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Domenica, 30 Giugno 2024 07:49

Giorgia tra vittimismo e balle spaziali

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È ormai da tempo che nel nostro linguaggio sociale, politico ed istituzionale abbiamo rimosso la parola statista. L’Italia avrebbe bisogno di figure autorevoli, di statisti appunto, ma la scena politica è occupata da politicanti mediocri, abili a promuovere, controllare e indirizzare i consensi e ad ottenere successi in una prospettiva per lo più personale e di corto respiro.
 
Ben altro è invece l’orizzonte dello statista, il quale guida i processi politici e sociali, si assume responsabilità gravose e prende decisioni importanti, persegue il bene della comunità spesso in solitudine e controcorrente, guarda avanti e individua orizzonti più avanzati, non annusa e solletica gli istinti della propria gente ma si fa carico del destino di quanti è chiamato a rappresentare.
 
Lo statista conosce più il crucifige che l’osanna, più l’ostilità e le incomprensioni che i grandi consensi. Gli vengono preferiti i pifferai magici, gli abili propagandisti, i venditori di promesse fasulle e irrealizzabili. E così al vertice delle istituzioni, ad ogni livello, ritroviamo per lo più nani sulle spalle di altri nani e con vista zero.
 
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, prima donna a ricoprire un così alto incarico politico, ha dimostrato di non avere caratura da statista e nemmeno da leader consapevole del proprio ruolo istituzionale. Nonostante i quasi due anni alla guida del governo, continua a presentarsi ai cittadini come capo di una fazione politica e non come rappresentante della comunità nazionale e preferisce la polemica partigiana e la propaganda spicciola.
 
Considerando semplicemente quanto avvenuto nelle ultime settimane, la Presidente del Consiglio:
 
- avrebbe potuto rivendicare il buon successo elettorale ottenuto alle europee, ma anche riconoscere la sconfitta alle amministrative;
 
- avrebbe potuto assumere l’impegno a tenere unita l’Italia e a rafforzare l’Europa e le sue istituzioni in questo nostro tempo flagellato dalle guerre, dall’incertezza economica e da una profonda crisi sociale e culturale;
 
- avrebbe potuto stigmatizzare parole e comportamenti di taluni esponenti della sua maggioranza, poco consoni ai ruoli politici ed istituzionali ricoperti;
 
- avrebbe potuto assumere l’impegno, personale e del suo governo, a fare di più e meglio per l’Italia, a perseguire il bene concreto di tutti i cittadini, a prescindere dal loro orientamento politico;
 
- avrebbe potuto farsi promotrice di uno spirito costituente, all’insegna del dialogo e della costruzione di una democrazia autenticamente partecipata, restituendo centralità al Parlamento e scongiurando che riforme come premierato, giustizia e autonomia differenziata, approvate a colpi di maggioranza, rappresentino soltanto una torsione e una forzatura delle regole costituzionali, messe in atto da una parte contro l’altra, come è accaduto frequentemente negli ultimi anni. Le istituzioni sono patrimonio di tutti e andrebbero tutelate a prescindere dalle transitorie maggioranze parlamentari;
 
- avrebbe potuto contribuire in modo costruttivo a disegnare i vertici delle nuove istituzioni europee, invece di insistere con la propaganda nazionalista e di inseguire derive sovraniste, che hanno isolato il nostro Paese e lo hanno ridotto a mero spettatore di decisioni assunte dagli altri partner europei.
 
Giorgia Meloni invece ha deciso di non dismettere i panni della capopopolo, di restare prigioniera di una visione ideologica populista ed estremista, di non uscire dalla nicchia rassicurante che si è ritagliata e di rinunciare a pensare da statista.
 
I toni propagandistici e vittimistici usati contro gli avversari politici dimostrano una difficoltà politica evidente, che la Presidente del Consiglio tenta di mascherare.
 
