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Sabato, 21 Settembre 2024 20:40

Ad Deum, don Anselmo!

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Pensieri e ricordi si affollano nella mia mente.
 
Il subbuglio emotivo, la sofferenza per la perdita e l’intenso legame affettivo possono rappresentare un limite, un ostacolo all’obiettività del giudizio, ma possono offrire anche un angolo visuale particolare e originale per raccontare una persona.
 
Ero un bambino quando ho incontrato don Anselmo per la prima volta. È entrato nella mia storia personale in punta di piedi, è diventato una presenza fondamentale e mi ha accompagnato fino a qualche giorno fa, quando all'improvviso ha lasciato il contingente e il provvisorio ed è entrato nella dimensione dell’Eterno.
 
Lo smarrimento di fronte alla sua morte, il distacco sono solo in parte alleviati dalla certezza che la vita è un cammino impegnativo, un intreccio di relazioni e a renderla unica sono proprio le persone che incontriamo e i legami che intessiamo, che la morte non riesce a spezzare e a cancellare, ancor più poi se poggiano sulle solide basi della comune fede nel Risorto. Se siamo in Cristo, se la nostra vita è in Lui la morte non è una sconfitta, la fine di tutto, ma un passaggio che ci conduce alla pienezza del vivere, a saziare la nostra sete d’infinito e ci immette nella comunione con Dio e con la persona amata.
 
Tuttavia emotivamente non è facile.
 
È stato un privilegio incontrare don Anselmo, sacerdote, pastore, padre e guida spirituale, uomo di Dio dalla fede essenziale, libera da orpelli e enfatizzazioni, vissuta e testimoniata senza mezze misure e compromessi per compiacere e ricevere applausi, fuori moda e fuori luogo rispetto al sentire comune.
 
La sequela del Maestro di Nazareth non è stata per lui una strada di realizzazione personale, la scorciatoia per acquisire posizioni di privilegio e imbastire possibili  carriere, un ripiego di fronte all’assenza di prospettive e all’incapacità di costruirsi un futuro, ma una scelta consapevole e radicale, fino allo sfinimento, alla donazione totale e senza riserve a Dio, alla Chiesa e ai fratelli.
 
È stato un prete, non un mestierante della religione, uno spacciatore di riti vuoti.
 
Possedeva una personalità complessa e un carattere forte e schivo, ma era tutt’altro che una persona difficile e distante, come qualcuno sostiene sulla base di una valutazione superficiale, con un giudicare “epidermico” come amava ripetere lui, di chi si ferma all’apparente ingannevole e non riesce a cogliere l’ulteriore. 
 
Don Anselmo viveva seriamente il suo essere pastore del popolo di Dio, chiamato alla missione di condurre a Cristo quanti gli erano stati affidati, di guidarli a sperimentare la bellezza di un incontro che cambia la vita, che infonde la gioia indicibile di scoprirsi pensiero d’amore di Dio fin dall’eternità, intessuti in ogni cellula della Grazia trasfigurante, rigenerati nel lavacro della Croce, dove l’Amore Trinitario si fa oblazione totale per la salvezza dell’umanità.
 
Era impastato di umana debolezza come tutti, non era perfetto, ma ha tenuto sempre lo sguardo fisso su Cristo, centro di gravità della sua esistenza, si è lasciato modellare come la creta nelle mani del vasaio e purificare incessantemente dalla Parola di Dio.
 
Uomo delle parole scomode, mai si è arreso di fronte alle difficoltà, alle prove, agli ostacoli che la vita gli ha riservato e tantomeno ha fatto sconti o è stato accomodante sul piano della fede, dell’adesione a Cristo e nelle relazioni personali. È stato rigoroso ed esigente prima di tutto con se stesso e poi con gli altri, specialmente poi con quanti erano a lui legati da sentimenti di sincera e profonda amicizia.
 
