La politica setina tra social, riformismo trasversale e cacicchi
Scritto da Luigi De Angelis
27 gennaio 1945.
Le truppe dell'Armata Rossa dell'Unione Sovietica liberarono il campo di sterminio tedesco di Auschwitz. Le sorti ormai segnate della guerra e l'avanzata degli eserciti alleati avevano spinto il comando nazista ad ordinarne l'evacuazione. Circa 60 mila prigionieri, in gran parte ebrei, furono costretti a mettersi in marcia in direzione della città di Wodzislaw, nella parte occidentale dell'Alta Slesia. Alcune migliaia di persone, non in grado di affrontare il viaggio perché troppo deboli o malate, furono trucidate. Prima che il campo fosse abbandonato, le SS cercarono in tutta fretta di distruggere le prove degli orrori commessi, riuscendovi solo in parte.
Durante la Marcia della Morte le SS uccisero quanti stremati non erano in grado di proseguire il cammino, più di 15 mila persone. All'interno del campo di Auschwitz l'esercito sovietico troverà e libererà oltre settemila sopravvissuti, malati e moribondi. Si stima che tra il 1940 e il 1945 furono deportati ad Auschwitz circa 1,3 milioni di persone e di queste almeno 1,1 milioni vennero assassinate.
Dal 1933, quando venne realizzato il primo campo di sterminio a Dachau, al 1945 la dittatura nazista ei regimi suoi alleati e complici si resero responsabilità dell'assassinio di 6 milioni di ebrei, oltre ovviamente a tutti gli altri internati: omosessuali, disabili, rom , sinti, oppositori politici, testimoni di Geova, clochard, ecc..
La Shoah è il nostro cuore di Tenebra, non un incidente imprevisto e imprevedibile, ma una realtà che affonda le sue radici nel brodo di coltura dell'antigiudaismo e dell'antisemitismo che ha attraversato nei secoli, lungamente e con diverse forme, la cultura occidentale ed ha raggiunto il suo apice razzista nella pianificazione criminale dello sterminio del popolo ebraico e delle altre minoranze etniche e culturali in nome della purezza ariana.
La macchina dei lager, finalizzata all'eliminazione di quanti erano considerati sub-uomini e larve umane, indegne di vivere, l'obiettivo di far scomparire completamente dalla faccia della terra il popolo ebraico, l'arrogarsi il diritto di decidere chi doveva o non doveva continuare ad abitare la terra, spinto alle estreme conseguenze, ha costituito il carattere specifico di un piano diretto a modificare la configurazione stessa dell'umanità ed ha svelato alla radice il livello di crudeltà ed abiezione al quale l'uomo è capace di spingersi.
La Shoah pone domande abissali alla nostra umanità, mette in discussione i valori fondanti la nostra civiltà e in particolare interroga in modo radicale i credenti nel Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e di Gesù di Nazareth. Dov'era Dio, il Sommo Bene, Colui che ama l'uomo con un Amore senza eguali ed incondizionato, quando milioni di innocenti venivano sterminati? Si tratta di una domanda tanto essenziale quanto ineludibile, di fronte alla quale non bastano risposte di circostanza e tantomeno possiamo fingere che non ci tocca e ci riguarda.
Elie Wiesel nel suo libro La Notte scrive: “Sia benedetto il nome di Dio? Perché, ma perché io avrei dovuto benedirlo? Ogni fibra di me si ribellava. Perché Egli aveva condannato migliaia di bambini a bruciare nelle Sue fosse comuni? Perché aveva continuato a far funzionare sei forni crematori giorno e notte, inclusi lo Shabbat ei giorni santi? Perché con la sua forza aveva creato Auschwitz, Birkenau, Buna e tante altre fabbriche di morte? Come potevo dirgli: Benedetto sei tu, onnipotente, Signore dell'Universo, che ci hai scelto fra tutte le nazioni ad essere torturati giorno e notte, per vedere come i nostri padri, le nostre madri, i nostri fratelli finiscono nei forni? […] Ma ora, non ho più supplicato per nulla. Non ero più in grado di emettere un lamento. Al contrario, mi sentivo molto forte. Io ero l'accusatore, Dio l'imputato!”.
