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Si sono rincontrati dopo 40 anni. Ed è stato per loro una grande emozione. Erano dei bambini e delle bambine ed avevano come tutti la serenità e la freschezza di quella età, dell’adolescenza. La 1 D delle Caio Titinio di Sezze, Classe 1970, ha desiderato ritrovarsi dopo anni e gli ex compagni alla fine ci sono riusciti. Nel 1981/82 frequentavano le scuole medie presso lo storico Palazzo Rappini, quando ospitava le scuole medie appunto. Chi non ricorda il ballatoio, quelle classi anguste ma familiari, l’atrio, l’ingresso su via Umberto, le cartolibrerie e il negozio di generi alimentari ad un passo? Insomma la 1D ha sentito il bisogno di fare una bella rimpatriata e lo ha fatto in un locale di Sezze. Ad organizzare un po' il tutto è stata Lidia Malandruccolo, la quale con pazienza e con un lavoro certosino è riuscita a ricontattare i suoi ex compagni di classe: Katia Fiaschetti, Giuseppe Marchetti, Piero Ciammarucone, Massimo Marchionne , Loreto Bernola, Nazzarena Luccone, M. Carla Contento, Patrizia Caschera, Romina Orlandi, Giuliana Radicioli, Loretta Di Raimo, Merigo Marchionne, Stefania Simeoni, Rinaldo Ceccano, Davide Ficaccio, Paola Guerrieri  Alessandro Di Angelis e Vincenzo Mattei. Due amici e compagni della 1D, Vincenza Marchetti e Orlando Zaccheo, purtroppo sono venuti a mancare, Orlando recentemente, ed era a conoscenza dell’iniziativa presa dalla classe per rincontrarsi. Insomma, i ragazzi della 1d hanno passato una bella serata tra ricordi, nostalgie e futuro. Ognuno con la sua storia ognuno con i suoi sogni. Gli ex hanno ricordato anche i loro professori, tra tutti il prof. Cesare Ciotti al quale inviano un grande abbraccio e un grandissimo “grazie per tutto”. La 1d spera di rincontrarsi di nuovo e di riprendere il filo del discorso da dove è stato interrotto. Bravi!

Domenica, 16 Luglio 2023 06:48

Il presidente inadeguato

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Sui giornali da giorni domina la notizia della denuncia per stupro presentata contro Leonardo Apache La Russa, figlio del Presidente del Senato, da una ragazza milanese, la quale ha raccontato agli inquirenti che la mattina del 19 maggio, intorno a mezzogiorno, si è svegliata senza vestiti nel letto del giovane La Russa, che vive con i genitori in una abitazione nel centro di Milano. La ragazza ha riferito di non ricordare nulla, né la ragione per cui si trovasse lì, né cosa fosse accaduto quella notte, a parte quanto raccontatole da Leonardo Apache e precisamente di aver avuto un rapporto sessuale consensuale con lui e un suo amico, che aveva dormito nello stesso appartamento. L’incontro con il figlio del Presidente del Senato, che conosceva dai tempi del liceo, è avvenuto la sera del 18 maggio in una discoteca vicino a Piazza Duomo a Milano e la ragazza sarebbe entrata in uno stato di coscienza limitato dopo aver bevuto un drink, come anche confermato dalle testimonianze di alcune sue amiche. Lasciato l’appartamento in stato confusionale ed emotivamente provata, la giovane si è fatta visitare alla clinica Mangiagalli di Milano. I medici le hanno riscontrato una ecchimosi sul collo e una ferita sulla coscia. Gli esami clinici hanno rivelato tracce di cocaina e benzodiazepine nel suo sangue, ma nessuna di queste sostanze è in grado di produrre una perdita di coscienza tanto prolungata. Il 3 luglio ha sporto denuncia e sentita dai magistrati ha confermato le accuse. Sono stati interrogati dei testimoni, tra cui alcune sue amiche che erano con lei quella sera. 
 
La macchina della giustizia ha le sue regole e i suoi tempi. Magistrati ed inquirenti devono poter svolgere il proprio lavoro, accertare i fatti penalmente rilevanti e le relative responsabilità. Di contro però essere accusati e sottoposti a indagine non significa essere colpevoli e aprioristicamente meritevoli di condanna. È un principio che vale per tutti, senza distinzioni.
 