Prima che con le parole, con il suo esempio e la sua vita ha insegnato a quanti hanno avuto il privilegio di incontrarlo la necessità di non adeguarsi alle logiche del mondo, nell’assoluta certezza che solo chi è capace di andare controcorrente, di interrogarsi sui significati ultimi e di mettersi in ricerca, di guardare oltre il futile apparente e di pensarsi nel volere di Dio potrà trovare la piena realizzazione esistenziale e la felicità che non tramonta e non svanisce.
 
Dietro la scorza un po’ ruvida nascondeva una grande umanità e un’incredibile tenerezza. Attento e premuroso, non era un uomo da cui aspettarsi smancerie, gesti eclatanti o abbracci, estranei al suo modo di essere, ma attraverso le sue parole e i suoi gesti semplici e concreti comunicava il suo affetto puro, sincero e trasparente e imbastiva legami solidi e duraturi, insegnando il valore inestimabile dell’amicizia. Non è un caso che quanti sono cresciuti con i suoi insegnamenti hanno conservato nel tempo e continuano a coltivare solidi rapporti personali improntati all’autenticità.
 
Uomo del Concilio, ha incarnato pienamente la primavera della Chiesa, facendosi costruttore instancabile della comunità cristiana, combattendo con determinazione le spinte individualiste del nostro tempo, le logiche utilitaristiche che spesso inquinano la stessa fede, ma anche un certo clericalismo di ritorno deleterio e il devozionismo senz’anima. Ha profuso tutte le sue energie per educare alla fede, al senso di appartenenza ecclesiale e per far crescere un laicato consapevole, riservando una attenzione particolare ai giovani.
 
È stato criticato aspramente, tanti lo trovavano antipatico e addirittura lo detestavano, dentro e fuori la Chiesa, ma non è mai sceso a compromessi. Non doveva piacere a tutti, doveva camminare sulla strada indicata da Cristo, coerente con la sua fede e i suoi valori.
 
Ho parlato con lui per l’ultima volta quel giovedì che non dimenticherò mai, il giorno del suo ricovero in ospedale. Dopo poche ore è sceso il silenzio e don Anselmo ha imboccato l’ultimo tratto del sentiero della sua vita, ha percorso gli ultimi passi che lo hanno condotto all’incontro con Dio.
 
Ad Deum, don Anselmo!

 

 

Dopo anni finalmente si è tornati a Sezze a respirare la musica dei gloriosi anni ’80 ma non solo! Quando il 20 aprile 2024 i vinili hanno girato per la serata “Back to the 80's” si è capito che la nostalgia nell'aria era tanta per chi quegli anni li ha vissuti, li ha ballati e cantati e allora si è deciso di andare oltre e proporre altri eventi sempre nuovi e originali! Durante la “Festa Estiva 2024” della Parrocchia di Santa Lucia la prima serata è stata aperta all'insegna della dance con “MIX E REMIX”. Grandi successi dagli anni ’80 ai 2000 tutti in versione remix ci hanno fatto fare un viaggio avanti e indietro nel tempo, e ora arriva il terzo evento da non perdere a cura di 80 best sound, con cui verranno raccolti altri fondi per continuare i lavori delle opere parrocchiali. Pian piano la parrocchia sta diventando un luogo in cui i giovani trovano un posto in cui svolgere le proprie attività in compagnia e trovare anche sano divertimento.
All’insegna del Dj che ha fatto ballare intere generazioni con l’Amour Toujours  e altri grandi successi come Bla bla bla e la Passion avremo una serata a tema GIGI D’AGOSTINO. Un altro grande evento da non perdere insomma!
E allora non perdete tempo perché i posti all’interno della sala sono solo 150! Prenotate! Il 19 ottobre si avvicina!

 

Sotto il link delle serate organizzate questa estate:

https://www.facebook.com/reel/1015304413409931

 

 

Il PD di Sezze, per promuovere e rilanciare il dibattito politico-culturale, ha organizzato una serie di incontri di formazione sui temi caldi della politica italiana.