L’accusa alla sinistra di mandare in giro liste di proscrizione, di usare metodi violenti e toni da guerra civile è surreale, soprattutto perché si tratta di affermazioni provenienti dalla leader di un manipolo di parlamentari squadristi, che picchiano nell’aula della Camera dei Deputati un parlamentare dell’opposizione, colpevole di voler consegnare la bandiera italiana al ministro Calderoli, che è orgogliosa dei ragazzi della Gioventù Nazionale che inneggiano ad Hitler e Mussolini, usano toni razzisti ed antisemiti e irridono una senatrice ebrea del loro stesso partito e di quelli di Atreju che, oltre a fare il saluto romano, per tutta la campagna elettorale hanno messo alla gogna pubblica e digitale giornalisti come Fazio, Gruber e Formigli e intellettuali come Scurati, Saviano e Canfora.
 
Il sistematico e indecente ricorso a balle politiche spaziali per confondere l’elettorato e accreditare una narrazione totalmente scollegata dalla realtà completa il quadro.
 
La ciliegina sulla torta è stata la proposta bislacca e irricevibile di Ignazio La Russa, Presidente del Senato e seconda carica dello stato, di abolire i ballottaggi per l’elezione dei sindaci dato che l’elettorato di destra è più restio ad andare a votare al secondo turno. Insomma si cambiano le regole per garantirsi la vittoria, a prescindere e in barba ai principi della democrazia.
 
L’Italia davvero non si merita questo livello di indecenza.

 

 

Domenica 30 Giugno è il giorno delle finali del Torneo delle Contrade! Siamo arrivati alla conclusione della seconda edizione del nostro Torneo per Eccellenza, termine che non indica la categoria di appartenenza ma che, neanche a farlo apposta, è stato riportato in auge proprio dalla società calcistica che milita in questo campionato, la Vis Sezze!
Grande affluenza di pubblico sin dalle prime serate, molta la partecipazione dei giovani che hanno preso il “Tasciotti” come punto di riferimento per trascorrere le prime serate estive in compagnia, ad indicare che lo sport resta un grande motore di aggregazione!
Le contrade del Paese si sono sfidate in un torneo di calcio a 5, senza esclusione di colpi ma sempre nel segno del rispetto e della sportività. Temi questi molto cari al Comitato Organizzativo che, per mettere in risalto lo spirito di solidarietà che muove tutto l’evento, ha tenuto a rimarcare prima e durante lo svolgimento di ogni partita!
Il grande contributo offerto dagli Sponsor del Torneo permetterà la realizzazione di due progetti che vedranno protagonista la contrada dei Colli: l’acquisto e l’installazione di un defibrillatore automatico presso l’ufficio postale del quartiere, frequentato da una gran parte di cittadini setini, e di 6 tabelle in legno che delineeranno e abbelliranno il tratto di Via Francigena che da Via Sedia del Papa conduce a Ceriara di Sezze!


Domani sera vi aspettiamo numerosi per assistere alle finali che decreteranno la Contrada vincitore e la classifica finale. Quest’anno si contenderanno il Trofeo delle Contrade le compagini di CASALI e FORESTA!
Il programma della serata avrà inizio già dalle 19.00 con una partita dedicata ai ragazzi della Vis, poi a seguire alle 20.30 ci sarà la finalina del 3^ e 4^ posto tra COLLI - CROCEMOSCHITTO, per poi arrivare al main event alle ore 21.30 circa per la finale del 1^ e 2^ posto!
CHE VINCA LA CONTRADA MIGLIORE!!!
Ma la cosa certa è che ha già vinto TUTTA SEZZE!!!

