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Squillano le trombe, rullano i tamburi. L'annuncio è di quelli che cambieranno la storia, le magnifiche sorti e progressive dell'Italia. Il nostro Paese si schiuderà al fulgido avvenire della terza repubblica e vi entrerà a passo di carica grazie all'approvazione dell'elezione diretta del capo del governo, il cosiddetto  premierato .
 
Ormai da qualche decennio il grande sogno della politica italiana, senza separazione di colore e schieramento, è di riformare la Costituzione. Il dramma è che le parole hanno perso peso, funzione e significato. Riformare è termine bellissimo, ma è venuto assumendo una connotazione negativa, fa spesso rima con il peggioramento dell'esistente, con un sostanziale arretramento nel campo dei diritti e delle libertà.
 
Gli ultimi tentativi di cambiare radicalmente la Carta Costituzionale sono per fortuna falliti, dal momento che rappresentavano una vera e propria manomissione del suo impianto democratico e sociale, avevano il carattere della scappatoia funzionale a mascherare lo scarso spessore culturale, la limitata tensione verso il bene comune , l'incapacità di proporre una progettualità seria e di ampio respiro della classe politica e non costituivano certamente, come propagandato, dei passaggi indispensabili per favorire il progresso dell'Italia e la modernizzazione delle istituzioni.  
 
Lo sgangherato premiato, tirato fuori dal cilindro dal governo Meloni, è un  unicum  nella storia costituzionale delle moderne democrazie liberali, è un ircocervo favoloso e una chimerica assurdità. La proposta, sbandierata con solennità dal governo e dal sodalizio degli incensatori di professione, consiste in un progetto di legge costituzionale composto da cinque articoli: un testo scarno per forma e contenuti, dirompente per gli equilibri democratici e disarticolanti il ​​complesso sistema di pesi e contrappesi introdotti dai costituenti, indispensabili per garantire una democrazia vera, sostanziale e non solo formalistica. Nel testo sono più le cose che mancano e trionfano approssimazione e mera propaganda.
 
L'altisonanza del proclama di voler ripristinare finalmente ruolo e centralità ai cittadini, lo scettro del potere decisorio, delegando loro la facoltà di scegliere il Presidente del Consiglio è il trionfo della più becera ipocrisia, la copertura farlocca e ridicola dello svuotamento della democrazia, che va avanti da tempo con la complicità se non di tutta la politica quantomeno di buona parte, la formalizzazione normativa di una metamorfosi dei luoghi della rappresentanza, ridotta gradualmente a vuoti comparse, la contrazione pericolosa dell'esercizio della sovranità popolare a facoltà di delegare il potere di decidere le sorti di tutti e di ciascuno ad uno soltanto. E che le cose stanno così è confermato dalla più volte esplicitata convinzione di tanti attori della politica, i quali dovranno il confronto e le discussioni nelle aule parlamentari come la celebrazione di una liturgia di altri tempi, ormai del tutto desueta ed inutile, un mero intralcio al decisionismo efficientista. Quando una legge di bilancio, il più importante atto politico di un governo e della sua maggioranza si può discutere giusto un po' in una sola delle Camere e senza presentare emendamenti, mentre nell'altra si preannuncia preventivamente che verrà posta la fiducia, anche in assenza di particolari emergenze politiche e temporali, è di palese evidenza che il Parlamento è ridotto a scenografia e non lo si può certo considerare un ostacolo.
 
Il premierato è da tempo praticato in Italia e costituisce una violazione formale e sostanziale della Costituzione. È evidente a tutti, anche agli osservatori più disincantati o superficiali, che non sono certo la nostra carta fondamentale, le leggi oi regolamenti, tantomeno la divisione dei poteri tra gli organi costituzionali ad essere di ostacolare ad un'azione spedita del governo in tutti quegli ambiti in cui si registrano indecisionismo, ritardi e inettitudine nel rispondere alle emergenze, dall'immigrazione fuori controllo all' gonfiaggio galoppante, passando per le difficoltà sul PNRR e sulla sua  messa a terra , quanto piuttosto la mancanza di idee e di coraggio di una politica che preferisce galleggiare tra soluzioni tampone e il voltarsi dall'altra parte, evitando accuratamente di assumersi le responsabilità delle scelte e delle soluzioni possibili.  
 
Anomalo è il modo poi in cui è stato impostato l'iter della riforma. L'iniziativa parte dal governo, non dal Parlamento, e prescindendo dall'indispensabile confronto con le opposizioni, come dovrebbe invece essere in un percorso costituente fatto di ascolto, condivisione, ricerca di consenso ampio, trattandosi di regole comuni. Alla base c'è l'incultura politica della maggioranza, ma anche il riemergere di altro, l'affermazione di una certa idea plebiscitaria che si riflette nel metodo e nel merito.
 
La riforma non ha un'architettura coerente, i proponenti sono interessati al dato simbolico e poco importante se la conseguenza sarà una torsione in senso leaderista della democrazia parlamentare. La mancata previsione dell'indispensabile armonizzazione tra le norme costituzionali crea un sistema bicefalo, una condizione di conflitto istituzionale permanente tra la legittimità formale e sostanziale, tra Presidente del Consiglio il quale, essendo eletto dai cittadini, possiede una forte legittimazione politica, e Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento, con legittimazione minore ma forti poteri di intervento. Il rischio è di mettere in serio pericolo l'equilibrio dei poteri che, seppur tra mille difficoltà, ha retto finora la Repubblica, evitando avventurismi e derivate autoritarie. In ogni caso a farne le spese sarà il Parlamento, che ne uscirà ulteriormente indebolito, delegittimato e limitato nella sua capacità di rappresentanza. Il fatto che non sia prevista una soglia minima di voti da raggiungere per la coalizione che sostiene il candidato per far scattare il premio di maggioranza, lede i principi fondamentali della Costituzione e fa si che una esigua minoranza possa ottenere una maggioranza amplissima in Parlamento. Un assurdo!
 
