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È palese che su chi lavora, sia in proprio sia come dipendente, gravino imposte e balzelli di ogni genere, capaci di ridurre - se non addirittura di azzerare - quanto guadagnato con il lavoro. Un tale stato delle cose serve a mantenere le persone avvilite e sotto scacco, cosicché non abbiano modo di pensare e agire liberamente.

Gli “Stati” intanto drenano risorse, mettendo in atto sceneggiate tipo “scandalizzarsi per gli scandali”, far finta di discutere di paradisi fiscali dove i miliardari globali pagano aliquote marginali che oscillano tra lo 0 e lo 0,5%.
Da come tutto ciò viene condotto, sembra quasi essere cosa irrilevante chiamare per nome quello che non è altro che un furto.
Ai cittadini, già saccheggiati delle risorse materiali, vengono sottoposte immagini di persone dilaniate dalle guerre, portate a morire di fame da una politica planetaria che non contempla il concetto di rispetto per la vita e per l’essere umano.
Perché quegli spot pubblicitari che contengono richiesta di aiuti, non vengono prodotti per ammonire in modo esplicito principalmente coloro che promuovono guerre e/o nascondono i capitali nei paradisi fiscali? Sarà per spostare altrove l’attenzione? Queste grandi piattaforme dell’industria dell’informazione, non sono forse tra quelle società che si rifugiano nei paradisi e quindi meglio evitare? Me lo chiedo.
Concentrare la ricchezza in poche mani continua a causare disastrosi squilibri sociali. Si sta costruendo un pianeta dove la quasi totalità degli esseri umani sarà ridotta non a schiavi ma a strumenti a intelligenza controllabile. Umanità ridotta a utensile per il piacere di pochi. Utensili umani, appunto, destinati a diventare replicanti o macchinari da cui estrarre pezzi di ricambio in caso di bisogno di Lor Signori!
Il resto sarà spazzatura. Totale.
E per raggiungere totalmente questo obiettivo e mantenerlo, Lor Signori non si fanno scrupolo alcuno. Con la loro industria dell’informazione e dello spettacolo continuano pianificare il degrado delle coscienze e aizzano gli (ancora) esseri umani l’uno contro l’altro e poi … via! All’incasso! Del resto gli accadimenti di questi ultimi anni sono orribilmente eloquenti.
In compenso, sia all’utensile matrice che ai replicanti, su qualunque pianeta questi agiscano, qualche giro di giostra gli verrà concesso. Con buona pace loro.
Di tanto in tanto, mi viene da pensare alla vita che hanno condotto i nostri padri e le nostre madri, a quel loro modo  di vivere in cui, anche in tempi più recenti, le difficoltà economiche erano diventate meno difficili e venivano vissute e gestite in modo responsabile, austero. A quel loro essere coscienti dell’avanzare dell’età e il loro adeguarsi ad essa, accettandola senza infingimenti e dando la giusta considerazione ad ogni fase del tempo. Noi come viviamo oggi?

Ci hanno raccontato che il progresso della tecnica e della scienza ci avrebbe condotti alla libertà, al rispetto reciproco, alla pace esteriore e interiore, ma il fetore dell’inganno si avverte a migliaia di chilometri di distanza.
Ci ripetiamo spesso che in fondo abbiamo tutto, per scoprire che, in realtà, non abbiamo niente. Stiamo perdendo definitivamente anche il rispetto verso noi stessi e verso la Vita. Verso l’Amore che la Vita ha dimostrato avere per noi.
Siamo diventati semplicemente degli eterni adolescenti! Viziati.
Da dove deriva questo cambiamento così radicale e, soprattutto, dove ci sta conducendo? Dove desideriamo andare veramente? O non sappiamo neanche noi in quale direzione stiamo andando ma siamo semplicemente trasportati dal bramoso ed effimero desiderio del godere dei sensi? E questo ci basta o iniziamo a renderci conto di essere eternamente insoddisfatti?
Se si, cosa si può fare?
E noi cosa possiamo fare direttamente?
Penso che ogni volta che ci viene chiesto di agire o che stiamo per agire per nostra volontà, potremmo chiederci se l’atto, il gesto, il lavoro, la parola che stiamo per agire sia strumento atto alla cura, alla custodia e all’espandere la Vita o se, invece, è veleno e strumento di distruzione e morte. Se ascoltando la nostra coscienza dovessimo scoprire che l’azione che stiamo per compiere ci conduce alla seconda risposta, allora dovremmo essere capaci di astenerci dall’agirla.
Eviteremmo così di servire i nostri carnefici, i carnefici dell’Amore, ma, soprattutto, aiuteremmo la Vita a continuare ad essere.
Questo, intanto, lo possiamo fare.
Buon Anno!

