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“Nessun accordo con Fratelli d’Italia. Smentisco categoricamente”. Il capogruppo del Pd di Sezze, Armando Uscimenti, spegne sul nascere chiacchiere messe in circolazione ad arte da chi non ha altro da fare che buttare in caciara la discussione politica per nascondere evidentemente i propri fallimenti. Il consigliere comunale Uscimenti mette a tacere quindi quelle voci tra un accordo tra Pd e Fratelli d'Italia solo perché lo stesso Uscimenti aveva proposto alla presidenza della commissione Trasparenza il consigliere comunale Serafino Di Palma. “Con Serafino Di Palma  - afferma - siamo e restiamo all’opposizione, anche in modo costruttivo quando serve, ma il Pd resta distante da Fratelli d'Italia anni luce. Alla presidenza della commissione ho proposto Di Palma perché persona preparata e attenta e disponibile a ricoprire questo ruolo molto importante, ma il Pd ha una storia e FdI ne ha un’altra. Mentre qualcuno continua a fare da stampella alla maggioranza, votando e garantendo sempre il numero legale - aggiunge Uscimenti - noi restiamo all’opposizione senza se e senza ma”. Alla fine alla presidenza della commissione consiliare trasparenza è stato eletto il consigliere comunale Orlando Quattrini e suo vice il consigliere Gianluca Calvano.

 

 

La Fiera di San Luca a Sezze, appuntamento di grande rilevanza storica e culturale per il territorio, tornerà il 18 ottobre 2024. L'evento, che si articolerà tra Porta Pascibella, via Marconi e via San Leonardo, è una delle manifestazioni più antiche della provincia di Latina, legata al patrono della città e parte integrante del patrimonio culturale della comunità locale. Questa edizione della fiera rappresenta un momento cruciale per il suo futuro, poiché segna l'inizio di una nuova fase di valorizzazione e promozione. Grazie alla Determinazione n. G12051 del 16 settembre 2024, la Regione Lazio ha infatti approvato un piano di investimento dedicato alla salvaguardia delle attività storiche del territorio, con particolare attenzione a fiere di interesse storico come quella di San Luca.

L’assessore alle Attività Produttive e allo Sviluppo Locale di Sezze, Lola Fernandez, ha sottolineato l’importanza di questo contributo. “La Fiera di San Luca, dichiarata Fiera Storica dalla Regione Lazio il 5 dicembre 2023 insieme alla Fiera della Croce e alla Sagra del Carciofo, rappresenta una tradizione secolare che vogliamo preservare e promuovere. Grazie a un contributo di 10.000 euro stanziato dalla Regione potremo migliorare nel futuro l’organizzazione dell’evento e aumentarne la visibilità. Questo ci permetterà di valorizzare ancora di più la nostra cultura e attrarre visitatori, sostenendo al contempo le attività locali”.

L'investimento regionale fa parte di una strategia più ampia di tutela delle manifestazioni che hanno radici storiche profonde e che costituiscono un importante richiamo turistico per la Regione Lazio. Il riconoscimento di Fiera Storica consente alla manifestazione di accedere a fondi dedicati per il miglioramento dell’evento, che rappresenta non solo un’occasione di festa, ma anche un’opportunità economica per il territorio. Quest'anno, inoltre, la Fiera di San Luca si arricchisce di una collaborazione significativa con la Rete di Imprese Seti@, che darà vita a un'importante iniziativa collaterale: una mostra di artisti locali. Questa esposizione sarà un’opportunità per valorizzare il talento del territorio, con opere d’arte che riflettono la cultura, le tradizioni e il paesaggio di Sezze.

 

 

 

L’8 dicembre di un anno fa la Corte dei Conti inviava una pec all’ex sindaco di Sezze Andrea Campoli con la quale veniva ingiunto di pagare più di 500.000 euro per il danno cagionato con la delibera di Giunta per il secondo stralcio funzionale dell’ex Anfiteatro, opera ereditata dalla precedente amministrazione comunale e per la quale l’allora sindaco Campoli tentò di “mettere una pezza ad uno scempio già ampiamente avvenuto, ed accettare il finanziamento pena l'indebito arricchimento dell'ente".

