È una campagna elettorale a livelli infimi.
Il vuoto di idee e proposte di partiti e movimenti politici è compensato da macchine propagandistiche tritacarne, condito da programmi acchiappa voti, inverosimili e surreali. Tuttavia quando qualcuno comincia a indire crociate contro la devianza in tutti, a prescindere da appartenenze politiche e schieramenti, dovrebbe scattare un segnale d’allarme, soprattutto perché a ogni classificazione delle persone fa seguito inevitabilmente il putridume della proclamazione di una porzione eletta di umanità.
Lo insegna tragicamente la storia.
Veniamo ai fatti.
In un video postato sui social alcuni giorni fa, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, partito accreditato dai sondaggi per conquistare la maggioranza relativa alle prossime elezioni politiche, ha affermato che uno dei punti qualificanti del proprio programma di governo è la promozione dello sport tra i giovani per “combattere le droghe, le devianze e crescere generazioni di nuovi italiani sani e determinati”.
Affermazioni generiche certo, ma per niente tranquillizzanti.
Capire cosa sono le devianze che l’on. Meloni tiene tanto a combattere non è un dettaglio irrilevante. La leader di FdI si è mantenuta opportunamente sul generico, ma il suo partito ha pensato bene di spiegare il senso di quelle parole e gli obiettivi programmatici da realizzare mediante un post sui social, talmente assurdo da essere stato immediatamente rimosso.
Secondo il partito di Giorgia Meloni le devianze giovanili da combattere sono “droga, tabagismo, ludopatia, autolesionismo, obesità, anoressia, bullismo, baby gang, hikikomori”. Un miscuglio di fenomeni molto diversi tra loro, tanto che raggrupparli genera inevitabilmente una confusione concettuale che facilita ogni possibile manipolazione del discorso e in cui all’approssimazione si accompagna il rigurgito di una cultura politica e di una visione sociale che credevamo essere stata unanimemente condannata e definitivamente consegnata alla storia, una pagina buia da non ripetere più in futuro.
Per Fratelli d’Italia obesità, anoressia e autolesionismo sarebbero devianze da combattere e non patologie complesse, che peraltro possono riguardare non solo i giovani ma anche gli adulti e per cui è necessario l’intervento di specialisti che possano aiutarli a uscirne attraverso adeguate terapie mediche e psicologiche. È stupefacente (sic) che l’on. Meloni e il gruppo dirigente del suo partito possano credere che si sceglie di essere obesi o anoressici, di avere comportamenti autolesionistici per gioco e di scivolare in forti dipendenze da abuso di sostanze per divertimento. Non è necessario essere luminari della scienza per comprendere che alcune di quelle che Fratelli d’Italia considera devianze altro non sono che condizioni di fragilità e patologie, necessitanti cure specialistiche, strutture all’avanguardia, personale formato e non ultimo un aumento della spesa sanitaria nazionale per poter far funzionare al meglio il sistema, per prevenire e recuperare. La generica promozione dello sport e degli stili di vita sani o il ricorrere a sanzioni, disapprovazione, condanna e discriminazioni, funzionali ai comportamenti che violano le norme di una collettività, non servono a nulla.
Non me ne vogliano sostenitori e militanti del partito di Giorgia Meloni, ma la questione non è di simpatia politica. Infatti queste parole tradiscono una mancanza di comprensione alla radice di fenomeni sociali e sanitari, una visione ancorata a ragionamenti semplicistici del tipo “sei obeso perché mangi, basta che ti metti a dieta”, discorsi insomma da bar, che non ci si aspetterebbe da politici che si candidano alla guida del Paese. Senza contare poi che in questo elenco superficiale e rabberciato di devianze è dissimulata la volontà di separare modi d’essere giudicati malati, dalla parte presunta sana della popolazione.
Riguardo i giovani poi ne emerge una visione distorta. Sono considerati disadattati in balia di devianze che volutamente scelgono di seguire e al contempo manca una riflessione minima e un ragionamento strutturato sul tipo di società che la politica ha contribuito a costruire e consegnare ai giovani, i quali si trovano a sopravvivere barcamenandosi tra un lavoro precario e l’altro, senza la possibilità di costruirsi un futuro solido, come invece è avvenuto per i propri padri e nonni. Insomma i giovani di oggi sarebbero ragazzi senza spina dorsale, da rieducare a suon di costrizioni, sanzioni e metodi militareschi, privandoli della possibilità di crescere e scegliere.
Il “diritto allo sport” aiuta a sanare le problematiche giovanili? Gli effetti positivi dell’attività sportiva su stress e depressione sono noti, fa bene anche alla mente, ma non possiamo considerarla la panacea di tutti i mali. Non basta far correre e sudare gli adolescenti, imporre un rigido programma di allenamento. Piuttosto serve farli destinatari di attenzione e cura, mettere a loro disposizione gli strumenti per una crescita completa e una maturazione equilibrata, partendo dalla valorizzazione di capacità e talenti, non tralasciando le espressioni culturali ed artistiche, a cui nella proposta di Fratelli d’Italia non si fa alcun riferimento.
Racchiudere in un unico calderone disturbi alimentari, microcriminalità, dipendenze e malattie mentali, chiamandole genericamente devianze è poi assolutamente sbagliato. Tante condizioni di malessere spesso nascono da traumi, abusi, soprusi culturali e non. Bisogna occuparsi delle cause che determinano la sofferenza delle persone, anziché considerare i loro problemi come cose di poco conto e risolvere le loro fragilità occupando le loro giornate con qualcosa di concreto.
Viviamo in un tempo in cui il futuro da promessa si è fatto minaccia, in cui il cambiamento climatico, i conflitti internazionali, le discriminazioni delle minoranze e un sistema economico insostenibile stoppano sul nascere ogni possibile sogno dei più giovani e certa politica si limita alle parole d’ordine, si attarda su visioni stereotipate e antiquate.