Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalita' illustrate nella cookie policy. Chiudendo questo banner o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie, per migliorare la tua esperienza di navigazione e rispetta la tua privacy in ottemperanza al Regolamento UE 2016/679 (GDPR)

 

Il consiglio comunale di Sezze, nell'ultima seduta comunale, ha approvato una serie di documenti importanti tra cui il Dup (documento unico di programmazione 2024 – 2026). Si tratta di un atto propedeutico e inderogabile per l'approvazione del bilancio di previsione 2024-2026 pronto per essere approvato. Nel corso della discussione il sindaco Lucidi si è dichiarato fiducioso su come stanno andando "i conti" del Comune di Sezze, anche perché resta convinto che la richiesta di piano di Riequilibrio possa arrivare a dama senza problemi. Si ricorda che in merito la Corte dei conti ha chiesto un supplemento istruttorio in modo particolare sulla SPL Sezze, società interamente comunale che continua ad essere oggetto di polemiche e strappi (anche interni) per alcune decisioni prese unilateralmente e sulle quali vedremo se ci saranno conseguenze e se diventerà il tallone di Achille di questa amministrazione comunale.

Tra gli interventi in aula, quello del consigliere comunale Gianluca Calvano, al centro di una presa di distanza politica dalla lista Identità Setina "ormai politicamente snaturata" ma in linea con la maggioranza consiliare. Ecco il comunicato stampa diramato alla stampa in merito proprio all'approvazione del DUP.

"Sono in linea per quanto riguarda il Dup con la mia maggioranza e ho sottolineato come ha fatto, sia il Sindaco che l'assessore, che si poteva fare molto di più se il riequilibrio fosse stato approvato in tempi brevi. La nostra amministrazione avrebbe potuto lavorare su un documento più politico, così non è stato ma stiamo andando avanti lo stesso con tante difficoltà, riequilibrio votato anche dal sottoscritto e condiviso con tutta la maggioranza. Per quanto riguarda i debiti fuori bilancio – aggiunge Calvano – ho sempre sostenuto che ci sono debiti fuori bilancio che sono disattenzioni che in una pubblica amministrazione non possono esserci, l'ultimo caso riguarda il mancato posizionamento di un cartello stradale che regolava l'altezza di un ponte che è costato alla nostra comunità quasi 6000€; l'altro caso il diniego agli accessi agli atti di un cittadino che è previsto nel nostro regolamento che è stato punito da un giudice che ha condannato il nostro Comune a pagare le spese legali più una sanzione, e altri soldi 6000€ tolti ai servizi sociali, strade, scuole, per distrazione che io come amministratore non voglio che succedano. È pur vero che ci sarà un passaggio alla corte dei conti, ma il mio giudizio politico non è quello di far passare errori".

 

 

Prodotto dal Gruppo E-Motion e dal Teatrosophia, si terrà, dal 11 al 14 aprile,   a Roma , presso lo stesso teatro, lo spettacolo “Piedi Nudi e Parole Crude” del poeta Antonio Veneziani, setino di adozione. Spettacolo che vede insieme poesia, danza e musica. Il punto di partenza sono le stesse poesie scritte dallo stesso Veneziani  e riunite in una raccolta dedicata a Maria Concetta Borgese, attrice e danzatrice dello stesso spettacolo, interpretato anche da Guido Lomoro. La raccolta  è stata pubblicata dalla casa editrice Medart  in un edizione di pregio, a tiratura limitata, firmata dagli autori. Sulla scena, in pratica, le “parole crude” di un poeta e i “piedi nudi” di una ballerina che insieme raccontano una storia vera. Il loro è un dialogo nell’empatia e nella simbiosi. Il poeta che “non accetta lezioni di vita”, “inaccessibile anche al vento più insistente”, ma che sa di meritare “un po’ di tenerezza”. In un vortice di parole poetiche e movimento, uniti in un’unica armonia che va a fondersi con la musica, si snoda il tutto. Vanno così a toccarsi le corde più profonde ed estreme di due anime, bisognose l’una dell’altra, complici nell’esplorare tutte le sfumature del pensiero e dell’esistenza, nell’affondare se stesse in tutti i colori, dai più tetri ai più sorridenti, del percorso umano. Anime complici fino allo spasimo perché intrise di reciproca fiducia. La consapevolezza di sé, dei propri limiti ma anche delle proprie possibilità. L’accettazione dell’altro guardando a sé stessi con severa magnanimità. L’esplorazione di spiragli di vita. La  costruzione di un futuro fragile ma ricco di sé stessi. Il tentativo di camminare insieme per sempre. Ma anche di saper percorrere in solitudine il proprio cammino. Sempre con la certezza che l’alito dell’altro saprà scaldare i propri passi. Una storia vera che, proprio perché così profondamente mescolata al sangue e alla carne di ognuno, non poteva che essere raccontata con le parole della poesia. E con quelle del corpo. Adattato e diretto dagli stessi Maria Concetta Borgese (ha curato anche le coreografie in collaborazione con Gea Lucetti) e Guido Lomoro, lo spettacolo  si terrà giovedì e venerdì alle 21 e sabato e domenica alle 18. Le musiche originali saranno seguire dal vivo di Theo Allegretti. Infine, disegno luci di Gloria Mancuso, ufficio stampa di  Andrea Cavazzini e  foto di scena di Lorena Vetro. Il social media management è IVETRIBLU. Alla fine dello  spettacolo, il consueto aperitivo offerto dal teatro.              