 Ieri, la stessa Corte dei Conti, dopo il ricorso da parte dell’ex sindaco Campoli e sua ex Giunta, ha deliberato proprio su memorie difensive che “… sulla scorta delle considerazioni innanzi svolte, si ritiene quantificabile nella misura maggiore il contributo determinato dal Sindaco Zarra, ed ai membri della sua Giunta, Ciarlo, Agostini, Ricci e Bernabei nonché del Segretario Generale, dott. Luigi Miele… e in misura gradatamente inferiore quella del Sindaco Campoli e degli altri membri della Giunta, Marchionne, Di Raimo, Maurizi, Ciocca, Cardarello, Grenga”.

Insomma il danno all’Erario cagionato – pari quindi a complessivi euro 1.692.765,92 – va ripartito previamente scorporando le quote riferibili al Sindaco Zarra Lidano e all’assessore ai Settori produttivi Agostini Felice, deceduti nelle more. “ In conclusione – scrive la Corte dei Conti -  lo stesso è addebitabile nei seguenti termini (cfr restante 72%), salvo la diversa determinazione ritenuta dal Collegio secondo giustizia:

- a Pietro Bernabei in base al ruolo di assessore al Bilancio (I Giunta Zarra) e di assessore ai Lavori pubblici (II Giunta Campoli) e allo specifico apporto causale nella determinazione del danno complessivo, si ritiene abbia concorso con colpa grave nella misura del 14% (euro 236.987,22);

- a Vincenzo Ricci, che in questa sede, in base al ruolo di assessore ai Lavori pubblici (I Giunta Zarra) e allo specifico apporto causale nella determinazione del danno complessivo, si ritiene abbia concorso con colpa grave nella misura del 10% (euro 169.276,59);

- a Giuseppe Ciarlo, che in questa sede, in base al ruolo di Vice Sindaco (I Giunta Zarra) e allo specifico apporto causale nella determinazione del danno complessivo, si ritiene abbia concorso con colpa grave nella misura del 10% (euro 169.276,59);

- a Luigi Miele, che in questa sede, in base al ruolo di Segretario Generale (I e II Giunta Zarra/Campoli) e allo specifico apporto causale nella determinazione del danno complessivo, si ritiene abbia concorso con colpa grave nella misura del 7% (euro 118.493,61);

- ad Andrea Campoli, che in questa sede, in base al ruolo di Sindaco e allo specifico apporto causale nella determinazione del danno complessivo, si ritiene abbia concorso con colpa grave nella misura del 7% (euro 118.493,61);

- a Umberto Marchionne, che in questa sede, in base al ruolo di Vice Sindaco (II Giunta Campoli) e allo specifico apporto causale nella determinazione del danno complessivo, si ritiene abbia concorso con colpa grave nella misura del 4% (euro 67.710,63);

- a Sergio Di Raimo, che in questa sede, in base al ruolo di assessore al Bilancio (II Giunta Campoli) e allo specifico apporto causale nella determinazione del danno complessivo, si ritiene abbia concorso con colpa grave nella misura del 4% (euro 67.710,63);

- a Bruno Cardarello, Marcello Ciocca, Remo Grenga e Antonio Maurizi, che in questa sede, in base al loro ruolo di assessore (II Giunta Campoli) e allo specifico apporto causale nella determinazione del danno complessivo, si ritiene abbiano concorso con colpa grave nella misura del 3% ciascuno (euro 50.782,97 cad.);

- a Vittorio Carlesimo e Mauro Vona, che in questa sede, in base al loro ruolo di Dirigenti responsabili del servizio tecnico del V settore (rispettivamente I Giunta Zarra e II Giunta Campoli) e allo specifico apporto causale nella determinazione del danno complessivo, si ritiene abbiano concorso con colpa grave nella misura del 2% ciascuno (euro 33.855,31 cad.).

L’udienza per la discussione in giudizio è fissata per il 4 marzo 2025.

