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Domenica, 21 Gennaio 2024 06:52

Un cuore di pastore non chiude mai la porta

Scritto da

 

 

La Dichiarazione  Fiducia supplicans , pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della Fede, introduce uno sviluppo importante sul senso pastorale delle benedizioni. Il documento allarga l'orizzonte e invita al discernimento per verificare il sussistere delle condizioni affinché si possa conferire una benedizione paterna e non ritualmente fissata, senza configurare alcuna legittimazione morale, a stati e relazioni tra persone fuori dal matrimonio. Condizione indispensabile è riconoscersi peccatori (cfr FS 33), bisognosi di conversione e disponibili ad aprirsi alla volontà di Dio (cfr FS 20). Il cardinale Prefetto del Dicastero, Víctor Manuel Fernández, ha precisato nella presentazione che il documento non dà il via libera al matrimonio tra persone dello stesso sesso e non introduce cambiamenti della dottrina della Chiesa riguardo le relazioni fuori del matrimonio. Tuttavia l'innovazione è profonda, è anzi una vera rivoluzione che, come sempre accade nella storia della Chiesa, è un ritorno alla radicalità evangelica e si pone in piena continuità con un cammino che è fedele a sé stesso e insieme si evolvono continuamente. Alcune volte i passi suggeriti sono facili e veloci, altre volte sono meno agevoli e più esigenti.
 
La Dichiarazione è in continuità con il  Responsum di qualche anno fa, sempre  del Dicastero, i cui punti fondamentali erano la liceità di benedire ciò che è ordinato a servire i disegni di Dio, la possibilità di benedire le persone e non le sindacati, il fatto che Dio benedice i peccatori ma non il peccato ed infine l'individuazione di elementi positivi in ​​una relazione omofila non è sufficiente a renderla legittima e perciò oggetto di benedizione. La Fiducia supplicans, che proviene da una esplicita volontà del Papa, il quale ha sollecitato il Dicastero a compiere dei passi ulteriori rispetto a quanto già stabilito, conferma i primi due punti, approfondisce la comprensione del terzo ed offre un diverso intendimento del quarto. Dio non può benedire il peccato e quindi la Chiesa non può benedire “cose, luoghi o contingenze che siano in contrasto con la legge o lo spirito del Vangelo” (FS 10), ma il testo evidenzia come la persona, nella sua originale positività, è più grande di ciò che fa, non può essere totalmente definita e assimilata ai suoi errori e nelle sue relazioni, per quanto sbagliate, ci sono “elementi positivi” (FS 28) che nessun peccato, per quanto grave, può cancellare. Ogni persona è parte eminente della Creazione e, sebbene ferita dal peccato, rimane sana, positiva, destinata al bene. Pertanto va riconosciuta in essa la presenza di «un seme dello Spirito Santo che va curato, non ostacolato» (FS 33), un patrimonio di bene che, come una promessa incancellabile, ne testimonia la sostanziale positività.
 
In questa prospettiva la Dichiarazione apre lo spazio per un passo ulteriore, offre la “carità” di un gesto che non giustifica alcuno status o rivendicazione, ma apre e dispone ad accogliere la mano tesa di Dio verso i peccatori. È un atto di speranza che alimenta speranza, è riconoscere la necessità dell'aiuto di Dio, una forza più potente del male e del peccato. Attraverso la benedizione si apre una via per valorizzare ed indirizzare verso la purificazione e l'elevazione quegli elementi di bene presenti in “coloro che si rivolgono umilmente” a Dio anche in una condizione moralmente irregolare, perché Dio “non allontana mai nessuno che si avvicini a lui!” (FS 33). Il peccato esiste, ferisce la persona ma la misericordia di Dio, che ha il nome di Gesù Cristo, pone incessantemente un limite al maschio che non potrà mai essere assoluto e definitivo.
 
La benedizione, non ritualmente fissata e dal significato non riducibile ad una mera approvazione di quanto che viene benedetto, è invocazione dell'aiuto di Dio sulle persone e sulle relazioni, uno stimolo a mettersi in cammino per crescere e rimuovere quanto altrimenti scivolerebbe o rimarrebbe confinato nel peccato. Dio non dispera mai di nessuno, ci prende “come siamo”, “ma non ci lascia mai come siamo”, ci fa uscire da noi stessi, ci guida nell'esodo dalle nostre comodità, dalle nostre mediocrità e mezze sicurezze, ci fa incamminare verso i suoi orizzonti, verso i suoi disegni che sono molto oltre le nostre misere vedute e la portata dei nostri affetti.
 
La Dichiarazione Fiducia supplicans ha sollevato discussioni e contestazioni da più parti, soprattutto nell'area più tradizionalista della Chiesa, perché dà fastidio, perché non è una presa di posizione a favore o contro le coppie ei rapporti irregolari o omofili, ma ci costringe ad uscire dagli schemi consolidati e ad avere uno sguardo più ampio. Obbliga quanti vivono situazioni regolari a non considerarsi a posto ed al sicuro e quanti vivono invece situazioni irregolari a non considerarsi esclusi dalla salvezza ma ad accettare la sfida della conversione. La Grazia, che viene da Dio, è più di un premio per i giusti o una medicina per i malati, è una forza mobilitante offerta alla libertà umana, affinché il cuore di ogni persona si apra alla libertà che viene da Dio e al suo disegno di salvezza.
 