Domenica, 07 Aprile 2024 06:17

Scuola e Ramadan

Scritto da

 

 

L’Istituto Comprensivo Iqbhal Masih di Pioltello resterà chiuso il dieci aprile in occasione della festa per la fine del Ramadan.
 
Il vicepresidente del Consiglio e leader della Lega Matteo Salvini ha subito gridato all’islamizzazione del Paese e Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, ha chiesto agli uffici competenti di verificare le motivazioni didattiche della decisione e la loro compatibilità con l’ordinamento.
 
Il polverone mediatico e politico sollevato è apparso a tutti assolutamente strumentale e finalizzato soltanto a racimolare consensi in vista delle elezioni per il Parlamento Europeo, solleticando gli istinti identitari più regressivi e alimentando l’intolleranza.
 
La scelta di non tenere le lezioni è in linea con quanto accade in tutte le scuole in occasione della definizione della quota di autonomia del calendario. Generalmente a maggio, il Dirigente Scolastico presenta al Collegio dei Docenti una proposta per l’anno successivo riguardante l’aggiunta di due o tre giorni alle feste e alle pause previste dal calendario regionale. La decisione definitiva, rientrante nell’autonomia scolastica, è del Consiglio di Istituto. Dalle verifiche effettuate nessuna irregolarità è emersa, ancor più che sotto il profilo didattico l’obiettivo era non far perdere un giorno di scuola agli alunni di religione islamica, oltre il 40% dei frequentanti, i quali sarebbero comunque rimasti a casa.
 
La decisione della scuola di Pioltello non viola la laicità dello Stato, perché per garantire il diritto all’istruzione “a tutti” (art. 34 Cost.) ha soltanto sospeso le attività scolastiche in un giorno diverso dal solito ponte, e coniuga la libertà religiosa e il diritto all’istruzione, due principi fondamentali di ogni democrazia liberale.
 
L’Islam si pone spesso in tensione con i principi liberali e democratici e ne esistono varianti intolleranti e aggressive, ma uno stato liberaldemocratico, che non vuole tradire i suoi principi, deve fare chiarezza su questi e applicarli, senza farsi trascinare in discorsi identitari né assecondare paure di islamizzazione o narrazioni simili.
 
In gioco ci sono la libertà religiosa e la laicità delle istituzioni.
 
La libertà religiosa è altro rispetto alla tolleranza. La tolleranza è una virtù morale personale, significa avere principi diversi rispetto ad un altro e rispettarli senza reagire in modo violento. Le istituzioni sono tolleranti quando non sono liberali. Lo Stato confessionale tollera religioni diverse, se è liberale invece non dà priorità a una fede rispetto ad altre e riconosce il diritto dei cittadini di credere o non credere. La libertà religiosa, essendo un diritto fondamentale, non può essere limitata e non può dipendere dalla maggioranza.
 
La laicità dello Stato è un principio profondamente democratico e designa la neutralità confessionale delle istituzioni e il rispetto del pluralismo religioso. La convivenza di diverse fedi religiose, “egualmente libere” (art. 8 Cost.), esige che le istituzioni, che si impongono ai cittadini in quanto dietro di esse c’è il potere coattivo dello Stato, non possono prescrivere alcun credo.
 