 

 

Un'arena sempre gremita per tre serate di spettacolo, con 700 spettatori al primo appuntamento, 1.350 al secondo e 1200 al terzo. Ben 170 giovani ballerini e cantanti sul palco. Il direttore artistico Pierluigi Polisena accompagnato alla conduzione da nomi di alto livello come l'attrice e autrice Alessandra Merico e l'attore Enzo Casertano (in questi giorni su un set di Leonardo Pieraccioni). E il lancio di nuove iniziative alla presenza di istituzioni provinciali e nazionali. È stato senza dubbio un enorme successo quello del saggio spettacolo dell'associazione culturale La Macchia, con il laboratorio artistico sperimentale Spazio33.

Andato in scena da venerdì 21 a domenica 23 giugno presso il Centro sociale Calabresi di Sezze, l'evento ha emozionato tutti grazie alla dedizione e alla passione sia degli insegnanti che dei tantissimi allievi. Ma è stato anche l'ennesima conferma del grande impegno che l'associazione, guidata dal presidente Gianluca Panecaldo, mette da sempre sul territorio.

Un impegno riconosciuto e applaudito pubblicamente anche da rappresentati delle istituzioni provinciali e nazionali: da Fabio Caiazzo, membro del consiglio di amministrazione della società Sport e Salute Spa, che ha raggiunto il pubblico con una telefonata in diretta in cui ha ribadito l'apprezzamento per le iniziative dell'associazione, a Michele Cioffi, presidente del Centro Provinciale Sportivo Libertas di Latina, che è salito sul palco per confermare sostegno e stima a tutto il team. In entrambi i casi, con un particolare riferimento alla partecipazione dell'associazione La Macchia a Play District: un'iniziativa – promossa dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio civile universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con Sport e Salute – pensata soprattutto per creare hub di aggregazione per i giovani del territorio attraverso attività sportive, educative e sociali. Grazie ai finanziamenti ottenuti per questo progetto, La Macchia ha messo infatti in calendario attività sportive ed extra-sportive, gratuite, destinate alla fascia d’età 14-34 anni.

 COMUNICATO STAMPA

 

COMUNICATO STAMPA

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Il 22 giugno c.a., in Priverno (LT) e Roccasecca dei Volsci (LT), i Carabinieri della Compagnia di Terracina (LT), con l’ausilio di diverse unità cinofile antidroga dell’Arma di S. Maria Galeria, hanno dato corso all’esecuzione di un decreto di perquisizione locale e personale emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina, emesso all’esito di approfondimenti investigativi condotti dai Carabinieri di Priverno (LT), a seguito della denuncia in stato di libertà di una 32enne per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, poiché trovata in possesso di un involucro in cellophane contenente grammi 2,1 di sostanza stupefacente del tipo cocaina di cui una parte sparsa su di un ripiano di un arredo della camera da letto.

All’esito delle attività sono state tratte in arresto tre persone:

  • cittadino classe 93 residente a Priverno (LT), poiché all’interno del bar di sua proprietà sono stati rinvenuti e sequestrati occultati in uno zaino posto nella cucina grammi 188 circa, suddivisa in più dosi chiuse in carta alluminio, di sostanza stupefacente del tipo hashish; grammi 15 circa, suddivisa in più dosi chiuse in carta alluminio, di sostanza stupefacente del tipo marijuana; grammi 42 circa, suddivisa in più dosi chiuse in carta alluminio, di sostanza stupefacente del tipo cocaina; un bilancino di precisione e vario materiale per il confezionamento.
  • Cittadina classe 88 residente a Roccasecca dei Volsci (LT), poiché trovata in possesso, occultata in parte in una cantina e in parte all’interno della propria abitazione, di grammi 221 circa, contenuta in una busta di cellophane trasparente, di sostanza stupefacente del tipo cocaina; grammi 2,8 racchiusa in un involucro di cellophane, di sostanza stupefacente del tipo marijuana; grammi 0,4 di sostanza stupefacente del tipo hashish; un bilancino di precisione e vario materiale per il confezionamento.
  • Cittadino classe 90 residente a Priverno (LT), poiché trovato in possesso, in quanto occultati in vari arredi, grammi 31 circa, suddivisa in più dosi chiuse all’interno di cellophane trasparente, di sostanza stupefacente del tipo marijuana; grammi 46 circa, suddivisa in più dosi chiuse all’interno di cellophane trasparente, di sostanza stupefacente del tipo hashish; somma contante di euro 830,00 suddivisa in banconote di vario taglio; vario materiale per il confezionamento.