Domenica, 13 Ottobre 2024 05:28

Meloni fallisce il blitz e batte in ritirata

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Il Parlamento latita su tanti temi importanti che toccano la vita delle persone, dal fine vita all’adozione dei figli per le coppie omosessuali, al punto che l’inerzia colpevole del legislatore ha provocato la supplenza delle assemblee regionali e il variegato e contraddittorio intervento dei sindaci sugli uffici dell’anagrafe dei comuni e da novembre del 2003 è bloccato sulla scelta del giudice mancante della Corte Costituzionale. A prevalere è la logica della grande abbuffata programmata da Giorgia Meloni e poco importa se il rischio è la rottura degli equilibri democratici e l’ulteriore venir meno della fiducia dei cittadini verso la politica, i suoi rappresentanti e le stesse istituzioni. La bulimia del potere della Presidente del Consiglio e della sua maggioranza prevede come unica strategia possibile l’occupazione scientifica di ogni scranno di potere, posizionandovi i propri amici secondo una logica di fedeltà personale che nulla ha a che fare con una corretta idea della politica.
 
L’ennesima fumata nera per l’elezione del giudice della Corte Costituzionale di qualche giorno fa è paradigmatica del prevalere della logica predatoria e al contempo rappresenta un vulnus gravissimo inferto alla nostra democrazia, in quanto ad essere coinvolto è un organo di garanzia, fondamentale per l’equilibrio funzionale delle istituzioni democratiche, così come disegnato nella Costituzione della Repubblica.
 
La responsabilità della situazione di stallo è ascrivibile a Giorgia Meloni, la quale non appare per nulla interessata ad aprire un confronto in Parlamento per arrivare ad una scelta condivisa e rincorre caparbiamente la strada della forzatura, della rottura della più che ragionevole convenzione tra le forze politiche di una suddivisione per aree culturali e politiche dei componenti della Corte Costituzionale, cosa ben diversa dalla spartizione partitocratica delle poltrone. L’obiettivo della premier è imporre un monopolio di indirizzo capace di cambiare la natura stessa della Consulta mediante la nomina di giudici proni al nuovo potere e senza autonomia.  
 
In passato Giorgia Meloni si è a più riprese definita una underdog, una perdente, ma ora che si ritrova dall’altra parte, ad essere cioè diventata una top dog, dimentica che non è più la ragazza che ha passato la gioventù tra la Garbatella e Colle Oppio ed è diventata la donna più potente d’Italia. Davvero singolare poi che abbia definito infami i suoi “camerati”, quei parlamentari che lei stessa ha scelto uno per uno sulla base di una logica di strettissima fedeltà personale, che le hanno impedito il blitz che avrebbe dovuto portare all’elezione del suo consigliere giuridico a Palazzo Chigi alla Corte Costituzionale.
 
La Presidente del Consiglio vuole fare la storia, come ha pomposamente affermato in una riunione del suo partito qualche mese fa. Il problema è che non ha la stoffa della statista e pensa solo a non fare prigionieri a qualunque costo, infischiandosene della necessità di garantire il rispetto del pluralismo e gli indispensabili equilibri e contrappesi istituzionali. In questo frangente ha dimostrato di possedere una grande spregiudicatezza ma anche di essere estremamente debole. Al piglio indomito da capopopolo ha fatto da contrappeso una totale mancanza di visione politica e di consapevolezza del proprio ruolo, di non essere più soltanto una capopartito e di ricoprire una funzione di rappresentanza dell’intero Paese, di quanti l’hanno votata e di quanti invece stanno politicamente dall’altra parte.  
 
La sua è stata una duplice forzatura: nel merito candidando il suo attuale consigliere giuridico, Francesco Saverio Marini, giurista di valore che però ha il limite di aver contribuito a scrivere la riforma del premierato su cui in futuro dovrà pronunciarsi la stessa Corte Costituzionale, e nel metodo tentando un colpo di mano e a sorpresa, non riuscito grazie alla fuga di notizie dalle famigerate chat dei gruppi parlamentari della sua stessa maggioranza. Resasi conto di essere finita in un vicolo cieco e di non avere i numeri per andare avanti, ha imposto di votare scheda bianca alla sua maggioranza per non bruciare Marini, una scelta rivelatasi un ripiego assai poco onorevole, una toppa peggiore del buco.
 