Numerosi teologi e pensatori hanno cercato di dare risposta a questi interrogativi, di trovare una via di uscita di fronte all'assurdità di quanto Auschwitz rappresenta.
Il teologo Jurgen Moltmann, tra i più importanti pensatori tedeschi, il quale ha riflettuto a lungo sulla tragedia dei campi di sterminio, ha proposto l'immagine di un Dio crocifisso, sofferente e protestante, che non si distacca dal dolore dell'umanità ma vi entra volontariamente dentro con compassione. “Dio in Auschwitz e Auschwitz nel Dio crocifisso”. Come la croce di Cristo, così anche il lager di Auschwitz si trova in Dio stesso, è stato assunto nel dolore del Padre, nella consegna del Figlio e nella forza dello Spirito. Ciò non comporta la minima giustificazione di quanto è accaduto nei campi di sterminio, delle atrocità sofferte dalle vittime, perché la croce stessa segna l'inizio della storia trinitaria di Dio. Dio è un Dio che protesta e si oppone agli “dei di questo mondo” di potere e di dominio, entra nel dolore umano e soffre sulla croce e sul patibolo di Auschwitz.
Il pensatore tedesco Johnann Baptist Metz, anche lui teologo, sposta il ragionamento: “La domanda teologica dopo Auschwitz non è solamente: dove era Dio ad Auschwitz? Ma è anche: dove era ad Auschwitz l'uomo? Come si potrebbe credere nell'uomo, o perfino nell'umanità, quando si dovette sperimentare ad Auschwitz di che cosa «l'uomo» è capace? Come continuare a vivere tra gli uomini? Che cosa sappiamo noi della minaccia all'umanità dell'uomo, noi che abbiamo vissuto voltando le spalle a questa catastrofe o che siamo nati dopo di essa? Auschwitz ha ridotto profondamente il limite di pudore metafisico tra uomo e uomo. A questo sopravvivono solo coloro che hanno poca memoria o coloro che sono riusciti bene a dimenticare che hanno dimenticato qualcosa. Ma nemmeno questi restano illesi. Non si può peccare quanto si vuole contro il nome dell'uomo. Non solo l'uomo singolo, anche l'idea dell'uomo e dell'umanità è profondamente vulnerabile. Solo pochi collegati ad Auschwitz l'attuale crisi d'umanità: l'insensibilità crescente di fronte a diritti e valori universali e grandi, il declino della solidarietà, la furba sollecitudine nel farsi piccoli pur di adattarsi a ogni situazione, il rifiuto crescente di offrire all'io dell'uomo una prospettiva morale, eccetera. Non sono tutte scelte di sfiducia contro l'uomo? La catastrofe che è stata Auschwitz costituisce forse una ferita inguaribile?”.
Domande a cui siamo chiamati per trovare le risposte, sforzandoci di capire non solo ciò che Auschwitz è stato ma cosa è oggi la nostra umanità.
Mancano i loculi e il sindaco di Sezze Lidano Lucidi ordina di requisire quelli già concessi e non occupati da salma. L’ordinanza sindacale è stata firmata ieri. “A seguito di una ricognizione operata all'interno del Cimitero Comunale – leggiamo nella ordinanza firmata dal sindaco - è emerso che la disponibilità di loculi liberi è praticamente terminata per cui insiste una grave carenza di loculi disponibili per la sepoltura individuale dei defunti che ne siano sprovvisti al momento del decesso. Che vi è carenza di loculi disponibili presso il cimitero comunale e che, allo stato attuale, la situazione sta creando dei disservizi relativi alla tumulazione delle salme”. Per tale morivo il sindaco ordina “l’immediata requisizione, in via contingibile ed urgente, ed a titolo temporaneo dei loculi concessi in diritto d'uso e non occupati da salma”. Si specifica inoltre che “risultano in essere le procedure per la realizzazione di nuovi corpi loculari, avviate con i seguenti provvedimenti”.