Il principio di laicità può essere interpretato o nel senso che le istituzioni devono essere spogliate di riferimenti religiosi o nel senso che, anche se non assumono un credo religioso, è possibile entrarvi parlando il linguaggio della propria fede. Il primo è il modello francese, e comporta per esempio il divieto dell’uso del velo a scuola. Il secondo è quello inglese, tedesco e italiano in cui non esistono divieti del genere.
 
Nel nostro Paese l’interpretazione pluralista del principio di laicità fa si che si possa promuovere  l’espressione di ogni fede religiosa nella sfera pubblica, a cominciare da quella cattolica, dalla forte presenza per ragioni storiche e culturali. Tuttavia per rispettare la libertà religiosa, intesa come possibilità di accesso alla sfera pubblica, e l’idea pluralista di laicità non è possibile rifiutare a priori le richieste delle altre fedi e, senza violare la laicità delle istituzioni, occorre adottare soluzioni pragmatiche, abbandonando l’idea di una applicazione deduttiva di principi astratti alla pratica quotidiana.
 
La laicità dello Stato sarebbe violata se venisse introdotta una nuova festività, anche se dobbiamo tenere conto però che se si applicasse rigidamente questo principio, dovrebbero cadere anche tutte le feste cristiane e dovremmo tornare al calendario della Rivoluzione Francese….
 
Occorre agire con intelligenza e pragmatismo, rispettare i principi fondamentali dello Stato ed evitare strumentalizzazioni, che creano soltanto tensioni e incomprensioni tra le diverse componenti della nostra società democratica e pluralista. 
Lunedì, 01 Aprile 2024 06:20

Pasqua è tornare all'essenziale

Scritto da

 

 

Pasqua suggerisce pensieri di speranza e di fiducia, ma il rischio è di cadere nella retorica dei buoni sentimenti, slegati dalla concretezza. Pertanto è necessario liberarla di ogni incrostazione e tornare all'essenziale del messaggio del Risorto.
 
Pasqua celebra la risurrezione di Cristo.
La vita ritorna in vita e dà definitiva morte alla morte.
Dio si rende visibile umanamente, spende la propria vita per l'umanità e la resurrezione della carne di Gesù è caparra di salvezza per ognuno di noi. L'essenza della fede dei cristiani è un Amore che salva al di fuori di regole, dogmi e identità culturali, capace di amare il non amabile e perfino i nemici.
La resurrezione presuppone l'esperienza dell'abbandono assoluto, il rimettersi alla volontà di Dio. La notte del Getsemani, l'angoscia di fronte alla prospettiva del supplizio della Croce e della morte, che in realtà non è morire ma donare la vita, sono passaggi ineludibili. La caduta, la sconfitta e la sofferenza non possono essere evitate e la morte, che ne rappresenta l'aspetto più scabroso e definitivo, non è l'ultima parola possibile sulla vita. Sebbene lo scorrere degli eventi storici lasci alle sue spalle sempre macerie e distruzioni, abbiamo la certezza che giungerà il tempo del riscatto per tutti gli sconfitti e tutte le vittime delle ingiustizie.
 
Pasqua è la scoperta di un sepolcro vuoto.
Al sepolcro giungiamo con le nostre speranze e le nostre illusioni, i nostri desideri e le nostre paure. Possiamo restare chiusi nel nostro presente, ottenebrati dalle nostre ideologie e avvinghiati alle nostre convinzioni, pensare che si tratti di una allucinazione o di una illusione, oppure aprirci all'annuncio di una salvezza che è dono di vita nuova, è creazione nuova, è vedere oltre il vuoto del sepolcro e accorgerci dell'ulteriore umanamente impensabile.
L'assenza del corpo di Gesù descrive la sua forma più radicale di presenza, è un magnete che genera il desiderio di Lui e ci spinge a cercarlo tra i vivi, non tra i morti.
 
