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"La costruzione del nuovo depuratore è stata finalmente completata. Oggi si terrà il taglio del nastro di una delle opere più importanti degli ultimi 20 anni". Con queste parole l'amministrazione comunale di Sezze parla dell'inaugurazione del nuovo depuratore tenutasi questa mattina a Sezze Scalo alla presenza di autorità istituzionali locali e regionali. Si tratta di un'opera e di un intervento che veramente potrebbero significare un primo importante passo per la tutela del territorio comunale come ha detto il sindaco Di Raimo intervenuto, un'opera che migliora la qualità della vità della nostra comunità e tutela il territorio comunale. La grande opera è stata iniziata dall'ex amministrazione Campoli nel 2014, proseguita per oltre 2 anni e mezzo e conclusa dall'attuale amministrazione guidata dal sindaco Sergio Di Raimo. L'impianto di depurazione venne approvato dal consiglio comunale nel 2008 ed inserito nel piano triennale delle opere pubbliche per un importo totale di euro 5.400.000 di cui 4.000.00 provenienti da un finanziamento regionale e la restante somma di 1.400.000 da fondi del bilancio comunale.

 

 

 

Il taglio del nastro

 

Domenica, 22 Dicembre 2019 07:44

Il senso autentico del Natale

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Luminarie scintillanti, mercatini, decorazioni colorate, alberi addobbati ad ogni angolo, amabili melodie, suono di zampogne creano un’atmosfera incantata.

Dolci tradizionali e cibi raffinati campeggiano sulle tavole imbandite.

I cuori palpitano e gli occhi si inebriano di una bellezza ricercata.

I bambini fremono nell’attesa di aprire i regali, sperano di vedere esaudita l’ultima richiesta, l’ennesimo desiderio. La gioia disegnata sui loro volti gratifica chi dona, li aiuta a sentirsi a posto, a persuadersi d’aver assolto al proprio compito. I balocchi sostituiscono la presenza, i regali servono a dimostrare “quanto ti voglio bene” e sovente mascherano un’affettività claudicante, sghemba e distante.

Scambi di auguri, smancerie d’occasione, tante al chilo, sorrisi che nascondono una buona dose di ipocrita indifferenza e di fastidio. “Oggi è Natale, oggi è Natale, passati due giorni però te la faccio pagare….” cantava anni fa Mina.

La miriade di personaggi che popolano il presepe, immersi in un paesaggio bucolico immaginario, ciascuno indaffarato nella propria occupazione d’ogni giorno, raccontano una storia piacevole e rassicurante.

Abbiamo avvolto il Natale in una meravigliosa carta da regalo, l’abbiamo infiocchettato con nastrini colorati e luccicanti: è la festa della famiglia, dei buoni sentimenti e ci piace così perché non ci disturba, non ci pone interrogativi e non ci mette in discussione.

Il Natale, se preso nel suo senso autentico, racconta altro, possiede una ruvidezza che contrasta fortemente con questa rappresentazione patinata, esteriore ed effimera.  

Il bambino Gesù, deposto nella mangiatoia all’interno della capanna, che ispira tanta tenerezza, uno spontaneo e insopprimibile moto d’affetto, viene al mondo in un periodo di censimento pianificato dai potenti, è uno tra i tanti nati in quell’anno, un numero. La sua storia è intessuta di marginalità e di rifiuto. Dio diventa uomo, nel suo amore senza limiti e misura si fa vicino all’umanità, ma è un indesiderato, come tanti ce ne sono nelle nostre città, lungo le nostre strade. Oggi ha il volto del barbone che dorme avvolto negli stracci sul marciapiede sotto casa, del disoccupato che ha perso il lavoro e la speranza del domani, del drogato che ci importuna chiedendoci uno spicciolo, del malato che si rigira solitario nel suo letto di sofferenza, del vicino di casa di cui nessuno si ricorda e che desidererebbe solo un gesto di tenerezza e d’affetto, dell’immigrato in cerca di un futuro migliore a cui sono riservati sguardi ostili e parole di disprezzo.