Infine sotto un profilo contingente la riforma nasce dall'esigenza politica di costruire una via di uscita e una narrazione giustificazionistica dello stallo economico e sociale in cui l'Italia versa. In perfetto stile populista, da qui alle elezioni Europee, mancando i soldi da distribuire ei risultati da vendere, Giorgia Meloni, il governo e la maggioranza faranno ricorso al vittimismo classico, si sceglieranno il nemico da combattere e superare, il terreno plebiscitario della contesa, accuseranno lacci e lacciuoli che impediscono loro di governare e tenere fede agli impegni assunti in campagna elettorale.
 
Una perfetta arma di distrazione di massa e un  vulnus  pericoloso questa proposta di riforma costituzionale.

 

 

Riceviamo e pubblichiamo un documento del Pd di Sezze in merito ai risultati rivendicati dall'amministratore della SPL Antonio Ottaviani.

Per repliche o smentite contattare la redazione de La Notizia Condivisa.

 

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Quanti ricoprono ruoli amministrativi hanno il dovere della verità e non dovrebbero ricorrere sempre e solo alla bieca propaganda. Non è trascorso nemmeno un anno della nuova gestione della SPL SpA e già si rivendicano risultati, non riconoscendo che non è tutta farina del proprio sacco, anzi non lo è proprio per niente.
Il tanto decantato risparmio sui noleggi dei mezzi per la raccolta dei rifiuti è frutto del finanziamento provinciale , ottenuto da "quelli di prima, amministrazione e management SPL SpA", con il quale sono stati acquistati tre nuovi mezzi e ne è stato sistemato uno già di proprietà con problemi meccanici. Due altri mezzi sono stati presi in leasing, e pertanto si stanno pagando, grazie al nuovo contratto di servizio con il quale l'attuale amministrazione comunale ha aumentato i trasferimenti a favore della SPL SpA. Si tratta perciò di soldi di noi cittadini trasferiti dal Comune di Sezze alla società pubblica. Ammesso che lo sia, la gestione virtuosa non c'entra nulla.
L'estensione della raccolta differenziata in questi mesi ha interessato poco più di mille utenti, a fronte di oltre novemila già serviti dalla gestione precedente. L'ampliamento del servizio è stato finanziato grazie ai fondi ottenuti sempre da "quelli di prima, amministrazione e management SPL SpA", un progetto che includeva la stessa fornitura dei mastelli (i secchi) per i cittadini e il cui avvio è stato ritardato inspiegabilmente .
Riguardo poi lo sbandierato risparmio sui carburanti, ad oggi non risultano riscontri documentali ed è necessario fare chiarezza. Come è stato raggiungo tale risultato? Sono stato accertato anomalie gestionali e sottrazioni di carburanti riferibili al passato? Non si tratta di dettagli di poco conto ma di fatti giuridicamente rilevanti e non si può ridurre tutto a sparate propagandistiche.
Sulla base dei riscontri ad oggi la raccolta differenziata è al di sotto del 60% a fronte della copertura del territorio al 100% e non brilla certo per efficacia ed efficienza.
A fronte di tutto ciò:


- è aumentata di quasi il 17% la tassa sui rifiuti;
- sono state tagliate le corse degli scuolabus con disagi notevoli per i bambini e le loro famiglie. 
- è aumentata le quote di partecipazione alle spese per scuolabus e mense scolastiche.


Se è vero che ci sono stati risparmi nella gestione della SPL SpA perché i costi a carico dei cittadini sono aumentati e non diminuiti? Risparmi ed aumenti sono serviti a finanziare assunzioni di dirigenti e consulenze inutili, a pagare cambiali elettorali.
E poi se la gestione di "quelli di prima, amministrazione e management SPL SpA", era così disastrosa, come mai due autorevoli assessori di questa amministrazione, che in passato hanno avuto ruoli politici di indirizzo e di controllo contabile dell'azienda pubblica hanno avvallato le precedenti gestioni e non hanno detto mai nulla ?
Si sa, la verità è la prima vittima della propaganda e di fronte al proprio fallimento politico e amministrativo, ci si aggrappa al nulla pur di restare a galla.
Il Partito Democratico di Sezze

Domenica, 29 Ottobre 2023 06:57

Shalom è l'unica strada

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Una mano tesa e una parola semplice e disarmante, in grado però di abbattere barriere in apparenza insormontabili, di smascherare la logica perversa della violenza, della vendetta e della guerra e di aprire sentieri stretti e faticosi di speranza, accoglienza e reciproca comprensione.
 
Shalom !
 
L'ostaggio, alla fine di giorni terribili, di una prigionia insensata e disumana, porge la mano al suo carnefice, il quale impugna un'arma, uno strumento di morte ripugnante ed ha il viso totalmente coperto. Gli occhi di Yocheved Lifshitz, 85 anni, incorniciati in un volto magro e rugoso, segnato dall'età e dalla sofferenza, abbattono in un attimo non solo la barriera del travisamento del terrorista, ma anche e soprattutto la cortina d'odio che divide i loro popoli. L'anziana donna cerca la mano del terrorista, la trova e la stringa. Quell'uomo, che potrebbe essere suo figlio o suo nipote, ricambia il gesto, stringe a sua volta la mano della donna, anche se non sappiamo se in quel suo atto ci sia sincerità o inganno, ancor più che il video è stato diffuso da Hamas potrebbe essere uno strumento di propaganda.
 
È difficile scorgere un volto umano in un terrorista, in chi ha compiuto atti di assoluta abiezione e disumanità, che ha trucidato a sangue freddo e per puro odio uomini e donne, anziani e bambini, persone inermi ed indifese, ma Yocheved Lifshitz non si è arresa all'orrore e ha ricercato, nonostante tutto, il fondo dell'umanità perduta anche in lui.    
 
La sensazione che si avverte, guardando quelle immagini, è che sia stato un gesto spontaneo, forse un moto del cuore, compiuto all'ultimo momento anche se a ben vedere meditato e voluto, di cui si stava quasi dimenticando, insperabilmente recuperato nella comprensibile concitazione di quella situazione, quando consegnata dai suoi aguzzini agli operatori della Croce Rossa Internazionale ritrova la libertà e si affranca da paure e privazioni patite nei lunghi giorni della prigionia.
 
