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La Stazione Carabinieri di Sezze ha il nuovo Comandante titolare, è il Luogotenente c.s. Gaetano Borrelli, 58enne, originario di Torre del Greco, in provincia di Napoli. Il Luogotenente dell’Arma vanta un notevole bagaglio professionale, frutto dell’esperienza ultratrentennale di servizio attivo nell’Arma dei Carabinieri. Dopo aver frequentato il corso nell’anno 1986 presso la Scuola Allievi Carabinieri di Campobasso, presta servizio come Carabiniere, prima presso la Stazione CC di S. Vittorino Romano e poi presso quella di Tivoli, in provincia di Roma. Nell’anno 1988 risulta vincitore del concorso per l’ammissione al corso biennale di Sottufficiale dei Carabinieri, frequentando la Scuola Sottufficiali Carabinieri di Velletri e poi quella di Firenze, al termine della quale viene destinato nella Capitale ove presta servizio prima presso la Stazione di Roma Eur e successivamente presso il Reparto Operativo CC di Roma di Via Inselci. Finalmente nell’anno 1993 approda in provincia di Latina, al Reparto Operativo di questo Comando Provinciale, ove conduce numerose brillanti attività investigative, riscuotendo il plauso delle varie autorità giudiziarie. Il valido militare nell’anno 2003 va a ricoprire il Comando della Stazione CC di Sonnino ove rimane per circa venti anni, ricordato dalla cittadinanza e dalle Autorità tutte per la sua vicinanza al cittadino e per la sua autorevolezza. Dal 6 novembre u.s. è il nuovo Comandante della Stazione Carabinieri di Sezze.  

 

Domenica, 19 Novembre 2023 07:41

Sezze e la politica che non c'è

Scritto da

 

 

Sezze, sotto il profilo politico, non vive uno stato di eccezione rispetto alle dinamiche generali del nostro Paese, anzi ne è lo specchio fedele.
 
In passato è accaduto che la politica setina si muovesse secondo logiche altre, fosse luogo autentico di ascolto, di promozione della partecipazione, di confronto aperto e condivisione delle scelte da parte dei cittadini, grazie ad una classe dirigente capace di dare rappresentanza all'intera comunità , a prescindere dall'essere maggioranza o opposizione nell'assise comunale. L'obiettivo di tutti era il perseguimento del bene comune, mediante una politica virtuosa, ispirata a idealità forti e mossa da rigore etico e coerenza personale. 
 
Il venir meno delle grandi appartenenze ideologiche, il sostanziale disinteresse per la ricerca di sistemi valoriali cui ispirarsi e l'affermarsi di un pragmatismo sganciato da riferimenti ideali, per cui esistono soltanto soluzioni giuste o sbagliate ai problemi ed i concetti di destra e sinistra sono inutili e residui, orpelli di stagioni politiche ormai tramontate, hanno determinato un progressivo scadimento della politica e dell'agire dei suoi protagonisti. L'elemento più preoccupante è l'appiattimento acritico su tale condizione, la sostanziale rinuncia ad intraprendere una rifondazione ideale e pratica della politica e al contemporaneo l'usare tale critica come giustificazione, tra il rassegnato e il compiaciuto, di tutto quanto non va nella giusta direzione.
 
Voltarsi indietro, richiamarsi con nostalgica superficialità a un passato che non potrà più essere è inutile e non funzionale a restituire dignità all'impegno politico. Piuttosto occorre lottare per liberarlo dalle catene insopportabili delle convenienze personali, dal desiderio spasmodico di occupare ruoli per la mera soddisfazione delle proprie ambizioni, puntando alla realizzazione di un progetto politico di portata generale e finalizzato al bene comune, e non a vedersi unicamente riconosciuti protagonisti, mattatori al centro della scena. Troppo spesso la politica è un deserto arido, nel quale troneggia l'io ipertrofico di qualcuno che si bea nell'autoreferenziale contemplazione di se stesso.      
 
Queste dinamiche sono divenute la molla motivazionale dell'impegno in politica di tanti anche nella nostra città. Abbiamo assistito in questi anni ad una sorta di corsa a posizionarsi in bella vista a suon di preferenze, raccolte e consolidate nel tempo non in forza di un'identità politica ma per puro clientelismo, considerato una sorta di sacra unzione, conferente divina onniscienza anche al più digiuno di conoscenze e competenze. Conta soltanto occupare uno scranno, anche piccolo o marginale, da cui poter esercitare un ruolo di comando, uno straccio di potere all'interno delle istituzioni e in quei residui simulacri di partecipazione costituiti da alcuni partiti, pronti a qualsiasi compromesso, a mettersi supinamente al servizio del potente di turno, ad accettare di divenirne la claque plaudente.      
 
La nostra politica cittadina è purtroppo impastata di qualunquismo figlio anche ma non solo della lettura semplificata e semplicistica tipica dei social, di una valutazione imbarazzante per superficialità della realtà sociale, economica e culturale che ci identifica come comunità. Il collante che unisce i molti frammenti sparsi e trasversali di parte della politica locale è il mantenimento dello  status quo , è l'ostacolare l'inserimento di elementi di dinamicità nel pantano imperante, è il rifiuto di aprirsi ad espressioni di critica avanzata e di messa in discussione di un quadro pietrificato, ricorrendo anche al trucco di rivestirsi di panni inediti pur di apparire nuovi per non cambiare nulla, fingendo di cambiare tutto. È la metamorfosi effimera e menzognera di chi non rinuncia neppure ad un pezzetto di privilegio e di potere, accettando al limite di giocare dietro le quinte con pacchetti di tessere, voti e conoscenze ma comunque indisponibile a passi indietro ea lasciare spazio al vero rinnovamento. 
 
Tuttavia è ingiusto e sbagliato accumulare l'intera classe politica in questo indistinto, un'operazione che favorirebbe solo furbetti, furboni e opportunisti. Tante donne e uomini profondino un impegno quotidiano per far emergere il bagliore della speranza nel grigiore della mediocrità prevalente. Lo fanno con alterne fortune, consapevoli che spesso da tanti è preferito il vecchio rassicurante all'imprevedibilità del nuovo. Sicuramente poi fanno più notizia le grandi mosse strategiche dei manovratori di professione, di quanti rincorrono garanzie per le proprie carriere, mirano a mantenere privilegi e prebende e fanno del trasversalismo la cifra del loro impegno. Si affermano di una parte ma nei fatti la loro è solo apparenza. Sono pronti a scendere a patti perfino con il demonio pur di trovare una nicchia di confort, a concludere accordi sottobanco per vedersi riconosciuto quel minimo di agibilità che consente loro di saltellare da uno schieramento all'altro e perennemente riciclarsi. I cambi di casacca dei mestieranti della politica, convinti assertori del  tanto sono tutti uguali , sono odiosi tanto quanto il tentativo di rifarsi la verginità politica dopo aver fatto danni, confidando nella memoria corta dei cittadini.
 