 

 

E' stato pubblicato nei giorni scorsi il dossier di Legambiente relativo ai cosiddetti “Comuni Ricicloni e Ciclo dei Rifiuti nel Lazio 2023”. Per quanto ci riguarda in Provincia di Latina, tra i 33 Comuni, la migliore è Fondi che tocca l'83% mentre la peggiore è Ponza con meno del 13%. Purtroppo il Comune di Sezze nel 2023 è ferma ad un 37%, terz'ultima dopo Ponza e Ventotene. Tra i Comuni migliori nella provincia di Latina invece ci sono Aprilia (69,81 % di differenziata); Campodimele (67,75%); Castelforte (70,20%); Cori (75,79%); Fondi (82,87%); Formia (67,41%); Itri (76,28%), Lenola (67,78%); Maenza (74,01); Minturno (65,79%); Norma (82,17%); Priverno (68,18%); Procedi (78,71%); Rocca Massima (67,88%); Roccagorga (66,44%); Sabaudia (73,52%); San Felice Circeo (77,61%); Santi Cosa e Damiano (74,99%); Sermoneta (72,01%); Sonnino (66,64%); Sperlonga (72,53%); Spigno Saturnia (81,98%); Terracina (72,46). Nel rapporto presentato durante l'ottava edizione dell'Ecoforum Lazio, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani cresce, seppur di poco, nel Lazio, migliorando di 0,8 punti percentuali e raggiungendo il 54,23%: siamo ancora lontani dal medio nazionale del 64% e che pone la regione al terzo posto in Italia. 

 