Nel medesimo contesto operativo, è stata deferita in stato di libertà

Nel complesso, sono stati sequestrati: grammi 265 circa di sostanza stupefacente del tipo cocaina, grammi 49 circa di sostanza stupefacente del tipo marijuana, grammi 234 circa di sostanza stupefacente del tipo hashish

Gli arrestati, espletate le formalità di rito, sono stati condotti presso le rispettive residenze agli arresti domiciliari a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Domenica, 23 Giugno 2024 06:26

Satnam Singh, morto di caporalato

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Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui”.
(Pier Paolo Pasolini)
 
È uno stillicidio quotidiano, che si consuma nell’indifferenza generale.
 
Assuefazione ed inettitudine sembrano prevalere dinanzi al numero inarrestabile di morti e feriti sul lavoro, una realtà considerata ormai normale, un prezzo da pagare tollerabile. Poco importa se invece possiede i tratti e la sostanza della disumanità, se le persone cessano di essere considerate tali e diventano esclusivamente ingranaggi di un meccanismo produttivo, svuotato di finalità che non siano il perseguimento del profitto, obiettivo da conseguire ad ogni costo e per il quale sono sacrificabili vita ed integrità fisica dei lavoratori.
 
Il cinismo economicistico è un pozzo senza fondo che si alimenta di se stesso, che si autogiustifica anche quando assume i tratti inconfondibili e inconfutabili della più rivoltante barbarie. 
 
Sui campi dell’agro pontino un gran numero di braccianti agricoli lavora dall’alba al tramonto, sotto il sole cocente, in condizioni di sfruttamento. Alle cinque del mattino li incontri già in bicicletta e fanno ritorno a casa quando il sole è calato da un pezzo. Dodici, quattordici ore di durissima fatica alle dipendenze di un datore di lavoro che devono chiamare “padrone”. Ribellarsi è impossibile, pena la perdita del lavoro e l’allontanamento. Per sopportare la fatica, il dolore alla schiena e alle mani, le frustrazioni psicologiche, le violenze fanno uso sovente di oppio, metamfetamine ed antispastici. Insomma considerati alla stregua delle bestie da soma, queste donne e questi uomini si drogano per lavorare come schiavi e permetterci di imbandire le nostre tavole.
 
Schiavitù non è avere necessariamente una catena alla caviglia.
 
Schiavitù è violazione dei diritti umani.
 
Schiavitù è essere impossibilitati ad esercitare i propri diritti di persone e lavoratori.
 
Schiavitù è non essere liberi di denunciare pubblicamente la propria condizione.
 
Schiavitù è la negazione dei diritti sociali.
 
Schiavitù è essere vittime di un sistema di sfruttamento organizzato.
 
Schiavitù è non avere la busta paga di cui si ha diritto ma solo di qualche centinaio di euro, qualche volta integrata con una manciata di soldi in nero.
 
Schiavitù è essere vittime di incidenti automobilistici mentre si percorrono strade pericolose in bicicletta.
 
Schiavitù è morire di lavoro.
 
Schiavitù è, in caso di infortuni, essere scaricati nelle vicinanze del pronto soccorso, con l’accompagnatore che si allontana in fretta per evitare di essere identificato.
 
Schiavitù è essere abbandonati per strada feriti e agonizzanti, come cose ingombranti, rifiuti inutili di cui disfarsi, senza pensarci troppo e senza pietà.   
 