La lezione della Pasqua è che nella morte esiste un resto indistruttibile, permanente oltre il contingente e vivente in eterno. Colui che non è più con noi, resta con noi e in noi per sempre, lo portiamo vivente presso chi è vivo. Se come i discepoli ci lasciamo incontrare da Cristo, se scolpiamo noi stessi in Lui, pietra di scarto, se la sua Parola cambia la nostra vita e lo seguiamo, non possiamo mettercelo alle spalle, dimenticarlo o farne a meno neppure per un istante. L'effetto di questo entrare in relazione con Lui è la fedeltà, il dimorare stabilmente nell'Amore.
Viviamo un tempo in cui tanti uomini e donne non credono più nel carattere inaudito di questo incontro e pertanto non riescono a comprendere che la resurrezione non è un fatto soprannaturale, la rianimazione di un corpo esanime, ma un evento che manda in frantumi la nostra stessa idea di vita e di morte. Il sepolcro vuoto racconta l'esistenza di qualcosa che la morte non riesce neanche a scalfire, una brace ardente che non si spegne da cui germoglia un nuovo inizio, una nuova vita.
 
Gesù dopo la resurrezione appare ai discepoli, sconfortati e delusi per la sua perdita. Il suo entrare di nuovo nelle loro esistenze ravviva in essi il desiderio di sé e ne rinsalda la fede. Le apparizioni non sono suggestioni psicologiche o fenomeni soprannaturali. Sono il ritorno di chi ha lasciato questa vita ma continua a restare con loro, un appello a rimanere fedeli a quanto ha rappresentato l'evento dell'incontro, un appello a cui è indispensabile rispondere per non lasciare prevalere la morte. È la fedeltà a rendere l'incontro vivo, un qualcosa che non smette mai di risorgere, di venire alla luce, di essere sempre con noi.
 
Pasqua non è la proiezione di un desiderio illusorio di immortalità, un rinviare ad una felicità ultraterrena, una storia consolatoria a lieto fine, è esperienza del trascendente e del mistero. Il Risorto, contro la spietata evidenza del nulla, ci ricorda che qualcosa resta, che non tutto ciò che è stato è destinato a divenire nulla.
 
Pasqua è l'enunciazione folle e assoluta dell'evento della resurrezione che contrasta con ogni buon senso, con l'opinione comune, è sfida all'evidenza. La resurrezione non è un semplice fatto in sé, non è soltanto avvenuta nel passato come narrano i Vangeli, una realtà remota, un miracolo accaduto una volta per tutte, ma è un evento attuale grazie alla fede di chi allora ha creduto e di chi oggi ancora crede e rimane fedele a Cristo.
 
Pasqua è il giorno della nuova umanità che celebra in comunità e nella gioia l'incontro con il suo Signore, è il tempo di Dio. Se rimaniamo in Dio non esistono più chiusure, oppressioni e paure, ma solo un oggi che è accoglienza del suo domani.

 

Nei giorni scorsi il consiglio comunale di Sezze ha approvato, finalmente, il regolamento per il rilascio del contrassegno di parcheggio per persone con disabilità. Si riporta la nota del presidente dell'ANFFAS Monti Lepini Francesco Cardarello, l'associazione che lotta per difendere la dignità delle persone con disabilità e per garantire alle stesse ed ai loro famigliari la migliore qualità di vita possibile, come avvenuto in questo caso con l'articolo 8 del regolamento, inizialmente ritenuto discriminatorio.

"Esprimo soddisfazione per l ‘approvazione in Consiglio Comunale delle modifiche al regolamento. Le modifiche sono il frutto di un paziente lavoro mirato sia all'uso del corretto linguaggio (persone con disabilità anzichè disabile, inclusione anzichè intergazione) che porta ad accrescere il rispetto dei diritti e della dignità delle persone con disabilità, sia all'eliminazione di alcune criticità che avevano profili discriminatori. Un regolamento ora all'avanguardia a livello nazionale ove è specificato (per quanto ce ne fosse bisogno) che potranno accedere alla richiesta anche chi pur non avendo problemi a livello motorio, presentano una ridotta autonomia nella mobilità a causa di invalidità di tipo intellettivo.

I miei ringraziamenti vanno:

◾Al Comandante della Polizia Locale Lidano Caldarozzi per averci contattato e condiviso con sensibilità e competenza la stesura del nuovo regolamento;

◾Al Presidente di Anffas Nazionale Roberto Speziale per la sua encomiabile presenza e disponibilità e

 ◾all Avv. Corinne Ceraolo per la professionalità mostrata.

Il lavoro sinergico di Anffas Monti Lepini, Anffas Nazionale e del Comandante della Polizia locale di Sezze hanno permesso la condivisione e stesura del Nuovo REGOLAMENTO".

