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Quando perdi, non perdere la lezione… ma Sezze fa sempre caso a parte. Un'altra scoppola è servita . Ieri notte alle ore 2.41 i risultati ufficiali delle Elezioni Europee. Il primo dato sconcertante che esce dalle urne è quello del calo dell’affluenza, un trend che si conferma ad ogni tornata elettorale purtroppo. A Sezze su 17.763 elettori sono andati a votare solo 6.720 e cioè il 37,83% degli aventi diritto. Sezze dopo Ponza è la città dove in massa sono state disertate le urne, un dato impressionante da non sottovalutare come invece continuano a fare i politici locali.

Tra i simboli di partito invece Fratelli d’Italia si conferma primo partito setino con 2217 voti e con una percentuale di 34.24. Evidente e indicativo il lavoro svolto del coordinamento locale di Fdi. Il Partito Democratico invece si ferma a 1326 preferenze con una percentuale del 20.48 nonostante gli organi di partito rinnovati e l'impegno speso in prima persona del consigliere regionale La Penna. Male anche il partito di Forza Italia, con 884 preferenze e con un 13,65 di percentuale. Mezza maggioranza consigliare e mezza opposizione hanno sostenuto questa bandiera ed il risultato è stato indubbiamente deludente. Un figuraccia barbina. Regge il M5S con 549 preferenze e cala come ovunque la Lega che arriva ad un misero 8 % con 522 voti. Male anche Stati Uniti d’Europa sostenuto da alcuni consiglieri ed ex consiglieri comunali di Sezze perché non va oltre le 366 preferenze. Servirà la lezione? No, già da oggi ci saranno i menefreghisti e chi continuerà a mettere la testa sotto la sabbia.

Domenica, 09 Giugno 2024 06:34

Giacomo Matteotti, martire del fascismo

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Cento anni ci separano da un evento drammatico e cruciale nella storia d’Italia.
 
Il 10 giugno 1924, a Roma, Giacomo Matteotti, deputato e segretario del Partito Socialista Unitario, esce di casa intorno alle 16:30 e si incammina sul Lungotevere Arnaldo da Brescia per raggiungere a piedi, come sua abitudine, la biblioteca della Camera dei Deputati.
 
Il segretario socialista è il più acerrimo oppositore del fascismo ed è ritenuto dal regime un nemico da eliminare. Da qualche tempo viene costantemente pedinato. Quel giorno Amerigo Dùmini, Augusto Malacria, Amleto Poveromo, Giuseppe Viola e Albino Volpi, appartenenti alla CEKA, la polizia politica fascista, istituita per compiere operazioni illegali contro gli oppositori, decidono di entrare in azione. Sono tutti ex arditi, il corpo di élite dell’esercito regio, e convinti mussoliniani. Alcuni dirigenti fascisti li considerano dei violenti, dei balordi e dei criminali infrequentabili, ma ad ogni buon conto sono al soldo del regime, rispondono direttamente alla direzione del Pnf, vengono finanziati con fondi pubblici, provenienti dalla Presidenza del Consiglio, e godono della copertura di Mussolini in persona.
 
Matteotti giunge all’altezza dei sicari. Sull’altro lato della strada c’è un carabiniere, oltre ad alcuni ragazzini che giocano a palla, perciò decidono di aspettare. Lo controllano a distanza, muovendosi lentamente a bordo di una Lancia Lambda nera e finalmente quando la strada si libera, l’auto si blocca, i sicari scendono e si avventano sul deputato socialista, il quale reagisce alla violenta imboscata e tenta di divincolarsi, riuscendo a buttare a terra un aggressore. Gli viene sferrato un pugno sul volto che lo stordisce e lo caricano sull’auto che si allontana rapidamente, mentre viene suonato continuamente il clacson per coprire le urla di Matteotti che, ripresi i sensi, lotta disperatamente nel tentativo di sfuggire ai rapitori. Giuseppe Viola, uno dei sicari, estrae un pugnale e lo colpisce tra ascella e torace. Il deputato socialista muore dopo alcune ore di agonia.
 