Domenica, 24 Dicembre 2023 10:47

Il Natale ritorna, come ogni anno

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Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Due millenni fa la nascita di un bambino in una sconosciuta città della Palestina, remota provincia dell’Impero Romano, ha diviso la storia tra un “prima” e un “dopo”. Tanto atteso fin dai secoli antichi dal popolo ebraico, questo evento si ripropone oggi a noi avvolto in una suggestiva atmosfera, fatta di luci, suoni, regali, emozioni, riti arcani e affascinanti, anche se il più delle volte interamente svuotati di significato. Infatti il contorno effimero ha finito per prendere il sopravvento sull’essenziale, ha distolto l’attenzione dal senso profondo di quella venuta e produce in molti un estraniamento dalla concretezza della storia, in cui ancora oggi, nonostante tutto, Dio torna ad incarnarsi e ad incontrare l’umanità.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Tuttavia per accogliere questo suo ritorno è indispensabile fermarci, liberarci dalla morsa del clima natalizio che rischia di strangolarci, abbandonare la parvenza di una religiosità senz’anima, non lasciarci assorbire e irretire dallo stordimento consumistico in cui troviamo rifugio e conforto per distrarci dalla durezza del presente che siamo chiamati a vivere. 
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
La convinzione che per vivere intensamente il Natale basta partecipare alla Messa di mezzanotte, lasciarci intenerire alla vista di Gesù Bambino, preparare un bel presepe, se artisticamente apprezzabile ancora meglio, stare in famiglia, fare regali in particolare ai più piccoli, andare a trovare amici, parenti e conoscenti per far loro gli auguri purtroppo ci appartiene. È una scelta di comodità e di convenienza. In questo modo escludiamo che Dio possa entrare in relazione con noi, essere parte della nostra vita e delle nostre scelte, mettere in discussione i nostri desideri e scalfire i nostri progetti, quanto abbiamo pensato per noi. È un Natale insomma che non disturba.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Preferiamo la confusione delle strade affollate, lo scintillio delle luminarie, il chiacchiericcio inconcludente al fare silenzio, a lasciare che la Parola risuoni dentro di noi e ci solleciti a ricercare, fare nostre e incarnare le ragioni di un vivere in un ordine altro, lontano dalla legge dell’apparire e dell’effimero. Dio ci chiama a seguire la strada della liberazione autentica e a condividerla con quanti incontriamo, assolvendo a questo nostro compito non con il blaterare vuoto e con il sermoneggiare altisonante, ma con la concretezza delle nostre scelte. Solo così il Natale diventerà dimensione essenziale del nostro vivere e non si dissolverà rapidamente insieme allo sfavillio luccicante degli addobbi e al bombardamento pubblicitario.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Dobbiamo uscire da noi stessi, dal recinto rassicurante del nostro egoismo per riuscire a scorgere la presenza del Dio Bambino nel volto di chi ci sta accanto, di chi soffre, è solo, povero e immigrato, impegnarci ad essere costruttori di una comunità capace di accogliere l’altro e integrarlo in un contesto di convivialità delle differenze, superare l’insulsaggine della frase “a Natale si è più buoni” con un serio impegno a vivere intensamente i valori e le virtù della bontà, della mitezza, della misericordia, della dolcezza, della mansuetudine, del rispetto reciproco non un solo giorno l’anno. Si tratta di una grande sfida da raccogliere e da vincere. È un discorso utopico o anacronistico? No, è semplicemente frutto della certezza che Dio continua a seminare nel terreno della nostra vita.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
Nella storia si alternano da sempre luci ed ombre, momenti traboccanti gioia e momenti in cui invece prevalgono dolore e sofferenza. Il tempo dell’ottundimento della ragione, del dominio dell’insensatezza, della gratuità del male, dello smarrimento del senso di umanità lo avvertiamo in tutta la sua pesantezza, come una morsa tremenda ci costringe in spazi angusti e ci riempie di angoscia, sottraendoci ogni speranza per il futuro. La crudezza di tante realtà in noi e intorno a noi non può e non deve indurci ad essere catastroficamente pessimisti, ad unirci superficialmente al coro dei tanti cantori della distruzione dei valori della società e a non rimboccarci le maniche per ricercare e ritrovare l’autentico significato del Natale.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
In questo nostro tempo in cui si sta consumando una guerra mondiale a pezzi e ci sentiamo impotenti, sovrastati da logiche incontrollabili di potere e violenza il Natale rischia di scivolare via senza toccare i cuori di quanti giocano con il destino dell’umanità, senza estirpare il germe dell’intolleranza e della prepotenza che dal di dentro corrode, frantuma e distrugge le nostre esistenze. Possiamo scegliere la strada della rassegnazione, della passività frustrante, dell’adesione entusiastica alla mentalità bellicistica imperante, dello schierarci da parte contro l’altra, dell’armarci di tutti gli strumenti di offesa possibili, comprese le parole brutali ed intolleranti, oppure incamminarci lungo il sentiero tortuoso dei costruttori di pace. Non si tratta di abbandonarci ad una visione irenica e irrealistica della realtà, ma di farci guidare dal realismo utopico che un altro mondo è possibile e dipende da ognuno di noi.
 
Il Natale ritorna, come ogni anno.
 
E noi siamo pronti ad accoglierlo?

 

 