 

Comunicato Stampa Giovani Democratici Sezze

_______________

 

Sabato 16 marzo durante il congresso che si è tenuto presso il Centro U. Calabresi abbiamo confermato la nostra partecipazione all’organo direttivo del Partito Democratico di Sezze. Come giovani impegnati e dinamici, riconosciamo l’importanza di contribuire alla direzione e alla visione del PD, portando prospettive fresche e idee innovative. A nome dei GD desideriamo evidenziare alcune considerazioni che abbiamo tratto sia dal nostro lavoro sia dalla situazione attuale degli ultimi mesi del Partito Democratico. Una delle principali criticità attuali è la mancanza di dialogo, con compartimenti stagni che non si interconnettono. Auspichiamo che, a partire da questo congresso, venga ristabilita l’importanza del dialogo, è ora che si aprano le porte alle discussioni serie e che si ritorni a considerare con serietà la costruzione di una visione futura. Un’altra questione critica riguarda l’immagine del partito e la sua percezione esterna. È evidente che l’opinione pubblica riflette le contradizioni interne di un partito che sembra diviso e inaffidabile. Dobbiamo smetterla di farci del male da soli e concentrarci sull’unità e sull’impegno per un'azione politica coesa e autentica sul territorio. Inoltre, durante il congresso abbiamo affrontato diversi temi cruciali che riguardano direttamente la comunità di Sezze, tra cui tema sede: la sede partitica non è solo un luogo fisico, ma il cuore pulsante della comunità politica. Il PD di Sezze necessita urgentemente di un luogo d'incontro e di dialogo per riacquistare centralità nelle questioni cittadine e coinvolgere attivamente i cittadini. È ora di trasformare la sede in un centro di attività e di ascolto, rispondendo alle esigenze della città e ponendo al centro l'interesse pubblico.
Tema istruzione: l'istruzione è il fondamento del progresso e dello sviluppo di una società. A Sezze, come altrove, affrontiamo sfide significative in questo settore, dalla povertà educativa al caro libri. È cruciale migliorare l'accesso all'istruzione e alle risorse culturali, promuovendo l'inclusione e contrastando il fenomeno dell'abbandono scolastico. Dobbiamo investire nella biblioteca comunale, organizzare eventi culturali e sensibilizzare sui temi legati alla vita quotidiana nelle scuole. 
Tema culturale e territorio: la cultura è l'anima di una comunità, ma a Sezze spesso è trascurata. È ora di creare un centro di aggregazione culturale che possa ospitare eventi, mostre, e spettacoli, valorizzando le tradizioni locali e promuovendo la partecipazione cittadina. Dobbiamo riaprire spazi culturali abbandonati e investire in iniziative che coinvolgano la comunità, rendendo la cultura accessibile a tutti. Tema dello sport e rigenerazione urbana: gli spazi sportivi sono essenziali per la coesione sociale e il benessere della comunità. A Sezze, molti di questi luoghi sono trascurati e abbandonati, privando i cittadini di opportunità di incontro e svago. È necessario riqualificare queste aree, coinvolgendo attivamente le istituzioni e le associazioni locali, per rendere la città più vivibile e inclusiva per tutti. Tema della disabilità: la disabilità non deve essere un tabù, ma una sfida da affrontare con coraggio e solidarietà. A Sezze, come altrove, dobbiamo superare le barriere architettoniche e sociali che limitano l'accesso e l'inclusione delle persone con disabilità. È ora di rendere la città più accogliente e accessibile per tutti i suoi cittadini.
Tema salute mentale: la salute mentale è parte integrante del benessere individuale e collettivo. Nel nostro territorio dobbiamo combattere lo stigma e garantire un accesso equo ai servizi di salute mentale. È urgente promuovere la prevenzione e sensibilizzare la comunità sui problemi legati alla salute mentale, affinché nessuno si senta solo o ignorato. Concludiamo nel dire che non siamo qui per voleri di persone esterne o per alimentare ego personali, il nostro unico obiettivo è il benessere della comunità e questo deve essere il punto focale del nostro impegno politico.
Domenica, 24 Marzo 2024 07:37

Per amore del mio popolo

Scritto da

 

 

Sono trascorsi trent’anni dall’assassinio di don Peppe Diana, parroco a Casal di Principe, ucciso dai clan camorristi, che misero a tacere questo giovane sacerdote che parlava di giustizia, denunciava i soprusi, incoraggiava fedeli e preti ad uscire dalle comode e sicure sacrestie, a ribellarsi al sistema mafioso e a lottare per il riscatto dei propri territori e della propria gente.
 