Allarmata dall’assenza del marito, Velia Matteotti trascorre la notte insonne, poi chiama la polizia e avverte i compagni di partito. A Montecitorio l’atmosfera è tesa. Mussolini rispondendo a un’interrogazione parlamentare del deputato Enrico Gonzales, il 12 giugno ammette: “Credo che la Camera sia ansiosa di avere notizie sulla sorte dell'onorevole Matteotti, scomparso improvvisamente nel pomeriggio di martedì scorso in circostanze di tempo e di luogo non ancora ben precisate, ma comunque tali da legittimare l’ipotesi di un delitto, che, se compiuto, non potrebbe non suscitare lo sdegno e la commozione del governo e del parlamento”. Il Duce sapeva bene cosa era successo, nel cassetto della sua scrivania conservava alcuni effetti personali insanguinati di Matteotti, consegnategli dai sicari.
 
Il cadavere del segretario socialista, o meglio quel che ne resta, devastato dal tempo e dagli animali, viene ritrovato il 16 agosto nella macchia della Quartarella, nel comune di Riano, a circa 25 km da Roma. Mani e tessuti muscolari non ci sono più e sarà necessaria una perizia odontoiatrica per identificarlo.
 
Il 30 maggio 1924 Giacomo Matteotti era intervenuto alla Camera dei Deputati denunciando i brogli, le intimidazioni e le violenze che avevano caratterizzato la campagna elettorale e il voto nei seggi nel corso delle elezioni politiche tenute il 6 aprile, dalle quali era uscita vincitrice la lista nazionale fascista. Il suo discorso era stato più volte interrotto da urla e minacce provenienti dai banchi della maggioranza. Il segretario socialista, al termine dell’intervento, ai compagni di partito che si complimentano con lui, aveva detto: “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il mio elogio funebre”. La reazione del Duce alle parole di Matteotti era stata inequivocabile. Rivolgendosi ai suoi aveva detto: “È assurdo che quello lì sia ancora in giro!”. 
 
La notizia dell’omicidio di Matteotti suscita una indignazione fortissima e generale. Il governo sembra sul punto di cadere, ma resiste e anzi questo evento drammatico finisce per segnare la svolta verso la definitiva instaurazione della dittatura. 
 
Nel tentativo di salvare le apparenze e calmare le acque viene messo su un processo farsa a carico dei cinque assassini, che si conclude con la condanna di tre di loro a cinque anni per omicidio preterintenzionale. Saranno poi graziati dal re su proposta del ministro della giustizia Alfredo Rocco.
 
Nel gennaio del 1925, pur continuando a negare qualsiasi coinvolgimento materiale nell’assassinio, Benito Mussolini, in un famoso discorso alla Camera, rivendica la responsabilità storica, politica e morale dell’omicidio del segretario socialista.
 
Passata la bufera, vengono approvate le leggi fascistissime e l’ordinamento giuridico del Regno d’Italia si trasforma nel regime fascista.
 
Matteotti è stato un politico radicato sul territorio e un amministratore locale interessato all’efficacia e correttezza dell’azione amministrativa. L’attenzione alla verità dei fatti, lo smascheramento della falsa propaganda, propalata anche dai più importanti organi di stampa, fu la cifra qualificante la sua azione antifascista. Uomo dalla forte tempra morale e coraggioso, comprese subito che il fascismo non era un fenomeno effimero e lo combatté a viso aperto, tenendo alta la bandiera della libertà coniugata con la democrazia, intesa come equità sociale ed emancipazione delle classi subalterne. Individuò nella difesa delle prerogative del Parlamento l’ultimo bastione della cittadella liberale e democratica, certo fragile, da consolidare e in quel frangente storico assediata dall’estremismo fascista, alimentato dalla borghesia più conservatrice e arroccata nelle proprie paure e rendite di posizione
 
Il regime nell’ucciderlo dimostrò di essere tanto feroce quanto vile.
 
Pensando alla tragica vicenda di Matteotti e a come sorse la dittatura fascista, tornano in mente le parole di George Eliot, scrittrice vittoriana: “Ogni codardo può combattere una battaglia quando è sicuro di vincere; ma datemi l’uomo che si è messo a combattere quando era sicuro di perdere”. 
 