È incredibile che nel silenzio e nel buio sconosciuto di una notte mediorientale, che tutto sembra avvolgere in una cortina impenetrabile, a cominciare dal cuore delle persone, Yocheved Lifshitz, con le sue movenze lente conseguenza dell'età avanzata ma anche dell'orrore di cui è stata vittima e da cui è rimasta segnata in modo indelebile, pur avendo avuto risparmiata la vita, del peso che si porta dentro perché suo marito è ancora prigioniero nelle mani dei terroristi, è capace di un gesto di pace umile, avente i tratti dell 'incredibile e dello straordinario.     
 
Yocheved Lifshitz ha visto l'inferno, ha attraversato in prima persona l'orrore, ma con quella parola e quella stretta di mano, ricercata e voluta, ha dimostrato il grande coraggio del perdono, della pietà, della ricerca del dialogo, dell'abbattimento. delle barriere e della costruzione di ponti tra nemici. Solo attraverso l'accoglienza e l'ascolto reciproco è possibile costruire la pace, trovare le ragioni del vivere fianco a fianco in nome della comune appartenenza all'umanità.  
 
Shalom , il saluto rivolto dalla donna all'aguzzino, non è una parola come tante, è usata nell'ebraico moderno e risuona ben 237 volte nell'Antico Testamento, soprattutto non possiede semplicemente il significato di pace. Il concetto di  Shalom  è poliedrico e il vocabolo, nella sua radice profonda, suppone invero compiutezza e perfezione. La pace biblica è auspicio di benessere, prosperità, giustizia, gioia e vita, è vigore del corpo e bellezza dell'animo, è armonia psicofisica dell'uomo nella relazione con i suoi simili e nel suo rapporto con Dio, è augurio di godere della pienezza dei beni messianici. Baruch Spinoza (1632-1677) affermava giustamente che “ la pace non è assenza di guerra soltanto, è una virtù, uno stato d'animo che dispone alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia ”.    
 
Shalom  è una parola bellissima soprattutto sulle labbra di questa donna ebrea di 85 anni, anzi ha un valore doppio perché non c'è odio nei suoi occhi, seppur spauriti, non c'è sentimento di vendetta nella sua voce, ma non c'è nemmeno arrendevolezza o debolezza verso gli assassini di Hamas.
 
Se vogliamo comprendere quanto sta accadendo oggi in questo lembo di terra bellissima, carica di storia e trasudante sofferenza, dobbiamo calarci nella prospettiva di Israele, cogliere le sue paure di distruzione esistenziale che l'atto terroristico del 7 ottobre ha riacceso. L'enormità dell'Olocausto lo rende una realtà incomparabile con ogni altra tragedia umana del passato e del presente, ma aver paragonato ad esso il massacro di oltre 1400 israeliani da parte di Hamas ci racconta qualcosa il cui significato non è possibile ignorare. Il tentato genocidio del popolo eletto per mano nazifascista e il pericolo costante che possa ripetersi anima ogni dimensione della vita ebraica. Non possiamo ignorarlo, voltarci dall'altra parte, non sentirci partecipi della loro paura e pronti a combattere ogni recrudescenza antisemita.
 
Shalom  è fare in modo che gli orrori commessi nel deserto e nei kibbutz non siano tollerati, giustificati, dimenticati, distorti. Shalom  è ricomporre i resti e restituire identità, integrità e dignità ai 1400 israeliani trucidati il ​​giorno dell'orrore e dello spargimento del sangue innocente, è rimettere in libertà i prigionieri catturati, ma anche riconoscere i diritti del popolo palestinese, non cadere nella perversione della vendetta che nulla a che vedere con il diritto di difendersi, è risparmiare la vita di bambini, donne e uomini palestinesi, ostaggi in stragrande maggioranza dei terroristi di Hamas, è consentire agli aiuti umanitari di entrare a Gaza per dare la possibilità di sopravvivere alla popolazione stremata, è permettere al personale sanitario di portare soccorso ai feriti non correndo tra le macerie per schivare le bombe, di eseguire gli interventi chirurgici in condizioni quantomeno accettabili e non estreme per salvare le vite umane.
 
Shalom  sarà negata fino a quando nei palazzi dei governi di alcune nazioni si parteggerà faziosamente per gli assassini, nelle strade e nelle piazze di tante città ci saranno cortei che inneggiano ai forni crematori, ad Hamas o alla Jhihad, nei consessi internazionali non si faranno gli sforzi necessari per superare i contrasti, per creare le condizioni di una pacifica convivenza tra israeliani e palestinesi nel rispetto della diversità delle sensibilità, delle culture, delle religioni e prima di tutto dei diritti e delle libertà fondamentali di ogni persona senza distinzioni.
 
Dobbiamo comprendere che l'unica alternativa alle bombe è farci  Shalom  l'uno per l'altro.

 

 

Passata la festa, gabbato lo Santo. Difficile smentire un proverbio. E mentre sulle dichiarazioni del sindaco Lidano Lucidi relativamente alla decisione della ASL di abbandonare il progetto di una Rsa all'interno del nosocomio San Carlo di Sezze insistere un silenzio tombale da parte dei rappresentanti istituzionali e dei partiti, non si sottrae al commento e al confronto Luigi Gioacchini del Movimento Libero di Iniziativa Sociale.

“Il sindaco Lucidi, in fase di Consiglio Comunale, è stato costretto a confessare – scrive Gioacchini . Non ci sono più scuse: la ristrutturazione milionaria del sito dell'ex ospedale, che doveva condurlo a diventare OSPEDALE DI PROSSIMITÀ, "bufala" presentata come "cantierabile" mesi fa, nella fase strumentale della campagna elettorale regionale, alla presenza di tutti, cioè dal sindaco in giù e senza che nessuno battesse ciglio, come già scritto da mesi, con buona pace dei sezzesi, non ci sarà. La RSA nemmeno. Ci vogliono i soldi. Soldi che, stranamente, nessuno aveva capito che non c'erano”.