Il Presidente del Senato, appreso che il figlio era indagato con l’accusa di violenza sessuale, ha dichiarato: “Dopo averlo a lungo interrogato ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante. Conto sulla Procura della Repubblica verso cui, nella mia lunga attività professionale, ho sempre riposto fiducia, affinché faccia chiarezza con la maggiore celerità possibile per fugare ogni dubbio. Di sicuro lascia molti interrogativi una denuncia presentata dopo 40 giorni dall’avvocato estensore che occupa questo tempo per rimettere insieme i fatti. Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua. Inoltre, incrociata al mattino, sia pur fuggevolmente da me e da mia moglie, la ragazza appariva assolutamente tranquilla. Altrettanto sicura è la forte reprimenda rivolta da me a mio figlio per aver portato in casa nostra una ragazza con cui non aveva un rapporto consolidato. Non mi sento di muovergli alcun altro rimprovero”. Cosa c’è di sbagliato in queste parole? Come padre istintivamente ha preso le difese del figlio. Il problema è che Ignazio La Russa ricopre la seconda carica dello Stato e avrebbe dovuto limitarsi ad esprimere fiducia nella magistratura, evitando di aggiungere altro per ragioni di opportunità istituzionale e non dare anche solo l’impressione di voler intimidire e fare pressioni.
 
Entrando nel merito della dichiarazione, le sue parole appaiono gravi.
 
Innanzitutto è inaccettabile anche solo lasciare intendere che una donna che denuncia una violenza, dopo aver fatto uso di stupefacenti, non sia credibile. Siamo in presenza di quella che viene definita vittimizzazione secondaria. Si cerca di minare la credibilità della donna che denuncia la violenza sessuale, basandosi sul tempo impiegato per presentarla o sull’eventuale assunzione di alcol o droghe, come se tali fatti ne facessero presumere automaticamente il consenso. L’idea che chi è “sotto effetto di sostanze” non è lucido per accusare ma lo è per dare il consenso è aberrante. Si incolpa la vittima che denuncia la violenza e non si pone l’attenzione sull’accusa e su chi è indagato. Proprio per questo genere di approccio e di parole tante donne non denunciano, temendo di non essere credute.
 
La convinzione personale di Ignazio La Russa che il figlio non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante, ovviamente non ha alcun riscontro e nessun valore per le indagini, ma carica la vicenda del giudizio non semplicemente di un padre ma di un uomo di potere. Qualificare poi l’accaduto alla stregua di una marachella è funzionale a minimizzare il ruolo del figlio e a gettare ancora una volta discredito sulla ragazza.
 
Il Presidente del Senato sostiene che suo figlio non ha mai fatto uso di cocaina: “ne sono certo”. Così facendo prende ancora una volta le distanze dalla ragazza, risultata positiva, e cerca di rimarcarne l’inaffidabilità. Tuttavia da importante avvocato quale è, sa bene che la legge stabilisce che se la presunta vittima è in stato di alterazione non è certo che abbia dato il consenso all’atto sessuale e ciò aggrava la posizione dell’accusato. Se la ragazza aveva assunto sostanze e Leonardo Apache invece no, le accuse contro di lui sono penalmente più gravi, perché era conscio della condizione di difficoltà in cui la ragazza si trovava e ne ha approfittato.
 
Ignazio La Russa, per sua stessa ammissione, è testimone primario dell’accaduto in quanto ha dichiarato che lui e sua moglie l’hanno incrociata quella mattina sia pur sfuggevolmente e che “la ragazza appariva assolutamente tranquilla”. Queste parole sono decisamente favorevoli alla difesa della ragazza. L’Avv. Stefano Benvenuto ha commentato: “Mi ha dato un grande assist: riconosce e conferma che la ragazza era in casa sua. Questo semplifica tutto, ora il Presidente del Senato è testimone primario di questo processo”.
 
Di fronte all’ennesima sgrammaticatura istituzionale di cui si è reso protagonista, Ignazio La Russa è stato costretto ad una parziale retromarcia: “Mi dispiace essere frainteso. Io non accuso nessuno e men che meno la ragazza. Semplicemente, da padre, credo a mio figlio”. È un recordman di fraintendimenti!
 