 L' obiettivo è di fornire, tramite gli interventi di esperti, le chiavi di lettura e di comprensione delle complesse questioni dell’oggi: la Costituzione e le proposte relative al premierato e all’autonomia differenziata, le cause delle disuguaglianze sociali ed economiche attuali, le forme della partecipazione democratica e l'identità della cultura progressista e di sinistra.

L'iniziativa nasce dal bissogno di confronto e dialogo tra i cittadini, i giovani, i tesserati del PD ma anche persone impegnate in associazioni e movimenti che sentono il bisogno di riflettere insieme sui principi ispiratori dell'azione politica.

Questi i primi due incontri aperti a tutti:

- Il costituzionalista Roberto Zaccaria, già Direttore generale Rai e deputato PD, sul tema del premierato, autonomia differenziata e Costituzione, il 17 settembre alle ore 1730.

- L'economista Leonardo becchetti, dell'Università di Roma Tor Vergata, su disuguaglianze e sviluppo sostenibile, il 23 ottobre ore 17.

Gli incontri, dove tutti sono invitati, si svolgereanno presso il Centro sociale Calabresi. per Info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 

 

 

Il sorriso sulle labbra e la battuta pronta. Franco Frainetti, architetto, pittore e poeta, è una delle figure più significative della cultura setina. È un piacere intrattenersi con lui, scambiare impressioni su quanto ci accade intorno e parlare di arte e poesia. 
 
Franco, tu sei un artista poliedrico. Qual è il filo rosso che unisce in te la pittura e la poesia, due espressioni artistiche solo apparentemente così distanti?
 
Quello che unisce la pittura e la poesia è l’atto creativo. Si comunica attraverso la pittura con immagini, colori e segni, la poesia invece è musica, versi e parole. Tutte e due esprimono emozioni profonde se diventano anche progetti esistenziali. L’arte non si può descrivere e racchiudere in canoni precisi, essa è legata ad una sorta di inspiegabile verità. Il titolo del quadro di Paul Gauguin “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” evidenzia la domanda esistenziale che ogni artista si pone.
Alla pittura, alla poesia, spetta il compito di accedere al mistero che si nasconde dietro la mistificata realtà socio-culturale.
 
La poesia è una grazia, una possibilità di staccarsi per un po’ dalla terra e sognare, volare, usare le parole come speranze, come occhi nuovi per reinventare quello che vediamo”. Queste bellissime parole di Monica Vitti ci aiutano a riflettere sul senso della poesia.
 
Il senso della poesia è il processo liberatorio dell’essere umano, un simbolo di libertà e verità. Staccarsi per un po’ dal caotico vivere quotidiano per sognare, volare, sperare, come diceva Monica Vitti è avere il coraggio di scavare dentro se stessi, usando un linguaggio che tende all’assoluto verso un mondo metafisico. Un modo questo per evitare il senso tragico del nostro vivere. Un esempio ne è la piccolissima e semplice poesia che chiude la silloge del mio primo libro: “La mia vita è altrove”.
 
Penso che l’uomo non inventa la poesia, ma sgorga dal suo animo in modo spesso incontrollato ed incontrollabile, esprime emozioni, sentimenti, paure, delusioni, stanchezze, felicità. Quante volte ti è capitato di prendere una penna e un foglio e di cominciare a scrivere parole che ad un primo impatto ti sono sembrate senza senso?
 
Generalmente scrivo poesie dopo aver osservato un’immagine o letto una frase che mi ha suscitato una emozione. All’improvviso le parole si susseguono nel foglio e acquistano la forza emotiva della vera poesia che nasce dal profondo dell’anima.
 
Le tue poesie sono componimenti brevi. Giuseppe Ungaretti diceva: “Per scrivere una poesia breve, posso impiegare pure sei mesi”. Le tue poesie sono il risultato di un lungo e paziente lavoro di cesello, di una ricerca della parola più pregnante per trasmettere al lettore il tuo sentire o invece di una scrittura di getto?
 