La Sagra del Carciofo di Sezze, le due fiere (quella di San Luca e quella della Croce) e ben 5 attività commerciali sono state inserite all’interno dell’elenco regionale delle botteghe e attività storiche della Regione Lazio annualità 2023, articolato secondo le attività “Botteghe e attività storiche”, “Mercati storici”, “Fiere storiche”, “Attività di commercio su aree pubbliche di valenza storica”. A darne notizia dopo la pubblicazione del bollettino ufficiale della stessa Regione Lazio è stata l’assessore alle Attività Produttive, Lola Fernandez, che in una nota ha spiegato i dettagli di un lungo processo che finalmente ha ottenuto i riconoscimenti sperati: “Siamo davvero soddisfatti perché 3 momenti molto importanti per la nostra città e ben 5 attività commerciali che hanno fatto la storia del nostro territorio hanno ottenuto un riconoscimento prestigioso. La nostra Sagra del Carciofo, evento che porta in città migliaia di persone ogni anno e sul quale questa amministrazione ha sempre puntato sotto il profilo produttivo ma anche culturale, insieme alle due storiche fiere che si svolgono a Sezze, quella del 18 ottobre, giorno di San Luca, e quella del 3 maggio, la fiera della Croce, altri due momenti storici e importanti per l’economia della città”. Oltre alla Sagra e alle due fiere che si svolgono in città durante l’anno, però, la proposta avanzata dal Comune di Sezze è stata accolta positivamente anche sul fronte delle attività commerciali ritenute botteghe storiche. Sono ben 5, infatti, quelle che entrano nell’elenco regionale: “Si tratta di due storici bar – spiega ancora Lola Fernandez – che hanno fatto la storia della città, il bar Buzzichetto in porta S.Andrea e il Bar Bistrot, lo storico bar “Cingolotto” di piazza De Magistris, entrambe nella categoria di “somministrazione al pubblico di alimenti e bevande”, oltre ad altre 3 attività commerciali, il panificio Monescalchi di Sezze scalo nella categoria “commercio prodotti da forno- produzione pane e dolci locali”, l’oreficeria Vincenzo Di Lenola nella categoria “commercio gioielleria e laboratorio orafo”, e l’azienda di Anna Lombardi nella categoria di “commercio al dettaglio di biancheria, maglieria e abbigliamento”. Un risultato eccellente per il nostro territorio che grazie a questo riconoscimento da avvio a una stagione unica di valorizzazione storica, culturale e delle tradizioni setine in ambito commerciale. Vanno ringraziate le attività che hanno partecipato al bando – ha concluso l’assessore Fernandez – ma anche Vittorio del Duca che ha offerto un grande contributo alle relazioni tecniche delle fiere e mercati che hanno ottenuto la qualifica di “storici” nell’elenco regionale, la Confcommercio Lazio Sud che, nel quadro della collaborazione avviata con il programma di azione della Rete di Imprese Seti@, ha supportato e animato le aziende del centro storico a presentare la loro domanda all’avviso pubblico del Comune. Per ultimi, ma non per importanza, gli uffici comunali, in particolare il SUAP, che ha svolto un egregio lavoro di istruttoria e verifica del possesso dei requisiti previsti dall’avviso pubblico regionale”. Ora il lavoro del Comune di Sezze continua supportando i commercianti che hanno ottenuto il riconoscimento nella loro partecipazione al prossimo avviso regionale che finanzierà le botteghe, attività, fiere e mercati storici inseriti nell’elenco regionale “annualità 2023”.

 

La SPl Sezze ha avviato le procedute mirate al riaffidamento di numerosi servizi urbani (Igiene Urbana, Centro Diurno, Manutenzione pubblica illuminazione, Trasporto scolastico, servici cimiteriali, Verde pubblico, Ufficio Tributi e Finanziari ecc) giunti a scadenza naturale. A causa della mancata iscrizione della società nell’elenco delle stazioni appaltanti qualificate la stessa ha sottoscritto un accordo con la società ABC Latina la quale, in veste di stazione appaltante, eseguirà la procedura di gara per l’affidamento di gara in nome e per conto della SPL. Il nuovo contratto di somministrazione avrà durata di 48 mesi con eventuale rinnovo per 12 mesi per importo complessivo stimato del contratto da affidare di 3 milioni di euro con ulteriori 750 mila euro più iva.   

 

 

 Sotto uno stralcio della determina sottoscritta

Riceviamo e pubblichiamo quanto segue, per repliche o smentite scrivere al direttore de La Notizia Condivisa.

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Stamattina durante una camminata sulle migliare, avendo letto il progetto Setia Factory, decido di imboccare il viale che porta alla Ex Colonia Agricola. Avevo letto su qualche post che si trovava in stato di abbandono e degrado, ma quello che è sfuggito è un'altra cosa: anche in questo luogo è evidente il fallimento del Progetto ossigeno, con decine di "Liquidambar" stecchiti e arsi. Lo stabile è completamente circondato da erba e rovi e quello che mi ha stupito è una bicicletta appoggiata al portone d'entrata della struttura. Mi sono chiesta: "ci vive qualcuno? E' stata occupata?. La bicicletta è stata abbandonata da qualcuno?". Uscendo dal Viale della colonia e dalla migliara 45 andado verso il centro abitato dello Scalo si possono notare gli addobbi natalizi che sono presenti su questa strada: buste lanciate e rimaste appese agli alberi. A coronare tutto, sotto il ponte della SS 156, una bella discarica che mi conferma : "tutto come prima piu' di prima".