L’accusa rivolta all’opposizione di fare “propaganda” sulla Corte Costituzionale è insensata e politicamente ridicola, come l’aver agitato, ancora una volta, il fantasma dei complotti, delle talpe e delle spie che mettono i bastoni fra le ruote del governo. In definitiva il risultato per la Presidente del Consiglio è stato una sconfitta politica secca e senza sconti, mentre per il centrosinistra si è trattato della prima autentica vittoria, che lascerà un segno sul governo e di cui va dato pieno merito a Elly Schlein. La scelta di non partecipare al voto delle minoranze non era affatto scontata e il PD ha rischiato di restare isolato, come era accaduto qualche giorno prima per l’elezione del Consiglio di Amministrazione della RAI. Ad ogni buon conto il calcolo di Giorgia Meloni di dividere le opposizioni e di lucrare qualche appoggio sottobanco si è rivelato errato. Il centrosinistra si è ritrovato sulla stessa linea, si è mosso come una falange macedone e anche di questo il merito è a ben vedere di Giorgia Meloni, che ha attaccato a testa bassa ed ha subito un clamoroso gol in contropiede.
 
Le scelte di garanzia, particolarmente poi quelle così delicate, si fanno dialogando e confrontandosi con chi sta dall’altra parte, senza impuntarsi e percorrendo la strada della condivisione.
 
Alcuni segnali lasciano però intendere che alla Presidente del Consiglio e alla sua maggioranza la lezione non è servita a nulla.

Comunicato stampa sindaco di Sezze

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I lavori di riqualificazione del Monumento al Parco della Rimembranza di Sezze sono giunti alla conclusione, e l'area verrà ufficialmente riconsegnata alla cittadinanza martedì 15 ottobre, alle ore 16. Un evento significativo che segna una tappa importante nel piano di miglioramento e valorizzazione degli spazi pubblici. Il sindaco Lidano Lucidi ha sottolineato l’importanza dell'intervento, descrivendolo come un tassello di un più ampio progetto di riqualificazione urbana: “Il Parco della Rimembranza non è solo uno spazio di memoria storica per la nostra comunità, ma anche un luogo di incontro e aggregazione per i cittadini. Con questo intervento abbiamo voluto restituire dignità e decoro a un’area che rappresenta il cuore pulsante del nostro patrimonio storico-culturale – ha dichiarato Lucidi – e questo è solo uno dei tanti lavori previsti per migliorare la fruibilità del parco e renderlo uno spazio moderno e accessibile a tutti”. Tra le novità annunciate dal sindaco, anche l’installazione di una rete wifi gratuita, un elemento che testimonia la volontà dell’amministrazione di coniugare tradizione e innovazione: “I tecnici hanno già iniziato i lavori per installare la connessione wifi gratuita all'interno del parco, un servizio che presto sarà a disposizione di tutti i visitatori. L’obiettivo dichiarato – ha concluso il primo cittadino di Sezze – è non solo quello di preservare il valore storico dell'area, ma anche di creare un luogo accogliente e sicuro per tutte le generazioni”.

 

 Riceviamo e pubblichiamo un documento del segretario dei Giovani Democratici di Sezze