I miei componimenti brevi o epigrammatici, come scrive Alessandro Moscè nella prefazione della mia ultima silloge “Istanti” sono “capaci di racchiudere il significato eloquente di una intera esistenza concentrata in momenti indefettibili, legati soprattutto al recinto della quotidianità”. In realtà sono il risultato di una ricerca della semplicità, (nel togliere il superfluo) e di una accurata essenzialità espressiva, quindi, mai lasciati alla loro immediatezza.
 
Siamo abituati a passare le nostre giornate attaccati al cellulare, davanti al televisore e al computer. C’è il rischio di allontanarci dalla cultura, dall’arte nelle sue diverse declinazioni e di un inaridimento della capacità di esprimere quanto proviamo?
 
In tutte le epoche storiche, le nuove tecnologie hanno sempre più accentuato le specifiche pecurialità delle arti. Se però le stesse vengono usate con un intento conoscitivo e creativo. L’artista è colui che esprime il proprio periodo storico e a volte diviene il precursore di un nuovo linguaggio espressivo. L’umanità non potrà mai fare a meno di esprimersi attraverso le arti in generale e in particolare con la poesia. Come scrive la poetessa Gabriella Sica “La poesia è la farina necessaria per il pane della vita. Ogni poesia ci parla della morte e della nascita, della mancanza e della speranza, dell’assenza e del ritorno” (Lo scrittore trasforma in parole le lacrime).
 
Come poeta ti sei distinto in numerosi concorsi nazionali ed internazionali. Le tue poesie sono state selezionate ed inserite in numerose antologie e riviste. Nella nostra città l’impressione è che la cultura non rappresenti una priorità, al di là degli sforzi meritori di alcuni, quando invece dovrebbe rappresentare l’elemento fondamentale che ci identifica come comunità.
 
È vero, la cultura dovrebbe essere maggiormente valutata nel nostro paese. Dovrebbero essere valorizzati i risultati meritevoli conseguiti da alcuni cittadini, coinvolgendo gli stessi in progetti artistici, nelle istituzioni scolastiche, culturali e ricreative.
 
Ringrazio Franco Frainetti per la disponibilità a raccontarci la sua arte. Sezze ha bisogno di donne e uomini di cultura come lui, capaci di aiutarci a guardare oltre le bassure di una vuota ordinarietà e a pensare con audacia al futuro.    
 
 
Noi stiamo facendo la storia e dobbiamo esserne tutti consapevoli. E questo non prevede né pause né soste, ma tanto meno può consentire errori e passi falsi”. Queste parole pronunciate dalla Presidente del Consiglio nel corso dell’esecutivo del suo partito, Fratelli d’Italia, parafrasi evidente del motto dell’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, “Qui si fa l’Italia o si muore”, dovevano servire a enfatizzare i presunti grandi risultati della destra al governo. Invece Giorgia Meloni si è trovata costretta a fare i conti con la condotta personale e politica, mediocre e imbarazzante, dell’ennesimo ministro del suo governo. Vista l’infima qualità e l’inaffidabilità del gruppo dirigente che ha schierato al suo fianco non c’è molto da meravigliarsi.   
 
La telenevola con al centro le presunte consulenze gratuite, offerte a Maria Rosaria Boccia dal Ministero della Cultura, guidato da Gennaro Sangiuliano, è un romanzo assai poco culturale, costruito a colpi di storie Instagram pubblicate in piena notte, di video e registrazioni, di lettere ai giornali, di interviste al TG1 e a La 7, di pagamenti di pranzi e di viaggi, di relazioni sentimentali e di presunti tradimenti, di pentimenti e di scuse imbarazzate, di vertici a Palazzo Chigi, di minacce di azioni legali e di chissà quant’altro ancora, di cui francamente potevamo farne a meno tutti, specialmente le istituzioni del nostro Paese che ne escono svilite e screditate.
 
