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Si ha la sensazione che la società Acqualatina non ascolti più nessuno. E che sia ormai normale che manchi l’acqua nelle tubature domestiche per ore o addirittura per intere giornate. Si ha la sensazione che gli amministratori della nostra città siano impotenti di fronte un disservizio continuo pagato profumatamente. Sì, perché le bollette arrivano puntuali e se non si hanno le ricevute di pagamento ti viene anche chiesto di pagare quello che già è stato pagato. Insomma ma è normale che interi quartieri di Sezze restino senza acqua ogni giorno? Solo per fare un esempio: in località Monte Trevi sono 24 ore che non c’è acqua. Ma cosa deve fare un lavoratore dopo una giornata passata fuori casa? Andare a lavarsi nel fiume Ufente? E’ veramente vergognoso. Il sindaco di Sezze Lidano Lucidi dovrebbe investire dello scandaloso disservizio il Prefetto di Latina Maurizio Falco. Dovrebbe farlo subito perché è impensabile che numerosi nuclei familiari possano passare una intera estate senza acqua. Sarebbe anche il caso che i cittadini pensassero ad una class action per una situazione che mai si era verificata in passato. Mai! Ricordo che un paio di anni fa ci furono giustamente proteste perché mancò acqua nei quartieri alti della città per pochi giorni. Oggi invece la situazione si è ribaltata: c’è acqua pochi giorni e manca sempre.

 

 

Proseguono senza sosta i controlli che il Comune di Sezze sta effettuando all’interno del centro storico sul fronte del corretto conferimento dei rifiuti urbani. Anche ieri mattina gli agenti della Polizia Locale, coordinati dal Comandante Lidano Caldarozzi, e personale della Servizi Pubblici Locali Sezze, la società partecipata del Comune che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, hanno effettuato una serie di verifiche utili a superare le criticità che spesso accadono all’interno della fascia muraria della città. Polizia Locale e personale della Spl hanno potuto fare un raffronto rispetto alle medesime azioni messe in campo la scorsa settimana. Della questione ha parlato il sindaco Lidano Lucidi, sottolineandone l’importanza: “Puntiamo ad avere una città sempre più pulita, con il centro storico che purtroppo segnala diverse criticità su questo fronte. Sarebbe bello non dover ricorrere a controlli sul territorio e concentrare le nostre attenzioni sull’aspetto culturale del corretto conferimento dei rifiuti urbani, ma non è possibile. Questo però – ha proseguito il primo cittadino – non ci distrae dalla ricerca della cultura dell’ambiente. Dobbiamo lavorare su più fronti e quello delle sanzioni amministrative non può essere mai abbandonato. Così come quello degli investimenti. All’interno del Bilancio, infatti, abbiamo deciso di continuare a potenziare l’aspetto della videosorveglianza, con fondi destinati all’acquisto di nuove fototrappole, che faranno il paio con la scelta di estendere la raccolta porta a porta anche in quelle aree del territorio di Sezze che finora non erano coperte da questo servizio. Lavoriamo – ha concluso il sindaco di Sezze – su tanti fronti con un obiettivo unico, quello di rendere la città pulita e accogliente e di isolare quelli che invece, evidentemente, godono nel vederla sporca o, più semplicemente, non hanno ancora la cultura del rispetto dei beni comuni e della salvaguardia dell’ambiente che viviamo quotidianamente”.

Domenica, 18 Giugno 2023 05:54

Berlusconi santificato

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Se è vero che la morte ci fa uguali, la nostra vita è un libro aperto le cui pagine non possono essere cancellate, al più solo furbescamente messe in sordina e ignorate.

Silvio Berlusconi è morto, la clessidra della vita si è svuotata anche per lui e in questi giorni si sono moltiplicati gli elogi funebri.

Il sentimento prevalente dinanzi alla morte è la tristezza, ma bisogna rifuggire ogni ipocrisia. Personalmente non lo ho mai votato, sostenuto, seguito nel suo percorso, non ne condividevo l’approccio alla cosa pubblica, l’idea informe e populista della politica, il liberismo darwiniano spacciato per libertà, l’uso a fini personali del potere, il modello di società disimpegnata, trash ed avvilente di cui si è fatto promotore e interprete, i rapporti opachi con le mafie, i poteri occulti e forti prima come imprenditore e poi come politico. Insomma mi divideva e mi divide da lui tutto e il mio giudizio rimane negativo, nonostante il suo passaggio a miglior vita.