Quanto accaduto qualche giorno fa a Satnam Singh, operaio di nazionalità indiana di 31 anni, è spaventoso. Coinvolto in un incidente sul lavoro in un’azienda agricola vicino a Latina, è stato agganciato infatti da un macchinario avvolgi plastica a rullo trainato da un trattore, anziché essere soccorso è stato caricato sul furgone dei caporali e scaricato poi in strada, davanti all’abitazione dove viveva con la famiglia, a chilometri di distanza. È stato abbandonato senza un braccio, lasciato dentro una cassetta per la raccolta degli ortaggi in mezzo ai campi, e ferito agli arti inferiori.
 
Soccorso con drammatico ritardo e trasportato in eliambulanza all’Ospedale San Camillo di Roma, Satnam Singh non ce l’ha fatta. Il tempo trascorso tra l’incidente e l’intervento dei sanitari gli è stato fatale.   
 
Satnam Singh non aveva uno straccio di contratto di lavoro.
 
Non siamo di fronte alla scena raccapricciante di un film dell’orrore e tantomeno solo all’ennesimo incidente sul lavoro, di per sé gravissimo, preoccupante ed evitabile se venisse rispettata la legge e garantita la sicurezza dei lavoratori, ma a qualcosa di raccapricciante, alla barbarie dello sfruttamento che calpesta la vita, la dignità e la salute delle persone e soprattutto alla violazione di ogni elementare regola di civiltà.
 
La Procura della Repubblica di Latina ha aperto un’inchiesta. È importantissimo che venga ricostruita la vicenda e si accertino le responsabilità personali di tutti coloro che sono coinvolti.
 
Tuttavia non basta, non può bastare.
 
È finito il tempo dei silenzi, delle lacrime e delle parole di circostanza rigorosamente del giorno dopo di istituzioni troppo spesso inerti e di certa politica che non assume mai posizioni nette temendo di perdere consensi, d’alienarsi le simpatie di quanti tirano le fila del caporalato e di quella parte dell’imprenditoria agricola che ricorre al lavoro nero.
 
Sono silenzi, lacrime e parole che fanno male.
 
Sono silenzi, lacrime e parole di chi non ha credibilità e dignità ed ha perduto la propria umanità.
 

 

 

Nella mattinata di oggi a Sezze, i Carabinieri della locale Stazione intervenivano per una un furto aggravato avvenuto a un locale di Sezze (LT). Ignoti, previo il danneggiamento alla porta, si introducevano all’interno dell’esercizio commerciale e asportavano, dal registratore di cassa, alcune monete.

 

 

Il 7 giugno 1984 Enrico Berlinguer, durante un comizio elettorale a Padova in piazza delle Erbe, organizzato in vista delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, ha un malore. Il segretario del PCI conclude faticosamente il suo discorso e subito dopo viene ricoverato in ospedale. Le sue condizioni appaiono critiche, tanto che di li a poco entra in coma e muore l’11 giugno. Il 13 giugno a Roma viene celebrato il funerale politico più imponente della storia della Repubblica: due milioni di persone scendono in piazza per rendere omaggio ad uno dei più grandi statisti italiani. La commozione è enorme e tocca donne e uomini di ogni schieramento.  
 
Enrico Berlinguer nasce il 25 maggio 1922 a Sassari ed inizia la sua carriera politica a quindici anni, entrando in contatto con i gruppi antifascisti, seguendo l’esempio del nonno Enrico e del padre Mario, oppositore fin dal 1922 del fascismo. Nel 1943 aderisce al PCI e diventa segretario della sezione giovanile della sua città. Arrestato con l’accusa di essere l’istigatore dei moti popolari antifascisti, resta in carcere cento giorni. Nel 1944 a Salerno conosce Palmiro Togliatti e viene chiamato a Roma alla segreteria nazionale della federazione giovanile comunista. Negli anni successivi diviene membro del Comitato Centrale e della Direzione del partito e segretario della Federazione Giovanile del PCI, incarico che lo porta alla presidenza della federazione mondiale della gioventù democratica. Vicesegretario del partito con Togliatti e in seguito responsabile dell’organizzazione, è eletto deputato nel 1968. Nel 1972 assume l’incarico di segretario nazionale del PCI fino alla sua morte. 
 