La vicenda che ha avuto come protagonista l’ex Ministro Sangiuliano è interessante non per i contorni rosa, per il gossip, per le chat con i cuoricini appartenenti alla sua sfera strettamente privata, come di qualsiasi altro cittadino, e nemmeno per le e-mail, le telefonate e i messaggi scambiati tra gli uffici preposti, assolutamente normali dal momento che si stava predisponendo quanto necessario per intraprendere un rapporto lavorativo di collaborazione, avente natura fiduciaria, o per il fatto che ad un certo punto la procedura è stata bloccata, visto che la reciproca stima professionale si era trasformata in un rapporto personale e sentimentale. L’aspetto inquietante è che la dottoressa Boccia, senza che il suo incarico fosse stato formalizzato, frequentasse gli uffici del ministero, avesse libero accesso a dati sensibili riguardanti le attività delle strutture amministrative e visionasse documenti riservati, alcuni dei quali relativi all’organizzazione del G7 della Cultura, e soprattutto fosse solita registrare le telefonate, fotografare i documenti e filmare gli spazi interni delle istituzioni, del ministero e del Parlamento. Per quale ragione lo ha fatto? Un simile comportamento non può considerarsi normale, a meno che la donna non avesse in mente fin dall’inizio di farvi ricorso, di usare il materiale acquisito contro il suo mentore nell’eventualità che qualcosa fosse andato storto e che la sua nomina non venisse formalizzata, insomma per salvaguardarsi da eventuali passi indietro. Lo stillicidio di pubblicazioni sui suoi profili social con le quali ha smentito e continua a smentire clamorosamente le ricostruzioni raffazzonate dell’accaduto, proposte dall’ex Ministro e inizialmente avvallate dalla stessa Presidente del Consiglio, è imbarazzante.
 
Gennaro Sangiuliano avrebbe dovuto capire immediatamente che c’era qualcosa che non andava, che la dottoressa Boccia non aveva fiducia in lui visto che registrava le conversazioni e girava per il Ministero con occhiali che filmano e fotografano. A quanti ricoprono determinati incarichi non si chiede di essere veggenti, ma di essere avveduti su coloro di cui ci si circondano certamente sì.
 
Il comportamento di Sangiuliano palesa una grande superficialità e un’indiscutibile inadeguatezza istituzionale, ancor più poi che l’errore principale e più importante da lui commesso è stato quello di non aver formalizzato la nomina. Se avesse agito correttamente, non si sarebbe trovato a rincorrere i post sui social, a rispondere alle dichiarazioni della dottoressa Boccia e a giustificare il diniego alla sua nomina spifferando ai quattro venti che aveva avuto con lei una relazione sentimentale.
 
Tuttavia c’è una cifra di novità in questa vicenda, metodologicamente interessante. Una donna sola, teoricamente l’anello più debole, ha tenuto e continua a tenere in pugno tutti, Presidente del Consiglio, governo e media, sintonizzati senza soluzione di continuità sui suoi profili social e in attesa dell’ennesima imminente rivelazione e soprattutto il protagonista maschile di un’ubriacatura d’amore, iniziata male e finita peggio, l’ex Ministro della Cultura, costretto ad un mea culpa televisivo e ad una umiliazione che lascia assai perplessi sotto il profilo della gestione politica.
 
Si è trattato di una vicenda poco trasparente, di attività incompatibili con il ruolo istituzionale di un ministro ritrovatosi al centro di uno scandalo per l’uso disinvolto e privatistico delle istituzioni. L’esito inevitabile e dovuto non potevano che essere, sia pur dopo tanto tergiversare, le sue intervenute dimissioni in un sussulto di ritrovata dignità personale e politica.