 

Non si fa attendere la replica dell'Area Schlein di Sezze ad Antonio Ottaviani, amministratore pro-tempore della SPL Sezze, intervenuto sulla polemica sollevata dal gruppo politico per il salasso Tari arrivato nelle case dei sezzesi e per le consulenze della società rinnovate allo scadere del primo anno. 

Riportiamo il comunicato stampa ricevuto.

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La presa di posizione politica della "fantomatica" Area Schlein ha colto nel segno, tanto è vero che si è scomodato l'amministratore unico della SPL per replicare in maniera chiaramente inopportuna ad osservazioni e critiche rivolte all'attuale amministrazione comunale. Distogliendosi dalla sua augusta funzione, si è trasformato in interlocutore politico al pari di partiti e movimenti. Un fatto questo senza precedenti e totalmente distonico per la funzione ricoperta, ancor più poi perché si è scelto persino l'avversario, polemizzando con alcuni e con altri no. Strano davvero tale comportamento. Non è che è questione di simpatia o antipatia e di fraintendimento del proprio ruolo?
L'amministratore unico invece di preoccuparsi di chi fa parte dell'area Schlein dovrebbe fornire chiarimenti sugli aumenti delle tariffe e sulle consulenze, tutte cose certamente non riconducibili alle passate gestioni ma avvenute solo con la sua. I tanto decantati risultati poi, visto che è pagato con i soldi di noi contribuenti, li spiegasse ai cittadini magari ricorrendo ai social, visto che i suoi consulenti sono particolarmente bravi ad usarli e fornisse risposte nel merito delle questioni sollevate e di tutte le altre ancora aperte per cui non si intravede soluzione. Le polemiche politiche non rientrano nelle sue funzioni. Probabilmente se non avesse ascoltato qualche suo consulente, decisamente un cattivo consigliere, un simile passo falso lo avrebbe evitato.
L'Area Schlein è fatta di cittadine e cittadini che hanno a cuore i problemi di Sezze e si riconosce nelle posizioni politiche della segretaria nazionale del PD, che ha vinto le primarie nazionali anche nella nostra città. Tanto gli basti e di altro non si preoccupi.
La mancanza di una politica seria, del rispetto delle istituzioni e della consapevolezza dei ruoli ricoperti produce simili incresciose situazioni.


Area Schlein di Sezze

 

Riceviamo e pubblichiamo la risposta dell'A.U. della SPL Sezze, Antonio Ottaviani, in merito alla nota pubblicata dalla nostra rivista on line firmata dall'area Schlein di Sezze.

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“In merito ad un fraintendimento sulle bollette Tari amplificato dai Social e ad un articolo apparso su un blog locale e firmato da una fantomatica “area Schlein”, mi sento in obbligo di precisare alcuni passaggi che rischiano di ledere l’immagine dell’azienda che ho il privilegio di gestire”. A sostenerlo è l’amministratore unico della Spl Sezze, Antonio Ottaviani, che interviene inizialmente per chiarire le voci su un presunto aumento della tariffa sui rifiuti: “Molto semplicemente, agli utenti setini la bolletta è arrivata comprensiva di conguaglio, che quest’anno non ci sarà. Anzi, ci tengo a rincuorare i cittadini che quest’anno la Tari non ha avuto alcun aumento, nonostante si rischiasse di doverlo applicare alla tariffa, come previsto dalla stessa Arera”. L’amministratore, poi, pone l’accento rispetto ad un articolo pubblicato su un blog locale e firmato da “Area Schlein”, relativo alla gestione dell’azienda: “Non è mio costume occuparmi di politica e non comincerò adesso, ma le dichiarazioni pubblicate da questa fantomatica area Schlein (mi chiedo perché non sia stato reso pubblico il nome o i nomi dei responsabili della stessa fazione politica) impongono dei chiarimenti, soprattutto perché mettono in dubbio l’operato senza conoscere i risultati delle scelte fatte. Ferma restando la convinzione di poter disporre di manager professionalmente ineccepibili, sono i numeri che parlano a loro favore. La flotta dell’azienda è stata potenziata, i costi ridotti notevolmente e la strada percorsa è oggettivamente quella giusta. Parlando di tecnologia – ha proseguito l’amministratore della Servizi Pubblici Locali – abbiamo letteralmente rivoluzionato l’azienda, concentrando le nostre attenzioni soprattutto su timbrature digitali, permessi e ferie e sulla farmacia comunale, dotata di un sito internet e di app per smartphone. Sulla comunicazione discorso simile, basti pensare che abbiamo appena concluso un progetto che ha coinvolto ben 1400 studenti delle scuole del territorio. Stiamo lavorando tutti nella stessa direzione e sono i numeri a confermare che le scelte sono state oculate. Niente sprechi o consulenze inutili, come qualcuno preferisce millantare per evitare di dover ammettere che questa governance funziona e che finalmente riusciamo ad evitare i veri problemi che hanno caratterizzato la Servizi Pubblici Locali Sezze negli ultimi anni”. 