Papa Francesco, come gli altri papi prima di lui, non asseconda i desiderata umani e rilegge per il popolo di Dio il deposito della fede, mostrandone i nuovi aspetti che, in questi tempi complicati e incerti, suscitano in alcuni la reazione istintiva di fermarsi, provocano il rifiuto, il voltare le spalle e andarsene. Lo sdegno di chi si scaglia contro il Pontefice e il dissenso che scivola nell'aperta ostilità e nel dileggio raccontano la convinzione di chi credeva di possedere una verità trionfante, dalla forte caratterizzazione ideologica e oppressiva e si ritrova con una dottrina disarmata, paradossale, troppo faticosa da digerire e diversa dalle proprie aspettative.
 
La colpa di Papa Francesco è di aver ecceduto nella misericordia, di aver pronunciato una parola che accoglie e aver allungato una mano che incoraggia. Il magistero del Pontefice è graniticamente coerente con il Vangelo che chiama tutti alla conversione, un Vangelo che nelle mani di alcuni diviene un bastone agitato nel nome della verità, riduce la legge dell'amore a un giudizio preventivo, alimenta la presunzione di essere salvi, di avere il Regno di Dio in tasca, anziché aiutare a prendere coscienza del proprio limite.

 

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a firma dei Consiglieri Comunali Quattrini, Di Palma, Di Raimo, Uscimenti.

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Il Presidente del Consiglio comunale di Sezze Pietro Del Duca, per la seconda volta nella storia politica del comune Lepino, si è trovato costretto ad annullare il Consiglio Comunale riservato al Question Time per assenza di interrogazioni da parte dei consiglieri comunali. La domanda sorge spontanea:" Quali motivazioni spingono i consiglieri di minoranza a non presentare interrogazioni rinunciando al principale strumento messo loro a disposizione per discutere le problematiche del paese, come il Question Time?"  I consiglieri Orlando Quattrini e Serafino Di Palma di Fratelli d'Italia, Armando Uscimenti e Sergio Di Raimo per il PD, spiegano a chiare note che quella che stanno portando avanti è una protesta che mira a far rispettare l'articolo 43 del regolamento del Consiglio Comunale, il quale stabilisce che in sede di Question Time, le interrogazioni ( istanze/ voce dei cittadini, presentate cinque giorni prima della convocazione della stessa) ricevano risposta diretta da parte del Sindaco o Assessori delegati , diritto che nel Question Time di novembre è non è stato rispettato, ed è stata negata la democratica discussione su problematiche importanti, spesso bisognose di celeri interventi. Interrogazioni quelle di Novembre, definite poco rilevanti sotto il profilo politico e rimandate a risposta scritta verso gli uffici, dallo stesso Presidente del Consiglio Pietro Del Duca. Premesso che Il Presidente del Consiglio dovrebbe garantire la discussione di ogni istanza presentata dai rappresentanti eletti dal popolo senza selezione alcuna, va ricordato che le interrogazioni in questione, trattavano, o per meglio dire avrebbero trattato, tematiche importanti come, sicurezza, scuola, servizi sociali, atti amministrativi. Va inoltre sottolineato, affinché vi sia una maggiore chiarezza, che le stesse, seppur rimandate a risposta scritta, non hanno comunque trovato risposte, consumandosi di fatto, un azione di bavaglio alla voce dei cittadini, alla democrazia stessa. Era doveroso spiegare ai cittadini le ragioni che ci portatno ad agire in questo modo, perché crediamo che le problematiche dei cittadini debbano essere tutte ascoltate e non selezionate a piacere come accaduto. La politica ha il dovere di ascoltare e dare risposte, se ciò non accade gli amministratori dovrebbero solamente percorrere una strada, quella delle dimissioni. Così concludono i Consiglieri Comunali Quattrini, Di Palma, Di Raimo, Uscimenti.

 

 