Tanti che negli anni hanno osteggiato e insultato Berlusconi in questi giorni gli hanno tributato lodi. Far proprio il nobile rispetto che si deve a chi passa oltre, a chi se ne va senza volerlo e a chi resta in lacrime e con le cicatrici di un dolore che segna per sempre, è umanamente giusto e prescinde da schieramenti ideologici e appartenenze politiche. Tuttavia il dovuto cordoglio non può in nessun modo eludere il giudizio personale e politico, tantomeno cancellare quanto è stato, dovendo lasciar prevalere sempre onestà e verità. 

Berlusconi ha segnato la storia dell’Italia già da prima che si impegnasse all’interno delle istituzioni della Repubblica, la sua parabola personale, imprenditoriale e infine politica, come accade per chiunque, è stata caratterizzata da luci e ombre e, a modesto parere dello scrivente, sono prevalse nettamente queste ultime, ha lasciato il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. A partire dai rapporti con la P2 e da quelli con la mafia, certificati da pronunce giudiziali definitive, dal disprezzo della giustizia, dal suo continuo fuggire dai processi con leggi ad personam alla mercificazione di tutto, particolarmente del corpo delle donne, nelle sue televisioni, dallo sdoganamento dei fascisti al governo al ricorso alla menzogna come metodo sistematico di relazione politica, dall’interesse personale come unico metro del proprio operare, Berlusconi è stato l’esatto opposto di un vero statista e la sua azione politica si è caratterizzata per rappresentare il rovesciamento esatto dei principi che sostanziano la nostra Costituzione.

Il giornalista Oliver Meiler in un articolo su Sueddeutsche Zeitung scrive: “In tutti gli anni in cui ha fatto politica, Berlusconi si è occupato innanzitutto di una cosa: se stesso. È stato precursore di tanti populisti, demagoghi, seduttori”. E a margine della ricostruzione di tutto il percorso biografico sentenzia: “Come capo di governo, Silvio Berlusconi ha sempre deluso. Era bravo solo in campagna elettorale, come massaggiatore delle masse. Non c'è alcuna grande riforma di cui si ricordino gli italiani, neanche un'opera edile che valga come simbolo del suo tempo al governo”. Il die Welt scrive: “L'ascesa Berlusconi la deve al suo ego, alla sua capacità di cogliere i desideri degli italiani, e alla televisione. Il suo modo di fare politica ha fatto da modello a molti….. Cosa divise l'Italia? In gioco c’era di più del conflitto eterno con la legge. Una seconda rivoluzione antropologica, il passaggio da una società piccolo borghese, plasmata dalla morale cattolica, verso una società moderna, emancipata e spesso senza valori: l’era Berlusconi”.

Indiscutibilmente per metà degli italiani Silvio Berlusconi è stato il Dottore, il Cavaliere, il Presidente, l’Unto dal Signore e per l’altra metà il Caimano, Sua Emittenza, Berluscaz, lo Psiconano e dalla nascita della Repubblica nessun altro politico è stato capace di dividere il tempo e lo spazio tra il prima e il dopo la sua “discesa in campo”, di cambiare radicalmente il Potere e le modalità di esercitarlo, di incarnare la nuova fase storica in cui i partiti hanno perso gradualmente ruolo e funzione e si sono trasformati in macchine propagandistiche e comitati elettorali al servizio dei leader anziché di una progettualità condivisa.

I risultati di questa trasformazione culturale, prima ancora che politica, sono sotto i nostri occhi. Il tessuto sociale lacerato, il prevalere delle logiche egoistiche e affaristiche, lo sdoganamento della violazione delle regole e delle leggi in nome dell’interesse personale sono l’eredità di una stagione politica che ha avuto Silvio Berlusconi come protagonista ma non l’unico responsabile. Pertanto sarebbe ingiusto trasformarlo nel capro espiatorio di tutto quello che non va o non ci piace dell’Italia. Aveva ragione Cicerone ad affermare che la politica è diretto specchio di un popolo. Le distorsioni di cui ci lamentiamo, le negatività che evidenziamo ci rappresentano in pieno, sono lo specchio fedele di noi stessi.   

In questi giorni siamo stati tramortiti da un profluvio senza precedenti di superlativi, da una agiografia da Istituto Luce, da interminabili maratone informative, la cui vittima principale è stata l’informazione, da una sorta di beatificazione laica di un uomo celebrato come padre della Patria.