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La prossima settimana inizieranno i lavori di riqualificazione dell'area destinata al mercato settimanale nella località Anfiteatro di Sezze, attraverso un finanziamento regionale di circa 200mila euro. Il progetto dell’architetto Maria Palombi viene descritto dal sindaco Lidano Lucidi, come un intervento che migliorerà la viabilità, sarà in grado dell’illuminazione pubblica, prevederà la realizzazione di un orto sociale. L'obiettivo, secondo il sindaco, sarà trasformare il mercato in un luogo di aggregazione moderno e sostenibile, capace di rivitalizzare il centro storico e contribuire all'economia locale. La realtà è purtroppo ben diversa, infatti se da un lato il progetto permetterà di risolvere alcune criticità, dall’altro si presenta come una serie di interventi limitati alla sola area mercatale e limitanti nella loro efficacia, intesa come capacità di rigenerare il contesto che circonda l’area. Un'area così vasta, se destinata solo ad ospitare l’attività del mercato settimanale, rischia infatti di rimanere inutilizzata per il resto del tempo. Al contrario sarebbe stato opportuno ed efficace prevedere una configurazione dello spazio “polifunzionale” e mutevole a seconda dell’attività svolta e dell’utenza. Insomma, un progetto contemporaneo per una città che deve guardare al futuro! In molte realtà urbane, infatti, l’attività di pianificazione e governo della “città pubblica” è orientata verso la creazione di spazi polivalenti, capaci di adattarsi a una varietà di funzioni: eventi culturali, attività sociali, spazi verdi per il relax e attività sportive. Questo approccio garantisce un utilizzo continuo e variegato dell'area, promuovendo un luogo vivo e partecipato dalla comunità in ogni momento dell'anno. La riapertura del teatro e la presenza di attività sportive nelle vicinanze offrono un'opportunità unica per creare un'area che diventi un vero polo di aggregazione, dove cultura, sport e commercio possano convivere e arricchirsi a vicenda. L’inclusione di spazi attrezzati per eventi all’aperto o di strutture di supporto per le attività del circolo di ciclismo e del parco adiacente potrebbe rendere la riqualificazione più organica e meglio integrata con il contesto urbano già esistente. In conclusione, mentre la riqualificazione del mercato di Sezze rappresenta indubbiamente un passo positivo verso la rivitalizzazione del centro storico e del territorio circostante, il progetto rischia di essere limitato nella sua visione. Un approccio che non prevede una maggiore versatilità rischia di lasciare l'area sottoutilizzata per la maggior parte del tempo, limitandone l'accessibilità e l'utilità per la comunità. In un’epoca in cui le città devono affrontare sfide complesse dinamiche, come quella della sostenibilità ambientale, l’inclusione sociale e la rigenerazione economica, è fondamentale che ogni intervento di rigenerazione urbana riesca a creare spazi capaci di evolversi e rispondere alle molteplici esigenze dei cittadini.


Segr. GD Sezze Giovanni Sorano

 

Il Comune di Sezze ha annunciato l’integrazione dei suoi servizi pubblici nell’App IO, la piattaforma nazionale che consente ai cittadini di accedere facilmente ai servizi delle Pubbliche Amministrazioni, sia locali che nazionali. Il sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, ha dichiarato: “Siamo entusiasti di offrire ai nostri cittadini un ulteriore strumento per semplificare l’interazione con il Comune. L’App IO rappresenta un passo importante verso la digitalizzazione e l’innovazione dei servizi pubblici, permettendo di accedere a comunicazioni, pagamenti e documenti in modo sicuro e immediato”. L'App IO, sviluppata dal Dipartimento per la trasformazione digitale in collaborazione con PagoPA, consente ai cittadini di gestire numerosi servizi attraverso un'unica piattaforma, utilizzando credenziali SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE). Attraverso questa app, sarà possibile non solo ricevere notifiche riguardanti scadenze e servizi, ma anche effettuare pagamenti verso la Pubblica Amministrazione. “L’obiettivo di questo progetto – ha aggiunto Lucidi – è quello di facilitare l’accesso ai servizi comunali, migliorando la qualità della vita dei nostri cittadini. Già da ora, stiamo attivando il servizio di avviso per la scadenza della Carta d’Identità, ma contiamo di ampliare l’elenco dei servizi a breve”. L’iniziativa rappresenta un ulteriore passo nella direzione della trasparenza e dell’efficienza amministrativa, aspetti che l’Amministrazione Lucidi ha sempre messo al centro del proprio operato. L’App IO è disponibile gratuitamente e può essere scaricata da tutti i cittadini che dispongono di credenziali SPID o CIE, garantendo un accesso sicuro e controllato alle informazioni: “Invito tutti a scaricare l’app – ha concluso il sindaco di Sezze – e a familiarizzare con i suoi strumenti. Il futuro è digitale e noi vogliamo essere protagonisti di questo cambiamento, garantendo ai nostri cittadini il meglio delle tecnologie disponibili”.