IL 10 marzo si eleggerà il nuovo consiglio provinciale, il decreto per il rinnovo del consiglio è stato firmato dal presidente Gerardo Stefanelli. Le liste dovranno essere composte da 12 nomi e andranno presentate entro il 18-19 febbraio. Fino al 2009 i consiglieri provinciali erano espressione dei cittadini perché eletti dagli stessi mentre dal 2014 ad eleggere i consiglieri provinciali sono tutti i consiglieri comunali dei 33 comuni, una novità che di fatto ha escluso la partecipazione popolare alle urne. In buona sostanza oggi conta solo gli accordi tra partiti e liste, una partita tutta politica dove pesa il voto ponderato, ossia basato su un indice che poi è quello del numero di abitanti di un Comune. Detto diversamente il voto di un paese piccolo vale una briciola rispetto ad un voto di una città grande. Ed ecco quindi il valzer degli accordicchi e delle elemosine politiche verso i big della politica per essere inserito nelle liste dei papabili e per avere magari un voto di un consigliere di un altro comune. Poi si resta in carica per due anni, dimissioni e subentri a parte. Vedremo come succederà, vedremo chi e come verrà appoggiato da questo o da quel partito, e vedremo quali saranno le conseguenze nelle rispettive sedi di appartenenza. Negli ultimi 20 anni in cui si è andato al voto popolare la Provincia di Latina è stata guidata sempre dal centrodestra, poi sono iniziati gli accordi trasversali tra partiti e civici fino alla storta e compagnia bella... A Sezze gli ultimi consiglieri provinciali eletti dai cittadini sono stati: l'ex assessore Vincenzo Mattei , Paride Martella presidente della Provincia, l'ex sindaco Andrea Campoli , l'ex sindaco Lidano Zarra , l'ex presidente del consiglio Enzo Eramo e l' ex consigliere comunale Enzo Polidoro .
Un cuore di pastore non chiude mai la porta
Scritto da Luigi De Angelis
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma dei Consiglieri Comunali Quattrini, Di Palma, Di Raimo, Uscimenti.
_________
Il Presidente del Consiglio comunale di Sezze Pietro Del Duca, per la seconda volta nella storia politica del comune Lepino, si è trovato costretto ad annullare il Consiglio Comunale riservato al Question Time per assenza di interrogazioni da parte dei consiglieri comunali. La domanda sorge spontanea:" Quali motivazioni spingono i consiglieri di minoranza a non presentare interrogazioni rinunciando al principale strumento messo loro a disposizione per discutere le problematiche del paese, come il Question Time?" I consiglieri Orlando Quattrini e Serafino Di Palma di Fratelli d'Italia, Armando Uscimenti e Sergio Di Raimo per il PD, spiegano a chiare note che quella che stanno portando avanti è una protesta che mira a far rispettare l'articolo 43 del regolamento del Consiglio Comunale, il quale stabilisce che in sede di Question Time, le interrogazioni ( istanze/ voce dei cittadini, presentate cinque giorni prima della convocazione della stessa) ricevano risposta diretta da parte del Sindaco o Assessori delegati , diritto che nel Question Time di novembre è non è stato rispettato, ed è stata negata la democratica discussione su problematiche importanti, spesso bisognose di celeri interventi. Interrogazioni quelle di Novembre, definite poco rilevanti sotto il profilo politico e rimandate a risposta scritta verso gli uffici, dallo stesso Presidente del Consiglio Pietro Del Duca. Premesso che Il Presidente del Consiglio dovrebbe garantire la discussione di ogni istanza presentata dai rappresentanti eletti dal popolo senza selezione alcuna, va ricordato che le interrogazioni in questione, trattavano, o per meglio dire avrebbero trattato, tematiche importanti come, sicurezza, scuola, servizi sociali, atti amministrativi. Va inoltre sottolineato, affinché vi sia una maggiore chiarezza, che le stesse, seppur rimandate a risposta scritta, non hanno comunque trovato risposte, consumandosi di fatto, un azione di bavaglio alla voce dei cittadini, alla democrazia stessa. Era doveroso spiegare ai cittadini le ragioni che ci portatno ad agire in questo modo, perché crediamo che le problematiche dei cittadini debbano essere tutte ascoltate e non selezionate a piacere come accaduto. La politica ha il dovere di ascoltare e dare risposte, se ciò non accade gli amministratori dovrebbero solamente percorrere una strada, quella delle dimissioni. Così concludono i Consiglieri Comunali Quattrini, Di Palma, Di Raimo, Uscimenti.