 

Tutto pronto per il torneo di basket classico 3VS3 on court, ovvero un 3 contro 3 giocato in una metà del campo da basket regolamentare (un solo canestro). L'evento si terrà oggi alle ore 18 e si protrarrà sino a sabato 7 e domenica 8 settembre, dalle ore 19 alle ore 24. In gara 10 squadre organizzate in gironi da 5, chi con la maglia di una squadra Nba e chi con una squadra Eurolega, così da avere un girone tema Nba ed un girone tema Eurolega. In ballo premi per 1º-2º-3º posto, più premi individuali per l’MVP e per i vincitori dei contest “1vs1” e “tiro da 3” (organizzati in queste 3 serate). L'iniziativa si terrà presso il parcheggio della macchia dei Cappuccini a Sezze ed è un evento sportivo promosso dall'associzione “Ripartiamo da 3”, fondata quest’anno e che conta già più di 10 associati under 21. Chi vorrà tra il pubblico potrà prendere parte al contest “tiro da metà campo”, con la quota partecipativa di 1€ e con la possibilità di vincere un cesto realizzato da Emilio La Botte. Il torneo sarà immortalato dal fotografo Marco Cherchi.

 

 

 

 

Arriva la convocazione del consiglio comunale in seduta straordinaria per affrontare la questione della grave crisi idrica del Comune di Sezze. Il presidente del consiglio comunale Del Duca ha firmato la convocazione per il 10 settembre alle ore 16 presso l’aula consiliare Alessandro Di Trapano. Alla seduta prenderanno parte in audizione i vertici di Acqualatina. La richiesta di un consiglio ad hoc in prima istanza è stata presentata dai consiglieri comunali Di Palma, Uscimenti e Di Raimo e subito dopo sottoscritta da tutti i capigruppo del consiglio comunale di Sezze. Si spera che sia una seduta utile per affrontare seriamente il problema e non una farsa.

 

 

Interi quartieri senza acqua nei rubinetti per giornate intere. Un disservizio senza precedenti causato - stando alle dichiarazioni dei tecnici di Acqualatina - dalla siccità. Sta di fatto però che una penuria idrica di queste proporzioni e di lunga durata sta mettendo a dura prova l'intera comunità di Sezze, in un periodo determinato da un caldo interminabile. Non avere un bene primario è veramente grave, insostenibile e da paesi sottosviluppati; si deve intervenire non con soluzioni tampone ma con un intervento strutturale definitivo. Non si capisce poi perché Sezze dovrebbe pompare acqua dal bacino idrico delle Mole Muti, unica riserva naturale della città, e non pescare acqua anche dalle Sardellane. Comunque... se ne parlerà nei prossimi giorni grazie ad una richiesta dei consiglieri comunali di opposizione Armando Uscimenti, Serafino Di Palma e Sergio Di Raimo che, "vista la grave situazione idrica che sta investendo il territorio di Sezze e che sta mettendo a dura prova la resistenza dei cittadini di alcune zone che da diverse ore sono senza un filo di acqua", annunciano che nella giornata di domani, 3 settembre 2024, protocolleranno una richiesta di convocazione del consiglio comunale straordinario con audizione dei vertici di Acqualatina.

 

 

Domenica, 01 Settembre 2024 07:55

Dalla parte di chi dissente

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La politica, fin troppo spesso, dimentica di essere “servizio”, la “forma più alta di carità”, secondo la definizione che, quasi un secolo fa, ne diede Pio XI, in un discorso ai dirigenti della Federazione Universitaria Cattolica il 18 dicembre 1927 (L’Osservatore Romano, 23 dicembre 1927, n. 296, 3, coll. 1- 4). Una definizione questa citata sovente ma di cui si sbaglia sempre l’autore, venendo attribuita a pontefici e personalità della cultura cattolica che nei decenni successivi l’hanno semplicemente fatta propria e rilanciata.
 
Il declino valoriale ed ideale della politica si è reso evidente soprattutto negli ultimi anni e la crisi di rappresentatività dei partiti, la loro incapacità di raccogliere e farsi portatori delle istanze dei cittadini ne hanno minato la credibilità e hanno prodotto una progressiva disaffezione verso le istituzioni pubbliche e quanti operano in esse ad ogni livello. A ciò è da aggiungere che la selezione della classe dirigente segue per lo più logiche poco o per niente attinenti con le capacità di elaborazione e innovazione politica e programmatica e si fonda sulla fedeltà al leader di turno, sulla disponibilità a sostenerne le ambizioni personali e sulla rinuncia ad esercitare qualsivoglia autonomia di giudizio e di critica. L’effetto è a dir poco devastante.     
 