"In occasione della Giornata nazionale del Dialetto anche l’amministrazione comunale di Sezze scende in campo per difendere la tradizione e diffonderla a tutte le generazioni. Il dialetto è un patrimonio inestimabile di tutta la comunità e il Comune di Sezze pone una grande attenzione sul tema.
Grande soddisfazione da parte dell’assessore alla cultura e vicesindaco Michela Capuccilli: “Sono iniziative fondamentali per tramandare la nostra storia e farla conoscere tutte le nuove generazioni. Siamo orgogliosi del nostro dialetto e vogliamo farlo conoscere a quante più persone possibile. Gli incontri di questa settimana dimostrano l’attenzione dell’amministrazione comunale a un tema delicato come quello delle nostre origini e dell’appartenenza al territorio”.
A tal proposito, saranno due gli eventi in programma durante la settimana. Si comincia mercoledì 17 gennaio, quando a partire dalle 17:45, al Museo Archeologico Comunale, si terrà l’incontro “Dialetto Setino retrospettive e prospettive”, dove interverranno i professori Luigi Zaccheo e Fausto Orsini insieme all’avvocato Cesare Castaldi. 
L’iniziativa è organizzata allo scopo di valorizzare il dialetto setino e tramandarlo come legame tra passato presente e futuro. Nel corso dell’evento verranno letti brani, dialoghi e contribuiti a cura di Isabella Baratta, Arianna Bernasconi, Annamaria Bovieri e Franco Abbenda.
Il secondo evento, invece, è in programma sabato 20 gennaio alle ore 16. Si tratta di due tavole rotonde promosse e organizzate dall’amministrazione comunale, che si terranno rispettivamente presso il Centro Sociale di Sezze e quello di Sezze scalo.
Sarà un’occasione per far incontrare diverse generazioni che potranno confrontarsi allo scopo di tramandare il nostro dialetto setino ai più giovani. Uno scambio intergenerazionale dove sono invitati tutti i cittadini più giovani e meno giovani, oltre a chiunque abbia il piacere di condividere il proprio interesse per il dialetto setino in questo dialogo aperto. A coordinare i due incontri ci saranno due associazioni setine che ormai da tempo si occupano tra l’altro di teatro dialettale e che ringrazio per la loro disponibilità, l’associazione Nemeo e l’associazione Arcadia."

 

 

 

Con Determinazione n. 13 del 12.01.2024 Lazio Crea ha approvato l’elenco degli assegnatari dei contributi per la Valorizzazione della Regione Lazio, il bando dedicato alle associazioni della Regione Lazio, mirava a contribuire a tutte le attività culturali che valorizzassero le tradizioni regionali nel periodo dal 1° giugno 2023 al 31 dicembre 2023, e che con soddisfazione di tutti gli addetti ai lavori ha visto il finanziamento della Pro Loco di Bassiano per € 20.000,00. Con soddisfazione prendiamo atto del finanziamento del Progetto “Senza Confini, Bassiano nel Lazio: collage territoriale di cultura e tradizioni” - esordisce la Presidente Anna Botta - , grazie alla collaborazione e alle competenze dei soci dell’Associazione, con i quali abbiamo realizzato eventi che hanno permesso di far risaltare le bellezze materiali e immateriali di Bassiano. La cosa che più mi rende contenta è il fatto che questa assegnazione testimonia lo spessore e l’importanza del lavoro svolto dall’Associazione durante l’intero arco dell’anno con  eventi, conferenze, incontri, mercatini manifestazioni e concerti, attraverso cui i visitatori del nostro Borgo, una volta raggiunto, hanno avuto la possibilità di rimanere affascinati dalla storicità e dal contorno naturalistico che lo contraddistingue. MI auguro che questo risultato sia da stimolo per tutti i nostri soci e sostenitori e per tutta la comunità affinché anche per l’anno in corso ci sostengano con entusiasmo nelle iniziative che abbiamo in progetto che ci permetteranno di consolidare e superare i traguardi fin qui raggiunti promuovendo  la bellezze di Bassiano e le tradizioni della sua gente.”

 

 

Il presidente del consiglio comunale di Sezze, Dott. Pietro Del Duca, ha revocato il question time previsto per venerdì 19 gennaio “ in quanto non sono pervenute al protocollo all’Ente interrogazioni da parte dei consiglieri comunali di opposizione”.  E’ la seconda volta nel giro di poco mesi che una seduta di question time viene annullata per il medesimo motivo. C’è da parte dei consiglieri comunali di opposizione quello strascico alla polemica contro il presidente del consiglio comunale perché in passato  - secondo le minoranze - non sono state date risposte alle interrogazioni presentate? C’è la polemica nata sulla mancata trasparenza degli atti e della documentazione richiesta? Probabilmente sì, stando ai silenzi da parte di qualcuno che siede all’opposizione mentre chi, sempre in silenzio, sembra essere già passato in maggioranza.

 

Questa raccolta di poesie dialettali, nata da trastullo poetico , è ispirata tuttavia alla poesia di un noto poeta dialettale romanesco , di fama nazionale ed internazionale : Gioacchino Belli.  Questo grande poeta romano, dissacrato e rifiutato da molte persone di fede cristiana, dovrebbe in realtà essere riabilitato assolutamente da tutti non fosse altro perché, tra i suoi 2279 sonetti, ne ha composto ben 73 di puro argomento biblico. In questi, come peraltro in tutti i suoi sonetti, appare che questo poeta dimostra una minuziosa conoscenza biblica e degli usi e costumi religiosi cristiani.

Le poesie dialettali in sezzese, da me composte perlopiù durante l’anno giubilare del 2000, sono state riviste e corrette nel corso del dicembre 2001 e rivisitate nel 2008 e in quest’ultimo periodo di tempo che và dal novembre 2023 al gennaio 2024 , in verità non sono la semplice traduzione delle poesie religiose del Belli trasportate dal dialetto romanesco a quello sezzese. Infatti queste poesie sono state ricomposte con  una struttura peculiare setina : la rima e l’assonanza di termini sono state tutte rimodellate in dialetto setino.