Maria è una donna vera, dolce e forte, tenera e determinata. La sua quotidianità sa di pane fatto in casa, di faccende domestiche, di lavoro, di attenzione a quanti soffrono, di servizio disinteressato. La sua maternità è frutto non di una imposizione ma di un consenso consapevole, espressione piena della sua soggettività femminile. Pensava di partorire suo figlio circondata dall’affetto dei familiari, di avere un minimo di tranquillità e comodità e non di darlo alla luce tra lo sterco degli animali, in una stalla, unico riparo per difendersi dal freddo e dove passare la notte. In lei riconosciamo le medesime sembianze delle nostre donne, la loro laboriosità senza fronzoli, il loro coraggio nell’affrontare disagi, difficoltà e prove, l’audacia di non mollare mai e di battersi a viso aperto contro violenze e discriminazioni, il loro donarsi incondizionato e senza riserve, ma anche il loro essere troppo spesso vittime di ingiustizie e prevaricazioni di ogni sorta.    

Giuseppe, uomo giusto, cioè obbediente alla volontà di quel Dio in cui crede con tutto se stesso, silenzioso e coraggioso, concreto e libero, è capace di una generosità inaudita: consegna la propria vita ad un progetto che non gli appartiene, che anzi lo trascende e scopre così prospettive inaspettate, un senso più profondo del suo essere sposo e padre. Le porte chiuse, la catena ininterrotta di rifiuti alla richiesta di ospitalità per sé e la sua sposa che quella notte darà alla luce Gesù non lo abbattono, non lo scoraggiano e lo spingono a cercare una soluzione. Nel nostro tempo di padri evanescenti, incapaci di assumere responsabilità forti, Giuseppe ci racconta le tante figure paterne positive che prendono sul serio il proprio ruolo educativo, soffrono, lottano e versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, disoccupati e malati nel corpo e nello spirito.

I pastori, a quel tempo considerati all’ultimo gradino della scala sociale, e i poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti richiusi nei loro splendidi palazzi tramano nell’ombra per uccidere quel bambino appena venuto alla luce, ci fanno capire che il senso vero del Natale sta nel ripartire dagli ultimi, dai disprezzati, dai reietti, da quanti sono considerati inutili e spazzatura.   

Il Natale vero non è mai anestetizzante, ma getta sempre lo scompiglio nella nostra sonnolenta tranquillità, ci spinge ad elevare lo sguardo oltre l’orizzonte del nostro egoismo, del nostro tornaconto e delle nostre colpevoli indifferenze, ci chiede di mettere fine al nostro complice silenzio dinanzi alle guerre, alle ingiuste, ai soprusi, allo sterminio di interi popoli, alle cattiverie piccole e grandi che si consumano lontano e vicino a noi, esige risposte concrete alle richieste di aiuto di quanti fuggono da carestie, guerre e persecuzioni e ci sollecita a lottare caparbiamente e senza sosta contro ogni forma di disumanità.

 

 

La società sportiva “Setia Sport Karate” porta a casa nuovi e importanti risultati. Il Team Grassucci domenica 15 dicembre ha preso parte al trofeo di Natale ASI di Gaeta e anche qui, in terra borbonica, i setini hanno sbancato. Le atlete già campionesse del mondo e tutto il gruppo ancora una volta hanno dimostrato talento e disciplina, ottenendo brillanti vittorie. I risultati parlano chiaro: medaglia oro per Carlotta Morazzano, argento per Giulia Bonuso, categoria juniores cintura Blu. Per Ramona Campagna un arancio oro per la categoria juniores Kata cintura. Oro anche per Francesca Tuzi per la categoria senior kata cintura nera e argento per Maria Luisa De Santis. Per la categoria senior kata cintura gialla oro per Eleonora Toti e un argento per Luna Basile. Per la categoria Open squadra cintura nera open Oro per Nilde Grassucci, Lia Maenza e Francesca Tuzi. Un bronzo invece per Carlotta Morazzano, Ramona Campagna e Giulia Bonuso. Non sono mancate le esibizioni di gruppo per i più piccoli con Aaron Pierotti, Chiara Venditti, Aurora Battisti, Alisia Malandruccolo, Matteo Murgea, Federica Leva, Caterina Fabri, Maio Orsini, Paolo Mastroianni, Giulia sottile, Noura Rossi e Pietro Mastroianni. Anche loro premiati per le belle prove.