Lettera di una residente della pianura di Sezze Scalo.

 

 

 

 

Le Sacre Rappresentazioni della Settimana Santa patrimonio immateriale dell’Unesco. Lo chiede la Rete italiana di Europassione per l’Italia che giovedì 21 dicembre alle 11 presenterà a Roma, presso l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, i risultati del progetto. Sarà la sala conferenze dell’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale del Ministero della Cultura a ospitare le comunità praticanti della Rete italiana delle manifestazioni della Settimana Santa riunite in Europassione per l’Italia. Le 30 amministrazioni comunali partecipanti si riuniranno, attraverso la Rete dei sindaci, a sostegno del progetto Unesco con il coordinamento tecnico-scientifico di Patrizia Nardi, per un evento di presentazione dei registri delle Eredità Immateriali approvati dai consigli dei Comuni appartenenti alla Rete presenti in quasi tutte le regioni italiane. Il progetto, realizzato in stretta sinergia con l’istituto ministeriale - in particolare con la funzionaria antropologa Stefania Baldinotti e il direttore Leandro Ventura - si ricollega alle azioni di salvaguardia condivisa che da anni Europassione mette in atto sui territori, sia a livello nazionale che a livello europeo, a favore del patrimonio immateriale, legato alle espressioni narrative della Settimana Santa, all’identità e alla cultura della tradizione espresse attraverso il teatro e i rituali popolari. Durante l’evento verrà presentata l’attività svolta dalle amministrazioni comunali a sostegno del percorso di candidatura dei riti della Settimana Santa a patrimonio immateriale dell’Unesco e si dialogherà anche sui prossimi passi della Rete. Il percorso è giunto alla sua fase finale prima dell’avvio della procedura d’istruttoria presso la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco e il Servizio Unesco del MiC. All’incontro parteciperanno il presidente di Europassione per l’Italia Flavio Sialino, l’ufficio di presidenza con Patrizia Nardi, Leandro Ventura e Stefania Baldinotti, l’antropologa Luisa Vietri, curatrice della catalogazione delle Sacre Rappresentazioni e dei riti processionali, l’ufficio di presidenza della Rete dei sindaci rappresentato da Alessandro Carini, sindaco di Romagnano Sesia (NO), Lidano Lucidi, sindaco di Sezze (LT) e le comunità della Rete. L’evento offrirà anche l’opportunità di ammirare, presso la Sala delle Conferenze, uno spazio dedicato agli oggetti e ai costumi tipici delle Rappresentazioni Sacre, a testimoniare il grande lavoro svolto dagli artigiani e la loro dedizione nel portare avanti un mestiere che ormai sta scomparendo. “Quella che la nostra Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo possa diventare patrimonio immateriale dell’Unesco è un’opportunità che speriamo si possa concretizzare. Come amministrazione, dopo l’approvazione in consiglio comunale (a maggioranza) dei Registri delle Eredità Immateriali, abbiamo chiaro quale indirizzo seguire e crediamo che questa iniziativa possa dare da una parte slancio all’economia del territorio, dall’altra rendere il giusto omaggio a chi da tanti anni porta avanti questa tradizione”.

 

 

 

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Latina, hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di uno degli indagati per i furti in abitazione commessi a Maenza, Priverno e Sezze. L’attività degli investigatori ha consentito di denunciare in stato di libertà, due uomini di 49 anni e 27 anni residenti ad Aprilia che in concorso fra di loro si introducevano all’interno di tre abitazioni per impossessarsi di oggetti di valore. Il Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica di Latina che dirige le indagini, ha emesso per entrambi due decreti di perquisizione finalizzata alla ricerca di refurtiva che sono stati eseguiti dai Carabinieri del N.O.R. di Latina. Le perquisizioni davano esito positivo consentendo di rinvenire arnesi da scasso che venivano sottoposte a sequestro. Il Giudice per le Indagini Preliminari, ha emesso l’ordinanza dispositiva della misura coercitiva dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria a carico di uno degli indagati. In particolare i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Latina eseguivano l’ordinanza nei confronti dell’uomo di 49 anni di origini straniere, ma residente ad Aprilia. Sono attualmente in corso attività investigative atti ad accertare eventuali furti perpetrati dai soggetti nel territorio dei Monti Lepini.