 

 

 

Riceviamo e pubblichiamo una nota dell'Area Schlein di Sezze

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Una parte della politica setina è evidentemente distratta da altro e dei problemi dei cittadini non se ne occupa.
In questi giorni i cittadini di Sezze stanno ricevendo il conto delle scelte scellerate dell'amministrazione Lucidi. La tassa sui rifiuti, aumentata del 18%, è un salasso a spese sempre e comunque di quanti hanno sempre pagato. La promessa elettorale di far pagare chi in passato non lo ha mai fatto è stata solo propaganda per raccogliere voti e presto dimenticata. L'aumento della tassa sui rifiuti segue quella della mensa scolastica e per gli scuolabus. A rimetterci sono sempre e solo le fasce più deboli e povere della popolazione.
In compenso però le consulenze inutili e per migliaia di euro vengono rinnovate e prorogate: si sa le cambiali elettorali vanno pagate e poco importa se avviene prendendo i soldi dalle tasche dei cittadini. Si badi bene, si tratta di consulenze che in passato mai ci sono state e che soprattutto  stridono fortemente con la richiesta avanzata alla Corte dei Conti di riequilibrio di bilancio: se il comune è in difficoltà finanziaria, come mai attraverso la SPL elargisce costose consulenze a destra e a manca? Molti tacciono, fanno finta di non sapere e si perdono in questioni di lana caprina.
Poi ci lamentiamo che i cittadini si allontanano dalla politica...


Area Schlein di Sezze

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Non è stata una semplice recita di fine anno scolastico, organizzata per salutare alunni e genitori, ma è stato ben altro. Gli alunni della classe quinta del Plesso Melogrosso dell'Istituto Comprensivo Valerio Flacco di Sezze, ieri pomeriggio, hanno preso parte ad una vera e propria pièce teatrale, ad uno spettacolo bello ed emozionante nato sul racconto de “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry.  Si è trattato di un lavoro di mesi, intenso, certosino, realizzato e diretto dall’insegnante Graziella Tasciotti, la quale ha voluto lasciare un prezioso  ricordo ed una esperienza unica agli alunni a coronamento del suo pensionamento. Lo spettacolo Il piccolo principe è andato in scena presso i locali del CineTeatro Evado di Sezze, alla presenza dei genitori e dei parenti degli alunni che si sono “diplomati” a conclusione di un percorso scolastico che li ha visti crescere, spiccare il volo verso nuove esperienze e verso quella che per loro sarà l’inizio dell’adolescenza. Lo spettacolo, a cui ha partecipato anche il sindaco di Sezze e altre autorità, è stato ricco di interventi, curato nei dialoghi, nei dettagli scenografici e nei costumi, così come nelle musiche scelte. Balli, canti e recitazione hanno commosso il pubblico che è rimasto colpito da tanta bravura e disinvoltura da parte degli alunni attori. Uno spettacolo talmente bello che merita di essere inserito nel calendario degli eventi dell'Estate Setina, come probabilmente lo sarà. E allora complimenti a tutti, alle maestre Graziella Tasciotti, Antonietta Vitelli, Luciana Ulgiati, Giulio Ricciardoni, Fabiola Favale, Loretta Rieti e Emanuela Ferrari. Complimenti soprattutto agli alunni che hanno interpretato e raccontato il Piccolo Principe con passione e tanta emozione, la stessa che hanno trasmesso a tutti noi.