Ad ogni buon conto la magistratura stabilirà le eventuali responsabilità di Leonardo Apache La Russa, ma è evidente la totale inadeguatezza e mancanza di spessore istituzionale del Presidente del Senato a ricoprire tale ruolo.

 

I cittadini/pazienti sono stanchi di assistere a continue passerelle. I voli pindarici sulla Sanità pontina restano fumo negli occhi per evitare di centrare le vere esigenze del comprensorio e delle comunità dei Monti Lepini, in primis di Sezze. Il consiglio comunale dedicato al futuro della sanità, ha rappresentato ancora una volta uno schow visto e rivisto. Si è parlato ancora una volta di promesse straordinarie su questo o sul quel servizio che si intende fare ma sulla gestione ordinaria , a partire dall'assistenza di pronto intervento, si continua ad andare a folle ea non dare e avere risposte. Il tempo a disposizione è finito. Che si passi ai fatti, a dare senso e concretezza a quello che viene sbandierato sulla sanità da anni. E' impensabile che a Sezze non ci sia un punto di primo intervento aperto durante le ore notturne, è insostenibile pensare di scongiurare che non ti succeda nulla. Mentre gli altri Comuni hanno delle alternative al collassato Pronto Soccorso del Santa Maria Goretti, noi sezzesi restiamo al palo grazie a scelte scellerate degli anni passati. A  distanza di anni, ad esempio, ancora non sono stati attività i servizi indispensabili previsti nella Casa della Salute mentre ci sono altri servizi - tipo degenza infermieristica - che ad oggi sono sottoutilizzati seppur molto costosi e di cui addirittura si prevede il raddoppio dei posti letto come è stato sottolineato negli interventi durante il consiglio comunale. I cittadini si accontenterebbero dei servizi essenziali, dell'ABC che non c'è. Al consiglio comunale del 12 luglio scorso, oltre ai dirigenti della ASL, hanno preso parte i sindaci del comprensorio e il consigliere regionale Enrico Tiero, membro della commissione sanità della Regione Lazio. 

 

Pubblichiamo il post di Celestina Morando, moglie di Herbie Goins, amareggiata per quanto accaduto dopo la decisione del Comune di Sezze di ridimensionare l'evento dedicato al grande bluesman scomparso nel 2015.  L'associazione culturale nata per ricordare la figura del grande artista aveva promosso e organizzato l'evento da inserire nel calendario dell'Estate Setina, il Comune di Sezze anche grazie a questo evento aveva ottenuto dei finanziamenti ma in corso di programmazione... avrebbe cambiato idea e proposto all'associazione un evento minore, del tutto ridimensionato.