In merito alla richiesta di riequilibrio di Bilancio, Gioacchini afferma: “Il RIEQUILIBRIO DI BILANCIO non è stato ancora approvato dalla Corte dei Conti per mancanza di "documentazione". Però, nel frattempo, nelle more del riequilibrio, la SPL , società pubblica con il Comune socio unico (Sic) ha deciso inutili assunzioni di personale "amministrativo" mentre, tutti sanno che se assunzioni dovevano esserci, le stesse sarebbero dovute essere di personale su strada, ridotto all'osso e con un territorio, in fatto di rifiuti e decoro, in condizioni pietose. Insomma, il "poltronificio", che, sempre nelle more del riequilibrio, ha preteso dalle tasche dei sezzesi un aumento di circa il 17% della TASI, funziona alla grande. Anche la decisione precedente del sindaco, di pagare a cuor leggero circa un milione e mezzo di euro a favore della Regione, in fase di valutazione, dovrebbe avere il suo peso. Regione, è giusto precisare, come minimo corresponsabile dell'Ecomostro, che non si capisce bene nemmeno a che titolo avrebbe potuto richiedere quella ingente somma. Ed i nodi non potevano che arrivare al pettine e la Corte dei Conti, nutrendo qualche "perplessità", richiama il Comune all'ordine ed alla chiarezza. D'altra parte fra mille contraddizioni, qualche "debituccio" fuori bilancio, decisioni inconsulte inspiegabili e indecifrabili, è il minimo che potesse accadere. Ed in maniera del tutto "estemporanea" arriviamo al dunque: in due anni che cosa è stato fatto per Sezze oltre ad averla esposta a diverse prese per il culo proveniente dall'alto, dovuti alla precisa volontà di non disturbare i manovratori che, nei loro raid, si sono trovati a "toccare" il nostro territorio?”.

Domenica, 22 Ottobre 2023 07:00

L'arte di Sara? Rebus!

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Incontro Sara  Zaccarelli al Vello d’Oro, un bar che si affaccia su una delle piazze più belle della nostra città, da sempre punto di ritrovo per tanti artisti locali e non. L’atmosfera è familiare, rilassata ed estremamente accogliente. Sulle pareti dominano dipinti di ogni genere, ritratti soprattutto, che raccontano la sensibilità spiccata per la bellezza dei proprietari, un mondo dove è possibile immergersi in un viaggio straordinario dove l’arte incontra il quotidiano, lo colora e lo riempie di senso.
 
Sara ti va di raccontarci qualcosa di te?
 
33 anni, famiglia di artigiani, un'infanzia come molte, ma certo, non facile. A nove anni perdo mia madre per un cancro. Mio padre?Un grande uomo. E oggi sono qui a dedicare ai suoi sforzi "Rebus" e a dirgli grazie per tutto, per la vita.
 
Dopo la morte di tua madre, la vita ti ha riservato un altro momento particolarmente duro.
 
Sì, è vero. Quando avevo 18 anni mi ammalati gravemente. Fui ricoverata per un breve periodo in ospedale e poi dovetti affrontare una lunga convalescenza. Fu un periodo molto critico e difficile. Non riuscire a parlare mi impediva di avere un minimo di rapporti interpersonali. Mi chiusi molto in me stessa.
 
Fu l’occasione anche per ripensare alcune tue scelte.
 
Mio padre quell'anno mi convinse a riprendere gli studi e così, mi diplomai, dopo due anni. All'incirca nel 2011 faccio una scelta: l'università, dove con fatica ho portato a casa tre bellissimi master in tre altrettanto bellissimi anni, in gioielleria & Co.
 
La passione per l’arte orafa si trasformò ben presto in una grandissima opportunità
 
Verissimo, dodici anni di splendida gavetta mi condussero nel 2021 nella mia azienda preferita. Non posso fare il nome per motivi di privacy.  Pian piano però compresi che dovevo tornare. E iniziai di nuovo a dipingere. 
 
Quali sono i punti di riferimento che ti hanno accompagnato in questa tua crescita?
 
Quanto esprimo con le mie opere è il risultato di un percorso di conoscenza e apprendimento, che ha come punti di riferimento i grandi pittori che ho imparato a conoscere e ad amare grazie ai grandi insegnanti che ho avuto dall’infanzia all’università. Un ruolo importante lo hanno avuto anche i grandi scrittori. L’arte per me è ricerca incessante, fa parte profondamente della mia esistenza, esprime il mio modo di essere e racconta quanto rappresento nell’universo. Mi interrogo molto. Seguo molto il mio sentire, ma sono attenta a quello che mi accade intorno e mi piace analizzare il contesto sociale in cui vivo, lo trovo uno stimolo per la mia creatività artistica. 
 
 I tuoi campi di espressione artistica sono diversi vanno dalla pittura alla sartoria creativa, senza dimenticare soprattutto la realizzazione di gioielli. Ci racconti questa tua poliedricità?
 
Ecco, io con questa mostra cerco appunto di far capire che c'è possibilità, la possibilità è proprio l’innato volere di essere qui, di rappresentare proprio se stessi, di avere la possibilità di capire che fuori c'è un mondo che aspetta soltanto di conoscere ciò che non conosce, cose belle soprattutto, e di abbandonare il negativo, il negativo ormai è antiquato.
 
Dove nasce la tua poliedricità? 
 
Nasce dal fatto che sono stata molto sola e ho conosciuto praticamente la parte più inconscia di me stessa. Sono partita dalle piccole linee tracciate sui miei quaderni e mi sono messa in ricerca di me stessa e della bellezza della vita. E la bellezza della vita credo si trova nella semplicità. Ecco io sono una di quelle persone espressive, e credo molto nell'espressione. Crescere è importante e credo che questo punto di arrivo sia anche il progetto per il mio futuro artistico.
 
Quali opportunità offre una realtà come Sezze a chi come te si occupa di arte?
 
La nostra città ha delle potenzialità importanti in campo artistico. Purtroppo tante persone preferiscono andare via, abbandonare perché spesso avvertono un vuoto intorno e l’impossibilità di esprimere pienamente la propria arte. La mostra delle mie opere vuole essere un segnale lanciato a tutta la città e soprattutto ai tanti artisti. C’è possibilità di rappresentare noi stessi e di far conoscere quello che siamo e sentiamo a Sezze per crescere tutti insieme culturalmente e socialmente.
 