All'interno di questo quadro in cui si alternano luci ed ombre e prevalgono purtroppo logiche perverse, c'è una città che langue ingovernata, in cui strade e parchi sono in abbandono, la qualità della vita è ai minimi termini così come le prospettive di futuro per i giovani. E intanto le orchestrine suonano, i fiumi di alcool scorrono e quanti dovrebbero preoccuparsi di amministrare sono intenti a tirarsi pacche sulle spalle, ad applaudirsi reciprocamente, a fare scorribande inconcludenti nelle sedi istituzionali ad ogni livello, a farsi foto da postare sui social in uno scollamento onirico con la realtà. È colpa di quelli di prima, si sente ripetere, ed in parte è anche vero. Nessuno è esente da errori, ma sicuramente quelli di adesso non brillano particolarmente e si sono resi protagonisti di due anni di nulla.
 
Forse è arrivato il momento di riappropriarci dei destini di Sezze, di non lasciare nella disponibilità di chi si è già reso protagonista di dimostrare non brillanti l'incombenza di ricostruire un tessuto di partecipazione, di rimettere al centro la nostra comunità, le sue eccellenze nei diversi campi, troppo spesso mortificati, di consentire alle donne di essere pienamente protagoniste del futuro comune, cancellando i rimasugli di un maschilismo duro a morire.

 

 

La Cooperativa Utopia 2000 conquista il Premio “Bandiera Verde Agricoltura” nella sezione “Agriwelfare”. Lo ha ricevuto nei giorni scorsi a Roma, nella splendida cornice del Tempio di Adriano. Promosso dalla Cia (Confederazione nazionale agricoltori), viene assegnato ogni anno ad aziende, enti e organizzazioni che si sono distinte per il loro impegno a favore del settore agricolo, dello sviluppo rurale e della valorizzazione del patrimonio enogastronomico, paesaggistico e ambientale. Premia in particolare quei progetti, come nel caso della Cooperativa Utopia 2000, che coniugano natura, ambiente e innovazione sociale. Cooperativa che nasce da un'esperienza di lavoro integrato e dall'esigenza di creare nuove forme di occupazione sui territori in cui opera. Attualmente, si occupa di servizi educativi per l'infanzia e l'adolescenza, servizi residenziali per minori in situazioni di disagio, servizi per nuclei di genitore con bambino e servizi per la terza età, Il tutto mettendo al centro dell'offerta l'agricoltura e il turismo sociale. A Bevagna, in località Madonna delle Grazie, la Cooperativa gestisce l'Agriturismo etico “Le Grazie” e un'azienda agricola olivicola con oltre mille piante di olivo. Tra le sue tante iniziative, da ricordare il Girasoli Tour, un viaggio di 3500 chilometri fatto interamente in bicicletta da Massimiliano Porcelli, presidente della stessa Cooperativa, e da Dennis, un giovane ospite in una della comunità educative gestite dalla stessa Cooperativa. Viaggio lungo la penisola alla scoperta di alcune realtà, grandi e piccole, che realizzano filiere virtuose di economia sociale e/o circolare, da cui è stato realizzato il documentario “Tutto quello che sarà”, che sta ricevendo apprezzamenti e riconoscimenti sia a livello nazionale sia a livello europeo. Sono state 33 le tappe di questo tour. Proprio grazie al Girasoli Tour e alla stessa azienda agricola olivicola che Utopia 2000 ha conquistato questo premio, diventando così uno dei dieci “Campioni dell'Agricoltura”. “Siamo molto orgogliosi - hanno affermato i suoi dirigenti - di aver ricevuto questo premio prestigioso perché è dovuto al frutto di un lavoro costante e appassionato che portiamo avanti da molti anni. Ringraziamo che ci ha seguito e sostenuto nei percorsi che ci hanno portato alla realizzazione delle progettualità che stanno alla base delle motivazioni dello stesso premio. Questo riconoscimento ci dà la forza di continuare a lavorare per creare un futuro migliore per le persone e per il territorio”. Queste le altre sezioni del Premio: “Agri Young”, “Agri Woman”, “Agri Innovation”, “Agri Web”, “Agri Family”, “Agri Ig”, “Agri Ecology”, “Agri Farmhouse” e “Agri Med ”. Premio infine che ha attribuito sei riconoscimenti speciali ad alcune iniziative strategiche extra aziendali, Eccoli: “Agri Park”, “Agri School”, “Agri Folk”, “Agri Culture”, “Agripress” (assegnato ad “Agricoltura Oggi”,

 
COMUNICATO STAMPA

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Arrivano due belle notizie dalla Regione Lazio per il Comune di Sezze. L'amministrazione comunale setina ha ricevuto due finanziamenti regionali per un importo totale pari a 346.389 euro che le permetteranno di consolidare un partenariato pubblico privato utile ad attuare, in collaborazione con altri Comuni pontini, politiche di sviluppo locale, occupazione e digitalizzazione. La Regione ha finanziato con 186.864 euro del PNRR il progetto Digi-Facile,che vede Sezze capofila e coinvolge anche i Comuni di Bassiano, Rocca Massima, Cori e Sermoneta, che si è posizionato al secondo posto della graduatoria regionale. Il progetto prevede la creazione di una Rete di Centri di Facilitazione Digitale nei 5 Comuni, comprensiva di 6 spazi completamente attrezzati tecnologicamente e accessibili a cittadini e aziende, utili a supportare gli utenti nel miglioramento delle competenze digitalie aiutare loro a superare il digital divide. La rete dei centri di facilitazione digitale metterà a disposizione dei cittadini e aziende un pacchetto coordinato di servizi di facilitazione digitale individuale o in piccoli gruppi, incontri collettivi tematici di informazione e sensibilizzazione, minicorsi su tematiche specifiche, webinar e approfondimenti tematici, minisessioni intergenerazionali, predisposizione e diffusione di video-pillole. Il secondo progetto, finanziato dalla Regione Lazio con 159.525 euro del Fondo Sociale Europeo, servirà a creare il Comitato Locale per l'Occupazione “Il Cibo nella Terra del Mito”. Si tratta di un partenariato pubblico privato, con capofila ancora il Comune di Sezze, composto da 8 comuni e 16 portatori di interesse. In questo caso i comuni coinvolti insieme a Sezze sono Maenza, Sermoneta, Cori, Rocca Massima, Sabaudia, San Felice Circeo e Cisterna di Latina. Tra i partner anche l'ISISS Pacifici e de Magistris di Sezze, la XIII° Comunità Montana Monti Lepini e l'Università di Roma La Sapienza: “La visione di sviluppo alla base del Comitato – hanno spiegato in una nota il sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, e l'assessore Lola Fernandez – punta a valorizzare il cibo di qualità quale principale attrattore turistico per promuovere l'intera filiera verde, agroalimentare e turistico-sostenibile che caratterizza il comprensorio territoriale del sistema Mare-Monti, rappresentato dagli 8 Comuni del partenariato. Il Comune di Sezze aveva già avviato la creazione di questo partenariato con la I° Manifestazione di Prodotti da Forno e Vicoli della Nonna. Con il progetto finanziato dalla Regione, raggiunge ora un primo traguardo importante per consolidare la collaborazione territoriale che aveva avviato lo scorso mese di febbraio”.