Oltre a questo aspetto linguistico le poesie sezzesi risentono molto della cultura setina religiosa di un passato non molto remoto , offrendo al lettore spunti di riflessione su usi e costumi locali tramite anche la funzione esplicativa di alcune puntuali note di commento che mano a mano porrò in calce ad  ogni poesia.

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I vuinchicingo di nuvémbro

 

Fra otto dì , a Santa Catarina

le case ricche mettono le stòle pi'lle scale

da gli létto si levua la cupèrta fina

s'appicciano i fucugni drént' a lle sale.

I témpo che ffarà quélla dumano

Nnatalo lu téta fà talo i qualo.

I lunario, buciardéglio, chi ripòrta ?

La bbrina?

I la bbrina vidarai puro a Nnatalo !

I cuménzono ggià i sunaturi

a ccalà dalle muntagne allo piano

'mbuttichi cu quigli mantégli rattuppachi.

Chi bbelle canzuncine ! Chi bbelle nènie !

 

Pinzate cha i pasturi di Bèttalèmme

li cantòrno spiccicate, tali i quagli

dinanzi a gli prasèpio di Ggiasù Bambino

'n zéme a gli'angiulicchi cu' lli agli.

 

Carlo Luigi ABBENDA

 

 

I' primo di dicémbro

 

 Finito è oramai i méso di nuvémbro

stanotte la Madonna aropre dicémbro!

pinsate ca fra quinici iurnate , bèno o malo

cuménza n’chiesa

la nuvèna di Natalo!

 

dapò, sintéte na cica, che succede:

finiscono di sunà i pifferai

e teccote le cummedie e gli carnovalo.

accusì si va nnanze a stu paéso!

 

I dapò quaresima...i dapò Pasqua

cu’ gli ovuo:

i a malapena finisce i ’uttavario

aricumincia la cummèdia, i scinario nouo!

 

Chiappa, n’zomma, i librétto

di gli lunario

i t’accurgi c’a tutto i’anno

tocca méso a Pulicinèlla e méso A Ddio,

senza divario!

 

 Carlo Luigi ABBENDA

 

I otto di dicembro

 

   Solo pi oi , Minicuccio méio,

nun sfutticchiamo;

nun sfutticchiamo , no,

facémo orazzione.

  Nun sai oi che festa celebramo?

la Santa e  Immacolata  Cuncezione.

Tèta pinzà che quando padro Adamo

nun séppe vénce la tintazzione

i si magnaue la mela di quiglio ramo

n’paradiso si sprangaue i’ purtono.

 

Da quel dì madre natura

rimase sempre sotto la cundanna

i n’arisciue pura i santa manco mèsa criatura.

 

Tra tutte li uniugni che Ddio manna

n’ci stètte mai  nu matrimognio casto i puro

si non quiglio di San Giuacchino  i di Sant’Anna.

 

Carlo Luigi ABBENDA

 

 

Santa Lucia (tricidi di dicémbro)

 

ôi è Santa Lucia, ôcchi i cannéle!

Urbi et Orbi fào granne alligria.

Le fémmene chi si chiamano Lucia

ôi si magniano zucchero i  mmièle!

  dóppo musudì sor Caio offre a tucchi ‘nu pranzo

pi ddivuzzione a ‘sta santa

cu ppasta , vuino i carne di manzo ;

pi fistiggià la guariggione séia ,

pi rimettise dall’ittirizzia ,

da ‘na mmalatia di gli occhi , sèria sèria.

 

Pare che Ddio quattr’occhi ci abbia fatto

a ‘sta santa avucata di gli guèrci :

doua i porta ‘n fronte i doua a gli piatto.

 

Ma pirchémmai, dàpÓ , ni venne

i doua occhi chi ci avanzino a gli piatto

i chi stò pittachi a gli ritratto?

 Teneta sapé : 4 Lucie pi 4 Cantugni,

ogni tridici di dicémbro su prucissiugni.

  

Carlo Luigi ABBENDA

 

 

La nuvena di Natalo

 

Eh , è propéta vero

a siconda ‘gli guschi, Filumèna !

si fao vuénì i ciechi zampugnari a cantà nuvèna !

Mariuccia i Maddalena

chiamino sempre i carciuffulari

cu gli mucchi ciechi i amari.

Ti dirò ch’a ‘mmì nun mi pare nuvena

si nun sento di gli pifferai  ‘sta cantilena

i ppuro cÓstono assai:

tutta ‘sta musica i tutta ‘sta canzone

cÓsta accomme a ‘na pirdiscione! 

Quando arriva la dì di Santa Catarina

( cioè i 25 di nuvémbro)

che s’arisènte ‘sta manfrina

io arinasco quasci a gli munno

i mi pare d’èsse di’lla terra la riggina.  

Pinzate ‘mpò:

ci stao cèrchi povueri scemi

che i pasturi di notte nu ' volo.

Puvueracci loro!  

Io  ‘nvece, a gli létto mi giro i m’arivuòto

i tra la vueglia i gli sonno mi i gòdo!

 

Carlo Luigi ABBENDA


 

La viggilia di Natalo

 

Lillò, la viggilia di Natalo

micchite di guardia a gli purtono

di cache munsignoro o cardinalo

i vidarai intrà ‘sta purdiscione.