Domenica, 06 Ottobre 2024 06:19

Fare i conti con il 7 ottobre

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I lupi sono entrati in città; li percepiamo, li sentiamo; sono in giardino, in salotto, nella stanza dei bambini; proprio in questo momento, entro mi spingo contro la porta, stanno tentando di forzare la serratura….”. 
 
Queste sono le parole pronunciate al telefono da un testimone della strage perpetrata dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023, un giorno apparentemente qualunque, come tanti, entrato nella Storia, che identifica l’orrore inevitabilmente associato alla parola più vergognosa del novecento, la Shoah, la caccia all’ebreo in quanto ebreo. Uomini, donne, bambini e anziani sono stati vittime di un’azione mirata a seminare morte, sofferenza e terrore. I “lupi” di Hamas hanno sgozzato non solo le vittime reali ma un intero popolo, il popolo ebraico.
 
È trascorso un anno da quel giorno e se l’orrore non è stato dimenticato, sicuramente è stato oscurato da quanto accaduto dopo in quel piccolo lembo di terra, arroventato da un odio viscerale di tutti contro tutti, dal precipitare del conflitto ultradecennale in una spirale infernale, in cui ciascuno assesta colpi all’impazzata nei confronti dell’altro senza minimamente valutare le conseguenze e soprattutto senza considerare il rischio di incamminarsi lungo una strada senza ritorno. 
 
L’impressione è che il conflitto in Medio Oriente sembra essere sfuggito di mano ad Israele, all’Iran con la sua galassia di organizzazioni terroristiche, agli Stati Uniti e all’intera comunità internazionale. Tutto può accadere e può precipitare ancor di più in qualsiasi momento, fermo restando che alcuni fatti appaiono incontrovertibili.
 
In primo luogo il regime degli ayatollah, quando diede il via libera a Hamas per la carneficina di civili ebrei e la presa di ostaggi, non pensava che un anno dopo si sarebbe trovato isolato, con le propaggini armate di Hezbollah e Hamas, con cui terrorizza e ricatta il Medio Oriente da decenni, decapitate e la propria credibilità ridotta ai minimi termini sia politicamente che militarmente, visto che i suoi tentativi di colpire con attacchi missilistici Israele sono stati neutralizzati facilmente. In secondo luogo e non meno rilevante è che nessun paese arabo si è lasciato finora coinvolgere nel conflitto, se non occasionalmente e paradossalmente per aiutare Israele a intercettare i missili iraniani e per mandare aiuti umanitari a Gaza. Infine gran parte dei paesi arabi ha esultato per il colpo che le forze armate israeliane hanno sferrato a Hezbollah, in particolare per l’uccisione del suo leader, Hassan Nasrallah e non si è trattato soltanto di una reazione dei governi, ma anche e soprattutto delle popolazioni. La ragione va ricercata sia nel fatto che questo gruppo terrorista e il suo capo avevano preso in ostaggio il Libano e lo avevano trasformato in una base dell’imperialismo iraniano sia nella storica contrapposizione tra sunniti e sciiti.
 
Tuttavia queste considerazioni di politica generale non possono farci chiudere gli occhi su quanto sta avvenendo, sull’orrore che continuamente si somma ad orrore e sul fatto che proseguendo ottusamente sulla strada della violenza e dello scontro armato non si aprirà nessuna prospettiva di futuro né per il popolo israeliano né per quello palestinese.
 
Ridurre la discussione ad uno schieramento di tifoserie, dividersi tra filoisraeliani e filopalestinesi non porta da nessuna parte, anzi per molti versi appare perfino ridicolo, dato che nessuna persona ragionevole può accettare che siano esclusi o anche semplicemente limitati i legittimi diritti e le giuste aspirazioni dei singoli popoli. Il punto di svolta non può che essere rappresentato dall’indispensabile riconoscimento dell’altro e dalla ricerca sincera di una convivenza pacifica.
 