 

Dal libro di Vittorio Del Duca – Sezze dalle Orme dei Dinosauri all’Avvento del Cristianesimo- Anno 2023.

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La strada appena imboccata conduce al centro della città con impianto urbanistico del castrum romano (quello medioevale fu costruito sul romano) Le case sono basse e non hanno finestre; qualche abitazione soprattutto quelle adibite a bottega (taberna) dispongono al piano terra di un soppalco di legno ma la maggior parte di esse sono degli angusti e malsani monolocali quasi delle baracche, senza servizi igienici, il più delle volte condivisi con animali da corte e qualche pecora. L’unica fonte di luce delle case è rappresentata da una minuscola finestrella quadrata a lato dell’uscio.

Le vie ed i vicoli (vici) hanno tutti una pavimentazione in selce, sulla quale in prossimità delle colonnine paracarri, sono visibili due piccoli avvallamenti, uno per lato, che corrono paralleli come binari: sono i segni lasciati nel tempo, dal transito delle pesanti ruote dei carri.

Ovunque, sulle facciate delle case vi sono panni stesi ad asciugare e sui muri, notiamo di tanto in tanto dei disegni rappresentanti enormi falli umani eretti ed edicole con identici soggetti in stucco colorato di rosso. Ciò non deve destare meraviglia, perché secondo la cultura latina, i peni eretti sono simbolo di buona fortuna e se ne fabbricano con materiali diversi: alcuni, in bronzo, sono usati come campanelli (tintinnabula) e li vediamo sospesi con piccole catene sulle  porte delle case e delle botteghe, dove è di buon auspicio sfiorarli con la mano per farli suonare, ogni volta che si transita per l’uscio; altri, pur essi in bronzo, vengono addirittura portati al collo con una catenina, spesso associato ad un altro amuleto bronzeo che raffigura una mano chiusa a pugno, con il pollice infilato tra l’indice e il medio a simboleggiare l’atto sessuale. Non a caso, numerosi esempi di falli votivi sono stati repertati in tutti i luoghi di culto pagano.

I corni di avorio o di corallo rosso che conosciamo oggi e che molti usano ancora come portafortuna, nascosti nelle tasche o nelle borsette o addirittura appesi al collo, non sono altro che una trasformazione attraverso i secoli del pene eretto.

Continuiamo il nostro giro in città attraverso le strade ed i vicoli. Ammiriamo diverse officine e numerose botteghe. Queste sono senza vetrine, perché il vetro è troppo costoso e nessuno è ancora in grado di costruire grandi lastre, pertanto le facciate delle tabernae (botteghe) sono completamente aperte sulla strada, esattamente come accade in molte pescherie e negozi di frutta e verdura moderni.

Nell’interno, le botteghe alimentari dispongono vicino la porta di un bancone in muratura per l’esposizione delle merci, la cosiddetta mensa ponderaria, su cui sono scavati cinque o sei contenitori di forma circolare corrispondenti a unità di peso diverse; più in là una piccola e ripida scala in legno porta al soppalco, situato proprio sulla testa dei clienti, dove in poco spazio vive e dorme il negoziante con tutta la sua famiglia.

Dagli oggetti appesi sulla facciata della taverna e da ciò che viene esposto in anfore o in cesti, si intuisce il tipo di commercio esercitato: incontriamo il fruttivendolo (pomarius), il commerciante di tessuti (vestiarius), il calzolaio (baxearius), officine del maniscalco, per la costruzione di carretti e barrozze, per la lavorazione del bronzo e del rame (aerarius), per la fabbricazione di cesti in canna e vimini (manicuti e canestri)  ma anche di manufatti in stramma come cestini, impagliature per sedie, gerle per la soma degli asini.

Incontriamo persino un “bar“ (popina), ma soprattutto le cauponae (una specie di snack bar), dove si trova e si consuma un pò di tutto: olive, uccelli allo spiedo, pesci in salamoia, pezzi di carne arrosto, frutta, dolci, formaggio, ogni tipo di spezie e l’immancabile garum.

Non mancano i venditori ambulanti di ogni genere di prodotto, fra questi numerosi i pescatori e i granunghiari  che espongono davanti le loro case il pescato della palude.

Ci addentriamo in uno dei vici della città che corre in leggera salita e culmina in una piazzetta. Bisogna stare molto attenti a circolare da soli in questi vicoli quando annotta, perché il rischio di rapina è molto elevato e spesso, per pochissimi sesterzi sono avvenuti delitti rimasti impuniti.

Dopo aver incontrato alcuni uomini che facevano la fila  davanti a un lupanare, riconoscibile dal tipo di lucerna sull’architrave della porta, ci dirigiamo verso il centro, dove alcuni comodi gradini posti a lato di una bellissima domus, conducono all’Acropoli, la parte più  alta della città, in cui sorge lo spettacolare e vastissimo Tempio di Ercole, il mitico fondatore di Setia  Una volta questo luogo costituiva il castrum durum, dove erano rinchiusi gli schiavi cartaginesi.

La bellissima domus che abbiamo appena incontrato appartiene proprio ad Asclepio; guardandoci attorno ne scorgiamo altre, ma quella del nostro amico ci sembra veramente la più bella.