I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”.
 
È il 1981 quando Berlinguer, nella famosa intervista concessa a Eugenio Scalfari e pubblicata su Repubblica, pronuncia queste parole di eccezionale attualità per questo nostro tempo in cui la politica sembra aver smarrito se stessa e il senso della sua missione. Il cuore del ragionamento di Berlinguer è politico e la questione morale che pone al centro del dibattito pubblico non ha nulla a che fare con l’idea astratta di onestà o integrità morale, tantomeno è riducibile alla semplice questione giudiziaria, al coinvolgimento di esponenti politici in inchieste e processi, in quanto tali aspetti rappresentano la punta estrema di una degenerazione più profonda, la manifestazione della distorsione del rapporto tra potere e politica e della trasformazione dei partiti in comitati al servizio dei leader anziché luoghi di partecipazione.
 
Grazie alla sua lungimiranza, caratteristica propria dei veri statisti, Berlinguer è stato capace di cogliere con ampio anticipo le avvisaglie del processo degenerativo del sistema politico italiano, accentuatosi negli anni più recenti, caratterizzati da radicali mutamenti socioculturali, dalla fine delle grandi ideologie e anche di partiti e movimenti che a lungo hanno dominato la scena politica italiana. 
 
La capacità di lettura delle trasformazioni in atto e del senso profondo degli accadimenti era conseguente alla caratteristica dominante della sua personalità, permeata da un’idea morale alta della vita, ivi compresa quella politica, e dallo spiccato senso del dovere.
 
Berlinguer riteneva che, in ragione dell’esercizio della funzione di uomo pubblico, carico di molteplici responsabilità politiche, non era ipotizzabile una scissione etica tra la dimensione privata e quella pubblica. Questa convinzione profonda spiega appieno il suo impegno incessante nel tenere alto nel partito e in Italia il tema della questione morale. Purtroppo in tanti non vogliono sentire parlare di etica, anzi propugnano l’idea della distinzione e separazione del campo della morale da quello della politica.
 
La scissione tra la politica, intesa per lo più come carriera, successo, potere, forse anche corruzione da un parte e la morale dall’altra, Berlinguer non l’accettava, costituiva l’esatto contrario della sua concezione dell’integrità e la combatteva con tutti i mezzi.
 
Negli anni quanti hanno promosso e sostenuto la stretta interconnessione tra morale e politica sono stati definiti integralisti, moralisti e lo sarebbero realmente se pretendessero di dare agli altri lezioni che poi magari non applicano a se stessi. Il rispetto intransigente dei principi etici deve invece partire dalla concretezza della propria quotidianità, dal non far prevalere mai gli interessi personali o di gruppo sul bene comune.
 
È questa la lezione fondamentale di Enrico Berlinguer, una sfida seria e impegnativa,  personale e collettiva, da raccogliere per costruire una Italia più giusta e solidale, aperta al futuro e inclusiva di ogni diversità.

 

 

Dopo il grande successo della prima edizione, torna l’appuntamento con il Torneo delle Contrade città di Sezze. Il Torneo conserva in sé quello spirito campanilistico paesano, lo sfottò tra gli abitanti delle diverse zone del paese, la competizione sportiva piena di agonismo, ma anche la voglia di convivialità, di voler stare insieme agli amici per divertirsi e passare qualche momento di pura spensieratezza.

La competizione, programmata dal 17 al 30 giugno 2024 presso lo stadio comunale A.Tasciotti, si giocherà in orario serale su un campo di calcio a 5 appositamente delineato per l’occasione. La mission è la partecipazione attiva alla vita comunitaria delle contrade che costituisce per i giovani una scuola di volontariato, una palestra dove esercitarsi al confronto civile anche con le generazioni più anziane e conseguentemente al rispetto delle regole sociali.

