“Cos’è che ci vedi lassù, Phil? Ci vedi qualcosa lì?”.
“Se non lo vedi, non c’è niente!”.
Bisogna saper guardare, altrimenti non si vede nulla. Jane Campion ci insegna a farlo con il suo nuovo film, tratto dal romanzo western dello scrittore Thomas Savage Il potere del cane, pubblicato nel 1967, il cui titolo enigmatico si riferisce non solo alla forma della collina rocciosa, che sembra appunto il profilo di un cane in corsa e fa da sfondo alla vicenda narrata, ma soprattutto al Salmo 22, 21: “Salva l’anima dalla spada, salva il cuore dal potere del cane”. Se nell’odierno immaginario il cane è sinonimo di valori positivi, di lealtà e fedeltà, non altrettanto lo era nel mondo antico, nell’universo omerico in cui faccia di cane è un insulto che equivale a spudorato e in quello descritto dal salmo, in cui il branco di cani simboleggia il groviglio delle pulsioni caotiche, il tradimento e la corruzione.
Nel film il potere del cane rappresenta l’inconscio, il luogo sommerso del rimosso, in cui eros e thanatos, aggressività e passioni avvincono i personaggi, li assoggettano, li coartano, li rendono al contempo vittime e carnefici, ostaggi di loro stessi, di una complessità personale e relazionale inestricabile e irrisolvibile.
Il potere del cane è un western atipico, anzi non lo è se non per l’ambientazione: niente sparatorie, duelli, agguati, sceriffi e una storia nettissima, ma un film potente e ambiguo, dalla narrazione stratificata, complessa, lenta, un thriller inesorabile e composto di materia incandescente e sfuggente, incentrato sull’evoluzione del rapporto tra i fratelli Burbank, Phil e George, che ha come sfondo un mondo in trasformazione, le pianure del vecchio West nel 1924. La frontiera americana, dopo la conquista dell’uomo bianco e la progressiva divisione delle terre incolte, si sta allontanando dalla vita selvaggia e a contatto con la natura dei fondatori, si sta ingentilendo, si avvia a essere dominata dal commercio, dal denaro e dallo sviluppo tecnologico. Cercatori di fortuna, cowboy e avventurieri sono ormai un mondo in dissolvimento. Nelle locande le tavole sono apparecchiate con tovaglie ricamate, adornate con fiori di stoffa e di carta, le comitive mangiano, cantano e si divertono. Phil non accetta il cambiamento, vorrebbe che tutto rimanesse immutato, fermo su quell’istante quando in lui è emerso e si è concretizzato un desiderio spiazzante e perturbante, l’incontro con l’eros destrutturante, che gli ha consentito di superare l’infanzia, di approdare all’adolescenza e poi all’età adulta, personificato da Bronco Henry, una figura mitizzata, un mentore amato e perduto, il quale gli ha insegnato come diventare uomo, che significa celarsi dietro una virilità esibita, ammantarsi delle insegne falliche del suprematista, sopprimere fragilità e sentimenti. Phil indossa i chaps, indumento che i mandriani portavano sopra i pantaloni per proteggere le gambe dai detriti alzati dagli zoccoli dei cavalli, non si lava, ma la sua è una maschera. È laureato in lettere a Yale, è dotato di un umorismo sardonico e di un linguaggio troppo elegante per essere lo zotico che cerca di far credere.
Chiuso nel rifiuto di accettare la perdita di questa realtà idealizzata, che tenta di far sopravvivere attraverso la memoria, Phil continua a dormire nella sua camera da bambino con il fratello George, diverso da lui nell’aspetto fisico, il quale è pingue, meno attraente, mite di carattere, meno acuto e intelligente. Quando George mette fine alla propria solitudine e sposa la vedova Rose Gordon, con una decisione invero improvvisa e affrettata, Phil con il suo machismo tossico cerca di annichilire il fratello e soprattutto Rose, sottoponendola a crudeli e sottili giochi di potere, a comportamenti vessatori che ne minano l’equilibrio psichico e la spingono all’alcolismo. In realtà Phil teme Rose perché lei incarna la parte femminile di sé, tutto quanto non vuole riconoscere, ascoltare e vorrebbe sradicare, cancellare.
In questo gioco perverso s’inserisce Peter, il figlio di Rose, in un primo momento una figura eterea e impalpabile, testimone delle sofferenze della madre, vessata dal padre alcolista morto suicida. È un ragazzo in apparenza sensibile, ma in realtà determinato a salvare la madre e se stesso da Phil, del quale riconosce il peso soffocante dell’omosessualità inconfessata, confermata dal ritrovamento di alcune riviste omoerotiche appartenute a Bronco Henry, e l’infantilismo degli atteggiamenti. Inizia così a manipolarlo. Phil invece vede nel ragazzo, che prima sbeffeggia e poi accoglie, il ripetersi con ruoli invertiti del rapporto amoroso che lo aveva legato a Bronco Henry. Si fa mentore di Peter, lo introduce nella sua intimità, finora preclusa a tutti, e così gli permette di consumare la sua vendetta in difesa della madre. L’occasione si presenta quando Rose vende le pelli del cognato agli indiani. Peter per placarlo lo risarcisce con pelli di bovini morti di antrace, con cui Phil completa la corda che sta realizzando per lui. L’infezione che ha causato la morte degli animali, attraverso la pelle penetra nel corpo di Phil e lo uccide. Peter porta a termine il suo piano e svela la sua vera personalità, anticipata dalla scena macabra del coniglio squartato per ragioni di studio. Il personaggio che sembrava soffrire più di tutti la mascolinità tossica di quell’ambiente in disfacimento, scambia la brutalità manifesta con una forma di sadismo più sottile, per così dire intellettuale e vince la sfida annientando l’avversario. Il suo conservare la corda è un rimando alla morte del padre, suicida per impiccagione, e dà corpo al desiderio di eliminare tutti gli uomini che ronzano intorno alla madre e hanno rotto l’idillio del loro rapporto esclusivo ed escludente.
Il potere del cane, costruito sull’alternanza fra interni in penombra e esterni luminosi e infiniti, fra campi lunghissimi e primissimi piani, è un film violento e senza guanti, come quando Phil, con il coltello fra i denti, castra a mani nude e senza protezione il bestiame, e soprattutto è la distruzione della figura mitica del cowboy e di tutti i miti maschili, attraverso lo smascheramento e il disvelamento della realtà di uomini che si nascondono dietro un codice di condotta machista e brutale, sopprimono i propri impulsi più umani, dai quali continuano a essere tormentati e finanche annientati.