Se detestabili e ignobili sono l’odio personale e politico, il pregiudizio e l’ostilità prevenuta, altrettanto inaccettabile è la santificazione ipocrita e ingiustificata.

 

COMUNICATO STAMPA

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Proseguono incessantemente le operazioni di messa in sicurezza di diverse zone del territorio di Sezze messe a durissima prova dalla “bomba d’acqua” che si è abbattuta sul territorio domenica pomeriggio. Il sindaco Lidano Lucidi, insieme a membri dell’amministrazione, funzionari del Comune e Forze dell’Ordine impegnate nelle operazioni, si è recato anche questa mattina nella zona di Casali per verificare le situazioni più critiche, dopo che ieri si è svolta una riunione operativa in Prefettura. L’esito del sopralluogo, uno dei tanti effettuati in queste ore anche in altre zone (soprattutto allo scalo e nella zona di via degli Archi pesantemente colpita dall’ondata di maltempo), ha spinto amministratori e tecnici a decidere di emettere un’ordinanza di sgombero per 5 nuclei familiari che vivono nella zona del fronte franato nelle scorse ore, in via Casali III tratto. È stato lo stesso sindaco Lucidi a spiegare: “C’è un’area adiacente al fronte frana che è a rischio. Per questo motivo, dopo aver parlato con i residenti, che sono stati molto collaborativi, si è deciso di procedere all’ordinanza di sgombero. Sempre in quella zona, oltre ai tanti interventi effettuati, ne voglio segnalare uno dell’Enel che ha messo in sicurezza un palo divelto dalle precipitazioni che metteva a rischio l’incolumità pubblica”. La situazione, come spiegato dallo stesso Lidano Lucidi, è in costante monitoraggio, a Casali ma non solo: “Stiamo raccogliendo ancora tante segnalazioni e siamo impegnati ad operare su tutto il territorio setino colpito dall’ondata di precipitazioni. Ai miei concittadini – ha concluso il primo cittadino di Sezze – torno a chiedere di mantenere comportamenti idonei e di seguire le indicazioni che stiamo cercando di fornire in questi giorni. Il meteo non promette ancora miglioramenti sensibili e dobbiamo mantenere alta l’attenzione per evitare problemi maggiori”.

 

 

Incarico di somma urgenza per quattro ditte locali per affrontare l’emergenza pericoli scaturita dal maltempo dei giorni precedenti. Il Comandante della P.L. dr. Lidano Caldarozzi, in qualità di Responsabile della Protezione Civile Locale, ha affidato così a 4 ditte il compito di attivarsi immediatamente in considerazione delle gravi segnalazioni pervenute ai danni alle abitazioni in diverse località di Sezze. Le ditte private incaricate sono dotate di mezzi idonei ad intervenite nelle zone più colpite. Si tratta delle ditte Protani Alessandro, Mancini Scavi, Corvo Fabio e 3B Service srls tutte di Sezze.

 

“Ma una notizia un po' originale/Non ha bisogno di alcun giornale/Come una freccia dall'arco scocca/Vola veloce di bocca in bocca”, scriveva e cantava Fabrizio De André in una straordinaria canzone.  Anche in questo caso, la notizia di quanto successo domenica scorsa a Sezze ha fatto veramente un giro impressionante. L'episodio della banda che ha suonato la Carrà mentre accompagnava la processione religiosa in occasione della solennità del Corpus Domini è finito in un servizio della Rai, nel programma La Vita in Diretta condotta da Alberto Matano. Poco fa gli operatori della nota trasmissione televisiva sono arrivati a Sezze per registrare un servizio dedicato proprio al singolare episodio che ha destato curiosità e un po' di sconcerto tra i fedeli e i cittadini. Il brano “Come è bello far l'amore” di Raffaella Carrà, suonato in un breve momento dalla Banda durante la processione, sicuramente non era in programma né tantomeno il comitato organizzatore immaginava minimamente che si potesse arrivare a tanto. Ma ormai è andata così (non esageriamo) ... anche se la vicenda, oltre ad aver avuto gli onori della cronaca,  potrebbe finire sul tavolo del Vescovo.