Domenica, 17 Dicembre 2023 06:45

Davigo e la giustizia disumana

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Piercamillo Davigo si è calato talmente nella parte del fustigatore dei costumi italici, da essersi ormai trasformato in una maschera. In nome di una concezione iperbolica e straniante dell’amministrazione della giustizia ha smarrito il senso dell’umanità e, traboccante di boriosa presunzione, considera normalità calpestare il servizio al diritto e alla legalità che ogni magistrato è chiamato a svolgere nell’esercizio delle proprie funzioni in uno stato democratico come il nostro, il quale ha il proprio fondamento nei principi e nei valori della Costituzione della Repubblica.
 
L’ex PM di Milano, che verrà ricordato per aver sostenuto, parlando dei femminicidi, tutto divertito, alla Festa del Fatto Quotidiano, che costano meno tempo e pena di un divorzio, per aver detto riferendosi agli indagati prosciolti e agli imputati assolti che “non esistono innocenti ma solo colpevoli di cui non si è riusciti a dimostrare la colpevolezza”, finendo poi lui stesso imputato e condannato in primo grado, qualche giorno fa ci ha regalato un’altra perla di indiscutibile valore, suscitando neanche a dirlo grande sconcerto e profonda ripugnanza per le sue affermazioni. Invero e sinceramente c’è da stupirsi dello stupore, considerato che siamo al cospetto di un incallito recidivo riguardo dichiarazioni scioccanti. Ospite del podcast di Fedez, Muschio Selvaggio, Davigo ha ripercorso la stagione di Mani Pulite e alla domanda del conduttore su come si fosse sentito di fronte alla tragica scelta di alcuni indagati di togliersi la vita, ha affermato con zelo da questurino: “Purtroppo, per quanto sia crudo quel che sto dicendo, in questo mestiere capita che gli imputati si suicidino. La mortalità nelle carceri per suicidio è più alta che fuori”. La freddezza con cui si è riferito a tragedie personali di tal fatta lascia di stucco. Davigo poi ha aggiunto: “Lo so che è una cosa spiacevole quella che sto per dire, ma è la verità: le conseguenze dei delitti ricadono su quelli che li commettono, non su coloro che li scoprono e li reprimono. Perché altrimenti il ragionamento porterebbe a dire: allora non fate le indagini”. Come se quanto affermato già non bastasse, alla domanda del conduttore se fosse dispiaciuto almeno per il fatto che qualcuno dei suoi indagati, come ad esempio Raul Gardini, si fosse tolto la vita, l’ex pm ha rincarato la dose: "Ma certo che dispiace. Prima di tutto, se uno decide di suicidarsi lo perdi come possibile fonte di informazioni". Insomma l’ex magistrato considera i suicidi un danno collaterale, tutto sommato una conseguenza da mettere in conto e un prezzo accettabile da pagare. Soprattutto poi tali gesti estremi rappresentano un danno per i pubblici ministeri, in quanto comportano la perdita di una fonte investigativa, e non un male in sé.
 
Non è necessario essere dei pericolosi alfieri del garantismo estremista per trasecolare di fronte a tanta tracotante mancanza di rispetto per la vita umana e per valutare simili affermazioni, a voler essere benevoli, quantomeno orripilanti.  
 
Sotto il profilo strettamente giuridico e restando ancorati ai principi costituzionali un ex magistrato dovrebbe sapere bene che le persone detenute in via cautelare, prevista fino al tempo massimo di un anno, delle quali nessun giudice ha ancora accertato le responsabilità, non possono considerarsi colpevoli. Nel nostro ordinamento vige il principio della presunzione di innocenza e spesso gli imputati, ai suoi tempi come anche oggi, capita che finiscono prosciolti o assolti perché ritenuti non responsabili dei fatti loro contestati. Tuttavia una simile eventualità per Davigo, lo sappiamo tutti, non conta nulla, se si riferisce ovviamente ai comuni cittadini, ed è fondamentale invece se riguarda se stesso, trattandosi di un noto esponente di quella progenie di moralisti intransigenti, giudici inflessibili delle vite altrui ma strenui garantisti indulgenti e comprensivi se a dover essere accertati e giudicati sono i propri comportamenti. Quell’espressione, che derubrica la morte di un uomo indagato a perdita investigativa per il pubblico ministero, rivela la sua concezione dell’essere magistrato e la sua idea della funzione della custodia cautelare, evidentemente finalizzata ad essere uno strumento utile a strappare informazioni. L’indagato così si trova di fronte all’alternativa o parlare e riottenere la libertà o tacere e restare in gattabuia. Con buona pace anche di chi magari in carcere vi finisce innocente.
 