A me non importa sapere chi è Dio. Mi importa sapere da che parte sta”. Parole provocatorie quelle di don Peppe, pronunciate durante un funerale, uno dei tanti, celebrati in quella terra insanguinata dalla violenza dei clan.
 
Nessun dubbio che Dio era al suo fianco quella mattina del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, quando nella sua parrocchia, rivestito con gli abiti liturgici si apprestava a celebrare l’Eucarestia e venne freddato da cinque colpi di pistola, tutti al volto. Una violenza infame rivolta contro un uomo mite, colpevole soltanto di essersi schierato al fianco del suo popolo contro la camorra che asfissiava la sua città, distruggeva vite e cancellava ogni speranza di futuro. Cinque colpi di pistola per soffocare quel grido alzato tre anni prima da don Peppe: “per amore del mio popolo non tacerò”.
 
Sacerdote vero, vicino ai più fragili, ai disabili, agli immigrati, tra i primi ad aprire le porte della sua comunità cristiana ai fratelli africani e alle donne vittime di tratta e prostituzione, non ebbe paura di esporsi e pronunciare la parola camorra, di denunciare la criminalità organizzata nella sua attività di pastore e negli articoli pubblicati sul mensile Lo Spettro.
 
La camorra chiama ‘famiglia’ un clan organizzato per scopi delittuosi, in cui è legge la fedeltà assoluta, è esclusa qualunque espressione di autonomia, è considerata tradimento, degno di morte, non solo la defezione, ma anche la conversione all’onestà. La camorra usa tutti i mezzi per estendere e consolidare tale tipo di famiglia, strumentalizzando perfino i sacramenti. La camorra pretende di avere una sua religiosità, riuscendo a volte a ingannare, oltre che i fedeli, anche sprovveduti o ingenui pastori di anime”. Parole inequivocabili e dure, rivolte contro collusi e fiancheggiatori della camorra, annidati anche all’interno della stessa Chiesa.
 
Un eroe? Un santo? Probabilmente don Peppe Diana si sarebbe fatto una risata al solo pensiero. Eppure può accadere e spesso accade, senza neppure pensarci e rendersene conto. Si fanno scelte di campo, ci si incammina con coraggio lungo la strada faticosa della verità, della giustizia e della libertà. Si crede nei valori, si prendono sul serio al punto da infastidire potenti e delinquenti, da spingerli all’omicidio pur di far tacere, d’imporre la logica normalizzante del servilismo e della sottomissione.
 
La tragedia assume contorni ancor più assurdi e abnormi quando sulle opposte barricate si ritrovano non estranei, ma persone con cui si sono condivise amicizie e giochi, scampagnate e banchi di scuola, la fatica di guadagnarsi da vivere e le passioni. Accade che le strade si dividano, le scelte personali portino ad approdi esistenziali differenti, si combatta su sponde opposte, si ingaggi un braccio di ferro tra bene e male e una battaglia senza esclusione di colpi.
 
Don Peppe Diana lottava a mani nude e la sua unica arma era il Vangelo. Non aveva a disposizione killer e guardaspalle, non ricorreva a minacce e violenze per imporsi. Eppure non era don Peppe a temere i camorristi, ma costoro a tremare di lui. Sebbene fossero armati di pistole e mitragliette, girassero con macchine di lusso e avessero cospicui conti in banca, vantassero agganci con la politica e la mafia siciliana, erano tanto apparentemente duri quanto di fatto fragili, tanto spavaldi quanto intimoriti da un prete, un piccolo Davide che osava ancora una volta sfidare il gigante Golia.      
 
Don Peppe Diana era un semplice prete, un vero prete, un vero Casalese, un vero italiano, ma non di quelli che insozzano, calpestano, insanguinano le strade, le case, la vita di Casale e di qualunque altra nostra città.
 
 “Diana non fu ucciso per caso ma perché prete e organizzatore di una seria azione di denuncia dell’attività criminale della camorra, dell’illegalità sociale sistemica e della gestione politica clientelare, oltre al sacerdotale impegno per la formazione delle coscienze, soprattutto dei giovani, all’interno di una precisa scelta pastorale ispirata alla Sacra Scrittura e tesa tra evangelizzazione e profezia”. (S. Tanzarella, Don Peppino Diana. Un prete affamato di vita, Il pozzo di Giacobbe).
 