 

Mò entra ‘na cassetta di turrono,

mò entra ‘nu barilozzo di cavialo,

mò i porco, mò i pullastro, mò i cappÓno,

i mmò ‘nu fiasco di vuino ginuino i bbÓno.

 

Doppo ‘mpò entra i gallinaccio,

apprésso i’abbacchio,

le livue duci , i péscio di Fugliano,

l’oglio di livua, i tonno i l’anguilla di Cumacchio.

 

‘Nzomma fino a nnotte , magni mano,

tu t’accurgiarai, Lillotto caro,

quant’è ddivuòto i popolo cristiano.

 

Carlo Luigi ABBENDA

 

La fine di gli anno

 

Oi sémo alle trentuna di dicémbro

i ha finito i anno, caro Mattèo,

i  a ogni chiesia tutto i popolo cristiano

pi renne grazzie a Ddio canta i Tadèo.

 

Addumano, dapò, si Cristo ci dà vuita ,

alla stessa cchiesia cu ‘gli prèto

s’intòna n’atra antifona gradita

a  Sa’ Spirto Paraclèto.

 

Ma a cché seruono doppo tutte ‘ste funziugni:

i ogn’anno nòvuo porta cu’ ssé

tanchi atri trugni!

 

Addifacchi , putete puro cantà voi

che ggià Ddio Santo tè , ‘n paradiso,

atre cose da penzà piuttÓsto che ssentì a vvoi!

 

Carlo Luigi ABBENDA

 

 

La sculatura di gli 2001

 

Oi , trentuna di dicembro, c’ha ffinita

st’annata negra di BinLadeno,

la cumpagnia fratesca ggiasuita

pi renne grazzie a Ddio canta i Tadèo !

 

Addumano, dapò, si Cristo ci dà vuita ,

a gli stesso cunvènto farisèo

s’intòna n’atra antifona gradita

a  Sa’ Spirto Paraclèto.

 

Ma a cché seruÓno dÓppo tutte ‘ste funziugni:

i distino, arammai, pare già diciso!

ca ogni anno nòvuo è peggio di gli vuecchi!

 

Addifacchi  pu cantà ccquanto tu vvuoi

che ggià Ddio Bbiniditto tè ‘n paradiso

atri iacchi da pilà piuttÓsto che ssentì a vvoi!

 

Carlo Luigi ABBENDA

 

 

I bbóno Capo d’anno

 

Bbon capo d’aglio , a llei, sòra Maria!

Accummè! nun s’arisponne ? Le creste vi fanno ?

Eh, oi si téta campà in alligria

senza farese attaccà da niscun malanno.

 

Anzi , i’ stéua a pinzà, senza dice bbucia ,

che facessimo ‘nzéme ‘nu cuntrabbanno:

ca quello che ôi si cumbina , cummare mia

ddapò si seguita a ffà ppi tutto i’anno !

 

Tucchi i guschi tètano èsse missci a coppia

‘sta bella dì; i  pirfino ‘n paradiso

agli sanchi si sèrue piatanza dÓppia.

 

I , lu sai , dapò , pirché i papa ha criato i ggiubbileo?

Pirché Ggiasù Bambino s’a circunciso ,

i Figlio di Ddio s’ha fatto Abbrèo!

 

Carlo Luigi ABBENDA

 

 

 La viggilia di Pasqua BBifania

 

La Bbifana , a gli figli , è nicissario

di farcila addumano , eh , sòra Tòlla ?

‘N giro a ccumprà ci stà tanta fòlla.

A quigli mei ci la faccio tra otto dì, a gli ‘ uttavuario.

 

‘Ste di’ adecco , addÓ m’accòsto accòsto, quiglio mi bÓlla:

alle Piaggie Marine o a gli Piazzalo.

  Accusì , pi Ótto dì ci pènzo i nun faccio malo

i alla fine si sa , chi vuenne cede i ammolla.

 

Pinzate ‘n pò che prezzi: a ‘nu giuchino

oi cétto quanto vulevano? otto scuchi !

I a ‘na pupazza ? ‘Nu béglio zicchino!

 

Mò ognuno che vuò vuenne

cérca di cacciarivu ‘ i ‘occhi.

Ma quando stà pì cchiude i buttechino

i clienchi i cercheno cu gli lanternino:

la mèrce vi la dauo pi ddò bbaiocchi !

 

Carlo Luigi ABBENDA


 

La nuttata di pasqua  Bbifania

 

-         Mà ! Mà !

-         Addurmite!

-         Nun ténco sÓnno!

-         I ffà ‘mpò addurmì chi i tè, dimonio dimoniétto!

-         Mà , mi vuoglio arizzà !

-         Ggiù , ggiù , statte a gli létto !

-         N’ ci arisisto ppiù , mò mi sprufonno.

-         I nun ti vuesto , io mÓ chiamo Nonno !

-         Ancora nun è iorno.  I chi mi su detto :

chi ci mancaua poco ?

I ‘mbè t’aspetto.