 

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dal prof. Giancarlo Mancini, presidente dell’ associazione Araba Fenice e del Centro Studi di Storia contemporanea Luigi Di Rosa, indirizzata al sindaco di Sezze Lidano Lucidi e a tutta l'amministrazione comunale, relativa ad una discussione nata in seno all'ultima seduta di consiglio comunale del 29 maggio scorso.

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 In riferimento a quanto discusso in apertura dell’ultimo Consiglio comunale relativamente alla cerimonia di commemorazione di Luigi Di Rosa, tenutasi lo scorso 28 maggio presso il monumento dedicato ai Martiri dell’antifascismo, l’associazione Araba Fenice ritiene di dover intervenire per chiarire alcuni punti, poiché è stata tirata in ballo pur senza essere mai esplicitamente nominata.

Il Consigliere Armando Uscimenti, che ringraziamo per la sensibilità, ma da noi non delegato, ha evidenziato l’assenza dell’Amministrazione comunale alla suddetta cerimonia negli ultimi due anni. Si precisa, però, che nel 2023, il Sindaco, dott. Lidano Lucidi, come da lui stesso ricordato, ha presenziato all’inaugurazione del Centro Studi “Luigi Di Rosa” (sito in una stanza concessa presso la Biblioteca comunale dalle precedenti Amministrazioni e confermata da quella attuale) e ha delegato il Consigliere Daniele Piccinella a partecipare in sua vece, con la fascia tricolore, alla commemorazione dello stesso anno. Non corrisponde a verità, quindi, l’assenza dell’Amministrazione in quell’occasione.

Dispiace sottolineare, però, che in merito a quest’anno su nessun organo di stampa o canale ufficiale del Comune si è fatta menzione della ricorrenza, come invece giustamente avviene per altre situazioni. Il Sindaco e il Vicesindaco, inoltre, nelle loro dichiarazioni in Consiglio, hanno poi confuso i ruoli: se l’associazione organizza privatamente, da 13 anni, un Premio nazionale di storia contemporanea dedicato a Di Rosa con iniziative che hanno luogo nel mese di maggio e – previa richiesta di autorizzazione a chi di competenza – il corteo che da Piazza IV novembre porta al luogo dell’omicidio, la commemorazione ufficiale è invece da sempre prerogativa del Comune, che depone una corona ed invita la cittadinanza a partecipare. Negli anni precedenti, la consuetudine ha visto l’associazione, come organizzazione privata, ricevere l’invito del sindaco pro tempore a prendere parte all’evento, cosa che questa volta non è avvenuta. Non spetta, dunque, all’Araba Fenice dover organizzare la cerimonia, invitare qualcuno o dare la parola a chicchessia, come peraltro rammentato dal Consigliere Uscimenti. Si ricorda, infatti, al Vicesindaco, dott.ssa Michela Capuccilli, che la cerimonia di commemorazione è già di competenza delle Istituzioni e che quindi non ha senso dire, come da lei sostenuto in Consiglio, che “se vogliamo istituzionalizzare, dobbiamo noi [l’Amministrazione] organizzare la commemorazione di Di Rosa l’anno prossimo”. Tuttavia, durante il corteo e soprattutto durante la commemorazione del 28 maggio scorso, né il Gonfalone – che simboleggia l’intera comunità di Sezze – né la fascia di rappresentanza del Sindaco erano presenti. Solo al termine del discorso del Presidente dell’associazione, prof. Gian Carlo Mancini, che ha espresso il suo disappunto per l’assenza delle Istituzioni, e in seguito ad una sua diretta domanda (“Lei è qui in veste privata o come rappresentante dell’Amministrazione?”) la Capuccilli ha risposto di essere presente come libera cittadina, ma di avere la fascia tricolore in borsa.