Nel frattempo si è fatta l’ora ottava ed Asclepio, dominus squisito, ci vuole ospiti per la coena (cena); sapevamo da Plinio e Marziale che i banchetti di questi potenti sono abbondanti e lunghi, ma il tempo a nostra disposizione sta per finire; tuttavia cediamo volentieri all’invito di visitare la sua splendida dimora. Dei servi, sicuramente degli schiavi, alla battuta del batacchio, aprono il portone e un ampio corridoio (vestibulum) ci conduce diritti al cortile (hortus), cui fanno da corona delle magnifiche statue di bronzo, i Lari protettori della casa. Percorriamo per intero un bellissimo pergolato ed accediamo subito nell’atrio (atrium), nel cui centro si trova una vasca per la raccolta delle acque piovane’impluvium.

Qui due servi ci invitano a sedere e dopo averci sfilato i calzari e lavato i piedi con acqua profumata, ci mettono pronti per entrare a piedi nudi nella casa secondo l’usanza romana.

L’atrio è il biglietto da visita del padrone: appesi alle pareti per suo lustro e gloria, ammiriamo i cimeli ed i trofei che testimoniano i successi della sua attività; sui tavoli sono elegantemente disposti vari tipi di brocche, ceramiche, anfore, vasi d’oro e di argento, come in un’esposizione di tesori.

Questo ambiente è appositamente studiato per mostrare agli ospiti non solo le ricchezze ma anche le parti più importanti della casa: da esso si accede allo studio (tablinum) e alla stanza da letto del padrone (cubicola), ad una angusta cucina (culina) e infine al triclinium (la sala da pranzo), un vero e proprio tempio della convivialità dove i commensali, distesi su comodi letti a tre posti (triclinia) sono soliti consumare i pasti, in particolare la cena.

Questo è il piano nobiles della casa, riservata al dominus (il padrone) e ai suoi ospiti; da qui una scala in marmo conduce direttamente al primo piano dove si trovano le stanze delle donne della famiglia, compresa quella della padrona di casa.Anche questa domus è sprovvista di finestre per impedire l’accesso ai ladri, ma la luce ai vari ambienti è garantita da quella proveniente dall’atrio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Domenica, 12 Novembre 2023 07:13

Il protocollo sconcertante

Scritto da

 

 

La soluzione escogitata per fronteggiare i flussi migratori verso il nostro Paese è una alzata di genio della sorella d'Italia.
 
L'arguta Presidente del Consiglio aveva bisogno di riprendere l'iniziativa su un tema identitario come l'immigrazione e, considerando gli scarsi risultati del suo governo e le promesse elettorali tradite, per calmare un'opinione pubblica delusa ha fatto ricorso all'ennesima trovata propagandistica. Il protocollo firmato da Giorgia Meloni e dal premier albanese Edi Rama, dalle caratteristiche spiccatamente post-coloniali, non è per niente originale, dato che si ispira ad un accordo simile concluso tra il governo britannico e il Ruanda, dimostratosi totalmente inapplicabile.
 
Certamente è paradossale che un paese tra i più avanzati del mondo, una potenza economica e politica, membro del G7 e fondatore dell'Unione Europea, abbia bisogno di far ricadere su un paese piccolo, con meno risorse e istituzioni più fragili, l'onere di accogliere profughi e migranti che fuggono da guerre, povertà e carestie.
 
Evocare Guantanamo e la detenzione extraterritoriale riservata dagli USA ai sospetti terroristi è sbagliato, ma l'accordo tra Italia e Albania suscita molte perplessità sul piano del diritto internazionale, delle norme dell'Unione Europea e dei principi fissati nella Costituzione della Repubblica.
 
Innanzitutto l'accordo firmato da Italia e Albania per poter essere applicato dovrà essere ratificato dal Parlamento, mediante un'apposita legge che definisce le deroghe al quadro normativo nazionale. A prevederlo è l'articolo 80 della Costituzione, il quale assicurazione che le Camere devono autorizzare con legge di ratifica i trattati internazionali che comportino oneri alle finanze dello Stato e modifiche alle norme nazionali. Il protocollo prevede sia oneri che deroghe alle regole nazionali e pertanto la ratifica è una strada obbligata, pena l'inapplicabilità di quanto stabilito da parte degli organi giurisdizionali.
 
L'Albania metterà a disposizione alcune aree del proprio territorio, in cui il nostro Paese realizzerà a proprie spese i due centri. I naufraghi saranno fatti sbarcare nel porto di Shengjin e le autorità italiane si occuperanno delle procedure di sbarco e di identificazione. Il centro di  prima accoglienza e screening , una sorta di CPR, sarà realizzato invece a Gjader, dove nell'arco di un mese verranno istruite le richieste di asilo. Le due strutture saranno sotto la giurisdizione italiana, ma la sorveglianza esterna sarà affidata alle autorità albanesi. I migranti  illegali  dovranno affrontare in condizioni di detenzione le procedure accelerate per il riconoscimento dello  status  di protezione o l'eventuale espulsione, senza la possibilità di vedersi garantiti i diritti di difesa e le libertà personali sancite dalla Costituzione Italiana, a cominciare dalla necessità della convalida entro 48 ore da parte di un giudice della misura di trattenimento amministrativo, principio questo ribadito con nettezza dalla sentenza n.105/2001 della Corte Costituzionale. Come potranno avere simili garanzie in territorio albanese? Da chi saranno composti gli organismi che dovranno valutare le richieste? A quale tribunale potranno ricorrere i richiedenti asilo la cui domanda verrà respinta visto che un giudice del luogo, come consultare la legge, in questo caso non c'è? In uno stato di diritto si tratta di questioni tutt'altro che irrilevanti.
 
I centri per il rimpatrio in Albania ospiteranno migranti definiti  irregolari  esclusivamente soccorsi nel Mediterraneo da navi militari italiane, mentre per tutti gli altri si continuerà ad applicare la normativa finora seguita.
 
Affidare i migranti alle autorità albanesi, almeno fino al loro ingresso nei centri di detenzione, a meno che non li scortino i militari italiani, configura un respingimento collettivo analogo a quello per cui l'Italia è già stata condannata nel 2012 dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, quando nel 2009 una motovedetta della Guardia di Finanza riconsegnò ai libici, entrando nel porto di Tripoli, i naufraghi soccorsi in acque internazionali. Secondo il Codice della Navigazione Italiano e il Diritto Internazionale sulle navi militari vige la giurisdizione dello stato della bandiera, nel caso specifico del nostro Paese, responsabile perciò dell'eventuale violazione dei diritti di stabilità dalla Convenzione Europea. La stessa violazione ricorrerebbe se le autorità italiane, per far eseguire il trasferimento forzato e l'eventuale rimpatrio, consegnassero i migranti alla polizia albanese.
 