  -         Uffa , chi su scucciante ; su scucciante assai !

-         Mà , guarda ‘m pò si s’ha fatto giorno allòco drèto.

-         Durmi ! ch ‘ancora è notte ! Ohia ! ch’ ha succésso ?

-         Oh Ggiassummio ! E’ ‘nu granchio a gli pèdo!

        -         ‘N ‘zomma , statte zitto , mò appiccio i lumino.

-         Finalmente:

Vichi ‘mpò cche m’ha purtato

la Bfifana a la cappa ‘gli cammino !

 

Carlo Luigi ABBENDA

 

 

La dumano di pasqua  Bbifania

 

E’ pramente bbéglio vidène ‘ngiro ‘schi funghecchi,

‘sci mammòcci , ‘schi furbi ciumachégli ,

mméso a ‘na muntagna di giucarégli

zumpéttà accomme a spirichi fullécchi !

 

Arlicchigni  , trumbétte , pulicinégli ,

cavagliucci , ssidiòle , cifalicchi ,

carittigni , ccuccù , schiÓppi i archicchi ,

sciabbule , bbirrittigni i tamburégli...

 

Quisto pòrta la còtta i la suttana ,

quiglio è vvuistito ‘n camicio i ppianéta

i quigli’atro è ufficialo di la Bbifana.

 

I ‘ntanto , o prèto , o chierico , o ufficialo,

le cose dduci cì tireno le déta ;

I mamma striglia che ffinisce a mmalo.

 

Carlo Luigi ABBENDA

 

 

Alle 17 di génnaro

(La Festa di Sant'Antògno Abbato)  

 

Ieri, ch'era festa di Sant'Antògno Abbato

cu' moglima mi ni sò ito

a prisinzià di gli aglimari la bbinidizziòne.

Da Santa Parascevue a Ferro di Cavallo

finèntite alla cchiesia di gli Cappuccigni

è stata la nostra pirdiscione.

I' prèto era quiglio pézzo di dimonio

di' gli figlio Bbuttarazza:

dun Antonio era i prèto chi bbenidicevua

di gli aglimari la razza.

Ritto 'mpéchi,  cu 'mmagni  i' aspersorio

si ni stévua ad aspittà li bbèstie pi ggli mercimonio.

Porci, sumari, pecure i cavagli

s'accalcavuano, stricchi , bardagni

di fiòcchi bbianchi, rusci i ggiagli !

I dun Antonio, pitènne i raccullènne 

di quatrigni 'na tòppa,

ha strigliato a tutta la ciurma :

" Figliogli méi, la Carità divuòta

nun è mmai tròppa ! "

 

 Carlo Luigi ABBENDA

 

Libri dell'autore in vendita

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"Il Lazio e la Campagna Romana" pubblicato nell'anno 2000. 

Per tutti gli interessati sono ancora disponibili decine di copie in vendita al prezzo di 13,00 €.

Contattare Carlo Luigi ABBENDA:

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Domenica, 14 Gennaio 2024 08:18

Dalla parte delle donne israeliane abusate

Scritto da

 

 

Ci sono silenzi che pesano come macigni, che hanno i tratti raccapriccianti dell’indifferenza e il sapore disgustoso della complicità. Il vuoto delle parole di fronte all’orrore, al male e alle sofferenze inflitte sadicamente, all’annichilimento delle persone nella loro essenza e dignità, la ricerca di un equilibrismo impossibile e senza senso, il non schierarsi dalla parte delle vittime a prescindere da fazioni, simpatie e convinzioni raccontano una logica disumana da respingere senza ambiguità.    
 
Il 7 ottobre 2023, non è stato solo il giorno in cui oltre 1200 cittadini israeliani sono stati massacrati nel più sanguinoso attacco subito nella sua storia dallo stato ebraico e di cui si è reso responsabile il gruppo terroristico di Hamas, ma anche quello in cui centinaia di donne sono state violentate, hanno subito mutilazioni e oltraggi inauditi. Gli stessi stupratori hanno filmato i propri crimini con i telefoni delle vittime e li hanno inviati ai loro contatti. Dunque quanto accaduto non è rimasto nascosto. Tuttavia solo voci isolate si sono alzate nella comunità internazionale per condannare questo crimine di guerra, che la convenzione di Ginevra accosta al genocidio.
 
Il reportage del New York Times, pubblicato qualche settimana fa, ha ricostruito i fatti attraverso le testimonianze di quanti hanno assistito alle brutali aggressioni sessuali e dei sopravvissuti. Il lavoro realizzato è stato accurato, certosino e i giornalisti della testata giornalistica newyorkese, grazie alla documentazione fotografica e ai numerosi video girati dagli stessi carnefici, hanno identificato almeno sette luoghi in cui le donne israeliane sono state oggetto delle violenze dei terroristi di Hamas.
 