 

Lia Maenza, Francesca Tuzi e Nilde Grassucci

 
 
Due giorni di iniziative culturali promosse e organizzate dall’Associazione della Passione di Cristo di Sezze, con il patrocinio del Comune e il sostegno della Regione Lazio, come atto finale del percorso di candidatura delle Sacre Rappresentazioni a patrimonio immateriale Unesco.Sezze è impegnata, insieme con la rete nazionale dei sodalizi riuniti in “Europassione per l’Italia”, in un importante e complesso progetto che ha obiettivo di proporre le stesse Passioni di Cristo ad una candidatura al “Registro delle Buone pratiche di salvaguardia”, istituito con l’art.18 dalla Convenzione UNESCO del 2003 per la salvaguardia del Patrimonio culturale immateriale. Esso prevede la partecipazione attiva delle comunità, come da sempre è nella storia e nella realtà della Passione di Sezze Per l’occasione, saranno presenti a Sezze la Dott.ssa Patrizia Nardi, Responsabile tecnico-scientifico Progetto Unesco per Europassione per l’Italia, il prof. Claudio Bernardi, docente di Drammaturgia all’Università Cattolica di Milano e tra i più importanti studiosi di tali tematiche, e il presidente di Europassione per l’Italia, Flavio Sialino. Il clou del programma sarà sabato mattina, con il convegno presso l’auditorium San Michele Arcangelo a cui saranno presenti anche i sindaci e i presidenti delle associazioni di Maenza e Nettuno che promuovono le rispettive rappresentazioni del venerdì santo. Il titolo del convegno  sarà: “Le Sacre Rappresentazioni del Lazio nella prospettiva Unesco” e rapprensenterà una importante occasione di confronto nel percorso di candidatura Unesco. A fare gli onori di casa saranno il sindaco di Sezze, Sergio Di Raimo, il consigliere regionale Salvatore La Penna, il presidente dell’Associazione della Passione di Cristo di Sezze, Elio Magagnoli e il regista della Rappresentazione, Piero Formicuccia. Durante il convegno verranno proiettati alcuni filmati dell’Istituto Luce e un video promozionale della città di Sezze. Inoltre alcune comparse in costume leggeranno brani relativi agli antichi testi sulle Sacre Rappresentazioni. E’ previsto inoltre la presenza del Gruppo Stabat Mater di Sezze.
 
 
ECCO IL PROGRAMMA
 
-  Venerdì 20 dicembre 2019
 
Ore 16,00: visita alla sede dell’Associazione della Passione di Cristo di Sezze  
 
Ore 17,30:inaugurazione mostra fotografica sulla Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo di Sezze
La mostra si svolgerà nelle sale del Museo Archeologico di Sezze e raccoglierà foto di 10 fotografi locali sul tema della Sacra Rappresentazione. In ogni sala il visitatore sarà accompagnato dalla presenza di musicisti e di letture inerenti il tema trattato nella sala. La mostra resterà aperta per tutto il periodo delle feste natalizie.
   
Ore 21,00: concerto di fiati e ottoni con il “Movie Setino Quartet” e letture della Laude della natività
 
   
- Sabato 21 dicembre 2019
 
Ore 10:00:  convegno presso l’auditorium San Michele Arcangelo
 
Ore 19,30: Seguendo la Cometa – Presepe vivente a cura della Compagnia Parsifal
Concerto di Natale con il Coro InCantu                            
 
Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito.  

 

 

Una giornata molto particolare, in ricordo della cara prof.ssa Paola Pasqualucci si terrà domani, a partire dalle ore 10.30, presso la scuola media statale LEONE XIII di Maenza. Una iniziativa voluta e organizzata dalla dirigente scolastica e da tutto il corpo docente dell’istituto, in memoria di una docente, una donna e una mamma che ha lasciato un dolcissimo ricordo a chi ha avuto il privilegio di conoscerla. Paola è venuta a mancare lo scorso maggio dopo una lunga malattia, ma il suo ricordo resta nitido tra gli alunni e le colleghe che con lei hanno vissuto momenti indimenticabili. “A chi cade senza far rumore e ha addirittura la forza di sorreggere gli altri”. Questo il verso della scrittrice Emily Jane Brontë inciso su una targa nell’atrio dell’istituto, una targa ricordo che verrà inaugurata proprio domani, in occasione della giornata dedicata a Paola Pasqualucci. Oltre alla dirigente scolastica prof.ssa Daniela Conte, al sindaco di Maenza Claudio Sperduti  e alla docente Maria Rita Di Toppa, prenderanno parte alla cerimonia gli alunni dell’istituto con letture di poesie, pensieri e scritti dedicati alla docente scomparsa. Una iniziativa lodevole e sentita, a cui tutti gli alunni e i cittadini sono invitati a partecipare.

 

Le targhe in memoria di Paola Pasqualucci

 

Domenica, 15 Dicembre 2019 18:59

Sardine di tutti i mari unitevi!

