si ribellava. Perché Egli aveva condannato migliaia di bambini a bruciare nelle Sue fosse comuni? Perché aveva continuato a far funzionare sei forni crematori giorno e notte, inclusi lo Shabbat ei giorni santi? Perché con la sua forza aveva creato Auschwitz, Birkenau, Buna e tante altre fabbriche di morte? Come potevo dirgli: Benedetto sei tu, onnipotente, Signore dell'Universo, che ci hai scelto fra tutte le nazioni ad essere torturati giorno e notte, per vedere come i nostri padri, le nostre madri, i nostri fratelli finiscono nei forni? […] Ma ora, non ho più supplicato per nulla. Non ero più in grado di emettere un lamento. Al contrario, mi sentivo molto forte. Io ero l'accusatore, Dio l'imputato!”.
Numerosi teologi e pensatori hanno cercato di dare risposta a questi interrogativi, di trovare una via di uscita di fronte all'assurdità di quanto Auschwitz rappresenta.
Il teologo Jurgen Moltmann, tra i più importanti pensatori tedeschi, il quale ha riflettuto a lungo sulla tragedia dei campi di sterminio, ha proposto l'immagine di un Dio crocifisso, sofferente e protestante, che non si distacca dal dolore dell'umanità ma vi entra volontariamente dentro con compassione. “Dio in Auschwitz e Auschwitz nel Dio crocifisso”. Come la croce di Cristo, così anche il lager di Auschwitz si trova in Dio stesso, è stato assunto nel dolore del Padre, nella consegna del Figlio e nella forza dello Spirito. Ciò non comporta la minima giustificazione di quanto è accaduto nei campi di sterminio, delle atrocità sofferte dalle vittime, perché la croce stessa segna l'inizio della storia trinitaria di Dio. Dio è un Dio che protesta e si oppone agli “dei di questo mondo” di potere e di dominio, entra nel dolore umano e soffre sulla croce e sul patibolo di Auschwitz.
Il pensatore tedesco Johnann Baptist Metz, anche lui teologo, sposta il ragionamento: “La domanda teologica dopo Auschwitz non è solamente: dove era Dio ad Auschwitz? Ma è anche: dove era ad Auschwitz l'uomo? Come si potrebbe credere nell'uomo, o perfino nell'umanità, quando si dovette sperimentare ad Auschwitz di che cosa «l'uomo» è capace? Come continuare a vivere tra gli uomini? Che cosa sappiamo noi della minaccia all'umanità dell'uomo, noi che abbiamo vissuto voltando le spalle a questa catastrofe o che siamo nati dopo di essa? Auschwitz ha ridotto profondamente il limite di pudore metafisico tra uomo e uomo. A questo sopravvivono solo coloro che hanno poca memoria o coloro che sono riusciti bene a dimenticare che hanno dimenticato qualcosa. Ma nemmeno questi restano illesi. Non si può peccare quanto si vuole contro il nome dell'uomo. Non solo l'uomo singolo, anche l'idea dell'uomo e dell'umanità è profondamente vulnerabile. Solo pochi collegati ad Auschwitz l'attuale crisi d'umanità: l'insensibilità crescente di fronte a diritti e valori universali e grandi, il declino della solidarietà, la furba sollecitudine nel farsi piccoli pur di adattarsi a ogni situazione, il rifiuto crescente di offrire all'io dell'uomo una prospettiva morale, eccetera. Non sono tutte scelte di sfiducia contro l'uomo? La catastrofe che è stata Auschwitz costituisce forse una ferita inguaribile?”.
Domande a cui siamo chiamati per trovare le risposte, sforzandoci di capire non solo ciò che Auschwitz è stato ma cosa è oggi la nostra umanità.
Mancano i loculi e il sindaco di Sezze Lidano Lucidi ordina di requisire quelli già concessi e non occupati da salma. L’ordinanza sindacale è stata firmata ieri. “A seguito di una ricognizione operata all'interno del Cimitero Comunale – leggiamo nella ordinanza firmata dal sindaco - è emerso che la disponibilità di loculi liberi è praticamente terminata per cui insiste una grave carenza di loculi disponibili per la sepoltura individuale dei defunti che ne siano sprovvisti al momento del decesso. Che vi è carenza di loculi disponibili presso il cimitero comunale e che, allo stato attuale, la situazione sta creando dei disservizi relativi alla tumulazione delle salme”. Per tale morivo il sindaco ordina “l’immediata requisizione, in via contingibile ed urgente, ed a titolo temporaneo dei loculi concessi in diritto d'uso e non occupati da salma”. Si specifica inoltre che “risultano in essere le procedure per la realizzazione di nuovi corpi loculari, avviate con i seguenti provvedimenti”.
IL 10 marzo si eleggerà il nuovo consiglio provinciale, il decreto per il rinnovo del consiglio è stato firmato dal presidente Gerardo Stefanelli. Le liste dovranno essere composte da 12 nomi e andranno presentate entro il 18-19 febbraio. Fino al 2009 i consiglieri provinciali erano espressione dei cittadini perché eletti dagli stessi mentre dal 2014 ad eleggere i consiglieri provinciali sono tutti i consiglieri comunali dei 33 comuni, una novità che di fatto ha escluso la partecipazione popolare alle urne. In buona sostanza oggi conta solo gli accordi tra partiti e liste, una partita tutta politica dove pesa il voto ponderato, ossia basato su un indice che poi è quello del numero di abitanti di un Comune. Detto diversamente il voto di un paese piccolo vale una briciola rispetto ad un voto di una città grande. Ed ecco quindi il valzer degli accordicchi e delle elemosine politiche verso i big della politica per essere inserito nelle liste dei papabili e per avere magari un voto di un consigliere di un altro comune. Poi si resta in carica per due anni, dimissioni e subentri a parte. Vedremo come succederà, vedremo chi e come verrà appoggiato da questo o da quel partito, e vedremo quali saranno le conseguenze nelle rispettive sedi di appartenenza. Negli ultimi 20 anni in cui si è andato al voto popolare la Provincia di Latina è stata guidata sempre dal centrodestra, poi sono iniziati gli accordi trasversali tra partiti e civici fino alla storta e compagnia bella... A Sezze gli ultimi consiglieri provinciali eletti dai cittadini sono stati: l'ex assessore Vincenzo Mattei , Paride Martella presidente della Provincia, l'ex sindaco Andrea Campoli , l'ex sindaco Lidano Zarra , l'ex presidente del consiglio Enzo Eramo e l' ex consigliere comunale Enzo Polidoro .