Per questo motivo, il comitato organizzatore, composto dalla Vis Sezze e da un rappresentante per Contrada, ha deciso che la somma raccolta attraverso le iscrizioni e le sponsorizzazioni, non andrà alla contrada vincitrice, ma bensì sarà destinata ogni anno ad una contrada differente per il finanziamento di un progetto. Lo scorso anno la contrada Casali beneficiò della somma raccolta per il ripristino della copertura della statua situata presso la Madonna della Valle, danneggiata in precedenza dalla forte alluvione che colpì il quartiere nel Giugno 2023.

Quest’anno il progetto più meritevole è stato individuato per la contrada Colli e per l’occasione saranno realizzati due interventi. Il primo prevede l’acquisto di un defibrillatore automatico che verrà installato presso la sede dell’ufficio postale dei Colli, da anni al servizio di tutte le colline Setine con un bacino d’utenza pari al 30% della popolazione del comune di Sezze. Il secondo invece porterà alla realizzazione di 6 cartelli il legno dolomitico che delineeranno e descriveranno il tratto di Via Francigena che dalla località Sedia del Papa arriva fino a Ceriara di Sezze. L’associazione “Colli per la salute pubblica” ne curerà la gestione negli anni a venire, dandoci la certezza che il tutto verrà mantenuto con estrema cura.

Entrambi gli interventi, seppur realizzati presso la contrada Colli, saranno di enorme utilità per l’intera comunità Setina e per i numerosi turisti che passeggiano sulla via Francigena!

 

 

 

Grande giorno di festa a Sezze per nonna Filomena che oggi spegne 100 candeline circondata dall’affetto dei suoi familiari. Un secolo di vita fatto di sacrifici, di rinunce ma anche di tante soddisfazioni e amore. La signora Filomena Botticelli è stata testimone di un secolo che ha visto la guerra, la rinascita della società, il boom economico fino alla rivoluzione digitali dei nostri giorni, dove tutto sembra essere diventato superficiale. Nata nel 1924 a Sezze, frequenta il terzo avviamento, dopo la guerra presta servizio in parrocchia e diventa socia dell’Azione Cattolica. Nel 1946 sposa Ignazio Ciarlo, nel 1957 si trasferisce a Roma, per ritornare poi nella sua Sezze solo nel 2010. Con lei oggi i suoi figli, la nipote di primo grado di 92 anni e le altre nipoti di seconda generazione. Anche l’amministrazione comunale ha voluto festeggiare nonna Filomena con la presenza del sindaco di Sezze Lidano Lucidi. E allora tanti cari auguri anche da parte della nostra redazione.  

 

 

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta a firma di Rosalba Rizzuto, pendolare.

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Alla ca. di Assessore alla Mobilità e Trasporti del Lazio Fabrizio Ghera
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Direzione regionale infrastrutture e mobilità Filippo Biasi
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Direttore della Direzione Regionale Lazio di Trenitalia Fausto Del Rosso
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Direttore Circolazione RFI Daniele Moretti
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Oggetto: Lettera aperta di un pendolare 2024