Il primo ministro albanese ha precisato che “ chi non ha diritto viene rimpatriato. Ma se l'Italia non riesce a fare i rimpatri dovrà riprenderseli ”. Insomma le persone sono ridotte alla stregua di ingombri se non addirittura di rifiuti da smaltire e l'Albania non se ne farà certamente carico. Siamo alla pantomima e niente più.  
 
La realizzazione fuori dall'Unione Europea di centri per i migranti e la previsione di procedura accelerata per i richiedenti asilo da parte degli Stati membri non sono previsti dalle norme europee. Pertanto non si vede come un paese aderente possa trasferire persone, soccorsi in acque internazionali da proprie navi militari, verso un paese non appartenente all'Unione Europea e non soggetto al rispetto di obblighi e garanzie stabilite dalla normativa comunitaria.
 
In base all'accordo non saranno trasferite in Albania le donne in gravidanza, i minori ei soggetti fragili. È indiscutibile la violazione delle norme interne ed europee che riconoscono a tutti, senza discriminazioni di sesso, età e condizioni personali, il diritto di chiedere la protezione internazionale.
 
Le navi militari italiane dovranno trasportare centinaia di persone verso l'Albania, un paese decentrato rispetto alle rotte migratorie, per cui saranno necessari molti giorni di navigazione su poco adatti prima di approdare ai centri di detenzione.
 
A pagare il conto di tanta disumanità saranno quanti fuggono da guerre, violenze e povertà, sballottati da una frontiera ad un'altra e calpestati nei loro elementari diritti.
 
In definitiva prevale approssimazione e qualunquismo, un ideologismo cieco e incapacità di misurarsi con le dinamiche sociali e culturali del nostro tempo.
 
Bisognerebbe comprendere che le migrazioni sono ormai un fenomeno strutturale da governare con lungimiranza e senza solleticare sentimenti xenofobi e razzisti, ma forse è chiedere troppo…

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del gruppo consiliare Bassiano Futura, che replica alle dichiarazioni del sindaco di Bassiano Onori in merito alla decisione di deliberare la procedura di dissesto finanziario del Comune di Bassiano.

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Il Sindaco Onori e la sua maggioranza hanno deciso di gettare nel baratro il paese e la sua comunità. Ma lo hanno deciso sulle basi della loro incompetenza e incapacità politico-amministrativa, gestendo e modificando il bilancio comunale a loro piacimento, in spregio alle regole e alle Leggi dello Stato. Nel giro di due mesi, sono cambiati i numeri del bilancio svariate volte come se fossero figurine di un album. I Responsabili che hanno depositato le loro relazioni ed apposto i loro pareri certificati, hanno smentito quanto da loro certificato più e più volte, sostituendo numeri e dati ogni 15 giorni. Questo lo dimostreremo con i fatti, con gli atti alla mano, nelle sedi opportune i cui organi che avranno il compito di accertare l'eventuale illiceità dei comportamenti dei soggetti coinvolti che potrebbero dover rispondere di quanto fatto.
Quello che ci interessa ora è il dato politico. Una amministrazione che è nata con l'unico scopo di dimostrare che l'Amministrazione Guidi è stata un fallimento. E l'unica azione messa in campo, dal momento dell'insediamento, è stata una frenesia patologica di distruzione di anni di attività positiva che ha reso Bassiano uno dei borghi più belli d'Italia, e questo non lo diciamo noi ma le numerose attestazioni che arrivano da organi ed enti terzi. Oltre questo, non abbiamo visto nulla di costruttivo realizzato da questa amministrazione.


La scellerata decisione di dichiarare il riequilibrio prima e il dissesto poi (il tutto in sette mesi) metterà tutta la comunità bassianese in una situazione estremamente restrittiva e difficile, le cui conseguenze saranno quelle di eliminare ogni servizio non essenziale, di alzare ai livelli massimi di legge le tariffe relative ai tributi (imposte, tasse, oneri di urbanizzazione e canoni o diritti), e ai canoni patrimoniali, con il conseguente recupero della base imponibile in presenza di fenomeni di evasione, di rimodulare la dotazione organica del personale dell'ente eliminando ogni beneficio aggiuntivo, di mettere in mano ad una Commissione esterna la gestione del Comune, e lasciare all'amministrazione solo la possibilità (forse) di alzare la mano.
Questo abbiamo meritato, un connubio di mistificazione, incompetenza e inadeguadezza elevate all'ennesima potenza.
Ed ora veniamo ai dati di bilancio.


Partiamo dal BILANCIO CONSUNTIVO 2021 approvato con delibera del Consiglio Comunale n. 1 del 14-06-2022.

Rilevando che nel Conto del Bilancio dell'esercizio 2021 lente aveva ottenuto un risultato di competenza non negativo, nel rispetto delle disposizioni di cui ai commi 820 e 821 del citato articolo 1 della L.145/2018 in applicazione di quanto previsto dalla Circolare MEF RGS n°3/2019 del 14.02.2019. Risultato di competenza (W1) € 10.012.553,11 • Equilibrio di bilancio (W2) € -324.778,33 • Equilibrio complessivo (W3) € -390.290,14 Dando atto che lo stato patrimoniale si chiudeva con un patrimonio netto di € 12.366 .962,76. Con il parere del Revisore dei Conti e del Responsabile Finanziario
APPROVAZIONE DEL RENDICONTO DELLA GESTIONE - ESERCIZIO FINANZIARIO 2022. Deliberazione n. 21 del 09.08.2023.
In questa Deliberazione, il Consiglio Comunale con il voto di n. 7 consiglieri di maggioranza (4 consiglieri, 3 di opposizione e 1 di maggioranza, escono al momento della votazione) approva un FCDE al 31.12.2022 di € 1.365.649,49, come attestato anche dal Revisore dei Conti con il parere verbale n. 37 del 18.07.2023 e dal Responsabile del Servizio finanziario dell'Ente apposto sulla proposta di Deliberazione.
Questo dato passo avanti fortemente con l'importo del FCDE approvato nel Bilancio di Previsione 2023 e pluriennale 2023-2025 di € 298.699,70 per il 2023, 221.042,80 per il 2024, 213.790,70 per il 2025 come attestato dal Revisore dei Conti con il parere verbale n. 31 del 24.03.2023 e dal responsabile del Servizio finanziario verbale allegato alla deliberazione.
Questa differenza di oltre 1 milione e cento euro, attestata tra il 24 marzo 2023 e il 18 luglio 2023, potrebbe avere diverse interpretazioni:

1. Il Comune ha incassato quella somma tra il 31.12.2022 (FCDE 1.365.649,49) e il 24.03 .2023 (FCDE 298.699,70), cosa assai improbabile, ma in ogni caso dove sono rinvenibili queste somme e da quali enti provengono? 2. Il Revisore dei Conti, il Responsabile del Servizio Finanziario ei 7 consiglieri comunali hanno attestato ed approvato cifre non rispondenti al vero nella Deliberazione di approvazione del Rendiconto di Gestione Esercizio Finanziario 2022? E perché?