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L’Associazione Culturale Herbie Goins desidera spiegare qui di seguito i motivi per cui non organizzerà alcun evento dedicato ad Herbie Goins nell’estate 2023, nonostante ciò sia stato reso pubblico con varie modalità, e di conseguenza  il motivo per cui il nome di HERBIE GOINS non potrà essere inserito in nessun modo nella programmazione di alcun evento e/o concerto in programma.
Per aderire agli inviti e alle richieste di molti amici di Sezze al fine di promuovere un evento per ricordare Herbie, a fine maggio avevamo presentato, come Associazione Culturale Herbie Goins, una proposta di programma per una serata evento, “Sezze ricorda Herbie Goins”. Tale serata vedeva la partecipazione di tre note Blues Band e di due illustri ospiti. Nelle nostre intenzioni, inoltre,  questo grande concerto sarebbe potuto essere il preludio per la ripresa di quel Sezze Blues Festival che Herbie organizzava e  che era diventato fin da subito un appuntamento annuale di importante  risonanza per il paese.
Pur non avendo avuto risposta a tale proposta da parte del Comune, avevamo saputo che l’Amministrazione aveva inserito una manifestazione a ricordo di Herbie nella richiesta di finanziamento alla Regione per l’estate setina, finanziamento poi concesso. Solo alcuni giorni fa l’Amministrazione ha ritenuto di contattarci, proponendoci non l’evento che doveva ospitare un alternarsi di ottimi e virtuosi musicisti su quel palco che aveva visto numerose volte Herbie, ma anche (durante il Festival) altri artisti famosi italiani e stranieri fare grande spettacolo, bensì proponendo qualcosa di molto diverso ed estremamente riduttivo. Tengo a precisare che il cachet che avevamo richiesto per l’evento era incredibilmente contenuto ed era stato reso possibile esclusivamente dal fatto che i musicisti tutti avrebbero partecipato con grande piacere ad un evento in ricordo di Herbie (come succede ogni volta,  spesso e ovunque, queste iniziative si ripresentano). E dal fatto che tutti loro sono al corrente di quanto Herbie abbia amato Sezze.
Probabilmente il Comune non ha colto il nostro intento e, avendone piena facoltà, ha ritenuto più importanti altre manifestazioni, anche se sulla relazione inviata alla Regione per la richiesta dei fondi molto spazio era stato dato ad Herbie Goins. Il nostro evento avrebbe inciso sui fondi in una maniera davvero ridotta.
La nostra Associazione  si è dunque dissociata da tale impostazione e desidera qui scusarsi con tutti gli amici di Sezze per non partecipare con la sua buona musica all’estate setina, ma ha ritenuto che la dedica “SEZZE RICORDA HERBIE GOINS”, e anche questo bellissimo e, da Herbie e da me, amatissimo paese, meritino ben di più.  Auguri a tutti per una felice estate!

Celestina Morando, moglie di Herbie Goins.

 

L’Italia ripudia la guerra (art. 11 della Costituzione). L’11 luglio alle ore 18.30 presso Porta Pascibella, Giovanni Paolo Di Capua, presiederà il comitato per la sottoscrizione al Referendum contro le Armi. Di Capua, sempre attivo in città per i diritti civili, invita tutti nell’ “EsprimiaAmo la Pace” . “Un Paese in conflitto – scrive nel volantino – non può entrare nell’Unione Europea. La legge 185/1990 non permette di vendere o dare armi a Paesi in guerra. A Vilnius i governi europei non hanno il potere di decisione: la sovranità appartiene ai popoli. Sì alla Pace senza vincitori e vinti. Sì alla diplomazia vaticana e europea per arrivare alla Pace. La Pace è nelle nostre mani, non facciamocela rubare”. Di Capua invita i cittadini a recarsi presso l’Ufficio anagrafe del comune di sezze per sottoscrivere il referendum.

Domenica, 09 Luglio 2023 06:32

L'arroganza al potere

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La presunzione di innocenza è un principio irrinunciabile di civiltà giuridica, ma va distinto dalle ragioni di opportunità politica e dalla tutela della credibilità delle istituzioni. Le inchieste giudiziarie, le eventuali responsabilità penali si pongono su un piano diverso rispetto al precetto costituzionale rivolto a quanti ricoprono ruoli pubblici e svolgono funzioni nelle istituzioni democratiche “di adempierle con disciplina ed onore”. Costoro devono sentire l’onere ed avere la consapevolezza che il loro modo di essere ed agire è destinato a riflettersi sulla fiducia e sul rispetto dei cittadini verso le istituzioni che incarnano. Pertanto devono improntare il proprio operato pubblico e privato al massimo della correttezza e della trasparenza per non lederne l’immagine.
 
