Richiamato in servizio contro la sua volontà, ribadita in varie occasioni e motivata in punta di diritto, parlamentari e delegati regionali hanno applaudito ripetutamente e infine hanno tributato a Sergio Mattarella una ovazione al termine del suo discorso di insediamento per il secondo mandato come Presidente della Repubblica. Si è trattato di un intervento di ampio respiro, che ha toccato numerose questioni che interessano la nostra vita, le difficoltà che viviamo quotidianamente come cittadini e testimonia la statura morale e il senso dello Stato del Presidente della Repubblica. Soprattutto Mattarella ha tracciato, con passione e rigore, una strada da seguire per il rilancio dell’Italia, ponendosi come punto di riferimento fondamentale per la comunità nazionale e come garante nelle relazioni internazionali, grazie alla credibilità, al rispetto e alla stima di cui gode, un elemento di assoluto rilievo in questo particolare frangente storico, in cui è in gioco il ruolo dell’Italia per i prossimi decenni in Europa e più in generale nel consesso delle nazioni.
Significativamente ha scelto di fare della parola dignità uno dei perni fondamentali del suo messaggio al Parlamento e agli italiani, estrinsecandola nella necessità di dare concreta e piena attuazione ai diritti dei giovani, delle donne, degli anziani, dei disabili, dei detenuti, delle vittime della mafia e della criminalità, dei più fragili, riconosciuti formalmente nella Costituzione della Repubblica ma ancora lontani dall’essere pienamente realizzati, e nel superamento di ogni forma di disuguaglianza che costituisce un gravissimo ostacolo ad una crescita vera ed equilibrata del Paese.
L’emergenza della pandemia ha fatto emergere la fragilità delle strutture sanitarie del nostro Paese e ha accentuato le povertà economiche, culturali e sociali di larghi strati della popolazione. È pertanto indispensabile cambiare radicalmente le politiche economiche, rimettere al centro dell’azione pubblica la persona e i suoi diritti, coniugare sviluppo e tutela dell’ambiente mediante un programma autenticamente riformatore, a cominciare dalla giustizia per troppo tempo terreno di scontro politico e di interventi inefficaci e peggiorativi. Nella salvaguardia dei principi di autonomia e indipendenza della Magistratura: “Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore. I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario. Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone” (Sergio Mattarella).
Non è più tempo di proclami roboanti. L’intera classe politica, pur nella distinzione dei ruoli tra maggioranza e opposizione, deve compiere scelte incisive e non legate a convenienze contingenti ed elettoralistiche, rimuovere i tanti macigni che rallentano e a volte bloccano lo sviluppo. Solo incamminandosi su questa strada, certamente difficile e faticosa, sarà possibile rilanciare il ruolo dell’Italia nell’Unione Europea e contribuire alla pace tra i popoli.
Particolarmente rilevante è il richiamo del Capo dello Stato alla centralità del Parlamento, luogo dove si incarna la rappresentanza popolare e unica sede legittimata ad assumere le scelte fondamentali nell’interesse della collettività. “Un’autentica democrazia prevede il doveroso rispetto delle regole di formazione delle decisioni, discussione, partecipazione. L’esigenza di governare i cambiamenti sempre più rapidi richiede risposte tempestive. Occorre evitare che i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale: questa eventualità si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggior forza. Poteri economici sovranazionali, tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico. Su un altro piano, i regimi autoritari o autocratici rischiano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici, le cui decisioni, basate sul libero consenso e sul coinvolgimento sociale, sono, invece, ben più solide ed efficaci. La sfida – che si presenta a livello mondiale – per la salvaguardia della democrazia riguarda tutti e anzitutto le istituzioni… Quel che appare comunque necessario – nell’indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento è che - particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese – il Parlamento sia sempre posto in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi. Appare anche necessario un ricorso ordinato alle diverse fonti normative, rispettoso dei limiti posti dalla Costituzione” (Sergio Mattarella).
Dobbiamo ringraziare Sergio Mattarella per essersi messo di nuovo a disposizione del Paese e al servizio degli italiani, per aver accettato di farsi interprete delle sfide indirizzate al bene comune che “sarebbero state fortemente compromesse dal prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà” (Sergio Mattarella). Tuttavia non possiamo nasconderci che questa soluzione è figlia della mediocrità politica dell’attuale rappresentanza parlamentare e della crisi della nostra democrazia che richiedono a tutti noi uno sforzo corale nei prossimi anni finalizzato a ricucire il tessuto sociale, a recuperare il senso profondo dell’appartenenza ad un comune destino e della partecipazione alla vita democratica, nella consapevole certezza che: “senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter far affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica” (Sergio Mattarella).