2- RIPIANO QUOTA DISAVANZO DA RENDICONTO 2022 E CONSEGUENTE VARIAZIONE AL BILANCIO DI PREVISIONE AI SENSI DELLART. 175, COMMA 2, DEL D. LGS. N. 267/2000, delibera n. 22 del 09 agosto 2023 nella quale viene dato atto del permanente:
a. degli equilibri di bilancio, sulla base dei principi dettati dall'ordinamento finanziario e contabile ed in particolare dagli artt. 162, comma 6 e 193 del D. Lgs. n. N. 267/2000, come risulta dal prospetto riportato nella deliberazione quale parte integrante e sostanziale;
B. degli equilibri di finanza pubblica, come risulta dal prospetto parte integrante e sostanziale della deliberazione;
C. nell'allegato alla Deliberazione che attesta gli equilibri di Bilancio si riportano di nuovo le somme del FCDE corrispondenti a quelle del bilancio di previsione di € 298.699,70 per il 2023, 221.042,80 per il 2024, 213.790,70 per il 2025 d
. nella proposta inviata ai consiglieri prima della seduta del 09.08.2023 si legge nel testo al terzo capoverso delle premesse: “Premesso altresì che non sono state apportate variazioni al bilancio di previsione; tale affermazione è stata stralciata nella Delibera pubblicata all'albo on line n. 22 del 09.08.2023 senza che la proposta fosse rinviata agli uffici per la correzione e la firma del responsabile del servizio e riportata all'approvazione del Consiglio Comunale come prevede la legge nel caso di modifica di una proposta da parte dell'assise.


3- SALVAGUARDIA EQUILIBRI DEL BILANCIO AI SENSI DELLART. 193 TUEL N° 267/2000 - RICORSO ALLA PROCEDURA DI RIEQUILIBRIO FINANZIARIO PLURIENNALE AI SENSI DELL'ART. 243 BIS D.LGS. 267/2000 E smi atto n. 23 del 09 agosto 2023;
In questa Deliberazione ricompare di nuovo nel parere del Revisore dei Conti e approvato dal Consiglio Comunale con il voto di n. 7 consiglieri di maggioranza (4 consiglieri, 3 di opposizione e 1 di maggioranza, escono al momento della votazione) un FCDE al 31.12.2022 di € 1.365.649,49, parere n. 40 del 02.08.2023.
Tale decisione di procedere al riequilibrio venne comunicata al MEF e alla Corte dei Conti da parte del Sindaco del Comune di Bassiano (così ci viene riferito) entro i cinque giorni dall'assunzione dell'atto deliberativo e il predetto atto venne pubblicato successivamente dal Segretario Comunale presente in quella seduta (Dottoressa Licata) per la quale abbiamo chiesto più volte gli atti di autorizzazione dell'Albo dei Segretari senza ottenere nessuna risposta se non una comunicazione al giornale da parte del sindacato dei Segretari.


DETERMINAZIONE Numero 61 del 14-09-2023 SETTORE 2 - FINANZIARIO OGGETTO: IMPEGNO PER SERVIZIO DI SUPPORTO ED AFFIANCAMENTO AGLI ADEMPIMENTI CONTABILI PER IL TRIENNIO 2024/2026 ALLA DIGIT CONSULTING N° CIG ASSEGNATO ZEA3C76500 DETERMINAZIONE Numero 62 del 19-09-2023 SETTORE


2 - FINANZIARIO OGGETTO: AFFIDAMENTO IMPEGNO DI SPESE PER SERVIZIO DI SUPPORTO ALLA REDAZIONE DEL PIANO RI RIEQUILIBRIO FINANZIARIO ART. 243 BIS CIG: ZD23C76F33
DETERMINAZIONE Numero 68 del 27-09-2023 SETTORE 2 - FINANZIARIO OGGETTO: AFFIDAMENTO IMPEGNO DI SPESE PER SERVIZIO COMPILAZIONE DELLA TABELLE PER REDAZIONE DEL PIANO RI RIEQUILIBRIO FINANZIARIO ART. 243 BIS CIG: ZD23C76F33


DETERMINAZIONE Numero 72 del 28-09-2023 SETTORE 2 - FINANZIARIO OGGETTO: RICOSTRUZIONE E QUANTIFICAZIONE DEL FONDO CONTENZIOSO E CAUSA IN ESSERE PER LA PREDISPOSIZIONE DEL PIANO DI RIEQUILIBRIO FINANZIARIO PLURIENNALE DETERMINAZIONE Numero 89 del 31-10-20 23 SETTAGGIO
2 - FINANZIARIO OGGETTO: RETTIFICA DETERMINA N. 83 DEL 18.10.2023. RIACCERTAMENTO STRAORDINARIO DEI RESIDUI AI FINI DELLA COMPOSIZIONE DELLA MASSA PASSIVA PER LA REDAZIONE DEL PIANO DI RIEQUILIBRIO PLURIENNALE ART 243 BIS TUEL.


DETERMINAZIONE Numero 94 del 18-10-2023 SETTORE 3 - TECNICO OGGETTO: RIACCERTAMENTO STRAORDINARIO DEI RESIDUI AI FINI DELLA COMPOSIZIONEDELLA MASSA PASSIVA PER LA REDAZIONE DEL PIANO DI RIEQUILIBRIO PLURIENNALE ART. 243 BIS DEL TUEL


Nelle relazioni del Servizio Finanziario e del tecnico (che Tecnico non è, e per il quale abbiamo fatto una interrogazione, come al solito non risposta, per mancanza di requisiti e titoli del soggetto incaricato) di insussistenza di debiti fuori bilancio vengono affermate e riportate considerazioni che sono della politica e che sono state già oggetto di valutazione della Corte dei Conti sui Bilanci dal 2015 al 2021. Alle osservazioni della Corte dei Conti, l'ufficio finanziario e il Revisore dei Conti (sempre gli stessi) hanno fornito le debite delucidazioni scritte, riportate nel Consiglio Comunale, con il solo addebito da parte della Corte stessa di mancanza di capacità di riscossione dei TRIBUTI locali.
I suddetti Responsabili che hanno modificato l'ammontare dei residui sono gli stessi che avevano attestato qualche giorno prima, firmando sotto la propria responsabilità, dati alquanto diversi. Stessa cosa dicasi per il Revisore dei Conti.


