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Franco Frainetti: la poesia è processo liberatorio

Set 14, 2024 Scritto da 
Nella foto Franco Frainetti

 

 

Il sorriso sulle labbra e la battuta pronta. Franco Frainetti, architetto, pittore e poeta, è una delle figure più significative della cultura setina. È un piacere intrattenersi con lui, scambiare impressioni su quanto ci accade intorno e parlare di arte e poesia. 
 
Franco, tu sei un artista poliedrico. Qual è il filo rosso che unisce in te la pittura e la poesia, due espressioni artistiche solo apparentemente così distanti?
 
Quello che unisce la pittura e la poesia è l’atto creativo. Si comunica attraverso la pittura con immagini, colori e segni, la poesia invece è musica, versi e parole. Tutte e due esprimono emozioni profonde se diventano anche progetti esistenziali. L’arte non si può descrivere e racchiudere in canoni precisi, essa è legata ad una sorta di inspiegabile verità. Il titolo del quadro di Paul Gauguin “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?” evidenzia la domanda esistenziale che ogni artista si pone.
Alla pittura, alla poesia, spetta il compito di accedere al mistero che si nasconde dietro la mistificata realtà socio-culturale.
 
La poesia è una grazia, una possibilità di staccarsi per un po’ dalla terra e sognare, volare, usare le parole come speranze, come occhi nuovi per reinventare quello che vediamo”. Queste bellissime parole di Monica Vitti ci aiutano a riflettere sul senso della poesia.
 
Il senso della poesia è il processo liberatorio dell’essere umano, un simbolo di libertà e verità. Staccarsi per un po’ dal caotico vivere quotidiano per sognare, volare, sperare, come diceva Monica Vitti è avere il coraggio di scavare dentro se stessi, usando un linguaggio che tende all’assoluto verso un mondo metafisico. Un modo questo per evitare il senso tragico del nostro vivere. Un esempio ne è la piccolissima e semplice poesia che chiude la silloge del mio primo libro: “La mia vita è altrove”.
 
Penso che l’uomo non inventa la poesia, ma sgorga dal suo animo in modo spesso incontrollato ed incontrollabile, esprime emozioni, sentimenti, paure, delusioni, stanchezze, felicità. Quante volte ti è capitato di prendere una penna e un foglio e di cominciare a scrivere parole che ad un primo impatto ti sono sembrate senza senso?
 
Generalmente scrivo poesie dopo aver osservato un’immagine o letto una frase che mi ha suscitato una emozione. All’improvviso le parole si susseguono nel foglio e acquistano la forza emotiva della vera poesia che nasce dal profondo dell’anima.
 
Le tue poesie sono componimenti brevi. Giuseppe Ungaretti diceva: “Per scrivere una poesia breve, posso impiegare pure sei mesi”. Le tue poesie sono il risultato di un lungo e paziente lavoro di cesello, di una ricerca della parola più pregnante per trasmettere al lettore il tuo sentire o invece di una scrittura di getto?
 
I miei componimenti brevi o epigrammatici, come scrive Alessandro Moscè nella prefazione della mia ultima silloge “Istanti” sono “capaci di racchiudere il significato eloquente di una intera esistenza concentrata in momenti indefettibili, legati soprattutto al recinto della quotidianità”. In realtà sono il risultato di una ricerca della semplicità, (nel togliere il superfluo) e di una accurata essenzialità espressiva, quindi, mai lasciati alla loro immediatezza.
 
Siamo abituati a passare le nostre giornate attaccati al cellulare, davanti al televisore e al computer. C’è il rischio di allontanarci dalla cultura, dall’arte nelle sue diverse declinazioni e di un inaridimento della capacità di esprimere quanto proviamo?
 
In tutte le epoche storiche, le nuove tecnologie hanno sempre più accentuato le specifiche pecurialità delle arti. Se però le stesse vengono usate con un intento conoscitivo e creativo. L’artista è colui che esprime il proprio periodo storico e a volte diviene il precursore di un nuovo linguaggio espressivo. L’umanità non potrà mai fare a meno di esprimersi attraverso le arti in generale e in particolare con la poesia. Come scrive la poetessa Gabriella Sica “La poesia è la farina necessaria per il pane della vita. Ogni poesia ci parla della morte e della nascita, della mancanza e della speranza, dell’assenza e del ritorno” (Lo scrittore trasforma in parole le lacrime).
 
Come poeta ti sei distinto in numerosi concorsi nazionali ed internazionali. Le tue poesie sono state selezionate ed inserite in numerose antologie e riviste. Nella nostra città l’impressione è che la cultura non rappresenti una priorità, al di là degli sforzi meritori di alcuni, quando invece dovrebbe rappresentare l’elemento fondamentale che ci identifica come comunità.
 
È vero, la cultura dovrebbe essere maggiormente valutata nel nostro paese. Dovrebbero essere valorizzati i risultati meritevoli conseguiti da alcuni cittadini, coinvolgendo gli stessi in progetti artistici, nelle istituzioni scolastiche, culturali e ricreative.
 
Ringrazio Franco Frainetti per la disponibilità a raccontarci la sua arte. Sezze ha bisogno di donne e uomini di cultura come lui, capaci di aiutarci a guardare oltre le bassure di una vuota ordinarietà e a pensare con audacia al futuro.    
Pubblicato in Riflessioni
Ultima modifica il Sabato, 14 Settembre 2024 18:32 Letto 966 volte

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