Gli elementi raccolti sono terrificanti e le atrocità accertate difficili da ascoltare e ripetere. Numerosi cadaveri, nello specifico quelli di quasi tutte le donne assassinate, mostravano inconfutabili segni di violenza sessuale, torture e brutali mutilazioni, inferte prima e dopo la morte. L’aggressione ha riguardato sia le donne che vivevano nei Kibbutz sia quelle che partecipavano al Rave Party nel deserto, al confine con la Striscia di Gaza. Purtroppo è mancata la raccolta delle prove forensi da parte delle autorità israeliane. Molti corpi sono stati sepolti rapidamente, non sono state eseguite le autopsie e non sono stati prelevati i campioni di sperma a causa dello shock, del caos e della necessità di rispettare le prescrizioni religiose riguardo la sepoltura.
 
Gli ostaggi israeliani, rapiti da Hamas, portati nella Striscia di Gaza e poi liberati, hanno raccontato di essere stati drogati per mantenerli docili e di aver subito abusi psicologici e sessuali durante la prigionia. Gran parte di loro, compresi i bambini, sono stati costretti a guardare le immagini registrate di quanto gli estremisti di Hamas hanno fatto durante l’assalto del 7 ottobre. Ci sono solide evidenze che tali abusi continuino ancora oggi nei confronti di quanti sono ancora prigionieri. Si tratta di terrorismo psicologico contro persone inermi, gli ostaggi innanzitutto ma anche i loro familiari che ne attendono il ritorno.
 
Stabilire esattamente il numero delle vittime degli abusi è impossibile, anche perché molti sopravvissuti ancora si rifiutano di parlarne. Dal 7 ottobre sono molti i tentativi di suicidio, particolarmente tra le donne, a causa degli orrori, insopportabili per la mente umana, di cui sono state oggetto o cui hanno assistito. Maggiormente a rischio suicidio sono le donne sopravvissute che si trovavano al Rave Party: per loro è più difficile affrontarne le conseguenze rispetto a quelle dei kibbutz, perché queste ultime hanno vicino una comunità e possono contare su un sostegno collettivo.
 
Le conseguenze emotive e sociali di queste violenze hanno segnato e continueranno a segnare indelebilmente e a lungo le vittime e tutto il popolo israeliano. Non sarà facile elaborarle, metabolizzarle e superarle.
 
Il 7 ottobre la violenza sessuale è stata usata come arma di guerra, per infondere un terrore psicologico molto forte nella popolazione israeliana, si sono deumanizzate le vittime come mai era accaduto in questo conflitto storico che insanguina quell’area del Medioriente. In passato ci siano stati stupri, ma non è mai accaduto con queste modalità di massa e premeditate, con violenze di gruppo e crudeltà inammissibili, con mutilazioni genitali e colpi di arma da fuoco nelle parti intime e sul seno. L’obiettivo di Hamas era trasmettere un messaggio simbolico: non solo uccidere le vittime, ma anche impedire in futuro la possibilità che potessero esserci nuove generazioni di israeliani. È l’idea di genocidio, della cancellazione totale di un intero popolo.
 
A sconcertare è l’assordante silenzio di tanti, troppi, di fronte a quanto subito dalle donne israeliane. A violenza si è sommata violenza. È incredibile come le coscienze individuali e collettive non si siano sentite investite dall’obbligo morale di rispondere con determinazione, di esprimere la più ferma condanna per tali atti terroristici, manifestando piena e concreta solidarietà nei confronti delle vittime e denunciando con forza il fatto che il ricorso allo stupro, come arma di guerra, rappresenta un crimine contro l’umanità. Sarebbe scandaloso affermare di essere a favore dei diritti, della giustizia e della libertà e poi chiudere gli occhi e il cuore alle vittime della violenza di Hamas, magari trincerandosi dietro meticolose ricostruzioni storiche e geopolitiche e precise analisi delle responsabilità delle parti in conflitto, del governo israeliano e dei rappresentanti del popolo palestinese.
 
La durezza dell’azione militare condotta da Israele nella Striscia di Gaza, che per snidare e distruggere Hamas sta radendo al suolo un territorio già poverissimo e mietendo migliaia di vittime innocenti, in gran parte bambini, che stanno pagando il prezzo della follia estremista che nulla a che vedere con le legittime e sacrosante rivendicazioni del popolo palestinese, non può assolutamente giustificare la mancata condanna di quanto compiuto dai terroristi di Hamas, i quali hanno agito alla stessa maniera dell’Isis, di Boko Haram e delle altre organizzazioni fondamentaliste islamiche, colpendo e oltraggiando il corpo delle donne e di conseguenza i valori fondanti della civiltà umana.

 