L’attesa informativa di Daniela Santanchè al Senato, resasi necessaria dopo le inchieste giornalistiche di Report e di diversi quotidiani, non ha sciolto i nodi e non ha fatto chiarezza in merito alla vicenda riguardante la società Visibilia Editore S.p.A. e le altre del gruppo alla stessa riconducibili, soprattutto non ha fugato dubbi e ombre sul suo operato imprenditoriale passato e presente. Peraltro in concomitanza dell’informativa la Procura della Repubblica di Milano ha confermato l’iscrizione della ministra nel registro degli indagati. L’indagine aperta nei confronti suoi e di altre persone per bancarotta e falso in bilancio riguarda in particolare la Visibilia Editore S.p.A., gruppo fondato da Daniela Santanchè e nel quale ha avuto ruoli operativi fino al 2022. Colpisce molto l’approssimazione delle dichiarazioni rese in Senato dalla ministra, la quale si è scagliata in modo veemente contro i giornali per le notizie riportate. “È normale che un ministro legga che secondo un giornale sarebbe indagata? È un Paese normale quello in cui un giornalista può scrivere di sapere cose secretate dalla magistratura e ignote all’interessato?Voi lascerete che tutto questo accada impunemente?”. Affermazioni perfino condivisibili, se non fosse che la ricostruzione proposta è stata smentita dalla Procura di Milano, che ha spiegato come l’indagine è rimasta segreta per tre mesi, da novembre a gennaio, nel rispetto della legge, ragione per cui l’istanza presentata a inizio anno dai suoi avvocati aveva dato esito negativo. Decorso il termine gli atti sono stati desecretati e i legali della Santanchè, con cui ha preparato il discorso tenuto al Senato, non si sono premurati di controllare di nuovo la posizione della loro assistita. Se l’avessero fatto già a febbraio sarebbero venuti a conoscenza dell’avvenuta iscrizione nel registro degli indagati.
 
Daniela Santanchè ha sostenuto che il suo obiettivo era “difendere il suo onore” e quello di suo figlio, trascinato anch’egli nella polemica politica. Tuttavia la ricostruzione da lei proposta si è rivelata palesemente debole e poco credibile. Per comprendere meglio occorre partire da alcuni punti fermi. La Visibilia Editore S.p.A. è stata fondata nel 1999 con il nome PMS SpA ed ha sempre operato nei settori della consulenza strategica e della rassegna stampa. Editrice da luglio 2013, dopo l’acquisto da Mondadori, dei magazine VilleGiardini, Pc Professionale, Ciak, Visto e Novella ha avuto dal 2014 in poi come presidente Daniela Santanchè, socia fondatrice con il 75,9% delle quote. La vendita della società risale a novembre del 2022, quando anche la ministra ha ceduto tutte le sue quote. L’inchiesta su Visibilia Editore S.p.A. è scattata proprio in quella data e i reati per cui si procede sono falso in bilancio e bancarotta, che sarebbero stati commessi proprio nel periodo in cui Daniela Santanchè ne era azionista di controllo e amministratrice. Secondo la Procura dal 2014 Visibilia Editore S.p.A. ha iniziato ad accumulare debiti e i bilanci sono apparsi inattendibili per via di rilevanti irregolarità e di un deficit occultato. Durante la pandemia nel 2020 la società ha goduto degli aiuti della Cassa integrazione Covid ma alcuni dipendenti, ufficialmente in cassa integrazione a zero ore, avrebbero continuato a lavorare ad orario pieno. Questa circostanza è stata ammessa dagli stessi legali del gruppo nel giudizio dinanzi al Giudice del Lavoro di Roma, i quali hanno così cercato di motivare l’opposizione alle richieste di danni di un ex funzionario. Riguardo i compensi milionari percepiti dal gruppo che controlla le sue società, la ministra ha sostenuto che la Ki Group S.r.l. le avrebbe corrisposto non più di 100mila euro lordi l’anno e solo nei periodi in cui il bilancio era in utile. Peccato che a fronte di tali ingenti compensi corrisposti i vertici della Ki Group S.r.l. non si siano premurati di pagare i lavoratori che ad oggi ancora devono ricevere gli stipendi e il TFR. Poco attendibili appaiono le affermazioni della Santanchè secondo cui il gruppo del settore biologico è gestito dal padre di suo figlio, con il quale non ha più alcun legame, e di aver messo in atto una complessa operazione di risanamento della Visibilia Editore S.p.A., attingendo anche al proprio patrimonio personale. Nessuna spiegazione convincente ha fornito sulla questione della Maserati da 77mila euro e dell’appartamento-ufficio che avrebbe dovuto essere la redazione di Ciak, in cui gli unici due giornalisti assunti non hanno mai messo piede e i cui costi sono stati caricati per intero sui bilanci della Visibilia Editore S.p.A.. Infine riguardo le multe non pagate, Daniela Santanchè ha sostenuto che sarebbero erroneamente riferite a lei, poiché in realtà sarebbero a carico dell’Arma dei Carabinieri, che ha utilizzato in comodato gratuito una sua auto per non gravare su quelle di scorta di proprietà statale.
 