La mostra delle opere di Sara Zaccarelli è stata inaugurata il 21 ottobre alle ore 19 e resterà aperta dal 21 al 29 ottobre presso il Bar “Il Vello d’Oro” in Piazza IV Novembre. 

 

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Luigi Gioacchini del Movimento Libero di Iniziativa Sociale in merito all'intervista del sindaco Ludici pubblicata ieri sulle colonne del nostra nostra rivista.

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"Ho appena finito di leggere, su "La notizia condivisa", una intervista al sindaco Lucidi e sono scandalizzato da questo suo pretendere di voler travisare la realtà. Perché non l'ha iniziata con lo spiegare ai sezzesi come mai non disse una parola quando,  pur di "partecipare" alla campagna elettorale dei suoi pupilli regionali uscenti, consentì che ai sezzesi venisse propinata la bufala della pioggia di milioni di euro che stavano per sommergere il sito dell'ex ospedale? E come mai, pur essendo la massima autorità sanitaria della città, non ha mai profferita parola sulla sanità setina, tranne che per distribuire colpe all'Italia, all'Europa e un po' anche all'Arabia Saudita, nemmeno quando il PAT è rimasto addirittura senza medico durante il giorno? In ogni caso non è nemmeno molto edificante avere un sindaco che mantiene il più rigoroso silenzio per un PAT, le cui funzioni nemmeno sono date di conoscere nei particolari, che di notte è chiuso e di giorno accade pure che non abbia il medico. Ma c'è la farmacia, però, annuncia "urbi et orbi"! Farmacia che fa - aggiungo io - né più né meno ciò che fanno tutte le altre farmacie traendone buoni incassi. Però, bontà sua, ci rende noto che qualche decina di euro sono stati spesi per i defibrillatori ma guardandosene bene dal dire che se dopo averli usati chiami l'ambulanza la stessa arriva senza medico.

Un sindaco che, udite! udite! si ritiene "crocifisso", senza chiaramente mai fare neppure un nome, come è suo/loro solito, da chi  gli ha rimproverato che andare in TV a descrivere la città come luogo di drogati e di drogatori, non da proprio una bella immagine, "in primis" di sé stesso e poi della Città. Non fosse per altro perché sa bene che così non è, e, se pure ci sono vistose carenze e crepe, nella gestione dell'ordine pubblico, il massimo responsabile è comunque lui. Allo stesso modo i sezzesi, che nella quasi totalità rispettano i limiti di velocità, si trovano a subire una sicurezza stradale disastrata e gravemente compromessa da pochissimi trasgressori che la fanno da padroni a causa del lassismo istituzionale, dei controlli inesistenti e della segnaletica, assente o ingannevole. Ma anche su questo, il primo cittadino, non ha niente da dire. A meno che non ritenga che dobbiamo essere soddisfatti del suo silenzio perché ci risparmia di sentirci dire che anche questa pericolosissima defaillance della sicurezza stradale, a parer suo, sia colpa di altri.

Sul riequilibrio di bilancio? Ci informa, che la Corte dei Conti ha i suoi tempi ma non ci dice come mai nelle "scorribande" romane, con tanto di fasce tricolori, nessuno di loro ritiene di dover fare "capolino" in quella Corte al fine di capire un po' meglio come mai pratiche di qualche mese per noi durano anni. Ed anche questa, nonostante si tenti di farla passare per una quisquilia, non è certo cosa da poco dato che il suo esito, sia positivo che negativo, determina in ogni caso il futuro di Sezze. O, forse, non fanno capolino sempre per il solito motivo che una volta superata La Storta, "lorsignori", non riescono a parlare, da pari a pari, nemmeno con il più scalcinato rappresentante istituzionale? Quindi, con questi chiari di luna, avrà pensato il sindaco, cosa c'è di meglio del trasformare in realtà il "libro dei sogni", con milioni di finanziamenti ma senza niente di tangibile fatto, se non le tasse, omettendo di illustrare lo stato "dell'arte" magari iniziando proprio con il prendere in esame il finanziamento relativo al Monumento, che sarebbe potuto ammontare fino a 800mila euro e mai richiesto a causa di una non meglio identificata carenza di documentazione? A proposito, quali sarebbero stati quei documenti che mancavano? E adesso, affinché la prossima volta non possano prenderci alla sprovvista, così giusto per sapere, li avranno prodotti quei documenti?

Il bilancio di Sezze, come tutti sanno, oltre agli aumenti delle tasse, non ha apportato nessun beneficio alla collettività e vien da chiedersi: ma i bilanci degli amministratori e del sindaco, dato che pur essendo mesi che ho richiesto di conoscerli nello specifico e ancora gli uffici del Comune non ritengono di fornirmeli, nonostante la legge lo imponga, qualche beneficio lo avranno ottenuto? Speriamo di si almeno, fra le tante disgrazie e disservizi della Città, qualcuno che ha avuto modo di godere esiste.
Di certo c'è che non è creando problemi ai cittadini (Cimitero e non solo) con l'intenzione di fingere in seguito di risolvere ciò che prima si è provocato, fosse anche per mera incapacità, che si raggiunge l'interesse della Città.


Per quanto riguarda il riconoscimento dei debiti fuori bilancio e le infinite proroghe alle agenzie interinali da parte della SPL, che tengono i dipendenti "con i piedi a mollo" da veramente troppo tempo, senza andare oltre, si tratta di "azioni amministrative" non certo tese all'interesse della collettività ma solo a "particolari interessi di bottega". Ed anche questo è bene precisarlo".