Con Determinazione n. 13 del 12.01.2024 Lazio Crea ha approvato l’elenco degli assegnatari dei contributi per la Valorizzazione della Regione Lazio, il bando dedicato alle associazioni della Regione Lazio, mirava a contribuire a tutte le attività culturali che valorizzassero le tradizioni regionali nel periodo dal 1° giugno 2023 al 31 dicembre 2023, e che con soddisfazione di tutti gli addetti ai lavori ha visto il finanziamento della Pro Loco di Bassiano per € 20.000,00. Con soddisfazione prendiamo atto del finanziamento del Progetto “Senza Confini, Bassiano nel Lazio: collage territoriale di cultura e tradizioni” - esordisce la Presidente Anna Botta - , grazie alla collaborazione e alle competenze dei soci dell’Associazione, con i quali abbiamo realizzato eventi che hanno permesso di far risaltare le bellezze materiali e immateriali di Bassiano. La cosa che più mi rende contenta è il fatto che questa assegnazione testimonia lo spessore e l’importanza del lavoro svolto dall’Associazione durante l’intero arco dell’anno con eventi, conferenze, incontri, mercatini manifestazioni e concerti, attraverso cui i visitatori del nostro Borgo, una volta raggiunto, hanno avuto la possibilità di rimanere affascinati dalla storicità e dal contorno naturalistico che lo contraddistingue. MI auguro che questo risultato sia da stimolo per tutti i nostri soci e sostenitori e per tutta la comunità affinché anche per l’anno in corso ci sostengano con entusiasmo nelle iniziative che abbiamo in progetto che ci permetteranno di consolidare e superare i traguardi fin qui raggiunti promuovendo la bellezze di Bassiano e le tradizioni della sua gente.”
Il presidente del consiglio comunale di Sezze, Dott. Pietro Del Duca, ha revocato il question time previsto per venerdì 19 gennaio “ in quanto non sono pervenute al protocollo all’Ente interrogazioni da parte dei consiglieri comunali di opposizione”. E’ la seconda volta nel giro di poco mesi che una seduta di question time viene annullata per il medesimo motivo. C’è da parte dei consiglieri comunali di opposizione quello strascico alla polemica contro il presidente del consiglio comunale perché in passato - secondo le minoranze - non sono state date risposte alle interrogazioni presentate? C’è la polemica nata sulla mancata trasparenza degli atti e della documentazione richiesta? Probabilmente sì, stando ai silenzi da parte di qualcuno che siede all’opposizione mentre chi, sempre in silenzio, sembra essere già passato in maggioranza.
Questa raccolta di poesie dialettali, nata da trastullo poetico , è ispirata tuttavia alla poesia di un noto poeta dialettale romanesco , di fama nazionale ed internazionale : Gioacchino Belli. Questo grande poeta romano, dissacrato e rifiutato da molte persone di fede cristiana, dovrebbe in realtà essere riabilitato assolutamente da tutti non fosse altro perché, tra i suoi 2279 sonetti, ne ha composto ben 73 di puro argomento biblico. In questi, come peraltro in tutti i suoi sonetti, appare che questo poeta dimostra una minuziosa conoscenza biblica e degli usi e costumi religiosi cristiani.
Le poesie dialettali in sezzese, da me composte perlopiù durante l’anno giubilare del 2000, sono state riviste e corrette nel corso del dicembre 2001 e rivisitate nel 2008 e in quest’ultimo periodo di tempo che và dal novembre 2023 al gennaio 2024 , in verità non sono la semplice traduzione delle poesie religiose del Belli trasportate dal dialetto romanesco a quello sezzese. Infatti queste poesie sono state ricomposte con una struttura peculiare setina : la rima e l’assonanza di termini sono state tutte rimodellate in dialetto setino.
Oltre a questo aspetto linguistico le poesie sezzesi risentono molto della cultura setina religiosa di un passato non molto remoto , offrendo al lettore spunti di riflessione su usi e costumi locali tramite anche la funzione esplicativa di alcune puntuali note di commento che mano a mano porrò in calce ad ogni poesia.