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Ebbene sì, sono di parte! Credo non sia una stranezza nutrire simpatie e riconoscerci in un’idea. Ho tante primavere ormai, ohimè, e invero non ho mai incontrato nessuno che non lo fosse. Ognuno ha le proprie idee, la propria appartenenza politica, che non significa necessariamente militanza partitica. La si può celare, dissimulare ma è ipocrita negarla. 

Guardo con simpatia al movimento delle “sardine” di cui in queste settimane si è parlato molto, anche se credo sia mancata una riflessione approfondita e libera da pregiudizi sul suo significato. Si rincorrono i numeri delle piazze delle varie città e della manifestazione nazionale di Roma, si evocano i fantasmi di presunti manovratori dietro le quinte, le lobby gay e ambientaliste, si fanno congetture d’ogni genere e fondamentalmente in molti c’è diffidenza verso una forma di partecipazione difficilmente inquadrabile secondo le categorie politiche tradizionali. Certo mondo politico poi non rinuncia a contingenti calcoli elettorali.

L’immagine ingenua, giocosa e probabilmente casuale delle “sardine”, scelta dai fondatori del movimento, la trovo geniale nella sua semplicità e non è affatto distante, secondo il mio punto di vista, dal concetto sostanziale di democrazia: una comunità di eguali e solidali, uniti pur nella diversità, che si riconosce in un sistema valoriale condiviso, che solca i mari a volte perigliosi e ostili della storia, in cui posizioni e ruoli di responsabilità contano unicamente in funzione del cammino comune, certi che il destino di tutti dipende da ognuno e quello di ognuno da tutti. Essere cittadini è sentirsi parte di un tutto che non annulla le individualità, anzi le esalta, le fa essere protagoniste nel perseguimento di un bene superiore, il bene comune.

Questo movimento, antifascista e antipopulista, nasce dal basso, reclama una politica con la “P” maiuscola ed è sicuramente “sovversivo” perché mira a scardinare il senso comune imposto da una propaganda martellante che affoga i contenuti politici in un oceano di comunicazione vuota, coltiva l’avvilimento e il malcontento facendo leva su difficoltà e paure, solletica il risentimento ed incita alla contrapposizione e all’odio verso il diverso, lo straniero, le minoranze, conquista spazi e consensi con messaggi semplicistici e il richiamo strumentale a principi e valori smentiti nella pratica quotidiana dai suoi stessi propugnatori, che ha fatto della sicurezza un totem, una scusante per politiche restrittive degli spazi di libertà e dissenso e assicurare un’obbedienza acritica, che si caratterizza per richiami frammentati ma chiari e continui al fascismo, considerato con accondiscendenza e compiacimento. 

Uomini e donne, giovani e vecchi, nonni e genitori, una marea umana di genere nuovo riempie le piazze per affermare che esiste un’Italia che non ama il fracasso aggressivo, i toni esasperati ed esagitati e non crede all’uomo solo al comando, con pieni poteri e la possibilità di fare e disfare in nome dell’incarnazione esclusiva nella propria persona della volontà e del sentire collettivi. Un’altra idea di politica è possibile, altre strade si possono percorrere per costruire una convivenza fondata sulla libertà, la giustizia e la solidarietà, in cui la diversità è ricchezza e non sottrazione di spazi e opportunità.

La grande partecipazione dei cittadini testimonia una domanda esistente nel corpo vivo della nostra società che finora non aveva trovato risposta, spazi e luoghi di aggregazione a causa di una politica esasperatamente ripiegata su se stessa e incapace di ascolto, che teme il confronto, non si occupa della vita delle persone, di sostenibilità del welfare, di tutela dell’ambiente, di convivenza civile, di progettare insomma il futuro e pertanto non suscita passione. Il colmarsi di questo vuoto è un bene, perché può restituire vitalità alla nostra democrazia.   

La non condivisione della proposta politica delle sardine, i giudizi aspri e il dissenso duro fanno parte della normale dialettica politica. Le reazioni innervosite e sprezzanti sono invece effetto non solo dell’emergere di una netta opposizione e di una visione alternativa nel tessuto sociale del paese imprevista, ma soprattutto della messa in discussione dell’immagine vincente di un fronte politico, di una figurazione della realtà costruita a proprio uso e consumo, della possibilità che la marcia trionfale alla conquista del potere possa rivelarsi non scontata e persino tramontare. Assolutamente ingiustificato è poi il ricorso alla macchina del fango.      