Gentili signori,
vi disturbo per chiedervi (ingenuamente) una pubblica assunzione di responsabilità delle conseguenze delle vostre scelte di governance e gestione di un servizio pubblico universale sulpubblico che ne usufruisce. Vorrei, con la presente, solo concentrarmi sulla assoluta mancanza di rispetto per “gli utenti” del servizio ferroviario, inascoltati, ignorati, calpestati, piuttosto che serviti nel rispetto delle leggi italiane ed europee. Avete sentito parlare di quel Reg. CE 1370/2007 che, al punto 9, statuisce che il servizio vada organizzato nel modo più rispondente alle esigenze del pubblico? O di quel DPR 753/1980, che con l’art. 6 dispone che “Le aziende esercenti ferrovie devono essere provviste dei mezzi necessari PER ASSICURARE L'ESPLETAMENTO DEL SERVIZIO” e che con l’art.12 impone che “L'orario e la composizione dei treni nonché l'orario o il numero delle corse degli altri mezzi di trasporto siano stabiliti in relazione alle esigenze del traffico in modo che il servizio sia adeguato alla normale affluenza di viaggiatori, prevedendo che le aziende esercenti adottino tutte le possibili misure per fronteggiare le maggiori esigenze del traffico in determinati periodi o in eccezionali circostanze.”? Fare tagli è per voi assicurare l’espletamento del servizio o organizzare il servizio in funzione della normale affluenza, visto che non pochi dei treni sulla nostra linea sono sempre sovraffollati? Senza dilungarmi troppo sui suddetti tagli del servizio avvenuti nel corso degli anni, - che appaiono vòlti ad aumentare i profitti delle SPA, a fronte dei mancati investimenti, che hanno prodotto ricadute in termini di: privazione di fermate lungo le tratte, eliminazione di treni serali, abolizione del personale di terra, rimozione di adeguamento offerta alla domanda, eliminazione servizi igienici in stazione, assenza di sicurezza sui treni sovraffollati, eliminazione fontanelle nelle stazioni, scomparsa servizio recupero oggetti smarriti, incapacità di gestione delle continue interruzioni di servizio…, il tutto confortato dalla assoluta subalternità della Regione Lazio a RFI e la completa mancanza, all'interno dell’assessorato, di competenze specifiche, - vorrei stimolarvi una riflessione sulle ultime emergenze da voi prodotte sul servizio universale, ormai al collasso. Secondo voi, privare per mesi le linee regionali del servizio ferroviario per “adeguamenti” programmati, ricorrendo a bus sostitutivi, è compatibile con la fruizione del servizio stesso, nella maggior parte dei casi pagato con un anno di anticipo, o è un danno economico ed esistenziale? Secondo voi, pensare di concentrare gli utenti di un treno da 1300 posti su un bus sostitutivo da 40 posti non sembra folle, se non criminale? Ridurre, poi, due treni serali ad un bus sostitutivo, per chi non può permettersi di recarsi a lavoro con auto propria, non potrebbe essere percepito come abuso di potere e violazione del diritto costituzionale alla libera circolazione? Alla luce di queste scelte, così lontane dalle indicazioni del sopra citato Regolamento Europeo, atteso che, come effetto finale, producono un disincentivo per il pubblico a prendere il treno, con la stessa perversa modalità con cui avete soppresso decine di linee secondarie per “bassa frequentazione”, queste scelte si trasformeranno, per chi potrà (e non senza creare disuguaglianze sociali) in un incentivo al ricorso al mezzo privato per il pendolarismo! Aggiungo che, a fronte di sete di nuove linee ferroviarie per poter sottrarsi alle morse mortali del traffico su strade come la Pontina, Regione Lazio e Governo optano da oltre 20 anni per una autostrada a pagamento, per la gioia di cordate private di dubbia etica, e danno pubblico, ambientale, sociale ed erariale conclamato. Dovreste sapere meglio di noi che lo sviluppo del trasporto ferroviario serve proprio agli scopi che tanto decantate ad ogni intervista, campagna elettorale o comunicato politico, come l’abbattimento dell’inquinamento, la riduzione del traffico su gomma e con esso la riduzione di incidenti, di spese mediche e assicurative e di smaltimento di olii, gomme, rottami, ecc. Palesemente, salta all’occhio una politica dei trasporti in totale contrasto con gli obiettivi comunitari di transizione ecologica, di green deal, di riduzione delle emissioni …. ma anche con tutti i proclami preelettorali. Vedete voi.


Cordiali saluti
Rosalba Rizzuto
Roma, 13/06/2024

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