Partendo dalla situazione attuale occorrono passi avanti significativi da parte di tutti. I palestinesi non possono non condannare con forza e fermezza la barbarie abbattutasi ciecamente sui civili israeliani il 7 ottobre, un orrore che neanche i decenni di occupazione, violenze, oppressione possono giustificare, perpetrato dal regime autoritario, islamista e misogino di Hamas. Israele non può fare a meno di ricordare che il 7 ottobre non nasce dal nulla, ma da decenni di occupazione che se non può in alcun modo giustificare la carneficina perpetrata il 7 ottobre, non può neanche essere cancellata e soprattutto quanto accaduto non può essere usato dal governo israeliano, guidato da un leader screditato e interessato solo a mantenersi al potere per evitare di finire sotto processo per i diversi reati di cui è accusato, come una cambiale in bianco per annientare i palestinesi.
 
Fare i conti con quel maledetto sabato di un anno fa presuppone necessariamente di non lasciarsi fagocitare dall’odio cieco e dalla sete di vendetta in nome dei quali si rischia di giustificare gli errori e gli orrori del passato e quanto di terribile potrà ancora accadere, tantomeno significa essere irrispettosi nei confronti delle vittime e delle centinaia di migliaia di sfollati palestinesi e israeliani, ignorare il dolore e la rabbia che attraversano intere generazioni di palestinesi, la gran parte nati e cresciuti nei campi profughi o sotto l’occupazione in Cisgiordania, o cosa ha rappresentato il 7 ottobre per gli israeliani, e per molti ebrei nel mondo, cioè la sensazione di non essere al sicuro da nessuna parte, l’angoscia per gli ostaggi, il ricordo del trauma della Shoah oltre a tutte le altre violenze subite nel passato.
 
Fare i conti con il 7 ottobre non significa equiparare nulla, tantomeno dimenticare le responsabilità dei diversi protagonisti in campo, ma cercare di calarsi nell’altro e di comprenderne le ragioni, tralasciando gli interessi geopolitici, dei governi e personali dei vari leader, e ripartire dai sentimenti e dalle speranze delle persone comuni.
 
Se continuerà a prevalere il desiderio del completo annientamento dell’altro non ci potrà essere speranza di pace e di convivenza, che richiedono il reciproco riconoscimento, l’ammissione dei torti commessi e non solo il ricordo di quelli subiti.
Domenica, 29 Settembre 2024 05:47

La vera questione morale e il Partito Democratico

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I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss” (Enrico Berlinguer).
 
Era il 1981 quando Enrico Berlinguer, segretario del PCI, pronunciò queste parole in una famosa intervista concessa a Eugenio Scalfari e pubblicata su “Repubblica”.
 
Il cuore del ragionamento del segretario del PCI era politico e la questione morale, che poneva al centro della sua visione e della sua azione, non aveva nulla a che fare con un’idea astratta di onestà o purezza morale, ma toccava il nodo ineludibile del rapporto tra politica e potere.
 
Le trasformazioni socioculturali, la fine delle grandi ideologie e anche di partiti e movimenti che per decenni hanno dominato la scena politica italiana, non hanno scalfito la validità e l’attualità di quella denuncia. Al contrario negli ultimi trent’anni, quelli della cosiddetta seconda repubblica, il sistema denunciato da Berlinguer è divenuto patrimonio condiviso da tutti i partiti ed è applicabile purtroppo anche alle formazioni politiche di centrosinistra e in particolare al Partito Democratico, nato su ben altre idee e con finalità diverse da quelle di essere strumento di potere a livello locale e nazionale.
 
Riflettere sulle parole di Berlinguer è utile per spiegare la crisi attuale dei partiti e in particolare del Partito Democratico, una crisi politica che professionisti politici di lungo corso e camaleonti buoni per tutte le stagioni, signori delle tessere e detentori di pacchetti di consensi, abili nell’imbastire cordate e patti di potere non ammettono e non ammetteranno mai, perché ciò significherebbe riconoscere la propria sconfitta culturale.
 