Nella nostra città gruppi ristretti di politici hanno pensato bene di richiudersi in un ridotto personale ed autoreferenziale e non hanno compreso che senza pluralismo e apertura alla diversità non si costruiscono progetti validi e solidi. Puro autolesionismo, frutto di ripicche personali verso chi è stato escluso, allontanato e messo alla porta senza tanti fronzoli. La credibilità già traballante si è sgretolata, lasciando spazio a quanti, strumentalizzando il proprio ruolo istituzionale, usano i social come una clava contro chi osa criticare o dissentire. E tutto questo con buona pace della possibilità di costruire alternative politiche e amministrative serie, al netto di talune cortine fumogene alzate su temi incomprensibili, inconsistenti e neutri rispetto alle criticità che i cittadini vivono e subiscono ogni giorno sulla propria pelle.       
 
Le moderne tecnologie comunicative hanno prodotto poi un radicale mutamento sociale e culturale anche a Sezze e l’idea della partecipazione politica ha assunto connotazioni nuove e diverse con cui è imprescindibile misurarsi. I social sono divenuti uno strumento di relazione e interconnessione personale fondamentale e irrinunciabile, ma palesano limiti evidenti e ci pongono di fronte alla necessità di valutarne i potenziali rischi per la tenuta della democrazia, conseguenti ad un loro uso distorto. In particolare la politica rischia di ridursi a comunicazione unidirezionale, venendo meno il confronto e il dialogo, lo scambio di idee e la ricerca di soluzioni condivise. Il sempre più frequente ricorso ad un linguaggio violento, offensivo, intimidatorio e volgarmente irridente, una sorta di manganello mediatico usato per colpire l’avversario, metterlo alla berlina, scoraggiare e reprimere il dissenso e l’invito a recedere dalle opinioni espresse da parte di chi ricopre ruoli politici e amministrativi anche importanti, raccontano un clima inaccettabile e un’idea distorta della politica e del rapporto con i cittadini e gli altri partiti e movimenti politici, i quali hanno il sacrosanto diritto di criticare, anche aspramente, chi gestisce pro tempore la cosa pubblica semplicemente perché questa è la democrazia. Soltanto nei regimi autoritari sono ammesse unicamente le folle plaudenti.
 
Non si tratta di tratteggiare a tinte fosche la realtà o di avere una visione pessimista, ma di cogliere gli indizi preoccupanti di quanto accade e di attrezzarci con le opportune contromisure di fronte ad un evidente deficit di cultura democratica e di spessore politico di troppi protagonisti della scena pubblica. In discussione è il pluralismo e la libera circolazione delle idee, la possibilità di dissentire rispetto ad una narrazione che si vorrebbe imporre. Senza contare poi che tali comportamenti configurano una violazione dei principi e dei valori della Costituzione della Repubblica, andrebbero condannati senza appello da ogni autentico democratico e i responsabili isolati politicamente e istituzionalmente. Restare in silenzio e indifferenti significa assecondare simili fenomeni e rendersene complici.  
 
Il malcontento emerso in queste ultime settimane a livello locale sui social riguarda criticità che toccano la nostra quotidianità, problemi veri, nulla di inventato o strumentale: rubinetti a secco in interi quartieri, rifiuti abbandonati, la questione del cimitero irrisolta e comunque non pienamente convincente nelle soluzioni adottate, la sicurezza, il degrado generale, l’assenza di politiche per l’integrazione dei migranti sono questioni serie che richiedono risposte. Molti cittadini le sollevano sui social nella convinzione che politici e amministratori locali, sempre attenti a tali strumenti, più facilmente ascoltino ed intervengano. Invero una simile scelta dovrebbe farci riflettere sul fatto che ciò accade perché mancano i luoghi della partecipazione democratica, certamente da costruire nelle forme e nella concreta funzionalità tenendo conto degli intervenuti mutamenti tecnologici e sociali, e lo strumento dei social rappresenta un ripiego, non una soluzione politicamente seria ed efficace.
 