 

 

Presso l’Associazione “Domusculta” di Norma, nella Piazza delle Stelle, si terrà domenica prossima alle 17,30, lo spettacolo “Soli d’Autunno” di Maria Concetta Borgese, danzatrice e performer, tratto dall’omonimo libro di poesie di Claudio Marrucci (Edizioni Ensemble). Libro che verrà presentato durante lo stesso spettacolo di teatrodanza dall’autore e dal poeta Antonio Veneziani. Spettacolo che è organizzato dal Gruppo e-motion, da Medart e dalla stessa Associazione “Domusculta”.  Eccoli i temi che ha analizzato Marrucci in questo libro: l’impatto antropico, l’abitare, la natura, la città, la campagna, le migrazioni e la ricerca scientifica. Temi che sono gli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. In pratica, l’autore tratta il rapporto uomo-natura mediato dall’elemento urbano. E lo tratta ricorrendo al “prosimetro”, un genere non molto praticato, che prevede l'utilizzo nella stessa opera della scrittura in versi e di quella in prosa. In particolare, la città è vissuta come il luogo di rigenerazione della memoria, prima di tutto emotiva, ma anche olfattiva, tattile, sinestetica. Il libro è composto da settantasette poesie. Nello spettacolo di Maria Concetta Borgese poesia e tematiche ambientali sublimano nella danza. Danza che, con l’attenzione assoluta verso il corpo, attraverso il movimento dello stesso corpo,  abita lo spazio e poi lo agisce, lo trasforma, lo fa vivere. Mentre la suggestiva location di Piazza delle Stelle riporta la natura al centro dell’esperienza artistica, in continuo dialogo con la parola. “Il rispetto dell’ambiente - scrive Marrucci - ormai riguarda tutti noi, ma non è più possibile barricarsi dietro una opposizione uomo-natura. In questo senso la città e più in particolare il borgo, gli antichi borghi sono luoghi, da riscoprire in chiave moderna, nei quali la vita nella natura sfumava nella vita di città e viceversa”.  Claudio Marrucci è ricercatore, scrittore, traduttore e poeta. Ha pubblicato diversi libri, tra cui il romanzo “Ammettiamo che l’albero parli”, la silloge “Miles – poesie in presa diretta”, la raccolta di racconti “Fantasme”, diventato poi uno spettacolo teatrale. Maria Borgese invece è danzatrice, coreografa e performer. Ha danzato per varie compagnie, in molti festival nazionali e internazionali,  tra cui il Romaeuropa Festival, lo Spoleto Danza, il Vignale, la Certosa di Padula, La Versiliana, il Festival delle Ville Vesuviane e il Festival Internacional de Teatro Contemporáneo de Madrid. E’ stata regista e interprete di diversi spettacoli/performance, che si sono tenuti  anche in numerosi “luoghi altri”, come siti archeologici, musei, gallerie d’arte, dimore storiche, chiese sconsacrate e posti istituzionali.  Con i video-danza “Bifurcating Futures” (Danimarca) e “Virgins” (Olanda), ha partecipato a numerosi festival internazionali, vincendo vari premi.

 

Nella foto Claudio Marrucci

 

Alle 15.56 di due anni fa, era il 18 ottobre del 2021, Lidano Lucidi, candidato sindaco della coalizione civica, stappava la prima bottiglia di spumante per festeggiare la vittoria al ballottaggio contro il sindaco uscente Sergio Di Raimo, clamorosamente sconfitto con un 69% delle preferenze dei votanti (49%). A due anni di distanza, finito l’entusiasmo della vittoria ai seggi, soddisfatti per aver "riscritto la storia di Sezze" cosa è cambiato? Quali sono stati gli obiettivi raggiunti? L’amministrazione comunale può già vantare un cambiamento in positivo rispetto al passato? Oppure tutto è cambiato perché nulla doveva cambiare? Ne abbiamo parlato con il diretto interessato in una intervista che pubblichiamo integralmente.

Sindaco Lucidi. te la immaginavi così la tua prima esperienza di amministratore o avevi sottovalutato questo ruolo?

"Mi aspettavo un duro lavoro e di certo non mi sono mai sottratto. Posso indovinare o sbagliare, ma ogni sera vado a dormire con la consapevolezza di aver dato tutto me stesso".


Tornano i conti al Comune? A che punto si trova la richiesta di procedura di riequilibrio finanziario? Non siamo oltre tempo massimo?

"La situazione finanziaria dell’Ente è molto delicata, ne abbiamo parlato tante volte, abbiamo rilevato milioni di debiti fuori bilancio, grandi o piccoli che siano devono essere riconosciuti e tolgono risorse alla gestione ordinaria. Anche il disavanzo di amministrazione, anche se “tecnico”, è stato di una grossa portata. Abbiamo potenziato enormemente il fondo crediti dubbia esigibilità, aumentato il fondo contenzioso che era molto basso a fronte di possibili sentenze milionari, vedasi la sentenza dell’anfiteatro. Abbiamo portato avanti una gestione prudenziale del bilancio proprio per cercare di salvare le casse comunale. Abbiamo dato un forte impulso alla lotta all’evasione fiscale, tra poco partiranno avvisi per recuperare oltre 5.000.000 di tasse non versate, ci sono cittadini che pagano per tutti e questo non è etico, non è giusto. I conti devono tornare per forza avendo l’obbligo di chiudere i bilanci in pareggio. La procedura di riequilibrio è stata approvata dal Ministero, stiamo aspettando la risposta della Corte dei Conti, le tempistiche delle risposte non le decidiamo noi".


Sicurezza: va tutto bene madama la marchesa?

"Mai detto, anzi quando ho detto pubblicamente che a Sezze c’era un problema di sicurezza e di droga sono stato crocefisso dicendo che non difendevo il buon nome del paese. La contraddizione su questo aspetto non mi appartiene, forse appartiene ad altri".


Gli obiettivi raggiunti nei primi 2 anni?