Sarebbe un errore gravissimo ridurre la questione morale alla questione giudiziaria, al coinvolgimento di singoli esponenti politici in inchieste e processi. Troppo poco e troppo facile non considerare che tale aspetto è solo la punta estrema di una degenerazione più profonda e preoccupante, la manifestazione della distorsione nel rapporto tra potere e politica e della trasformazione, anche a sinistra, dei partiti in federazioni di camarille al servizio di leader carismatici o presunti tali.
 
Mostrarsi indignati e abbandonarsi ad un moralismo che rapidamente si accende e altrettanto rapidamente si spegne, evita di affrontare e mettere in discussione certi sistemi radicati di controllo dell’apparato partitico. L’obiettivo è mantenersi in tutti i modi a galla ed evitare di mettere mano ai nodi politici.
 
Il problema vero, la vera questione morale invece è che il Partito Democratico e la sinistra in generale sono stati avvolti e in alcuni casi ingoiati da un vuoto ideale e ad essersi deteriorata è la concezione stessa della politica. Poco importa se dilaga l’astensionismo ed è a rischio la stessa sopravvivenza di una prospettiva politica progressista e democratica con al centro gli interessi dei cittadini, il bene comune.
 
La convinzione che la forza del potere esercitato fosse giustificazione sufficiente per l’esercizio del potere stesso, non solo si è dimostrata erronea ma ha logorato un’intera classe politica, la quale per insipienza, convenienza o conformismo non vuole riconoscere che sono queste le ragioni delle sconfitte degli ultimi anni, della crisi dei consensi e delle proprie responsabilità per aver causato la crisi stessa.
 
L’azione generosa e coerente fin qui messa in campo dalla segretaria nazionale del PD Elly Schlein richiede tuttavia un cambio di passo deciso e una incisività maggiore a livello locale, sui territori, dove continuano a dominare logiche totalmente estranee ad una visione alta della politica, legate all’amichettismo e alle cordate, ad una adesione che è solo tesserificio e non possiede nulla della militanza.
 
Il Partito Democratico non può essere una ridotta per pochi autoeletti, ma deve essere una comunità aperta, appartenente ai cittadini e fondata su valori riconoscibili e praticati.
 
Non c’è più tempo da perdere.
 

 

 

Sezzesi internazionali! Un gruppo di amici, uniti da sempre da una passione, quella della raccolta dei funghi e della scoperta della natura e della montagna, sarà tra i big nella ricerca dei funghi. Anche Sezze infatti sarà rappresentata alla competizione internazionale che ormai da dieci anni attira cercatori di funghi da tutto il mondo e che si terrà a Cerreto Laghi, nell'Appennino Tosco Emiliano. La kermesse è ormai arrivata alla decima edizione e quest'anno cinque amici accomunati dalla passione della ricerca sono riusciti a farne parte e disputeranno la gara a squadre che ha un regolamento tutto particolare.

Paolo, Giancarlo, Emiliano, Marco e Alessandro, il 6 ottobre prossimo sfideranno infatti altre 50 squadre per cercare il fungo più bello dell'Appennino Tosco Emiliano e dovranno portare fuori dal bosco una busta con all'interno l'immondizia che verrà trovata nei boschi, oltre ad annotare su un taccuino un pensiero, una riflessione o un disegno ispirato alle sensazioni provate duranti la ricerca dei funghi. Una giuria valuterà l'operato delle squadre e proclamerà la squadra vincitrice. Ad accompagnare il gruppo di fungaroli setini Gigi e Alessandro Ferrazzoli in rappresentanza della Federcaccia che ha sponsorizzato la spedizione.

Il gruppo ci tiene a ringraziare  anche Daniele del Bar Cappellitto, Mirco del Bar Klada, Roberto Bucciarelli di RB Artinfissi, Antonio del Jack Torrance, Sven e Marco della Infissi e Montaggi e Pino “Palanca” che hanno contribuito rendendo più agevole la trasferta.

Insomma... un grande in bocca al lupo al gruppo di fungaroli setini.

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