Per i toni rabbiosi, sarcastici e a tratti violenti e il contenuto inconsistente dell’informativa resa in Senato è di tutta evidenza che l’arroganza al potere oggi ha il volto e il nome di Daniela Santanchè, la quale non ha chiarito e non ha fornito risposte ai fatti emersi dalle inchieste, alle denunce di lavoratori e lavoratrici, alle contestazioni circa il mancato pagamento dei fornitori e al fatto che i dipendenti in cassa integrazione a zero ore lavorassero nelle sue aziende in violazione della legge, senza dimenticare il debito accumulato con lo Stato pari a 2,7 milioni di euro.
 
Le dimissioni della ministra sarebbero un atto dovuto ma non arriveranno, così come non passerà la mozione di sfiducia presentata contro di lei in Parlamento. In un paese normale succederebbe, ma non in Italia. D’altra parte Daniela Santanchè non è stata nominata ministra “nonostante” i dubbi sulla sua trasparenza esistenti fin dall’inizio, ma proprio in forza di questi dubbi. È lì e lì resterà in quanto funzionale ad attirare su sé attenzione e critiche, consentendo al governo di proseguire indisturbato nella demolizione dei diritti, nel premiare la piccola e la grande evasione, nell’occupazione sistematica degli spazi di comunicazione e di discussione critica.

 

 

Il sindaco di Sezze Lidano Lucidi avrebbe deciso di nominare il nuovo assessore all'Urbanistica del Comune di Sezze nella persona di Gianni Antonucci , primo dei non eletti nella lista di Identità Setina. Antonucci tecnico ambientale in pensione presso Arpa Lazio era stato eletto presidente di Identità Setina all'indomani delle elezioni amministrative. E' inoltre volontario dell'Associazione di Protezione Civile ANVVFC “Città di Sezze” presieduta da Paolo Casalini. Oggi, molto probabilmente, ci sarà la nomina e l'ufficialità del nuovo assessore. Da voci di corridoio la scelta ricaduta su Antonucci pare che abbia creato qualche frizione dentro la maggioranza, poi superate dalla moderazione del primo cittadino. Buon lavoro al nuovo assessore che subentra al dimissionario Vincenzo Cardarello.

 

Comunicato stampa

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In provincia di Latina c'è un nuovo indirizzo di riferimento per gli appassionati di buona cucina e aperitivi. Nel cuore di Sezze, in via della Libertà, apre “All'antico frantoio. La femminuccia”: un risto-bistrot dove la tradizione incontra la contemporaneità e il gusto sposa l'ospitalità più autentica. Fondato e gestito dalla cooperativa sociale Spazio Comune con uno staff under35 e un modello di business che mette al centro le persone, il locale è stato ricavato in uno spazio dalla storia centenaria: dove un tempo c'era uno dei più antichi frantoi di Sezze. E nella strada in cui, secondo un'antica leggenda setina, si aggira il fantasma della “femminuccia”: una giovanissima, vestita con un abito in pizzo e con in mano ago e filo, che apparirebbe a chi dopo la mezzanotte effettui tre giri intorno al palazzo. Dotato di un ampio spazio esterno con terrazza, il risto-bistrot All'antico frantoio. La femminuccia accoglie gli ospiti in un ambiente confortevole arredato combinando vintage, stile industriale e riuso creativo. Il menù è stagionale, basato su ingredienti freschi e di alta qualità provenienti da realtà locali, e la carta di vini è ricchissima, con oltre sessanta proposte delle più importanti cantine italiane; senza dimenticare bollicine, raffinati champagne e un'importante selezione di prestigiosi gin. Un locale che parla agli amanti della buona cucina e del buon bere ma che è anche un luogo di incontro: uno spazio inclusivo - attento alle esigenze di famiglie e bambini - e con un ricco calendario di eventi, dall'aperi-vintage alle presentazioni di nuovi libri fino alle degustazione con le più rinomate realtà vinicole italiane. Uno spazio che, attraverso il cibo e l'ospitalità, mira a essere motore di cambiamento per il territorio.