 

COMUNICATO STAMPA ARMA DEI CARABINIERI

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I Carabinieri della Stazione di Sezze Romano, unitamente ai militari della sezione Radiomobile di Latina, hanno tratto in arresto un uomo, un quarantanovenne romeno residente a Sezze, perché al culmine di reiterate condotte di maltrattamenti nei confronti della moglie dapprima la minacciava puntandole alla testa una pistola e poi esplodeva nei suoi confronti dei colpi di arma da fuoco. La donna riusciva a sfuggire alla furia omicida del marito ed allertare i Carabinieri che, giunti immediatamente sul posto, ponevano subito in sicurezza la donna, bloccavano l’uomo in evidente stato di alterazione psicofisica dovuta all’abuso di alcool e sequestravano l’arma con cui aveva sparato.

La loro relazione, che dura da circa 20 anni, da sempre è stata caratterizzata da violenza fisica e psicologica agita dall’uomo verso la moglie, come ha poi confermato la donna, ascoltata dai militari dell’Arma. Nonostante le violenze subite le provocavano diverse ferite evidenti che necessitavano di diversi giorni per la guarigione, la donna non riferiva a nessuno quanto le accadeva, per timore, neanche quando le percosse ricevute le provocavano la lesione della colonna vertebrale o la rottura dell’arcata dentale. E neanche quando ha creduto di morire quando il marito ha tentato di soffocarla con un cuscino o con una busta di plastica. La donna non ha mai voluto sporgere denuncia alle forze dell’ordine, ed anzi, ogni volta perdonava il marito che non esitava a vantarsi con i suoi amici delle violenze a cui sottoponeva la moglie. Oltre alle violenze fisiche, la moglie subiva continuamente violenze psicologiche fatte di offese, minacce e privazioni, nonostante da un po’ di tempo la donna versasse in uno stato di salute precario.

Dopo l’ennesimo violento litigio, la donna, esasperata, dichiarava al marito che l’avrebbe lasciato e che doveva andare via di casa, ma queste parole hanno solo aumentato la ferocia dell’uomo che, dopo averla minacciata di morte, ha impugnato una pistola con matricola abrasa e ha iniziato a sparare, non riuscendo a colpirla. Anche quando la donna tentava di mettersi in salvo, scappando di casa, lui esplodeva un altro colpo, ma la donna riusciva a rimanere illesa e a chiedere aiuto ad una vicina che allertava subito i Carabinieri, il cui intervento immediato è riuscito a interrompere definitivamente il disegno criminoso del marito, bloccandolo e disarmandolo e mettendo finalmente al sicuro la donna.

L’uomo veniva tratto in arresto e, su disposizione del Pubblico Ministero di turno presso la Procura della Repubblica di Latina, tradotto presso la casa circondariale di Latina.

L’attenzione del Comando Provinciale Carabinieri di Latina rimane alta e costante sui reati inerenti la violenza di genere, per cui è fondamentale la collaborazione di tutti, non solo degli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto della cittadinanza, la quale è invitata a “fare rete” per prevenire l’odioso reato di violenza di genere segnalando al numero di emergenza 112 qualsiasi situazione dubbia e casi di sospetta violenza di cui venga a conoscenza, per dare l’opportunità alle Forze dell’Ordine di intervenire con efficacia, prima che sia troppo tardi, per proteggere le donne vittime di violenza che non hanno la forza di chiedere aiuto.

Allo stesso tempo ci rivolgiamo alle vittime, chiedendo loro di denunciare, senza timore, ciò che accade loro perché saranno ascoltate in un ambiente protetto, senza essere giudicate, ma con tutta la professionalità che meritano perché le violenze domestiche non sono né un fatto privato, né un amore da perdonare, ma sono un reato, in cui la relazione affettiva costituisce un’aggravante e non una scusante.

 

 

“Quella di domenica pomeriggio è stata una situazione estrema, alla quale la città ha risposto con la solita compostezza, mettendosi subito al lavoro per far rientrare diverse situazioni emergenziali che in brevissimo tempo siamo stati chiamati ad affrontare. La tempestività degli interventi, coordinati dalla Polizia Locale, dai Carabinieri, dai Vigili del Fuoco con il prezioso supporto di diverse associazioni di Protezione Civile di Sezze e non solo, ci ha permesso di ridurre i disagi e di tornare ad una parvenza di normalità”.

È con queste parole che questa mattina il sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, ha accolto il Prefetto di Latina Maurizio Falco giunto sui Lepini per un sopralluogo delle zone maggiormente colpite dalla violenta ondata di maltempo che ieri pomeriggio si è abbattuta sulla città creando diversi disagi in alcune zone, località Casali e via degli Archi di San Lidano soprattutto.