___________________
I vuinchicingo di nuvémbro
Fra otto dì , a Santa Catarina
le case ricche mettono le stòle pi'lle scale
da gli létto si levua la cupèrta fina
s'appicciano i fucugni drént' a lle sale.
I témpo che ffarà quélla dumano
Nnatalo lu téta fà talo i qualo.
I lunario, buciardéglio, chi ripòrta ?
La bbrina?
I la bbrina vidarai puro a Nnatalo !
I cuménzono ggià i sunaturi
a ccalà dalle muntagne allo piano
'mbuttichi cu quigli mantégli rattuppachi.
Chi bbelle canzuncine ! Chi bbelle nènie !
Pinzate cha i pasturi di Bèttalèmme
li cantòrno spiccicate, tali i quagli
dinanzi a gli prasèpio di Ggiasù Bambino
'n zéme a gli'angiulicchi cu' lli agli.
Carlo Luigi ABBENDA
I' primo di dicémbro
Finito è oramai i méso di nuvémbro
stanotte la Madonna aropre dicémbro!
pinsate ca fra quinici iurnate , bèno o malo
cuménza n’chiesa
la nuvèna di Natalo!
dapò, sintéte na cica, che succede:
finiscono di sunà i pifferai
e teccote le cummedie e gli carnovalo.
accusì si va nnanze a stu paéso!
I dapò quaresima...i dapò Pasqua
cu’ gli ovuo:
i a malapena finisce i ’uttavario
aricumincia la cummèdia, i scinario nouo!
Chiappa, n’zomma, i librétto
di gli lunario
i t’accurgi c’a tutto i’anno
tocca méso a Pulicinèlla e méso A Ddio,
senza divario!
Carlo Luigi ABBENDA
I otto di dicembro
Solo pi oi , Minicuccio méio,
nun sfutticchiamo;
nun sfutticchiamo , no,
facémo orazzione.
Nun sai oi che festa celebramo?
la Santa e Immacolata Cuncezione.
Tèta pinzà che quando padro Adamo
nun séppe vénce la tintazzione
i si magnaue la mela di quiglio ramo
n’paradiso si sprangaue i’ purtono.
Da quel dì madre natura
rimase sempre sotto la cundanna
i n’arisciue pura i santa manco mèsa criatura.
Tra tutte li uniugni che Ddio manna
n’ci stètte mai nu matrimognio casto i puro
si non quiglio di San Giuacchino i di Sant’Anna.
Carlo Luigi ABBENDA
Santa Lucia (tricidi di dicémbro)
ôi è Santa Lucia, ôcchi i cannéle!
Urbi et Orbi fào granne alligria.
Le fémmene chi si chiamano Lucia
ôi si magniano zucchero i mmièle!
dóppo musudì sor Caio offre a tucchi ‘nu pranzo
pi ddivuzzione a ‘sta santa
cu ppasta , vuino i carne di manzo ;
pi fistiggià la guariggione séia ,
pi rimettise dall’ittirizzia ,
da ‘na mmalatia di gli occhi , sèria sèria.
Pare che Ddio quattr’occhi ci abbia fatto
a ‘sta santa avucata di gli guèrci :
doua i porta ‘n fronte i doua a gli piatto.
Ma pirchémmai, dàpÓ , ni venne
i doua occhi chi ci avanzino a gli piatto
i chi stò pittachi a gli ritratto?
Teneta sapé : 4 Lucie pi 4 Cantugni,
ogni tridici di dicémbro su prucissiugni.
Carlo Luigi ABBENDA
La nuvena di Natalo
Eh , è propéta vero
a siconda ‘gli guschi, Filumèna !
si fao vuénì i ciechi zampugnari a cantà nuvèna !
Mariuccia i Maddalena
chiamino sempre i carciuffulari
cu gli mucchi ciechi i amari.
Ti dirò ch’a ‘mmì nun mi pare nuvena
si nun sento di gli pifferai ‘sta cantilena
i ppuro cÓstono assai:
tutta ‘sta musica i tutta ‘sta canzone
cÓsta accomme a ‘na pirdiscione!