Luigi De Angelis, esponente del centrosinistra di Sezze, interviene sulla notizia data nei giorni scorsi dal sindaco Lidano Lucidi relativamente all'inizio dei lavori di ristrutturazione del Monastero delle Clarisse di Sezze, senza che sia stato però specificato nel dettaglio quali e quante somme saranno utilizzate e che tipo di intervento di ristrutturazione verrà realizzato. De Angelis ricostruisce in breve la storia del Monastero della Clarisse e si chiede a cosa serviranno questi interventi di poco conto senza una visione e un progetto di fruibilità dello storico edificio. "Fino al 2014 il monastero delle clarisse è stato di proprietà della provincia di Latina. Nel 2014 i consiglieri provinciali del PD, pur all'opposizione della ventennale amministrazione di centrodestra, vista la paventata chiusura delle provincie e per evitare che cadesse in mano dei privati , votarono l'acquisizione del monastero al patrimonio comunale. Gli interventi eseguiti sulla struttura, di oltre 4000 mq, sono stati finalizzati a mettere in sicurezza tetto, mura e solai. È chiaro che il comune da solo non ha la disponibilità di milioni di euro necessari per completarla e servire l'intervento di Stato, Regione e Unione Europea.L'intervento di cui si parla in questi giorni è palesemente una goccia irrilevante e comunque serve a rendere fruibile un giardino esterno, mentre il resto della struttura continuerà a rimanere in abbandono.Bisogna dire le cose con chiarezza ai cittadini.Senza un progetto serio e una destinazione chiara nessuno, enti pubblici o imprese private, è disponibile a finanziare qualsivoglia intervento. Si parla di abbandono e degrado del centro storico. Il problema è che a differenza di tantissimi comuni italiani che grazie al PNRR stanno riqualificando il proprio territorio e ponendo le basi di un nuovo sviluppo, per il monastero delle Clarisse si è persa una occasione storica: attingere a questi fondi per realizzare un intervento importante di riqualificazione del centro storico”.

 Comunicato stampa del Sindaco

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Hanno preso il via nei giorni scorsi i lavori per la ristrutturazione del Monastero delle Clarisse. A darne notizia è stato il sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, che ha accolto positivamente i primi interventi su una struttura che l’amministrazione ha deciso di mettere in sicurezza e riqualificare: “Pensiamo che quel luogo possa essere il centro culturale del paese, un posto ricco di storia, un immobile enorme che con questi lavori ci accingiamo a restituire alla comunità di Sezze dopo moltissimi anni. Per onestà intellettuale – ha precisato il primo cittadino – occorre dire che anche nella precedente consiliatura il sito era attenzionato, e noi abbiamo seguito quell’idea che riteniamo giusta ottenendo ulteriori finanziamenti e facendolo inserire nella rete delle Dimore Storiche della Regione Lazio che apre altri fronti progettuali”. Il sindaco di Sezze, presente all’apertura del cantiere che si occuperà di riqualificare un’area importante del plesso, ha spiegato concettualmente come intende restituire anche fruibilità allo stabile: “La rivalutazione del centro storico passa anche attraverso l’apertura del Monastero che potrà ospitare eventi, attività culturali, turistiche ed economiche in genere, con possibilità di celebrare anche i matrimoni”. Un’azione di recupero importante cui, come confermato dallo stesso Lidano Lucidi, ne seguiranno altre, anche se l’attenzione dell’ente si concentrerà anche su alcune criticità purtroppo ereditate dalle passate amministrazioni: “Ci sono molte strutture inagibili e tante opere ancora incompiute, tra le quali spiccano la Futura Casa dei Giovani e il tensostatico adiacente al plesso scolastico di via Melogrosso, sui quali stiamo aprendo dei ragionamenti per evitare che ci vengano chiesti indietro i finanziamenti ottenuti. Saremo particolarmente attenti affinché queste somme non debbano essere risarcite dalla cittadinanza”.

 

 

 
“Con molta soddisfazione comunichiamo che il Comune è risultato beneficiario di contributi messi a disposizione dalla Direzione Cultura e Lazio Creativo della Regione Lazio, rispondendo ad un avviso pubblico finalizzato all’assegnazione di fondi a favore dei servizi culturali inseriti nelle organizzazioni regionali O.B.R. e O.M.R. (Biblioteche e Musei)”. A sostenerlo è l’assessore alla Cultura del Comune di Sezze, Michela Capuccilli, che commenta favorevolmente le graduatorie approvate lo scorso 29 dicembre nelle quali viene assegnato a favore delle strutture culturali setine un finanziamento complessivo pari ad euro 63.000 euro: “Le attività che l’amministrazione ha condiviso con il mio assessorato – spiega il vicesindaco di Sezze – sono tutte attività culturali rivolte all’intera cittadinanza, con particolare riguardo alla fascia di età che va dai bambini in età prescolare fino ad arrivare ai ragazzi che frequentano la scuola di secondo grado superiore. Sono ricomprese diverse linee di intervento relative ad attività ludiche, digital storytelling, animazioni teatrali, laboratori creativi, incontri con gli autori biblio-caravan con tappe fissate nei pressi delle scuole o nei cortili o nelle piazze adiacenti i vari plessi scolastici. Tutte queste attività saranno concluse entro il mese di ottobre 2024”. Lo stesso assessore ha spiegato come il progetto preveda l’incremento del patrimonio librario, l’acquisto di beni, attrezzature e luci per rendere più luminosa ed accogliente la sede della struttura bibliotecaria: “Sarà l’occasione per potenziare e dare nuova vita, ripopolando le nostre strutture culturali, con la possibilità di creare dei momenti di aggregazione e di condivisione a partire dai più piccoli che potranno usufruire di tutti gli spazi a loro dedicati e avranno modo di esplorare la nuova area ragazzi allestita da poco”, ha concluso l’assessore Michela Capuccilli.

 

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