Il messaggio di don Peppe non si è spento con lui, la sua eredità morale e spirituale, il suo sguardo sull’umanità e sulle cose trovano terreno fecondo nella sua fede in Cristo e nella sua storia per rigenerarsi e rinnovarsi incessantemente nel presente e nel futuro.

 

Comunicato stampa

______________

“Il Comune di Sezze ha reso ufficiale la sua intenzione di costituirsi parte civile nel processo contro la cooperativa Karibu e il consorzio Aid che vede imputati i vertici delle stesse”. A sostenerlo in una nota è il sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, che ha confermato come nella giornata di ieri la giunta da lui presieduta ha deliberato la costituzione come parte civile nel processo, indicando l’avvocato Emanuele Ceccano di seguire tutte le pratiche propedeutiche a questa iniziativa. Lo stesso sindaco ha spiegato per quale motivo il Comune di Sezze non aveva presentato la richiesta al Tribunale di Latina nel momento dell’udienza preliminare insieme ad altri enti e soggetti che si sono costituiti: “Si è trattato di una serie di circostanze che, di fatto, hanno creato un problema di carattere tecnico, con un cambio di organigramma all’interno del Comune che, sostanzialmente, ha tenuto in una sorta di limbo la questione che era stata comunque già affrontata dalla maggioranza. Come accaduto sulla vicenda del cimitero e sullo scandalo successivo – ha spiegato ancora il primo cittadino di Sezze – l’ente non ha avuto alcun dubbio a costituirsi parte civile, cosa che oggi abbiamo messo nero su bianco deliberando in giunta questa decisione”. Il sindaco di Sezze ha anche spiegato i motivi di questa decisione: “Ci è sembrata una scelta logica e in linea con il nostro mandato, nel rispetto dei cittadini e della città. Come per la questione cimitero così come sulla vicenda che ha interessato la cooperativa Karibu, questa amministrazione non ha in alcun modo avuto alcun coinvolgimento. Però ci troviamo a doverne rispondere e a guardare la nostra città essere elevata a modello negativo, anche sulla stampa nazionale. Sezze, invece, è tanto altro e questa azione si è realizzata proprio per questo scopo, per dimostrare che episodi del genere possono minare la credibilità di un’intera città e di tanti cittadini che guardano con speranza alla giustizia e alla legalità, comportandosi di conseguenza”.

 

 

Basta con il teatrino del botta e risposta. Basta con lo scadere nelle discussioni che non rispettano i punti all’ordine del giorno e non fanno altro che alzare i toni della discussione. Basta con le battute fuori campo e altro. Ancora una volta ieri il presidente del consiglio comunale Pietro Del Duca ha dovuto riportare ordine e disciplina durante la seduta del consiglio comunale di Sezze. Questa volta ad essere stato più volte ripreso lo stesso sindaco Lidano Lucidi che intendeva replicare al consigliere comunale Armando Uscimenti intervenuto poco prima. Il primo cittadino e il presidente del consiglio comunale sono stati protagonisti di un battibecco dai toni alti, subito rientrato, ma la scena non è passata inosservata mettendo in mostra uno dei lati peggiori della politica. Non è la prima volta che Del Duca invita l’assise al rispetto del regolamento e delle istituzioni.

 

 

La pericolosità dell’incrocio  della SP via Murillo con Via Migliara 45 nel territorio del Comune di sezze finisce sul tavolo della provincia di Latina grazie ad una segnalazione inviata dal coordinamento locale di Fratelli d’Italia di Sezze. “L’incrocio risulta essere carente di segnaletica orizzontale e verticale e privo di illuminazione notturna perché non funzionante. Per quanto di competenza e responsabilità chiediamo la messa in sicurezza dell’incrocio – si legge nella nota – con interventi risolutivi nel più breve tempo possibile al fine di evitare ulteriori tragiche conseguenze”.  Nella segnalazione inviata all’amministrazione provinciale di Latina si ricorda che nel 2016 sono state raccolte firme per la messa in sicurezza dell’intersezione viaria, che sono state presentate numerose interrogazioni al Comune di Sezze e che l’incrocio è stato teatro di recentissimi incidenti mortali.

Pagina 17 di 146