Dal canto loro quanti sono stati investiti del compito di amministrare Sezze, a prescindere dal ruolo di maggioranza o di opposizione, dovrebbero avere l’umiltà e la pazienza di ascoltare le critiche e di cercare risposte strutturali, non rincorrendo soluzioni tampone, utili a strappare consensi immediati ma inadeguate a dare soluzioni definitive ai problemi, evitando la solita litania che “è colpa di quelli di prima”, una scusante che ormai non scusa più, e altre amenità simili.
 
Servirebbe un cambio di passo da parte di tutti. Servirebbe appunto…

 

"Con la fornitura dei mastelli “miracolosi” continua a salire la differenziata del 3% al mese: in un anno è passata dal 35% al 58%, continuando così, a fine anno verrà superato il 65% soglia stabilita dalla legge 152/2006, il nostro paese si avvia a diventare paese “riciclone”. Il cittadino attivo non può che essere soddisfatto. Con questi valori, il conferito in discarica si abbatte dei circa 300 tonnellate al mese, pari a circa 3000 tonnellate l’anno con risparmio per l’amministrazione di 90 mila € al mese che in un anno si avvicina al milione di euro. Si osserva però che fin da ora il cittadino utente contribuente non ha visto e forse non vedrà nessuna ricaduta apprezzabile". Paolo Di Capua, portavoce Comitato Acqua Pubblica, analizza così i dati forniti di recente dai vertici della SPL Sezze in merito all'aumento delle percentuali di differenziata, un dato però che contrasta ancora con l’aumento effettuato della tariffa nel 2023 del 16.70% e con il Piano Industriale approvato che prevede un altro aumento della TARI del 5/6% nel 2024.

"Quell’aumento della TARIFFA - aggiunge Di Capua - sicuramente è stata realizzata la copertura integrale dei costi al 100% come stabilisce la legge 152/2006 e quindi nei prossimi anni la TARI non subirà nessun aumento, con la gioia del cittadino utente contribuente. Quindi nessuna sorpresa!!! Ma è veramente così? L’amministrazione comunale circa un mese fa ha approvato il PIANO INDUSTRIALE dell’ SPL 2024/2028 e, pare vorrei sbagliare, sarei felicissimo se fossi smentito che ci sarà un aumento della TARI del 5/6 % del 2024, stesso aumento ripetuto negli anni fino al 2028. Se è così, allora è la struttura dell’SPL che assorbe le maggiori ENTRATE della TARI, ciò fa comprendere che la copertura integrale dei costi al 100% è fluttuante o meglio ballerina, ma allora ci domandiamo ma gli altri servizi hanno la copertura integrale dei costi? Conseguentemente a ciò deriva che arrivare con l’aumento della differenziata ai valori 70% o 80% a cosa seve se il cittadino non ne trae o trarrà nessun beneficio?". Domande interessanti e soprattutto giuste considerando che la batosta TARI arriva puntuale nelle case dei cittadini. Insomma "la riduzione della TARIFFA non avverrà mai - conclude - e ci preme ricordare che la nostra TARIFFA TARI è tra le più alte della provincia o addirittura della Regione".

Il portavoce del comitato Acqua Publbica infine lancia un appello all'amministratore della SPL relativamente al degrado e ai bivacchi che persistono all'interno del Parco della Rimembranza di Sezze. "Abbiamo constatato che i 12 bidoni per la raccolta DIFFERENZIATA, che DIFFERENZIATA non è posizionata all’interno del Parco della Rimembranza (Monumento ai Caduti) alimentano, invogliano, spingono le persone a farne un uso sfrenato, incontrollato, così il Monumento Parco della Rimembranza si sta trasformando in una “ISOLA ECOLOGICA” occorre ridurne il numero (bidoni), installare cartelli di DIVIETO ai comportamenti non opportuni sull’ Area Sacra e Cimitero Militare “.

 

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