"Aver tolto i cassonetti su tutto il territorio comunale ci ha permesso di aver raggiunto la percentuale di raccolta differenziata più alta di sempre, il 55%, istituzione delle isole ecologiche itineranti, aver cominciato a vendere i rifiuti cosa che prima non succedeva. Abbiamo ottenuto importanti finanziamenti che avranno un impatto sulla città quando verranno messi a terra: Setia Factory 1.800.000 euro, digitalizzazione 800.000 euro, dissesto idrogeologico 1.850.000 tra fosso Brivolco e Vallicella, piazzale dell’Anfiteatro 200.000 euro, reti d’impresa 100.000 euro, Monastro delle Clarisse 250.000 euro, e tutta un’altra serie di finanziamenti di importi minori. Continuo pensando a Sezze città cardioprotetta (non c’era un defibrillatore in città); avvio dell’apertura del sito Le orme del dinosauro, Sezze si sta contraddistinguendo per la produzione di eventi, quelli che gli altri chiamano “festicciole” noi le chiamiamo “politiche di promozione del territorio”, abbiamo punti di vista differenti, aver portato Sezze dentro il Gruppo di Azione Locale, stiamo lavorando al piano di recupero del cimitero per ristabilire quella normalità che manca da qualche anno, aver acquistato un pulmino per disabili che era veramente necessario, è stata sistemata la situazione degli usi civici su a Monte Trevi dando finalmente una soluzione a decine e decine di famiglie, abbiamo approvato gli articoli 4 e 5 della rigenerazione urbana, avvio della procedura di project financing per la pubblica illuminazione, aver introdotto un infermiere in farmacia dove gratuitamente i cittadini possono ricevere dei servizi come flebo o medicazioni per esempio".           

La SPL è ancora un carrozzone e postificio clientelare come avete più volte sostenuto?

"Che la SPL abbia una situazione delicata solo uno sciocco lo negherebbe, però stiamo facendo uno sforzo enorme per dare stabilità alla società che eroga molti servizi per il Comune e stabilità alle famiglie. In primo luogo in 6 mesi abbiamo portato a casa una riconciliazione che non si faceva da 10 anni, cosa evidenziata dalla Corte dei Conti. Quando ci siamo insediati tutti i servizi erano in proroga, adesso abbiamo firmato il contratto per la raccolta dei rifiuti, stiamo per definire i servizi mancanti come quello dei tributi, il cimitero e gli altri. In sede di insediamento ho detto che avrei fatto di tutto per salvare la società, che sta portando avanti una serie di azioni che potranno portare dei benefici nei prossimi mesi, penso solo alla gestione del parco mezzi, agli investimenti che si stanno facendo sulla farmacia comunale ed altro".

 

Cosa pensi della gestione Acqualatina?             

"Acqualatina gestisce un acquedotto colabrodo, già ridotto così quando entrò circa 9 anni fa. Ci sono diversi problemi sull’acquedotto comunale però ci sono anche degli investimenti che sono stati fatti ed altri che si stanno facendo, vedi i lavori su corso della Repubblica. Per i lavori alle Sardellane ho fatto un’ordinanza specifica, a testimonianza che per il bene della città non mi sottraggo ad assumermi le mie responsabilità, i lavori sono stati eseguiti per una parte, adesso sono stati eseguiti a Mole Muti, mancano altri pezzi. Immaginiamo questa estate, dove ci sono stati problemi, senza quei lavori, la situazione sarebbe stata ben più grave. Noto con disappunto che spesso agli interventi di riparazione seguono lavori di ripristino non all’altezza. Il vero tema però di Acqualtina è la fine della convenzione nel 2032, questo tema l’ho sollevato per primo in sede di assemblea della S.p.A. e in Conferenza dei Sindaci, spero che la politica si occupi della cosa non fuori tempo massimo, secondo me siamo già in ritardo".


La maggioranza gode di buona salute o ci sono dei malumori che serpeggiano?

"C’è la classica dialettica tra chi vuole il bene del paese, un sano confronto interno che ci porta a confrontarci sui temi della città".


Sei soddisfatto del lavoro svolto dalla Giunta?              

"Chiedo e chiederò sempre di più, in primo luogo a me stesso e poi ai collaboratori".

Le sfide nell’immediato?

"La sfida forse più bella politicamente parlando è quella di riavvicinare la politica alle persone. La politica non è solo un fatto amministrativo, è anche passione e ragionamento non urlato. Non invidio chi ha la verità in tasca, i tuttologi e chi ha certezze granitiche".

 

Ci sono degli insoddisfatti della coalizione che ha sostenuto Lidano Lucidi alle elezioni amministrative che si starebbero riorganizzando. Pare che un gruppo di ex Lucidiani stia mettendo su una nuova lista civica o gruppo politico che dir si voglia che potrebbe includere anche qualche consigliere comunale pronto a lasciare la maggioranza. Striscia un senso di malessere da parte di qualcuno per delle scelte del sindaco non condivise, non rispettose di accordi pre-elettorali, per delle decisioni prese capovolgendo quanto detto e scritto prima del voto. A due anni dal voto è fisiologico registrare le prime delusioni, soprattutto da parte di chi è stato in prima linea per organizzare la campagna elettorale e le liste per le elezioni comunali. Si vocifera che in questo gruppo nascente ci siano anche ex consiglieri comunali che hanno già dato vita a primi incontri tra ex con il sostegno dei disillusi. Insomma chi aveva lasciato la strada vecchia per quella nuova è rimasto disorientato, senza rotta e cerca di ritrovare la bussola. Chi aspirava ad una rivoluzione è rimasto con il cerino in mano. L’attuale maggioranza ha davanti a sé altri tre anni di governo, parlare di movimenti sotterranei e di alternative all’attuale Giunta è sicuramente prematuro ma le grandi manovre provengono sempre da lontano. Vedremo.

Domenica, 15 Ottobre 2023 07:35

Due popoli orfani della pace

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L’attacco di Hamas contro Israele, la pioggia di missili sulle città israeliane, il massacro di civili inermi nei kibbutz e nei villaggi del sud del paese, il numero abnorme di ostaggi, tra cui ragazze, bambini e anziani sono un atto terroristico di gravità inaudita, inaccettabile e ingiustificabile. Non ci sono parole per esprimere la condanna netta, totale e senza appello di fronte all’annullamento di ogni codice di pietà e di onore e ad una così aberrante disumanità.
 