Il Prefetto di Latina, accompagnato dal Comandante provinciale dei Carabinieri e dal Presidente del Consorzio di Bonifica, si è recato insieme al sindaco proprio nella zona dei Casali, osservando da vicino i danni provocati da quella che si può definire una vera e propria bomba d' acqua, con circa 100 millimetri di pioggia incessante caduta su Sezze in circa un'ora. Dopo il sopralluogo, lo stesso Prefetto è stato ospitato in Comune per una riunione operativa, cui seguirà quella in programma domani alle 17 in Prefettura alla presenza di funzionari e dirigenti della Regione Lazio.L'occasione, come ha spiegato lo stesso sindaco, sarà utile per fare il punto sulla situazione e per iniziare a programmare quegli interventi indifferibili cui gli enti saranno chiamati a stretto giro per la messa in sicurezza del territorio colpito dal nubifragio. Nel pomeriggio, infine, la giunta comunale ha deliberato la richiesta di stato di calamità naturale proprio nei confronti della Regione Lazio: “Serviranno interventi mirati e si spera risolutivi – ha spiegato il sindaco – perché i danni sono stati ingenti e l'ondata di maltempo sembra non essere ancora passata. Quindi invito la cittadinanza a mantenere alta l'attenzione”.

Il sindaco di Sezze in località Casali 

SEZZE

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Tracimano molte strade a Sezze, a partire da località Casali dove cedono gli argini di Ponte della Valle. Criticità anche su  Quarto La Macchia e Crocevecchia, in zona Zoccolanti e altre località limitrofe. L'alluvione che ha investito Sezze dopo le ore 13 ha portato detriti e fango su tutto il territorio e ha reso le strade impercorribili e bloccato fossi e canali di scolo. Sul posto sono operative le squadre della Protezione Civile, i Carabinieri di Sezze e gli agenti della Polizia Locale. Anche in pianura danni alle colture e strade bloccate. Nei giorni scorsi molte erano state le segnalazioni per le condizioni in cui si trovava il fosso Brivolco così come i canali da tempo non ripuliti dalle erbacce e dal terriccio. Il territorio di Sezze ha purtroppo subito molti danni. Nelle prossime ore si tireranno le somme di quanto accaduto.  

 

Sabato, 10 Giugno 2023 18:21

Decreto lavoro. I conti non tornano

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La Costituzione all’art. 1 dichiara il lavoro valore fondante della Repubblica e all’art. 4 stabilisce che è dovere di ogni cittadino “svolgere un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Troppo spesso però si tralascia che l’art. 36 della Costituzione sancisce che “il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. La tutela e la promozione dei diritti fondamentali di ogni persona passano attraverso l’applicazione di tutti i principi costituzionali, non solo di alcuni o secondo le convenienze politiche. L’affermazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per la quale il Reddito di Cittadinanza non può sostituirsi al lavoro è condivisibile ma in assenza di politiche che promuovano la buona occupazione e garantiscano livelli retributivi adeguati, i lavoratori rischiano di essere risucchiati nel vortice oscuro della povertà e della marginalizzazione.
 
Nel nostro Paese il 30% dei lavoratori dipendenti del settore privato percepisce un salario annuo inferiore a 12 mila euro. Il tasso di disoccupazione tra i giovani, al netto di quanti il lavoro nemmeno lo cercano, supera il 22%. Il 12% dei lavoratori è in condizioni di povertà a causa dei salari totalmente inadeguati a soddisfare le esigenze primarie personali e delle loro famiglie. Secondo stime attendibili sono 3 milioni i lavoratori irregolari. Il futuro, per quanti rientrano in fasce reddituali così basse, si prospetta tutt’altro che roseo. Il Decreto Lavoro, approvato il 1° maggio dal Governo, al netto del polverone mediatico che lo ha accompagnato, non va nella direzione giusta e rischia di aggravare ulteriormente la condizione dei lavoratori più poveri.
 