Le suddette determinazioni di MODIFICA di riaccertamento dei residui non sono state ancora riapprovate dal Consiglio Comunale. Da queste determinano conseguono i seguenti ultimi atti di un teatrino numerico e algebrico sconsiderato:
VERBALE ORGANO DI REVISIONE ECONOMICO-FINANZIARIA REVISORE UNICO Verbale n. 42 Data 31 ottobre 2023 OGGETTO: Parere sulla proposta di deliberazione di Giunta Comunale REVISIONE STRAORDINARIA DEI RESIDUI Art. 42 Data 31 ottobre 2023 OGGETTO: Parere sulla proposta di deliberazione di Giunta Comunale REVISIONE STRAORDINARIA DEI RESIDUI Art. 243/bis, comma 8, lettera e) nell'ambito del RICORSO ALLA PROCEDURA DI RIEQUILIBRIO FINANZIARIO PLURIENNALE di fatto modificando i risultati del Consuntivo adottato dal Commissario Prefettizio e dal Consiglio Comunale.
DELIBERAZIONE DI GIUNTA COMUNALE n. 149 del 02-11-2023 OGGETTO: REVISIONE STRAORDINARIA DEI RESIDUI (ART. 243 BIS, COMMA 8, LETTERA E) D.LGS. N. 267/2000) APPROVAZIONE.
DELIBERAZIONE DI GIUNTA COMUNALE n. 150 del 06-11-2023 ad OGGETTO: AVVIO DELLA PROCEDURA DI DICHIARAZIONE DELLO STATO DI DISSESTO FINANZIARIO AI SENSI DEGLI ARTT. 244 E SEGUENTI DEL TUEL PROPOSTA AL CONSIGLIO COMUNALE.


Ci riserviamo di dimostrare agli organi preposti tutto ciò qualora ce ne fosse bisogno.
Sarà nostra cura dimostrare le nefandezze esposte in questi riaccertamenti operati dai tecnici (senza titoli), in particolare per i lavori in corso, oramai fermi da mesi creando non pochi problemi alla collettività, all'economia e al lavoro locale e comprensoriale.
Alla politica amministrativa locale consigliata, dato che hanno ampiamente dimostrato di non essere capaci ora ea suo tempo quando sia il Sindaco che il Vice Sindaco attuale ricoprivano incarichi di assessori e consiglieri, totalmente assenti, che per vederli interessammo anche la nota trasmissione CHI LA VISTO? , FATEVI DA PARTE e occupatevi di altri argomenti che forse potreste osare il meglio di voi con spirito di VOLONTARIATO.

PECCATO PER TUTTI I CITTADINI DI BASSIANO CHE SI VEDRANNO RIDOTTI TUTTI I SERVIZI PIU ELEMENTARI E AUMENTATE LE TASSE IN MODO VERTIGINOSO.
A NULLA VARRA ADDEBITARE LE COLPE DI TUTTO CIO AGLI AMMINISTRATORI DI PRIMA, QUESTA PANTOMIMA L'AVETE CREATA VOI E VOI DOVRETE RISPONDERNE ALLA COMUNITÀ BASSIANESE E ALLA LEGGE.
Bassiano 8 novembre 2023
BASSIANO FUTURA
IL GRUPPO CONSILIARE

 

Incidente sul lavoro questa mattina per un operatore della Spl Sezze. Per cause ancora da chiarire l’uomo è caduto dal camion della spazzatura mentre si trovava aggrappato nel retro del mezzo in movimento. L’operatore, noto a Sezze Scalo, è stato trasportato di urgenza presso il nosocomio Santa Maria Goretti di Latina ed è stato sottoposto ad un intervento per fratture ad una gamba e alla spalla.  L’incidente è avvenuto a Sezze Scalo in Corso della Repubblica, sono in corso ulteriori accertamenti sulla dinamica. Sul posto i militari dell'Arma dei Carabinieri e gli agenti della Polizia Locale. Il mezzo della società SPL è stato posto sotto fermo dalla ASL di Latina per assenza di sistemi minimi di sicurezza ed al fine di ulteriori controlli.

 

 

La Corte dei Conti, sezione regionale di controllo per il Lazio, il 17 ottobre scorso ha deliberato la “tardiva adozione da parte del Comune di Sezze della delibera consiliare di revisione ordinaria, ai sensi degli artt. 20, comma 3 e 26, comma 11 del d.lgs. n.175/2016, delle partecipazioni societarie detenute al 31 dicembre 2021”. Il Comune di Sezze, infatti, ha provveduto a trasmette la ricognizione ordinaria solo il 6 giugno 2023 con “evidente ritardo rispetto al termine di legge del 31 dicembre 2022”. Per questa ragione Il Collegio riunitosi “con riserva di ogni successiva valutazione nel merito del piano in questione, non può esimersi dall’accertare il ritardo con cui il Comune di Sezze ha assolto agli obblighi di revisione ordinaria delle partecipazioni detenute al 31 dicembre 2021”.  L’art. 24 del d.lgs. n. 175/2016 prevede che le partecipazioni detenute, direttamente o indirettamente, dalle amministrazioni pubbliche in società siano alienate o, in alternativa, oggetto di altre misure di razionalizzazione. Ogni amministrazione ha dovuto effettuare la ricognizione di tutte le partecipazioni possedute alla data di entrata in vigore del decreto, procedendo, con provvedimento motivato, all’adozione di un piano di. Adesso il Comune di Sezze rischia una sanzione che va da un minimo di 5 mila euro ad un massimo di 500 mila euro. “La mancata adozione degli atti di cui ai commi da 1 a 4 da parte degli enti locali comporta la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da un minimo di euro 5.000 a un massimo di euro 500.000, salvo il danno eventualmente rilevato in sede di giudizio amministrativo contabile, comminata dalla competente sezione giurisdizionale regionale della Corte dei Conti”.