Quando arriva la dì di Santa Catarina
( cioè i 25 di nuvémbro)
che s’arisènte ‘sta manfrina
io arinasco quasci a gli munno
i mi pare d’èsse di’lla terra la riggina.
Pinzate ‘mpò:
ci stao cèrchi povueri scemi
che i pasturi di notte nu ' volo.
Puvueracci loro!
Io ‘nvece, a gli létto mi giro i m’arivuòto
i tra la vueglia i gli sonno mi i gòdo!
Carlo Luigi ABBENDA
La viggilia di Natalo
Lillò, la viggilia di Natalo
micchite di guardia a gli purtono
di cache munsignoro o cardinalo
i vidarai intrà ‘sta purdiscione.
Mò entra ‘na cassetta di turrono,
mò entra ‘nu barilozzo di cavialo,
mò i porco, mò i pullastro, mò i cappÓno,
i mmò ‘nu fiasco di vuino ginuino i bbÓno.
Doppo ‘mpò entra i gallinaccio,
apprésso i’abbacchio,
le livue duci , i péscio di Fugliano,
l’oglio di livua, i tonno i l’anguilla di Cumacchio.
‘Nzomma fino a nnotte , magni mano,
tu t’accurgiarai, Lillotto caro,
quant’è ddivuòto i popolo cristiano.
Carlo Luigi ABBENDA
La fine di gli anno
Oi sémo alle trentuna di dicémbro
i ha finito i anno, caro Mattèo,
i a ogni chiesia tutto i popolo cristiano
pi renne grazzie a Ddio canta i Tadèo.
Addumano, dapò, si Cristo ci dà vuita ,
alla stessa cchiesia cu ‘gli prèto
s’intòna n’atra antifona gradita
a Sa’ Spirto Paraclèto.
Ma a cché seruono doppo tutte ‘ste funziugni:
i ogn’anno nòvuo porta cu’ ssé
tanchi atri trugni!
Addifacchi , putete puro cantà voi
che ggià Ddio Santo tè , ‘n paradiso,
atre cose da penzà piuttÓsto che ssentì a vvoi!
Carlo Luigi ABBENDA
La sculatura di gli 2001
Oi , trentuna di dicembro, c’ha ffinita
st’annata negra di BinLadeno,
la cumpagnia fratesca ggiasuita
pi renne grazzie a Ddio canta i Tadèo !
Addumano, dapò, si Cristo ci dà vuita ,
a gli stesso cunvènto farisèo
s’intòna n’atra antifona gradita
a Sa’ Spirto Paraclèto.
Ma a cché seruÓno dÓppo tutte ‘ste funziugni:
i distino, arammai, pare già diciso!
ca ogni anno nòvuo è peggio di gli vuecchi!
Addifacchi pu cantà ccquanto tu vvuoi
che ggià Ddio Bbiniditto tè ‘n paradiso
atri iacchi da pilà piuttÓsto che ssentì a vvoi!
Carlo Luigi ABBENDA
I bbóno Capo d’anno
Bbon capo d’aglio , a llei, sòra Maria!
Accummè! nun s’arisponne ? Le creste vi fanno ?
Eh, oi si téta campà in alligria
senza farese attaccà da niscun malanno.
Anzi , i’ stéua a pinzà, senza dice bbucia ,
che facessimo ‘nzéme ‘nu cuntrabbanno:
ca quello che ôi si cumbina , cummare mia
ddapò si seguita a ffà ppi tutto i’anno !
Tucchi i guschi tètano èsse missci a coppia
‘sta bella dì; i pirfino ‘n paradiso
agli sanchi si sèrue piatanza dÓppia.
I , lu sai , dapò , pirché i papa ha criato i ggiubbileo?
Pirché Ggiasù Bambino s’a circunciso ,
i Figlio di Ddio s’ha fatto Abbrèo!
Carlo Luigi ABBENDA
La viggilia di Pasqua BBifania
La Bbifana , a gli figli , è nicissario
di farcila addumano , eh , sòra Tòlla ?
‘N giro a ccumprà ci stà tanta fòlla.