 

 

Stop alle baraonde nel centro storico e alla vendita di bevande in contenitori di vetro. Stretta del sindaco di Sezze Lidano Lucidi contro quei “comportamenti individuali e di gruppo spesso non conformi al rispetto della quiete pubblica e del decoro urbano”. Il primo cittadino, preso atto che “l’esperienza registrata in regime di liberalizzazione degli orari ha dimostrato che le attività degli Esercizi di Somministrazione di Alimenti e Bevande, e le Attività affini o complementari, vengono spesso a costituire nella realtà una causa oggettiva di disturbo e disagio per i cittadini residenti nelle aree interessate particolarmente nelle ore serali e notturne”,  avverte l’esigenza di ristabilire il “giusto equilibrio” verso quei comportamenti di alcuni avventori che "non rispettano le norme di igiene e decoro urbano e disturbano la quiete pubblica con schiamazzi ed altri rumori molesti, stazionando sulle aree pubbliche nelle immediatevicinanze degli Esercizi”. Per tale ragione, anche a seguito di incontri avvenuti con i residenti, Lucidi ordina con decorrenza 7 Luglio e fino al 30 Settembre 2023, in tutto il territorio comunale:

- l’emissione di suoni (emissioni sonore) e la diffusione di musica, generata dall'uso di apparecchi radiotelevisivi o impianti in genere per la diffusione sonora, anche di immagini, siano essi riprodotti dal vivo e non, o con presenza di un disk jockey, operanti sia all'aperto che al chiuso, negli esercizi pubblici, nei locali pubblici nonché nei luoghi aperti o esposti al pubblico, è consentita dalle 08,00 sino alle ore 24,00 di ogni giorno della settimana, fatto salvo gli adempimenti amministrativi previsti dalle normative vigenti;

- dalle ore 24,00 di ogni giorno fino alle ore 02,00 successive, è vietata la vendita e la somministrazione in contenitori di vetro, da parte di attività di vendita e di somministrazione di alimenti e bevande, anche in forma temporanea, circoli privati, attività artigianali, attività di commercio sia in sede fissa che itinerante, nonché la detenzione ed il consumo in luogo pubblico di bevande in contenitori di vetro;

- la chiusura al pubblico, entro le ore 02,00 e la riapertura dei locali non prima delle ore 05,00 di ogni giorno della settimana, di qualsiasi attività di vendita e di somministrazione di alimenti e bevande, anche in forma temporanea, circoli privati, attività artigianali, attività di commercio sia in sede fissa che itinerante.

Il Comune si riserva di effettuare con l’ausilio di tecnici specializzati e di personale del Comando di Polizia Municipale controlli fonometrici in orario diurno o notturno nei locali di tutto il territorio comunale.

 

 

Il partito democratico di Sezze interviene sul vuoto lasciato in Giunta dopo le dimissioni dell'ex assessore Vincenzo Cardarello, un vuoto - secondo i dem - che testimonia la fragilità politica e le difficoltà della maggioranza di trovare una figura condivisa.

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Una pausa di riflessione lunga un mese e non si vede la soluzione. Dopo le dimissioni di Vincenzo Cardarello, la nostra città è priva di un assessore fondamentale per la pianificazione generale del territorio, la regolazione delle sue trasformazioni e la gestione degli strumenti attuativi. Sezze sta pagando un prezzo pesante per l’assenza di una visione comune, per l’incapacità di mettere in campo una progettazione capace di rilanciare lo sviluppo della città, attingendo ai fondi del PNRR, per le divisioni interne di una maggioranza che esiste solo sotto l’aspetto numerico e non è in grado di risolvere i problemi dei cittadini come promesso in campagna elettorale. Le difficoltà di trovare una figura condivisa, sulla quale far convergere le anime dissonanti della maggioranza ne sono la prova più lampante. Non basterà certo un nome, riempire una casella perché manca la politica. Il bene comune è l'ultimo dei problemi per coloro che ci amministrano, alcuni dei quali pretenderebbero una opposizione muta e accondiscendente su questo e su altri temi importanti. È singolare questa idea di democrazia nella quale quanti non condividono debbono tacere e non disturbare.

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