La mancata introduzione del salario minimo è stata accompagnata da un’ulteriore liberalizzazione dei contratti a tempo determinato (divenuti una sorta di selva in cui è impossibile orientarsi e trovare il bandolo della matassa, a tutto discapito dei lavoratori) e dall’estensione dei voucher, guarda caso proprio nei settori dove il lavoro povero è diffusissimo. Il ricorso ai voucher, reso possibile con la legge di bilancio fino a 10 mila euro, con il decreto arriva ora a 15 mila euro, divenendo competitivo con le retribuzioni più basse previste da alcuni contratti precari, che quantomeno però sono associati ad una tutela minima dei diritti dei lavoratori.
 
La cancellazione del Reddito di Cittadinanza è sbagliata sia sotto il profilo sociale che economico. Si tratta di una misura da tempo esistente in tutti i Paesi europei e il Consiglio Europeo ha approvato una raccomandazione in favore dell’introduzione di adeguati sostegni alle fasce povere mediante un reddito minimo garantito. La scelta del governo avrà l’effetto di peggiorare la situazione di tante famiglie povere. Le forme di sostegno al reddito fungono da salario di riserva: se dignitose, favoriscono il miglioramento delle condizioni di lavoro in quanto rafforzano il potere contrattuale dei lavoratori e consentono di rifiutare contratti non dignitosi, se indecenti o assenti invece spingono i lavoratori ad accettare condizioni non dignitose.
 
Un intervento per eliminare le numerose distorsioni era necessario, ma il Reddito di Cittadinanza aveva il pregio di essere una misura universale rivolta a tutti i poveri. La soluzione ora adottata differenzia tra meritevoli, quanti hanno minori o non autosufficienti a carico, e non meritevoli che non li hanno, i quali vengono definiti poveri occupabili. Questi ultimi avranno diritto a un reddito mensile di 350 euro e un supporto per la formazione e il lavoro, senza alcun sostegno per la casa, per la durata massima di 12 mesi. I meritevoli riceveranno un trasferimento più elevato, costituito da un assegno di inclusione e da un sussidio per la casa, ma incomprensibilmente non viene presa in considerazione la presenza di figli maggiorenni abili al lavoro. Tanto gli occupabili quanto chi appartiene alle famiglie meritevoli, in età da lavoro e attivabili, dovranno sottoscrivere un patto personalizzato per il lavoro entro 60 giorni, seguire tutti i percorsi di formazione, presentarsi ogni 90 giorni al Centro per l’Impiego per aggiornare la propria posizione, accettare qualsiasi proposta di lavoro in ogni parte del Paese, a condizione che sia a tempo indeterminato, non importa se a tempo pieno o parziale e basta che non sia inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno, a nulla rilevando se consenta o meno lo spostamento di tutta l’eventuale famiglia. Il mancato rispetto di queste regole, anche da parte di un solo componente, comporta la perdita del reddito per l’intero nucleo familiare. Nessuna risorsa aggiuntiva è stata prevista per svolgimento degli accertamenti e l’attivazione dei servizi da parte dei Centri per l’Impiego, dovendosi secondo il governo attingere alle risorse esistenti. La valutazione di occupabilità viene fatta solo in base alla composizione familiare, non tiene conto della distanza dal mercato del lavoro ed è ritenuto occupabile chi non ha a carico minori, disabili o comunque non autosufficienti ed ha meno di 60 anni. L’irrealismo della previsione emerge ancor più se si considera che dalle verifiche effettuate solo il 27% dei percettori del Reddito di Cittadinanza è vicino al mondo del lavoro, il 13% ha avuto una esperienza lavorativa conclusa nell’ultimo anno, a nulla rilevando il grado di istruzione, e la qualifica di occupabilità non considera che nella fascia di età dai 18 ai 59 anni possano esserci persone fragili e vulnerabili, bisognose più di supporti psico-sociali che di percorsi di attivazione al lavoro: si pensi ai senza fissa dimora, a quanti hanno dipendenze o patologie psichiatriche non diagnosticate.
 
L’introduzione del salario minimo, esclusa dalla maggioranza, favorirebbe la concorrenza e le imprese sane, che investono in ricerca, in sistemi e prodotti innovativi. La mancanza invece consente alle imprese meno efficienti e produttive di fissare le retribuzioni al di sotto dei livelli concorrenziali e di alterare il mercato, sopravvivendo a discapito di quelle più sane e in alcuni casi più oneste. La riduzione della loro presa sul mercato del lavoro consentirebbe di aumentare non solo i salari, ma soprattutto l’occupazione e la produttività con un beneficio generale per tutta la collettività che avrebbe maggiori ricchezze da ridistribuire.
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