Stupisce l’approccio qualunquista di alcuni commentatori della politica, i quali con stucchevole ripetitività manifestano insofferenza e critiche per una presunta povertà di contenuti della proposta politica delle “sardine”, non comprendendo che siamo in presenza di un risveglio della società civile, che non si contrappone ai partiti ma ritaglia per sé solo il compito di mobilitare le persone intorno ad idee forti, mentre la costruzione dei programmi e l’indicazione delle prospettive spetta alle forze politiche. Questa scossa salutare, che può produrre un avanzamento sociale e culturale, viene giudicata negativamente anche da un certo radicalismo di sinistra. È evidente che trattasi dei residui di un tempo ormai tramontato, destinato all’oblio perché incapace di intercettare il sentire vero delle persone.    

Il trionfo del populismo e dell’antipolitica non è un destino inevitabile per l’Italia. L’importanza di questo movimento di cittadini risiede nel fatto che sta sprigionando e convogliando una energia civica rinnovante, capace di dare una rappresentazione altra del Paese, che punta non a presentare liste e chiedere voti ma ad assumersi la responsabilità della partecipazione, a promuovere una cultura alternativa, a ritornare all’idea della comunità che non è nazionalismo, terra, sangue e colore della pelle ma valori etici e culturali condivisi.

All’Italia non servono nuovi partiti o movimenti, ma una politica nuova che germogli, si radichi, si sviluppi e porti frutti partendo da semi collettivi di speranza.    

 

 

Dinosauria a Palazzo Rappini
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E' stata inaugurata ieri dalla Compagnia dei Lepini e dal Comune di Sezze una mostra bellissima e imperdibile dedicata alle impronte di dinosauro. Dinosauria: Le impronte di Sezze si trova presso Palazzo Rappini. La mostra ripercorrere la storia evolutiva dei dinosauri mesozoici che lasciarono le impronte a Sezze Scalo nella ex cava Petrianni. Nel sito ci sono oltre 200 piste di impronte fossili rinvenute nel luglio del 2003 da un team di geologi con Daniele Raponi e Gaspare Morgante, coadiuvati dal paleoicnologo Fabio Marco Dalla Vecchia. "Il monumento naturale, in generale, e le impronte di dinosauro,in particolare, possono rappresentare una crescità economico e culturale importante per il paese - ha affermato il sindaco di Sezze Sergio Di Raimo - Negli ultimi tempi il turismo ha subito dei cambiamenti:  sempre più persone si dedicano ad un turismo mordi e fuggi, ad un turismo culturale conoscitivo e a un turismo ambientale,naturalistico. E allora il monumento naturale, rappresentato sia dalle orme di dinosauro e sia da GROTTA IOLANDA e RIPARO ROBERTO (dove sono stati trovati disegni della preistoria ), rappresenta sicuramente una attrazione forte per tanti amanti di questo tipo di turismo. Ma oggi il sito non è fruibile perchè occorrono dei lavori di messa in sicurezza e quindi è necessario l'intervento finanziario di enti superiori, il Ministero,la Regione o l'Europa. Solo dopo la messa in sicurezza sarà possibile una importante riqualificazione museale con la giusta valorizzazione e con possibilità di risvolti economici occupazionali importanti. Speriamo che la mostra possa essere una piccola tappa di un percorso più ampio che ci faccia raggiungere l'obiettivo". La mostra Dinosauria a Palazzo Rappini
sarà aperta al pubblico fino al 19 gennaio dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 16.30 alle 19.30 (chiusura prevista per i giorni del 24, 25 e 31 dicembre e 1 gennaio).

 

 

 

 
 
Offrire un nuovo parco alla comunità alle famiglie. E’ il progetto a cui sta puntando l’amministrazione comunale di Roccagorga e la zona individuata è il Parco del Boschetto. Si tratta di un’area che era già stata oggetto di riqualificazione ma da circa un decennio tornata nell’incuria e nell’abbandono. Nei giorni scorsi è stato compiuto il primo passo, con la piantumazione di alberi alla presenza di tante famiglie e bambini.“E’ stata una vera festa con una bellissima partecipazione di cittadini – afferma il sindaco di Roccagorga Nancy Piccaro – Questo è solo il primo passo, un gesto quasi simbolico con cui però vogliamo focalizzare l’attenzione su un’area che riqualificheremo e valorizzeremo  per poter offrire un parco alla comunità. Prendersi cura di una comunità significa farlo in tutti i sensi, la cura degli alberi simboleggia l’attenzione che verrà riservata dalle istituzioni della città ai nostri bambini e quindi al futuro dalle famiglie”.