A quigli mei ci la faccio tra otto dì, a gli ‘ uttavuario.
‘Ste di’ adecco , addÓ m’accòsto accòsto, quiglio mi bÓlla:
alle Piaggie Marine o a gli Piazzalo.
Accusì , pi Ótto dì ci pènzo i nun faccio malo
i alla fine si sa , chi vuenne cede i ammolla.
Pinzate ‘n pò che prezzi: a ‘nu giuchino
oi cétto quanto vulevano? otto scuchi !
I a ‘na pupazza ? ‘Nu béglio zicchino!
Mò ognuno che vuò vuenne
cérca di cacciarivu ‘ i ‘occhi.
Ma quando stà pì cchiude i buttechino
i clienchi i cercheno cu gli lanternino:
la mèrce vi la dauo pi ddò bbaiocchi !
Carlo Luigi ABBENDA
La nuttata di pasqua Bbifania
- Mà ! Mà !
- Addurmite!
- Nun ténco sÓnno!
- I ffà ‘mpò addurmì chi i tè, dimonio dimoniétto!
- Mà , mi vuoglio arizzà !
- Ggiù , ggiù , statte a gli létto !
- N’ ci arisisto ppiù , mò mi sprufonno.
- I nun ti vuesto , io mÓ chiamo Nonno !
- Ancora nun è iorno. I chi mi su detto :
chi ci mancaua poco ?
I ‘mbè t’aspetto.
- Uffa , chi su scucciante ; su scucciante assai !
- Mà , guarda ‘m pò si s’ha fatto giorno allòco drèto.
- Durmi ! ch ‘ancora è notte ! Ohia ! ch’ ha succésso ?
- Oh Ggiassummio ! E’ ‘nu granchio a gli pèdo!
- ‘N ‘zomma , statte zitto , mò appiccio i lumino.
- Finalmente:
Vichi ‘mpò cche m’ha purtato
la Bfifana a la cappa ‘gli cammino !
Carlo Luigi ABBENDA
La dumano di pasqua Bbifania
E’ pramente bbéglio vidène ‘ngiro ‘schi funghecchi,
‘sci mammòcci , ‘schi furbi ciumachégli ,
mméso a ‘na muntagna di giucarégli
zumpéttà accomme a spirichi fullécchi !
Arlicchigni , trumbétte , pulicinégli ,
cavagliucci , ssidiòle , cifalicchi ,
carittigni , ccuccù , schiÓppi i archicchi ,
sciabbule , bbirrittigni i tamburégli...
Quisto pòrta la còtta i la suttana ,
quiglio è vvuistito ‘n camicio i ppianéta
i quigli’atro è ufficialo di la Bbifana.
I ‘ntanto , o prèto , o chierico , o ufficialo,
le cose dduci cì tireno le déta ;
I mamma striglia che ffinisce a mmalo.
Carlo Luigi ABBENDA
Alle 17 di génnaro
(La Festa di Sant'Antògno Abbato)
Ieri, ch'era festa di Sant'Antògno Abbato
cu' moglima mi ni sò ito
a prisinzià di gli aglimari la bbinidizziòne.
Da Santa Parascevue a Ferro di Cavallo
finèntite alla cchiesia di gli Cappuccigni
è stata la nostra pirdiscione.
I' prèto era quiglio pézzo di dimonio
di' gli figlio Bbuttarazza:
dun Antonio era i prèto chi bbenidicevua
di gli aglimari la razza.
Ritto 'mpéchi, cu 'mmagni i' aspersorio
si ni stévua ad aspittà li bbèstie pi ggli mercimonio.
Porci, sumari, pecure i cavagli
s'accalcavuano, stricchi , bardagni
di fiòcchi bbianchi, rusci i ggiagli !
I dun Antonio, pitènne i raccullènne
di quatrigni 'na tòppa,
ha strigliato a tutta la ciurma :
" Figliogli méi, la Carità divuòta
nun è mmai tròppa ! "
Carlo Luigi ABBENDA
Libri dell'autore in vendita
________________________________
"Il Lazio e la Campagna Romana" pubblicato nell'anno 2000.