 

 

Squillano le trombe, rullano i tamburi. L'annuncio è di quelli che cambieranno la storia, le magnifiche sorti e progressive dell'Italia. Il nostro Paese si schiuderà al fulgido avvenire della terza repubblica e vi entrerà a passo di carica grazie all'approvazione dell'elezione diretta del capo del governo, il cosiddetto  premierato .
 
Ormai da qualche decennio il grande sogno della politica italiana, senza separazione di colore e schieramento, è di riformare la Costituzione. Il dramma è che le parole hanno perso peso, funzione e significato. Riformare è termine bellissimo, ma è venuto assumendo una connotazione negativa, fa spesso rima con il peggioramento dell'esistente, con un sostanziale arretramento nel campo dei diritti e delle libertà.
 
Gli ultimi tentativi di cambiare radicalmente la Carta Costituzionale sono per fortuna falliti, dal momento che rappresentavano una vera e propria manomissione del suo impianto democratico e sociale, avevano il carattere della scappatoia funzionale a mascherare lo scarso spessore culturale, la limitata tensione verso il bene comune , l'incapacità di proporre una progettualità seria e di ampio respiro della classe politica e non costituivano certamente, come propagandato, dei passaggi indispensabili per favorire il progresso dell'Italia e la modernizzazione delle istituzioni.  
 
Lo sgangherato premiato, tirato fuori dal cilindro dal governo Meloni, è un  unicum  nella storia costituzionale delle moderne democrazie liberali, è un ircocervo favoloso e una chimerica assurdità. La proposta, sbandierata con solennità dal governo e dal sodalizio degli incensatori di professione, consiste in un progetto di legge costituzionale composto da cinque articoli: un testo scarno per forma e contenuti, dirompente per gli equilibri democratici e disarticolanti il ​​complesso sistema di pesi e contrappesi introdotti dai costituenti, indispensabili per garantire una democrazia vera, sostanziale e non solo formalistica. Nel testo sono più le cose che mancano e trionfano approssimazione e mera propaganda.
 
L'altisonanza del proclama di voler ripristinare finalmente ruolo e centralità ai cittadini, lo scettro del potere decisorio, delegando loro la facoltà di scegliere il Presidente del Consiglio è il trionfo della più becera ipocrisia, la copertura farlocca e ridicola dello svuotamento della democrazia, che va avanti da tempo con la complicità se non di tutta la politica quantomeno di buona parte, la formalizzazione normativa di una metamorfosi dei luoghi della rappresentanza, ridotta gradualmente a vuoti comparse, la contrazione pericolosa dell'esercizio della sovranità popolare a facoltà di delegare il potere di decidere le sorti di tutti e di ciascuno ad uno soltanto. E che le cose stanno così è confermato dalla più volte esplicitata convinzione di tanti attori della politica, i quali dovranno il confronto e le discussioni nelle aule parlamentari come la celebrazione di una liturgia di altri tempi, ormai del tutto desueta ed inutile, un mero intralcio al decisionismo efficientista. Quando una legge di bilancio, il più importante atto politico di un governo e della sua maggioranza si può discutere giusto un po' in una sola delle Camere e senza presentare emendamenti, mentre nell'altra si preannuncia preventivamente che verrà posta la fiducia, anche in assenza di particolari emergenze politiche e temporali, è di palese evidenza che il Parlamento è ridotto a scenografia e non lo si può certo considerare un ostacolo.
 
Il premierato è da tempo praticato in Italia e costituisce una violazione formale e sostanziale della Costituzione. È evidente a tutti, anche agli osservatori più disincantati o superficiali, che non sono certo la nostra carta fondamentale, le leggi oi regolamenti, tantomeno la divisione dei poteri tra gli organi costituzionali ad essere di ostacolare ad un'azione spedita del governo in tutti quegli ambiti in cui si registrano indecisionismo, ritardi e inettitudine nel rispondere alle emergenze, dall'immigrazione fuori controllo all' gonfiaggio galoppante, passando per le difficoltà sul PNRR e sulla sua  messa a terra , quanto piuttosto la mancanza di idee e di coraggio di una politica che preferisce galleggiare tra soluzioni tampone e il voltarsi dall'altra parte, evitando accuratamente di assumersi le responsabilità delle scelte e delle soluzioni possibili.  
 
Anomalo è il modo poi in cui è stato impostato l'iter della riforma. L'iniziativa parte dal governo, non dal Parlamento, e prescindendo dall'indispensabile confronto con le opposizioni, come dovrebbe invece essere in un percorso costituente fatto di ascolto, condivisione, ricerca di consenso ampio, trattandosi di regole comuni. Alla base c'è l'incultura politica della maggioranza, ma anche il riemergere di altro, l'affermazione di una certa idea plebiscitaria che si riflette nel metodo e nel merito.
 
La riforma non ha un'architettura coerente, i proponenti sono interessati al dato simbolico e poco importante se la conseguenza sarà una torsione in senso leaderista della democrazia parlamentare. La mancata previsione dell'indispensabile armonizzazione tra le norme costituzionali crea un sistema bicefalo, una condizione di conflitto istituzionale permanente tra la legittimità formale e sostanziale, tra Presidente del Consiglio il quale, essendo eletto dai cittadini, possiede una forte legittimazione politica, e Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento, con legittimazione minore ma forti poteri di intervento. Il rischio è di mettere in serio pericolo l'equilibrio dei poteri che, seppur tra mille difficoltà, ha retto finora la Repubblica, evitando avventurismi e derivate autoritarie. In ogni caso a farne le spese sarà il Parlamento, che ne uscirà ulteriormente indebolito, delegittimato e limitato nella sua capacità di rappresentanza. Il fatto che non sia prevista una soglia minima di voti da raggiungere per la coalizione che sostiene il candidato per far scattare il premio di maggioranza, lede i principi fondamentali della Costituzione e fa si che una esigua minoranza possa ottenere una maggioranza amplissima in Parlamento. Un assurdo!
 
Infine sotto un profilo contingente la riforma nasce dall'esigenza politica di costruire una via di uscita e una narrazione giustificazionistica dello stallo economico e sociale in cui l'Italia versa. In perfetto stile populista, da qui alle elezioni Europee, mancando i soldi da distribuire ei risultati da vendere, Giorgia Meloni, il governo e la maggioranza faranno ricorso al vittimismo classico, si sceglieranno il nemico da combattere e superare, il terreno plebiscitario della contesa, accuseranno lacci e lacciuoli che impediscono loro di governare e tenere fede agli impegni assunti in campagna elettorale.
 
Una perfetta arma di distrazione di massa e un  vulnus  pericoloso questa proposta di riforma costituzionale.
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