Quanto avvenuto non è resistenza all’occupazione, non è un’azione di autodifesa o una lotta di liberazione del popolo Palestinese. Non è resistenza sparare in faccia ai bambini e molti decapitarli, bruciare vive intere famiglie, portare in giro come un trofeo per le strade una ragazza nuda e morta, ammazzata mentre stava ballando a un rave party, festeggiare con ululati e canti in una stanza dove giacciono trucidate tutte le generazioni di una famiglia con il pavimento allagato di sangue. Minacciare di uccidere un ostaggio per ogni bombardamento israeliano non è resistenza. L’azione perpetrata da Hamas è terrorismo jihadista, segue gli stessi metodi dell’Isis, non a caso è sostenuto dall’Iran, un regime sanguinario che tiene ostaggio i suoi stessi cittadini e li fa destinatari di violenze indicibili, e rappresenta una scelta che danneggia gravemente la causa del popolo palestinese, la sua legittima e sacrosanta aspirazione all’emancipazione e al pieno riconoscimento dei suoi diritti fondamentali.  
 
L’esplosione di questa furia primitiva affonda le sue radici nell’odio ereditato da generazioni, nelle sopraffazioni inferte e subite fra i due annosi nemici, ma atterrisce per la sua primitività bestiale. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando orde sanguinarie mettevano a ferro e fuoco città, villaggi e campagne, distruggendo vite e radendo al suolo ogni segno di civiltà e all’odio antisemita dei regimi nazifascisti che hanno prodotto la tragedia della Shoah.
 
Da anni i leader delle potenze mondiali e i generali dei loro eserciti ci raccontano una guerra altra, fatta con missili intelligenti, ciascuno calibrato su una precisa traiettoria, con armi chimiche o biologiche preparate nei laboratori e scientificamente dosate per il tempo e l’occorrenza, con droni pilotati da remoto pronti a colpire i punti individuati con precisione chirurgica, insomma una guerra crudele ma tecnologica ed asettica tanto che a quanti ne saranno protagonisti non parrà nemmeno di uccidere, di sporcarsi direttamente le mani di sangue e nessuno sarà  costretto a marcire nelle trincee e nel fango per giorni, settimane, mesi e perfino anni con la prospettiva concreta di morire. Una falsità assoluta, smentita incessantemente nelle diverse parti del mondo in cui si consuma la terribile orgia di violenza e morte rappresentata dalla guerra. Le fosse comuni traboccanti cadaveri, le violenze perpetrate sulle donne, la strage dei bambini e dei fragili, le famiglie intere trucidate dentro le proprie case dimostrano come non si sia mai abbandonata la più terribile delle armi, la bestialità umana. La turpe ferocia apparentemente sopita è sempre pronta a risalire dal di dentro, veleno al più appena acquietato ma mai spento, che tutto travolge e annienta, come dimostra la furia delle bestie di Hamas.
 
Nulla può giustificare il terrorismo di Hamas. È in gioco la sua stessa esistenza e per questo Israele ha il sacrosanto diritto all’autodifesa, di proteggersi e proteggere il proprio popolo, ma deve farlo nel rispetto del diritto internazionale e del senso di umanità, come è giusto per una democrazia.
 
Il conflitto israelo-palestinese va avanti da decenni e serve un’analisi seria che parta dalla complessità degli scenari, in cui le responsabilità per le incomprensioni e le derive più estremizzate non possono essere considerate solo pendenti da una parte. Inoltre non è possibile nascondere che da sempre le crisi del Medio Oriente sono la risultante del Grande gioco finalizzato all’egemonia in cui si sono cimentati prima gli imperi coloniali, poi le grandi potenze della guerra fredda e oggi le nuove potenze che, pur di guadagnare spazi di influenza, non esistano a soffiare sul fuoco degli antichi risentimenti, dello scontro ideologico e religioso. Pertanto l’azione terroristica di Hamas va inquadrata ricostruendo il filo rosso che lega alcuni avvenimenti passati e recenti. In questo conflitto è indiscutibile la responsabilità di Israele che continua ad occupare illegalmente territori contro il diritto internazionale, a discriminare e compiere soprusi contri i civili, a favorire l’espansione delle colonie nei territori occupati anche dando spazio e ruoli di governo all’estrema destra fanatica e razzista. I cosiddetti Accordi di Abramo, la normalizzazione delle relazioni tra alcuni stati arabi e Israele non hanno preso in considerazione la necessità di risolvere la questione palestinese e anzi hanno prodotto un’ulteriore marginalizzazione dell’Autorità Nazionale Palestinese, favorendo così l’affermarsi di Hamas. Il modello promosso dalla comunità internazionale Una pace, due Stati è stato escluso dal premier israeliano Netanyahu, interessato solo a soddisfare la richiesta delle frange politiche più estremiste del suo governo di un impiego massiccio dell’esercito a difesa degli insediamenti abusivi dei coloni nei territori occupati pur di restare al potere. Il prezzo pagato è stato quello di sguarnire i confini con la Striscia di Gaza, di concentrare l’attività di intelligence su altri fronti e di non prevedere l’attacco terroristico nella presunzione erronea di una imperforabilità del sistema di difesa israeliano.
 
Hamas ha approfittato della situazione, soprattutto della marginalizzazione e dello screditamento dell’ANP, per sferrare il suo attacco, avvalendosi del sostegno del regime di Teheran, il cui disegno geopolitico è alimentare il conflitto non solo nella Striscia di Gaza ma in tutta l’area, mirando a coinvolgere i gruppi jihadisti della Cisgiordania, gli Hezbollah libanesi e i miliziani siriani e iracheni, strumentalizzare la causa palestinese per imporsi come potenza regionale, puntare alla distruzione dello Stato ebraico e alimentare il conflitto ibrido con gli Stati Uniti.
 
Intanto sotto le bombe ci sono i civili israeliani e palestinesi, nati e cresciuti nell’odio e nella paura, alimentati da tutte le parti in un modo o nell’altro. Per tale ragione è quanto mai urgente fermare la guerra, impedire una volta per tutte che continuino a prevalere interessi estranei al popolo israeliano e al popolo palestinese e percorrere la via diplomatica nel rispetto del diritto internazionale, creando le condizioni per arrivare finalmente ad una pace regionale.  
 
Due diritti si contrappongono e cercano di affermarsi: il diritto del popolo palestinese a vivere in pace in uno Stato ed il diritto del popolo israeliano di vivere in sicurezza nella propria terra. Esclusivamente un compromesso, certo faticoso e doloroso, può mettere fine a questo tragico conflitto. Il compromesso è vita e non accettarlo non è integrità ma fanatismo e morte.
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