Per quanto riguarda la questione relativa al Patrocinio sollevata dal Sindaco, non capiamo cosa questo discorso abbia a che fare con la mancata presenza dell’Amministrazione la mattina del 28 maggio e tranquillizziamo il dott. Lucidi di non averne fatto richiesta per gli eventi legati al Premio. Sebbene riteniamo che il Patrocinio sia un modo per sentirsi parte di una comunità, con amarezza abbiamo constatato che la concessione dello stesso non apporterebbe alcun beneficio agli eventi dell’associazione, ma solo visibilità all’Amministrazione. Lo scorso anno, nonostante il Patrocinio – che prevedeva l’utilizzo gratuito di alcune strutture comunali da noi prenotate con largo anticipo –, abbiamo scoperto casualmente, tramite Facebook e a ridosso delle manifestazioni, senza alcuna comunicazione, che le stanze erano state occupate negli stessi giorni e nei medesimi orari da iniziative dell’Amministrazione, costringendoci a chiedere in affitto, all’ultimo momento, un locale privato. Alla richiesta di delucidazioni, purtroppo non abbiamo ricevuto risposta.

Per chiarezza, comunque, l’Araba Fenice ci tiene a far sapere che tutte le spese necessarie alla riuscita delle iniziative da lei promosse negli ultimi anni sono a carico del Presidente dell’associazione e/o di piccoli e sporadici contributi esterni. L’invito che il Sindaco sostiene di aver esteso all’associazione, infine, si riferisce all’inserimento della manifestazione in memoria di Di Rosa all’interno del contenitore “Il maggio dei libri”; evento sicuramente lodevole, ma che nulla ha a che fare con le tematiche trattate dal Premio che, proprio per il suo significato, non dovrebbe essere equiparato ad altre iniziative. Ecco perché, ringraziando, abbiamo declinato l’offerta.

L’Araba Fenice è sempre stata aperta al dialogo e al confronto perché convinta che la collaborazione e l’impegno possano essere motivo di arricchimento per il paese. Per tale ragione, sarà ben lieta di accogliere l’impegno che il Vicesindaco si è assunto la mattina del 28 maggio ad organizzare un incontro per una proficua collaborazione futura, auspicando che ciò avvenga il prima possibile.

 

 

Il Presidente dell’Araba Fenice e del Centro Studi di Storia contemporanea Luigi Di Rosa

Prof. Gian Carlo Mancini

 
 
 
La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà”. (Luigi Sturzo, Discorso, 1957)
 
Le parole di don Luigi Sturzo sono di un’attualità straordinaria, sembrano essere state scritte proprio per questo nostro tempo in cui la sfiducia verso una politica troppo spesso irresoluta e fragile, incapace di incarnare valori forti e riconoscibili e di una progettualità seria, sta allontanando sempre più i cittadini dalla partecipazione e rischia di mettere in discussione la stessa democrazia, lasciando ampi spazi all’affermazione di progetti di riforma delle istituzioni che minano i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica.
 
L’analisi delle condizioni della nostra democrazia deve partire dal confronto tra la Repubblica reale e la Repubblica ideale, quella cioè disegnata nella Costituzione, la quale si richiama ai grandi valori universali della libertà, della giustizia e della pace.
 
La Repubblica è figlia della lotta contro il fascismo delle donne e degli uomini della Resistenza. Purtroppo dopo oltre cento anni dalle sue origini non abbiamo ancora fatto i conti con il fascismo storico e dobbiamo prendere atto che il suo spettro non è affatto scomparso. L’autoritarismo esercita ancora il suo fascino e il pericolo di un regime ultra-autoritario, xenofobo e razzista è sempre più presente. Il fascismo si è modificato come un virus, rappresenta una malattia cronica della democrazia, non si sconfigge una volta per tutte e, se si abbassano le difese immunitarie, riprende vita e tende a diffondersi.
 
La Repubblica è intrinsecamente antifascista e la Costituzione rappresenta l’argine più efficace contro possibili derive autoritarie e limitative degli spazi dei diritti e delle libertà individuali e collettive. In ragione di questa sua ispirazione la Costituzione è un progetto aperto, proiettato verso il futuro, verso la realizzazione di una democrazia compiuta, la quale non può limitarsi solamente all’esercizio del suffragio universale, del diritto di voto da parte dei cittadini, ma mira a realizzare una società fondata sulla giustizia, sulla lotta ai privilegi economici e sociali, una democrazia insomma non soltanto formale ma sostanziale.
 