 

 

Una conferenza dei capigruppo molto importante si è tenuta ieri a Sezze. Una riunione utile per fare il punto sulla sanità e sul futuro imminente anche del nosocomio setino. Il presidente del consiglio comunale di Sezze, Enzo Eramo, ha riunito intorno ad un tavolo tutti i gruppi consigliari ed il nuovo direttore sanitario aziendale Giuseppe Visconti. Il Dott. Visconti ha illustrato nel dettaglio il passaggio e quindi la trasformazione dei PPI (Punti di Primo Intervento) in PAP (Punti di Assistenza Primaria) che avverrà dal 1 gennaio 2020. Il nuovo direttore ha confermato che non ci saranno novità rilevanti rispetto alle prestazioni sanitarie dei PPI ,in quanto ci sarà lo stesso personale H24 e la stessa strumentazione già in dotazione. Cambierebbe solo il nome ma nella sostanza la qualità dei servizi dovrebbe essere garantita. Nella medesima riunione, dove erano presenti anche il sindaco Sergio Di Raimo, l’assessore Andrea Campoli e i consiglieri capigruppo, Visconti ha parlato anche dello studio di protocolli d’intesa che di fatto eviteranno code al Pronto soccorso di Latina nel caso in cui il paziente dovrà essere sottoposto ad una visita specialistica proveniente dai PAP. Altra questione affrontata quella del reparto di Radiologia del San Carlo di Sezze. Nell’incontro il direttore sanitario ha parlato della gara di appalto per l’acquisto del nuovo apparecchio. Se le procedure non saranno sbloccate per gennaio, la ASL provvederà all’acquisto della strumentazione tramite il mepa (mercato elettronico della pubblica amministrazione). Nella capigruppo è stata comunicata, inoltre, l’assunzione di 30 tecnici di radiologia, personale che sarà disponibile già dal 1 gennaio anche per Sezze. Il decreto Lorenzin n.70/2015 prevedeva la chiusura dei 7 PPI anche della Provincia di Latina, cosa che con la trasformazione degli stessi non avverrà nelle prestazioni. Diffidenti, scettici e delusi i consiglieri di opposizione di Sezze. A partire dal consigliere Serafino Di Palma presente nella riunione con il nuovo direttore Visconti. Di Palma, da sempre in prima fila contro il depauperamento della sanità dei Monti Lepini, in trincea con le baionette per difendere l’ultimo avamposto dei Monti Lepini, e cioè il presidio di Sezze, ha espresso tutti i suoi dubbi su questa ennesima trasformazione. Per Di Palma i nomi che si danno sono importanti perché “si passerà da un sistema emergenziale ad un sistema ambulatoriale”. Per il consigliere di Biancoleone i 10 anni di battaglie sono servite a poco o a nulla, Sezze resta tra i Comuni che non hanno fatto ricorso al Tar e “ i  nostri rappresentanti istituzionali in Regione Lazio, a partire dal consigliere Salvatore La Penna, non hanno trasmesso mai le nostre ansie e le nostre preoccupazioni come invece avrebbero dovuto fare”.

 

Il Direttore Visconti

 

 

 

 

La Giunta comunale di Sezze nei giorni scorsi ha deliberato l’adesione al Progetto “Controllo di Vicinato” di cui se ne era già parlato tempo fa. “Il progetto – si legge nella delibera -  senza alcun atto di eroismo, prevede che i residenti continuino a svolgere le proprie attività ma con una diversa consapevolezza di quello che avviene nel proprio ambiente, cosa che potrebbe rappresentare un deterrente contro i furti nelle case e un disincentivo per altri comportamenti illegali, e la collaborazione e la fiducia tra vicini elementi fondamentali perché si instauri un clima di sicurezza che sarà percepito da tutti i residenti e particolarmente dalle fasce più vulnerabili, come anziani e persone sole trasmettendo un forte senso di appartenenza e di sicurezza e rafforzando i legami tra i membri della comunità”. Il controllo del vicinato affonda le sue radici teoriche nella prevenzione situazionale i cui fondamenti scientifici sono basati sulle teorie dell’opportunità, dell’attività routinaria e della scelta razionale. Nella delibera si specifica ovviamente che “il compito di repressione dei reati resta certamente incardinato in capo alle forze dell’ordine e attraverso un dialogo continuo e sensibile tra le stesse ed i residenti potrebbe determinarsi una migliore qualità delle segnalazioni da parte dei cittadini, con possibilità di maggiori approfondimenti in termini di valutazione degli interventi da effettuare”. Presto quindi avverrà la sottoscrizione del Protocollo d’intesa con la Prefettura di Latina.