Per tutti gli interessati sono ancora disponibili decine di copie in vendita al prezzo di 13,00 €.
Contattare Carlo Luigi ABBENDA:
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.;
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.;
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Altro...
Dalla parte delle donne israeliane abusate
Scritto da Luigi De Angelis
Luigi De Angelis, esponente del centrosinistra di Sezze, interviene sulla notizia data nei giorni scorsi dal sindaco Lidano Lucidi relativamente all'inizio dei lavori di ristrutturazione del Monastero delle Clarisse di Sezze, senza che sia stato però specificato nel dettaglio quali e quante somme saranno utilizzate e che tipo di intervento di ristrutturazione verrà realizzato. De Angelis ricostruisce in breve la storia del Monastero della Clarisse e si chiede a cosa serviranno questi interventi di poco conto senza una visione e un progetto di fruibilità dello storico edificio. "Fino al 2014 il monastero delle clarisse è stato di proprietà della provincia di Latina. Nel 2014 i consiglieri provinciali del PD, pur all'opposizione della ventennale amministrazione di centrodestra, vista la paventata chiusura delle provincie e per evitare che cadesse in mano dei privati , votarono l'acquisizione del monastero al patrimonio comunale. Gli interventi eseguiti sulla struttura, di oltre 4000 mq, sono stati finalizzati a mettere in sicurezza tetto, mura e solai. È chiaro che il comune da solo non ha la disponibilità di milioni di euro necessari per completarla e servire l'intervento di Stato, Regione e Unione Europea.L'intervento di cui si parla in questi giorni è palesemente una goccia irrilevante e comunque serve a rendere fruibile un giardino esterno, mentre il resto della struttura continuerà a rimanere in abbandono.Bisogna dire le cose con chiarezza ai cittadini.Senza un progetto serio e una destinazione chiara nessuno, enti pubblici o imprese private, è disponibile a finanziare qualsivoglia intervento. Si parla di abbandono e degrado del centro storico. Il problema è che a differenza di tantissimi comuni italiani che grazie al PNRR stanno riqualificando il proprio territorio e ponendo le basi di un nuovo sviluppo, per il monastero delle Clarisse si è persa una occasione storica: attingere a questi fondi per realizzare un intervento importante di riqualificazione del centro storico”.
Comunicato stampa del Sindaco
_________
Hanno preso il via nei giorni scorsi i lavori per la ristrutturazione del Monastero delle Clarisse. A darne notizia è stato il sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, che ha accolto positivamente i primi interventi su una struttura che l’amministrazione ha deciso di mettere in sicurezza e riqualificare: “Pensiamo che quel luogo possa essere il centro culturale del paese, un posto ricco di storia, un immobile enorme che con questi lavori ci accingiamo a restituire alla comunità di Sezze dopo moltissimi anni. Per onestà intellettuale – ha precisato il primo cittadino – occorre dire che anche nella precedente consiliatura il sito era attenzionato, e noi abbiamo seguito quell’idea che riteniamo giusta ottenendo ulteriori finanziamenti e facendolo inserire nella rete delle Dimore Storiche della Regione Lazio che apre altri fronti progettuali”. Il sindaco di Sezze, presente all’apertura del cantiere che si occuperà di riqualificare un’area importante del plesso, ha spiegato concettualmente come intende restituire anche fruibilità allo stabile: “La rivalutazione del centro storico passa anche attraverso l’apertura del Monastero che potrà ospitare eventi, attività culturali, turistiche ed economiche in genere, con possibilità di celebrare anche i matrimoni”. Un’azione di recupero importante cui, come confermato dallo stesso Lidano Lucidi, ne seguiranno altre, anche se l’attenzione dell’ente si concentrerà anche su alcune criticità purtroppo ereditate dalle passate amministrazioni: “Ci sono molte strutture inagibili e tante opere ancora incompiute, tra le quali spiccano la Futura Casa dei Giovani e il tensostatico adiacente al plesso scolastico di via Melogrosso, sui quali stiamo aprendo dei ragionamenti per evitare che ci vengano chiesti indietro i finanziamenti ottenuti. Saremo particolarmente attenti affinché queste somme non debbano essere risarcite dalla cittadinanza”.