Purtroppo tra la Repubblica disegnata dalla Costituzione e la Repubblica reale lo scarto è forte ed è andato aumentando negli ultimi anni. È per questa ragione che la sua grande portata storica, culturale e profetica non può fermarsi alla celebrazione del passato, ma deve vestirsi di presente. Partendo dal ricordo di una storia comune di sofferenza e di distruzione dobbiamo avere lo sguardo rivolto ad un futuro in libertà e in democrazia. Come lo fu allora, questo è tempo di costruire il domani. Dobbiamo ripartire dall’esempio delle donne e degli uomini della Resistenza, dalla loro lungimiranza, dal coraggio con cui cercarono e trovarono i punti di sintesi e idearono nell’Assemblea Costituente non solo l’edificio comune rappresentato dalle strutture democratiche della Repubblica, ma soprattutto gettarono le basi per il formarsi e il crescere di una comunità che si riconoscesse in valori universali e condivisi. A precedere il ruolo e il significato, pur fondamentali, degli ordinamenti sono la vita delle persone, i loro valori e i loro sentimenti, il loro impegno quotidiano e la loro laboriosità, il loro contributo, grande o piccolo, alla storia comune.
 
L’idea fondante della Repubblica è una Costituzione che si incarna e si invera ogni giorno nei comportamenti, nelle scelte, nell’assunzione di responsabilità di tutti i cittadini, a tutti i livelli e qualunque ruolo siano chiamati ad esercitare. La democrazia non è solamente un insieme di regole, ma un continuo processo nel quale ricercare la composizione possibile delle aspirazioni e dei propositi di ognuno.
 
Tocca a noi raccogliere il testimone di quanti ci hanno preceduto e impegnarci a scrivere i nuovi capitoli della storia della Repubblica, ad esserne i protagonisti, avendo come orizzonte l’Europa, una costruzione faticosa, sviluppatasi in modo non sempre lineare, talvolta minacciata da regressioni ma, nei momenti più critici, capace anche di grandi slanci.
 
Con il filo tenace dei valori della Resistenza dobbiamo tessere la tela di una civiltà democratica che sappia parlare al mondo e guardare al futuro

 

 

 

 

 

 

Domenica 9 giugno 2024, alle ore 18.00, presso il CineTeatro Evado di Sezze in via Melogrosso 2, torna in scena il testo teatrale di Giancarlo Loffarelli diecigiugnoventiquattro, prodotto dall’Associazione culturale “Le colonne”, in occasione del Centenario dell’assassinio di Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924.

Per questo testo, Giancarlo Loffarelli, Direttore artistico della Compagnia teatrale “Le colonne”, nel dicembre 2021, ha vinto il 1° Premio al Concorso nazionale di drammaturgia “In punta di penna” di Castelfranco in provincia di Pisa. Questa la motivazione con cui la giuria ha assegnato il premio:

“Con un sapiente dosaggio di esprit narrativo e ricostruzione documentaria, l’autore tratteggia in maniera originale e coinvolgente una delle figure più significative della storia d’Italia, Giacomo Matteotti. Significativa invenzione drammaturgica è che la sua vicenda umana e politica sia raccontata attraverso il punto di vista di un personaggio di fantasia: una collaboratrice domestica nonché testimone diretta dei fatti che precedettero l’omicidio del 10 giugno 1924. La “deposizione” della donna, che si rivolge direttamente al pubblico, è inframezzata da scene in cui assistiamo alle discussioni tra Matteotti, la moglie Velia Titta e i compagni di partito. Ne esce così un affresco dai contenuti impegnativi, ma dipinto con mano leggera e arricchito da gustosi dettagli quotidiani.”

Dopo il debutto, nel gennaio 2023, lo spettacolo è andato in tournée in diverse regioni d’Italia, dal Friuli alla Puglia. In occasione della sua rappresentazione al Premio nazionale “Mascherini” di Azzano Decimo, Marina Eianti ha vinto il Premio come “Migliore attrice”. In occasione della sua rappresentazione al Premio nazionale “Di scena” di Fasano, lo spettacolo ha vinto il Premio della Critica. Lo spettacolo ha ottenuto il patrocinio da parte del “Comitato nazionale per le Celebrazioni del Centenario della morte di Giacomo Matteotti”.