Un magistrato maneggia la vita delle persone, le loro libertà, le loro reputazioni, le loro famiglie, le loro imprese con dipendenti e collaboratori e pertanto dovrebbe usare il massimo della cautela per evitare danni irreparabili in caso di errori, sempre possibili e tutt’altro che rari. Chiunque di noi, quotidianamente e qualunque sia il lavoro svolto, si interroga se sta facendo la cosa giusta, se sta cercando di raggiungere il bene oppure se sta sbagliando. Davigo invece ha un atteggiamento notarile, freddo e presuntuoso, non nutre dubbi e non manifesta incertezze di alcun genere quando esprime i suoi giudizi e compie i suoi atti e questo è spaventosamente pericoloso perché rappresenta l’anticamera dell’autoritarismo.
 
Sarebbe un errore gravissimo e imperdonabile confondere un simile livore e un così profondo disprezzo, grondanti pregiudizio, verso gli altri con l’intransigenza e il rigore morale.
 
La speranza è che Piercamillo Davigo rappresenti un fulgido esempio di ciò che ogni buon magistrato non deve essere nell’esercizio della sua funzione e il non seguire le sue orme è il migliore omaggio ai tanti giudici che ci hanno rimesso la vita senza mai sparare stupidaggini, con le quali alimentare il proprio ego e la propria inutile smania di vuoto protagonismo.

 

 

È stata presentata ieri, lunedì 11 dicembre presso l’auditorium comunale “San  Michele Arcangelo” di Sezze, la sede operativa del Pronto Intervento Sociale, il servizio che coinvolge tutti i Comuni del distretto sanitario Lt3, oltre a Sezze i Comuni di Priverno, Bassiano, Maenza, Prossedi, Roccagorga, Roccasecca dei Volsci e Sonnino. Senzatetto, disagi in famiglia, situazioni di pericolo per gli anziani, questi gli ambiti all’interno dei quali il servizio si svilupperà e provvederà a dare una prima, immediata, risposta alle richieste che già in questi mesi sono pervenute all’attenzione degli uffici dei Servizi Sociali: “Un’azione importante e spesso indispensabile – ha spiegato l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Sezze – che interverrà h24 negli orari in cui sono chiusi gli uffici comunali e che, a Sezze come in tutti gli altri Comuni del distretto socio-sanitario, tramite un numero verde garantirà i primi interventi che spesso sono determinanti per ottenere risultati”.Un progetto che è stato accolto positivamente dall’Unione Europea e dal Ministero del Lavoro, tanto da spingere gli stessi Comuni ad esprimersi positivamente sull’inserimento strutturale all’interno del prossimo Piano di Zona in fase di approvazione per il prossimo triennio. A gestire il servizio del Pronto Intervento Sociale sarà la cooperativa sociale “Arteinsieme”, che già da tempo ha raccolto diverse segnalazioni poi prontamente inoltrate agli uffici comunali di competenza e alle forze dell’ordine impegnate nei territori: “Il prossimo passo – ha concluso l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Sezze, Michela Capuccilli – sarà quello di estendere il coinvolgimento in queste azioni alle scuole, alle parrocchie e alle associazioni di volontariato che, per prime, ricevono segnalazioni di problemi che possono poi diventare vere e proprie emergenze. Mai come in queste occasioni – ha concluso il vicesindaco  di Sezze – la prevenzione viene ad assumere un ruolo importantissimo e lavorare con un unico obiettivo, coinvolgendo anche i medici di base del nostro  distretto socio-sanitario, le parrocchie, le associazioni del terzo settore che si  occupano di questi bisogni, è il modo migliore per raggiungere risultati positivi,  riuscendo ad avere una mappatura dei bisogni ed attenuare il senso di disagio  che vive una larga fascia della popolazione”.

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