Ambientato a Roma nel 1924, il dramma mette in scena gli ultimi giorni della vita di Giacomo Matteotti. La vicenda procede avanti e indietro nel tempo ricostruendo il percorso politico di Matteotti e le motivazioni del rapimento e della sua uccisione. Comincia la sera del 10 giugno 1924, quando Giacomo Matteotti, uscito di casa nel pomeriggio per recarsi alla biblioteca della Camera dei deputati, con una grossa busta contenente dei documenti, non fa rientro per cena. Il 30 maggio, Matteotti aveva tenuto un discorso presso la Camera in cui aveva denunciato i brogli e le violenze con cui i fascisti avevano vinto le elezioni politiche appena celebrate. Il giorno dopo la sua scomparsa, l’11 giugno, in occasione del dibattito in aula sull’esercizio provvisorio del bilancio, Matteotti si era riproposto di dimostrare la falsità del bilancio presentato da Mussolini nonché di rendere pubblici i documenti provanti un’operazione di corruzione con cui il governo presieduto da Mussolini aveva firmato una convenzione a favore della Compagnia petrolifera americana Sinclair Oil per l’estrazione e il commercio del petrolio italiano in Libia.

Tutto è raccontato dal punto di vista della domestica di casa Matteotti, Anna (interpretata da Marina Eianti), una donna del popolo che rappresenta un vero e proprio “personaggio-coro”. Con lei, unico personaggio creato dalla fantasia dell’Autore, quattro personaggi storici: Giacomo Matteotti (Giancarlo Loffarelli), la moglie Velia Ruffo (Luigia Ricci), Filippo Turati (Marco Zaccarelli) e Giuseppe Modigliani (Emiliano Campoli).

Tecnico audio è Armando Di Lenola, tecnico luci Fabio Di Lenola, mentre il lavoro sartoriale dei costumi è di Maria Teresa Rieti.

 Il biglietto d’ingresso è di €. 10.00.

 

Si riporta la nota del sindaco di Sezze Lidano Lucidi che annuncia la realizzazione di un secondo asilo nido pubblico in città, a Sezze scalo. Il primo venne realizzato in via Piagge Marine a Sezze nel 2014 dall'amministrazione comunale Campoli in ricordo di Don Milani .

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È di poco più di un milione di euro il finanziamento di cui potrà disporre il Comune di Sezze per la realizzazione di un nuovo asilo nido. A darne notizia è il sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, che ha spiegato come la giunta abbia approvato la delibera per la costruzione di un nuovo asilo nido a Sezze Scalo, che rientra nel quadro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e prevede un finanziamento complessivo di 1.008.000 euro, interamente coperto dall'Unione Europea tramite il programma Next Generation EU: “Il progetto di cui presto conosceremo i dettagli – ha spiegato il primo cittadino di Sezze – prevede la demolizione e ricostruzione dell’edificio attualmente adibito a Centro Anziani, situato in via Puglie, per trasformarlo in una struttura moderna ed efficiente destinata a ospitare 42 bambini nella fascia d’età 0-2 anni. Questa operazione non solo risponderà alla carenza di posti asilo nel territorio di Sezze Scalo, ma contribuirà anche al rinnovamento del patrimonio edilizio comunale e al miglioramento dell'efficienza energetica degli edifici pubblici, in linea con gli standard Nearly Zero-Energy Building”. L'intervento mira a fornire un servizio essenziale per le famiglie di Sezze Scalo, garantendo al contempo il rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale, mentre la struttura sarà progettata per essere completamente accessibile e adatta a ospitare soggetti con disabilità, assicurando inclusività e parità di accesso per tutti i bambini: “L’opportunità di poter dotare la città di un secondo asilo nido – ha proseguito il sindaco di Sezze Lidano Lucidi – ci permetterà una migliore gestione dei figli di persone che lavorano fuori da Sezze e che possono usufruire di un servizio non avendo alcun disagio nel trasporto dei loro bambini. Sezze scalo, da questo punto di vista, diventa sempre più strategico”. Il Settore V del Comune è stato incaricato di predisporre tutta la documentazione necessaria per finalizzare l’adesione al finanziamento entro il termine fissato delle ore 18:00 del 30 maggio 2024. Ulteriori aggiornamenti sullo stato di avanzamento dei lavori saranno comunicati nei prossimi mesi.

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